mercoledì 23 aprile 2025

Marc-Antoine Charpentier

Marc-Antoine Charpentier (Parigi, 1643 o 1636 – Parigi, 24 febbraio 1704) è stato un compositore francese del periodo barocco e probabilmente il massimo esponente della musica sacra francese del suo periodo tanto da venir soprannominato dai suoi contemporanei “la fenice di Francia”.

Si recò in Italia per studiare pittura, ma sotto l’influenza del compositore Giacomo Carissimi intraprese gli studi in campo musicale. Dal 1650 fino al 1662, infatti, frequentò il Collegium germanicum a Roma e perfezionò la conoscenza del contrappunto e della polifonia italiana sia dalle composizioni del maestro Carissimi che da quelle di altri autori quali Monteverdi e Victoria. Da Carissimi, in particolare, assimilò e portò in Francia il genere dell’oratorio.

Tornato a Parigi, frequentò gli ambienti italianizzanti e si trovò in polemica con i sostenitori di uno stile musicale squisitamente francese che vedevano in Lully il loro massimo esponente. Alloggiò per quasi vent’anni presso la dimora di Maria di Lorena (detta Mademoiselle de Guise), principessa di Joinville, duchessa di Joyeuse e di Guise, in rue du Chaume. Ella era nipote di Enrico di Guisa, il quale venne fatto assassinare per ordine d’Enrico III, ed era tanto amante della musica da far alloggiare presso la propria casa dei musici e dei cantori. Charpentier venne assunto in qualità di compositore e di cantante avente voce haute-contre.

Nella capitale francese entrò in contatto con Molière e, successivamente, con Corneille con i quali collaborò nelle opere teatrali ed in ciò si scontrò col monopolio che Lully esercitava (in effetti nel 1672 Lully comprò da Pierre Perrin il privilegio reale che consentiva il controllo dell’opera in tutta la Francia). La dittatura che Lully esercitò nel mondo musicale segnò la sua rottura con Molière che scelse nel 1672 Charpentier come musicista e così nacquero tra le altre: Le malade imaginarie (una comedie-ballet), Le mariage forcé, La comtesse d’Escarbagnas.

La vita per i due non fu comunque facile vista la forte opposizione di Lully che pian piano fece diminuire il numero degli strumentisti e dei cantanti a disposizione dei gruppi teatrali diversi dal suo. La collaborazione con Molière, comunque, non durò molto in quanto il commediografo morì nel 1673. Il fortissimo monopolio operistico di Lully perdurerà fino alla sua morte, avvenuta nel 1687 a seguito di una ferita che, involontariamente, si inflisse con il bastone che utilizzava per dirigere e che degenerò in cancrena.

Nonostante la forte opposizione di Lully, Charpentier non smise di dedicarsi alle pieces teatrali e prese a collaborare, nel 1682, con Thomas Corneille, Jean Donneau de Visé e con Pierre Corneille. Con i primi due scrive delle pièces à machines (Circé H.496 e L’inconnu H.499). Nello stesso anno scrive una nuova musica di scena per le repliche d’Andromede (H.504) di Pierre Corneille. Nel 1693 venne rappresentata la sua unica tragédie-lyrique, su libretto di Thomas Corneille: Médée H.491. Essa, all’epoca, non ricevette grandi consensi ed in qualche caso venne perfino criticata; oggi viene ritenuta una delle migliori opere teatrali del periodo. Il resto dell’attività teatrale di Charpentier si concentrò soprattutto sulla commedia (Comédie-Francaise).

Nel 1679 ottenne l’incarico di scrivere le composizioni, presso Saint-Germain, per le cerimonie religiose del Delfino di Francia (unico figlio ancora in vita di Luigi XIV e Maria Teresa d’Asburgo). La sua fama di compositore, in quest’ambito, si fece notevole tant’è che lo stesso re volle partecipare alle cerimonie per poter ascoltarne le opere. Le composizioni scritte per il Delfino sono sostanzialmente dei piccoli mottetti in genere a due soprani, un basso e due strumenti (in genere due flauti suonati dai fratelli Anthoine e Joseph Pièche). Nel 1680 Charpentier fu nominato maestro di musica presso le Duchessa de Guise (incarico che manterrà fino alla morte di costei avvenuta nel 1688) e ricevette incarichi dai due conventi: Port-Royal de Paris e l’Abbaye-aux-Bois.

Per le suore di Port-Royal de Paris scrisse: la Messe H.5, il Pange lingua H. 72, il Magnificat H.81, il Dixit Dominus H.226 ed il Laudate Dominum H.227. Per l’Abbaye-aux-Bois, invece, scrisse un importante ciclo di composizioni per la Settimana Santa: le Leçons de ténèbres (H. 96-110) e i Répons (H.111-119). Nell’aprile del 1683 venne indetto un concorso per le nomine di alcuni maestri di musica presso la cappella reale. Dopo esser riuscito a superare la prima prova insieme ad altri 15 candidati, cadde malato e non poté partecipare alla seconda parte del concorso che prevedeva la composizione di un mottetto sul testo del salmo XXXI. Luigi XIV, comunque, compensò Charpentier con una pensione.

