venerdì 27 maggio 2022

Colombo


Colombo, Stati Uniti, 1971 / Richard Levinson e William Link

Colombo è un tenente in forza al Los Angeles Police Department, all'interno del quale è assegnato alla Squadra omicidi. Di origini italiane, acuto e, nello stesso tempo, distratto e trasandato, con addosso un vecchio impermeabile beige, sbiadito e sgualcito, e da cui non si separa quasi mai; sotto, invece, indossa quasi sempre lo stesso tipo di camicia, cravatta e giacca. 
Nel 1968, quando a Peter Falk venne chiesto di interpretare un poliziotto sui generis nei due film TV, episodi pilota della serie, l'attore recitò vestito esattamente come si era presentato sul set la prima mattina. Il celebre impermeabile è suo, acquistato in un negozio di New York. Durante la prima serie, Falk ha veramente usato sempre la sua stessa camicia, la stessa cravatta, gli stessi pantaloni e le stesse scarpe, oltre naturalmente allo stesso impermeabile. Ne acquistò uno nuovo per girare gli episodi soltanto nel 1992.



Ha una moglie, a cui è molto affezionato e che nomina spesso, ma che tuttavia non compare mai. Colombo si riferisce a lei solo come mia moglie oppure signora Colombo, senza mai chiamarla per nome. Di lei non viene mai mostrata neppure una foto. In un episodio, per un'indagine, si organizza il finto omicidio della moglie; in varie scene è visibile una foto, apparentemente quella della signora Colombo, ma in realtà si rivelerà essere, alla conclusione dell'episodio, la foto della sorella della moglie (per ammissione dello stesso tenente). Inoltre, apparentemente, i due coniugi Colombo sembrerebbero non avere figli, ma nell'episodio L'uomo dell'anno della terza stagione, il tenente, che deve uscire fuori a cena, racconta di non avere trovato una baby sitter per la bambina piccola. In un episodio afferma che la moglie e i ragazzi sono dalla suocera, mentre in un altro afferma che il carretto dei gelati passa sempre all'ora di pranzo e sua moglie si lamenta perché guasta l'appetito del bambino.
La misteriosa moglie, che scopriamo chiamarsi Kate Columbo, e che rimane ignota per tutta la serie ufficiale, compare come protagonista dello spin-off, inedito in Italia, Mrs. Columbo, trasmesso per due sole stagioni dal 1979 al 1980. Nello spin-off, Kate Columbo è interpretata da Kate Mulgrew (che diverrà in seguito celebre nel ruolo del capitano Kathryn Janeway del franchise di Star Trek).


Il tenente a volte fa riferimento anche ad un cognato e ad altri parenti; anch'essi (tranne un nipote in Non c'è tempo per morire) non compaiono mai. Suo fedele compagno è un cane di razza basset hound particolarmente pigro, che reagisce a qualsiasi ordine accucciandosi; non ha un nome perché il tenente non ne ha trovato nessuno che piacesse a lui e alla moglie e quindi lo chiama semplicemente Cane (anche se, nello stesso episodio, il tenente sembra proporre al cane il nome Beethoven ricevendo un silenzio/assenso). Il cane compare per la prima volta nell'episodio Concerto con delitto, e cambierà poi nelle diverse serie.


Guida poi un'automobile francese, una vecchia Peugeot 403 decapottabile grigia (lo dice anche nell'episodio Nuoce gravemente alla salute quando, con il presentatore Wade Anders, dopo varie e strampalate manovre del tenente, si scontrano in automobile), targata 044 APD (che è relativa alla prima serie della NBC), di cui è molto fiero nonostante abbia l'aspetto e il rumore di un macinino scassato. In due episodi (Candidato per il crimine e Il segreto di Nora Chandler), a chi gli chiede perché non acquisti un'altra vettura, Colombo risponde che in famiglia possiedono già due auto, e la più recente delle due è la sua, perché quella più vecchia è usata da sua moglie, lasciando immaginare al pubblico il disastroso stato di tale auto. Nelle serie girate con la ABC la targa è invece 448 DBZ.