Non è ben chiara la notizia della malattia del compositore. Sembrerebbe ch’essa fosse una sorta di pretesto attuato per allontanare dalla corte reale un personaggio tutto sommato non molto apprezzato per alcune sue caratteristiche. In effetti, Charpentier mantenne sempre degli ottimi contatti con l’ordine dei Gesuiti e a differenza di molti musicisti non era uno strumentista virtuoso ma solamente un cantante, per giunta con uno stile compositivo assai severo. A ciò si aggiunga la frequentazione della famiglia Guise, rivale del re. Il 30 luglio 1683 Charpentier venne chiamato a produrre dei brani per la morte della regina Maria Teresa. Nacquero cosi: In obitum augustissimae nec non piissimae Gallorum Reginae Lamentum H. 409, il De profundis H. 189 e il Luctus de morte augustissimae Mariae Theresiae reginae Galliae H. 331.

Dal 1688 al 1698 fu maestro di musica presso il collegio gesuitico di Saint Louis-le-Grand in rue Antoine. Per le celebrazioni religiose che si tennero presso la chiesa di Saint Louis scrisse brani di vario tipo destinandoli alle diverse funzioni: salmi, inni, mottetti, ecc. Il 28 giugno 1698 venne nominato maestro di musica per i bambini presso la Saint-Chappelle. L’incarico fu oneroso in quanto Charpentier non solo dovette produrre musica per tutte le cerimonie religiose, ma anche insegnare ai bambini solfeggio e canto.

Charpentier si spense, presso l’abitazione della Saint-Chappelle, il 24 Febbraio del 1704 verso le sette del mattino.


Il Te Deum H. 146 in re maggiore per soli, coro ed orchestra è una composizione di Marc-Antoine Charpentier realizzata a Parigi, quasi certamente fra il 1688 ed il 1689, anni in cui il compositore ricoprì il ruolo di maestro di musica presso il collegio dei gesuiti della chiesa di Saint Louis-le-Grand in Rue Antoine.
È una delle composizioni maggiormente conosciute di questo autore. Di essa è noto in particolare l'incipit del preludio, utilizzato come sigla iniziale e finale di tutti i programmi televisivi e radiofonici trasmessi in Eurovisione; inoltre i Nomadi lo suonano come brano di apertura e chiusura in ogni loro concerto.

La composizione fu forse eseguita la prima volta per celebrare la vittoria francese riportata il 3 agosto 1692 nella battaglia di Steenkerque, contestuale alla Guerra della Grande Alleanza che vedeva di fatto il re Luigi XIV di Francia (re Sole) opposto al resto d'Europa.

Dei quattro Te Deum di Charpentier pervenuti ad oggi, sui sei probabilmente composti, il Te Deum H. 146 è l'unico a prevedere un organico strumentale comprendente trombe, timpani, flauti, oboi, archi e basso continuo. Charpentier deve aver avuto a disposizione, almeno nella prima esecuzione, otto solisti, un coro ed un'orchestra con almeno tre trombe, oboi e flauti diritti (soprani e contralti). Per l'esecuzione i gesuiti fecero riferimento anche a musicisti che lavoravano per i teatri. Tra questi, vennero chiamati: il basso Jean Dun ed i castrati Tomaso Carli ed Antonio Favalli. Il modello a cui Charpentier si era probabilmente ispirato era il Te Deum di Jean-Baptiste Lully (1677), come è possibile desumere dal solenne uso delle trombe nel brano d'apertura. Tutto il suo Te Deum vede alternarsi brani sontuosi eseguiti dal coro e dall'orchestra a momenti più raccolti in cui intervengono i solisti (da soli o in varie formazioni) e pochi altri strumenti.

  • Dopo il preludio trionfale - strutturato sulla base di una fanfara in forma di rondò - interviene il basso (Te Deum Laudamus) in una pagina dallo stile prevalentemente declamatorio, cui poi rispondono il coro e l'orchestra (Te aeternum Patrem omnis terra veneratur). Nel seguito, si ha un'intonazione prevalentemente marziale introdotta dal Pleni sunt coeli che trova il suo epilogo e massimo culmine nel Te laudat exercitum.
  • Dopo questo episodio, se ne alterna un altro dal tono più contenuto (Te per orbem terrarum Sancta confitetur Ecclesia) cui poi risponde il Tu devicto nell'esaltazione divina per la salvezza dei credenti.
  • Il movimento successivo è caratterizzato dall'alternanza continuativa tra un'atmosfera marziale (sostenuta dall'orchestra) ed una più declamatoria (eseguita dal basso), inneggiante alla futura venuta di Dio, che sfocia in un'atmosfera di intensa tenerezza e di supplica (Te ergo quaesumus) nella tonalità di mi minore. A ciò risponde il coro con un'invocazione dal tono più solenne (Aeterna fac), con assenza, però, delle trombe.
  • Nella penultima parte del Te Deum i solisti eseguono un brano dall'atmosfera raccolta e supplichevole invocante la pietà e la grazia di Dio (Dignare Domine).
  • La conclusione è affidata alla magniloquenza de In Te, Domine, speravi, non confundar in aeternum in cui coro, orchestra e solisti si alternano in una pagina dal tono solenne, affermazione conclusiva della maestà, grandezza e potenza divine.
 

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