Del tenente Colombo non viene mai rivelato il nome di battesimo, ma viene indicato sempre e solo come tenente Colombo, anche se negli episodi La pistola di madreperla e Una questione d'onore si vede un primo piano di un suo documento, e dalla firma si deduce che il suo nome è Frank. Nell'episodio Indagine ad incastro, alla domanda di quale sia il nome di battesimo, lui risponde tenente.


Colombo è altresì un incallito fumatore: di solito compare con uno scadente mozzicone di sigaro in mano, che lo aiuta a ragionare, così come anche il suo inseparabile impermeabile. Per le sue indagini inoltre, annota gli appunti in uno stropicciato taccuino. Solo in un episodio, L'omicidio del professore, ricorre a un registratore audio.


Grazie alla sua lunga esperienza, Colombo ha sviluppato una notevole capacità intuitiva e una finissima osservazione, grazie alle quali, alla fine, riesce sempre a individuare l'assassino. Una mancanza, un dettaglio minimo, un gesto inconsueto del presunto assassino lo insospettiscono immediatamente. Ha un QI superiore alla media, cosa questa che viene scoperta nell'episodio della sesta stagione Prova d'intelligenza; in questo episodio, Colombo dichiara: «Quando sono entrato nella polizia c'erano parecchi più in gamba di me e più intelligenti di me. Allora mi dissi che se avessi lavorato più di loro, se mi fossi applicato di più, con maggiore costanza, ce l'avrei fatta. E ce l'ho fatta» e l'assassino, suo interlocutore, risponde (riferendosi alla propria intelligenza superiore): «Ho sempre dovuto nascondere la mia intelligenza ai miei compagni, alle mie sorelle, ai miei fratelli. La gente non ama le persone in gamba.» Nello stesso episodio, Colombo risolve anche un problema d'informazione minima proposto dall'assassino stesso e risolve in un batter d'occhio la domanda più complessa di un test per il quoziente d'intelligenza.


Pur essendo un poliziotto, non porta mai armi con sé e non si allena al poligono; tuttavia, userà una pistola soltanto in un unico caso, ovvero nell'episodio Play back, ma soltanto per fare un esperimento balistico in una scatola di sabbia; qui afferma con gravità di avere orrore per le armi. In un altro episodio, nella scena finale di Non c'è tempo per morire, si ritroverà sul punto di adoperarla in un'irruzione per liberare una donna rapita (la moglie di suo nipote in quell'episodio), ma verrà anticipato da alcuni poliziotti.
Colombo infine ama la buona cucina e adora la musica lirica; soffre il mal di mare, soffre di vertigini, ha paura di volare e è claustrofobico. Il suo piatto preferito è il chili con carne, nel quale lui stesso frammenta alcuni cracker, nonché il panino con il burro d'arachidi e l'uvetta passa; tuttavia, spesso appare con un paio di uova sode che mangia per colazione.


Columbo, questo il nome originale del protagonista della popolarissima serie, è un tenente della polizia criminale di Los Angeles dall'aspetto scarmigliato (e dall'impermeabile perennemente stazzonato) e dai modi apparentemente inetti, tanto che i suoi avversari spesso non lo prendono molto in considerazione, salvo poi accorgersi di averlo scioccamente sottovalutato, dato che è tutt'altro che sprovveduto. Spesso il delitto è commesso all'inizio del singolo episodio e quindi gli spettatori conoscono l'identità del colpevole. Il divertimento sta quindi nello scoprire "come" l'investigatore riuscirà a venire a capo dei singoli casi, spesso giocando come il gatto con il topo con i maggiori indiziati.


Anche se era stato scelto come protagonista della serie soltanto perché Lee J. Cobb e Bing Crosby non erano disponibili, Peter Falk, nonostante alcune difficoltà iniziali («Le sceneggiature erano pronte solo all'ultimo momento, e si girava a
ritmi infernali per poi magari scoprire che era sfuggito un errore madornale», ricordava l'attore), ha ottenuto un notevole successo personale nei panni del tenente Colombo, tanto da aggiudicarsi ben tre Emmy, l'Oscar televisivo statunitense.
Nel 1971 guadagnava 125.000 dollari a episodio ed era l'interprete di telefilm più pagato d'America. Il costo dei suoi abiti di scena era invece ridotto al minimo dato che, come ricordano Levinson e Link in un divertente libro sul "fenomeno" Colombo, Falk indossò sempre lo stesso vestito, la stessa cravatta, lo stesso
impermeabile e le stesse scarpe. 


Quarantacinque telefilm (alcuni da 96 minuti e altri da 120) sono andati in onda dal 15 settembre 1971 al 1 settembre 1978. Spesso prendevano parte a singoli episodi attori del calibro di John Cassavettes, Mirna Loy, Ida Lupino e Ray Milland. La serie, popolarissima, è rientrata in produzione nel 1989.
Protagonista anche di una lunga serie di romanzi tascabili che riprendono, con minor successo, le sceneggiature televisive, qualche anno fa il tenente Colombo è stato scelto in Italia dalla Coop come testimonial di una originale campagna pubblicitaria.


Adam Václav Michna z Otradovic


(Jindřichův Hradec, 30 giugno 1600 – Jindřichův Hradec, 16 ottobre 1675)


E' stato un poeta e compositore ceco, anche organista e maestro del coro. Fu il più importante compositore ceco dell'età barocca, divenendo fonte d'ispirazione per gli artisti delle generazioni successive.
Adam Václav discendeva dalla nobile famiglia di musicisti dei Michna z Otradovic, originaria di Jindřichův Hradec nella Boemia Meridionale, pertanto godeva del titolo di cavaliere. Suo padre Michael era organista e trombettiere, strumento quest'ultimo prediletto da molti membri della famiglia. Negli anni 1620 l'accademia letteraria della città fu ripristinata dal cancelliere del regno di Boemia Vilém Slavata e ciò contribuì grandemente, insieme con le attività del Collegio dei gesuiti, fondato nel 1594, allo sviluppo della vita culturale della città. Adam Michna divenne il primo studente del Collegio, che frequentò nel 1611–1612 e poi al ginnasio nel 1615–1617. Nel XVII e XVIII secolo la Compagnia di Gesù ebbe una grande influenza sulla vita musicale nel Paese Ceco. Molte delle composizioni di Michna saranno stampate dai gesuiti di Praga.


Poco si conosce della sua vita adulta. Divenne membro dell'Accademia letteraria; nel 1633 era organista e maestro del coro nella chiesa prepositurale di Jindřichův Hradec. Contribuì a innalzare il livello della vita musicale della città, di cui era un cittadino abbiente e rispettato; era anche proprietario di una locanda. Si sposò due volte, ma non si conosce una sua discendenza. Nel 1673 istituì una fondazione per l'istruzione dei musicisti poveri.
Fu prolifico, ma non tutta la sua produzione è giunta fino ai nostri giorni. Nelle tre raccolte ceche e nelle due raccolte latine sono presenti 230 composizioni. Si dedicò principalmente alla musica sacra. Le pagine più note sono quelle degli innari Česká mariánská muzika ("Musica mariana ceca"), Loutna česká ("Il liuto ceco") e Svatoroční muzika ("Musica per l'anno santo"). Fu influenzato dalla mistica di Santa Teresa d'Avila, ma anche dalla pietà popolare locale Con le sue composizioni creative ingegnose e versatili, Michna è paragonabile alle opere del compositore tedesco Heinrich Schütz per la storia della musica ceca.
Fu autore di musica vocale e anche di musica vocale-strumentale per testi composti sempre da lui. Scrisse molti inni sacri in ceco, di cui alcuni sono ancora noti e popolari, come la canzone natalizia Vánoční noc ("La notte di Natale"), nota come Chtíc, aby spal, che ancor oggi si canta nel periodo natalizio nella Repubblica Ceca. È possibile che Michna avesse familiarità con le tecniche dei compositori del primo barocco italiano.


Czech Liute è un ciclo di tredici canzoni con accompagnamento strumentale. In questa leggendaria opera della musica barocca ceca, Michna considera la chiesa come la "sposa di Cristo" attraverso mezzi letterari di "erotismo mistico". Il ciclo comprende anche la nota canzone nuziale "Heavenly Cavalry" (nota, ad esempio, dalla serie televisiva F. L. Age.). L'edizione originale di Michna è stata considerata perduta per qualche tempo e le prime opere moderne su quest'opera erano basate sulla più antica copia sopravvissuta del 1666. Il liuto ceco è la seconda di tre raccolte pubblicate da Adam Michna di Otradovice. Questa collezione è molto diversa dalle altre due. Mentre la musica mariana ceca e la musica sacra assumono la forma di cancionales tradizionali, cioè raccolte di canti devozionali destinati al canto comune dei credenti durante le funzioni in diversi periodi dell'anno religioso e in occasione di eventi importanti della vita (battesimo, matrimonio, preparazione alla una buona morte cristiana), il liuto ceco è internamente coeso, una composizione lirica contemplativa, le cui singole poesie, attraverso temi biblici e motivi tipici della pietà cattolica barocca, esaminano vari aspetti della mistica unificazione del mondo con Dio, sia individualmente (l'anima umana pronta a rispondere all'offerta di salvezza di Dio) sia globalmente (la Chiesa cristiana universale, come sposa eletta di Cristo, si avvicina a un matrimonio che solo può salvare il mondo dalla distruzione eterna). Anche la gamma delle composizioni è diversa, Loutna česká è composta da solo tredici brani collegati tematicamente, nel numero di canti, nella musica mariana ceca e nella musica sacra è dell'ordine delle decine.

domenica 22 maggio 2022

20/05/2022: Mutina III Giorni senza sole, di Gabriele Sorrentino


Anno del Signore 589. Sono giorni cupi e carichi di tensione al confine tra l’Impero Romano d’Oriente e il Regno Longobardo. Sono trascorsi oltre cinquant’anni dopo l’anno senza sole, flagellato dalla peste, e ora il cielo è di nuovo cupo e i fiumi sono gonfi di pioggia, mentre le vestigia corrose del glorioso passato emergono dal fango. All’ombra delle ingombranti vestigia di un passato glorioso, la penisola è lacerata dallo scontro fratricida tra le fazioni dei Cristiani. Gli agenti del temibile skrinion tōn barbarōn, il servizio segreto imperiale, lavorano nell’ombra per consentire a Costantinopoli di riconquistare le città della via Emilia occupate dai duchi longobardi. Mentre gli eserciti si muovono da est e la parola guerra risuona di nuovo nella pianura del Po, Mvtina è scossa da un’inquietante serie di omicidi e lotta per non affondare nella tempesta che si addensa, minacciosa, a Oriente.
La battaglia per la sopravvivenza di Mvtina sta per cominciare.
Nell’Anno del Signore 589, l’Italia è divisa tra Impero Romano d’Oriente e Regno Longobardo. Mentre a Pavia, Re Autari cerca di stabilizzare il suo regno, dopo il turbolento periodo ducale, a Costantinopoli, l’Imperatore Maurizio ha riorganizzato l’Esercito e vuole riprendere l’iniziativa in Italia. La penisola, però, è dilaniata non solo dallo scontro e Ariani e Niceni, ma anche tra questi ultimi e la Chiesa Orientale a causa dello Scisma dei Tre Capitoli. Mvtina, sul confine tra Regno e Impero, è lacerata dallo scontro tra i sostenitori dei longobardi e quelli dei romani, tra gli ariani e i niceni. In questo contesto difficile, si muovono i protagonisti del romanzo. Il Vescovo Antonio, impegnato a ricostruire la vita del grande Geminiano e a lottare per mantenere l’autonomia dottrinale di Mvtina da Costantinopoli, che sostiene la Condanna dei Tre Capitoli. Pietro Nonnico è alla ricerca della verità sulla morte di suo padre, durante la Guerra Gotica di molti anni prima. Gaia vuole educare i propri figli alla fede nicena e per questo si scontra col marito longobardo Idelchis. Qual è il vero scopo di Sofia, enigmatica figlia del Magister Militum imperiale Niceforo e moglie del latino Eraclio?
Mentre gli agenti imperiali tramano nell’ombra contro il Regno longobardo e le armate imperiali si addensano a Est, la città è percorsa dalla paura per una inquietante serie di omicidi. Riuscirà la città a evitare il disastro?
Un romanzo storico che vi porterà in uno dei momenti più complessi della storia, che ha condotto l’Italia nel Medioevo. 

Sono nato a Modena il 14 maggio 1976. 
Da sempre, invento storielle e racconti. Fortunatamente i miei primi “obbrobri”, scritti con una pesantissima Olivetti dall’inchiostro sbiadito, sono stati ingurgitati da svariati traslochi. 
Poi ho composto i racconti più “seri” che costituiscono la base ideologica e stilistica per quelli che sto pubblicando in cartaceo e sui vari blog. Scrivo soprattutto racconti di genere (noir, fantasy, horror, fantascientifici), ma anche a sfondo storico. Giusto per darvi un’idea, i miei autori culto sono Poe, H.P.Lovecraft, Tolkien, Dick e Asimov. Altri autori che amo molto sono Manfredi, Follett, e King.
Col Laboratorio di scrittura XOMEGAP ho partecipato a diversi progetti di scrittura collettiva e a belle esperienze di corsi di scrittura, anche con i ragazzi delle elementari e delle medie. Faccio parte anche dell’Associazione di scrittori I Semi Neri di Modena.
Amo non solo scrivere racconti e storie, ma anche narrare la Storia, quella con la “s” maiuscola. Sono laureato in Scienze Politiche – indirizzo storico politico, amo la storia, in particolare la mia passione va alla storia medievale alla quale ho dedicato la tesi dal titolo “La Nascita dell’Aristocrazia nell’Italia Medievale”.
Sono pubblicista. Ho collaborato con le pagine della cultura della Gazzetta di Modena e oggi collaboro con le riviste “Modena Storia” e “Il Ducato – Terre Estensi” editi da Terra e Identità per la quale ho scritto anche diversi saggi storici su Modena. Attualmente mi occupo di comunicazione per un Ente Pubblico. Mi piace sperimentare, ho scritto anche poesie e tra i miei sogni c’è quello di scrivere testi per canzoni.
Sono cattolico, modenese e fiero di esserlo, anche se le mie radici campane affiorano spesso.
Sono diventato Publi Historian, portando a termine nell’anno accademico 2015-2016 il Master di II secondo livello organizzato da UNIMORE. La Public History è una professione nata una ventina di anni fa negli Stati Uniti con l’obiettivo di portare la storia fuori dall’accademia. La mia tesi si intitola Giocare il Risorgimento: un approccio di Public History ai moti di modenesi del 1831.


venerdì 20 maggio 2022

Ispettore Clouseau


Ispettore Clouseau, Stati Uniti, 1963 / Blake Edwards e Maurice Richlin

Jacques Clouseau nasce in Francia prima della Seconda guerra mondiale. Dopo il conflitto mondiale, è costretto a vivere di espedienti, dato che non ha mai conosciuto i suoi genitori. Con la sua passione per lo spionaggio e l'azione riesce a entrare nel corpo di agenti segreti di Parigi sebbene la sua goffaggine sia ben evidente. Si tratta di un imbranato totale, completamente inetto e pasticcione che ne combina di tutti i colori, anche se alla fine di un incarico riesce sempre a risolvere la situazione.


Clouseau indossa sempre un impermeabile color marroncino chiaro e un cappello e tiene sempre in tasca una vistosa lente di ingrandimento. Ha anche la passione per il violino che prova a suonare nel tempo libero sebbene non ne sia capace. Ha una cattiva pronuncia del francese, che a volte rischia di confondere con i neologismi della lingua americana o italiana. Ad esempio egli chiede in un albergo: "Avete una stònza?" e nessuno capisce cosa voglia. Quando il portiere comprende che lui vuole una stanza, Clouseau irritato risponde: "So perfettamente quel che ho detto! Non mi faccia perdere tempo!".


Ha un cameriere personale, il giapponese Kato, che usa anche per allenarsi alla lotta e a rispondere agli agguati; secondo Clouseau studiare le arti marziali giapponesi è un buon metodo per difendersi dai suoi nemici quando ce ne sarà l'occasione. Ogni volta che rincasa, Kato adotta ogni possibile travestimento per coglierlo di sorpresa. Alla reazione di Clouseau buona parte dell'arredamento della casa va in frantumi; alla fine del combattimento, Clouseau dà dei consigli a Kato su come mimetizzarsi meglio per i prossimi attacchi.


A causa delle stupidaggini dell'ispettore Clouseau, il suo superiore Dreyfus incomincia a impazzire e a non sopportarlo più. In certi casi come nei film: La Pantera Rosa colpisce ancora o La vendetta della Pantera Rosa, arriva addirittura a pensare di ucciderlo, finendo prima in manicomio e poi creando un potente raggio laser in grado di disintegrarlo; in una scena del secondo film egli, credendo che Clouseau sia morto in una missione in Oriente, si mette a pronunciare la sua orazione funebre in chiesa, finendo con il piangere per il troppo ridere. La gente, credendo che Dreyfus sia commosso per la scomparsa del suo prediletto agente, scoppia anch'essa in lacrime.


Incompetente, sprovveduto e incredibilmente maldestro, l'ispettore Clouseau, della polizia parigina, esordisce nel 1963 nel giallo-rosa La Pantera rosa (The Pink Panther), diretto da Blake Edwards e ambientato quasi interamente a Cortina d'Ampezzo. 


Il titolo si riferisce a un favoloso diamante che passa di mano in mano per essere alla fine infilato in tasca proprio all'ispettore, che sarà così arrestato a beneficio dei ladri, che guadagnano la libertà. Da segnalare inoltre, nei titoli di testa, un divertente disegno animato di David DePapie e Friz Freleng, con una pantera rosa, che in seguito diventerà un personaggio autonomo, e le musiche accattivanti di Henry Mancini, che ottennero una nomination all'Oscar.



Mirabilmente interpretato da Peter Sellers, il catastrofico ispettore Clouseau tornerà in numerosi altri film e sopravviverà addirittura alla morte dell'attore inglese, avvenuta nel 1980. 
Inizialmente il personaggio, interpretato dall'attore inglese Peter Sellers, avrebbe dovuto avere il volto di Peter Ustinov che però si ritirò prima dell'inizio delle riprese di La Pantera Rosa (1963), come spiegato anche nel film Tu chiamami Peter. Il protagonista del film sarebbe il personaggio di Sir Charles Lytton, interpretato nel film da David Niven, un ladro interessato a rubare il diamante "Pantera Rosa", mentre all'ispettore Clouseau sarebbe spettato il ruolo di simpatico antagonista. 


L'interpretazione di Peter Sellers nei panni di Clouseau, però, riscosse tale successo da portare a realizzare in pochi mesi un sequel, Uno sparo nel buio (1964) sempre diretto da Edwards, incentrato solo sulle disavventure dell'ispettore.
In questo secondo film vennero aggiunti nuovi personaggi come il capo della polizia Charles Dreyfus, interpretato da Herbert Lom, e dell'assistente cinese di Clouseau, Kato (poi Cato), interpretato da Burt Kwouk, il quale viene personalmente incaricato da Clouseau di ingaggiare con lui battaglie all'ultimo sangue ogni volta che torna in casa, affinché possa sempre tenersi allenato per situazioni d'azione.


Venne realizzato poi un terzo film con il personaggio, L'infallibile ispettore Clouseau (1968) senza Blake Edwards e Peter Sellers che al tempo lavoravano al film Hollywood Party. Il personaggio venne interpretato da Alan Arkin e il film diretto da Bud Yorkin. Il film non fu un successo.


Intanto venne realizzata dal 1964 una serie di cortometraggi cinematografici a cartoni animati diretti da Edwards e incentrati sul personaggio della Pantera Rosa che compariva nei titoli di testa della serie cinematografica. In questa serie compare la trasposizione a cartoni animati del personaggio ispirata all'interpretazione di Sellers.


All'inizio degli anni settanta si pensò di produrre una serie televisiva con l'ispettore Clouseau come protagonista. Edwards intanto nel 1974 scrisse la sceneggiatura de La Pantera Rosa colpisce ancora (1975). Edwards e Sellers si ritrovarono con gli altri attori e artefici della serie (Herbert Lom, Burt Kwouk, Graham Stark, André Maranne e Henry Mancini il compositore delle celebri musiche) sul set del film, in un clima di grande collaborazione; anche Sellers mise da parte i diverbi con Edwards, diventando più collaborativo, e tornò a improvvisare gag e battute come nei loro tre film precedenti. Lo stile divenne più fumettistico, l'accento francese di Clouseau più marcato, i litigi con il suo superiore Dreyfus più accesi, i combattimenti con Cato più pericolosi e le parodie di altri film ancora più evidenti. Il film ebbe un ottimo successo al botteghino e la critica rivalutò subito i creatori.ù


Dello stesso tenore furono anche gli altri due film prodotti negli anni settanta, La Pantera Rosa sfida l'ispettore Clouseau (1976), e La vendetta della Pantera Rosa (1978) ed entrambi danno più spazio a Sellers che diventa sempre più comico e arricchisce il carattere del suo personaggio.


Venne programmato un altro sequel: The romance of the Pink Panther (Il romanzo della Pantera Rosa), scritto da Peter Sellers, la cui produzione era prevista per il 1980 ma non venne mai realizzato a causa della morte dell'attore. Venne comunque realizzato un film di montaggio, Sulle orme della Pantera Rosa (1982), impiegando scene inedite tratte dalla produzione di La Pantera rosa sfida l'ispettore Clouseau, inserite all'interno di un nuovo film girato appositamente per integrarle. Il personaggio di Clouseau, scompare in un disastro aereo, sul quale vengono svolte le indagini da tutto il corpo di polizia francese.

Il personaggio ritornò l'anno successivo in Il mistero Clouseau (1983), dove un poliziotto statunitense cerca di ritrovare Clouseau e il famoso diamante che dà il nome alla serie; con l'espediente di una plastica facciale, il personaggio di Clouseau ritorna impersonato da Roger Moore. Realizzato con materiale a suo tempo scartato per gli altri film e incentrato sulla misteriosa scomparsa del famoso poliziotto. Un detective americano (Ted Wass), altrettanto imbranato e disastroso, è incaricato di ritrovare l'ispettore, misteriosamente scomparso. Ma la sua missione fallisce dato che Clouseau è sparito per sempre: si è fatto cambiare la faccia e ora è nientemeno che l'Agente segreto 007!


Nel 1993 Roberto Benigni ha recitato nei panni del figlio dell'ispettore Clouseau, dando vita da par suo a un poliziotto altrettanto incompetente e sprovveduto. Compare un presunto figlio illegittimo di Clouseau. Entrambi questi due seguiti hanno diverse gag o situazioni ricavate dalla sceneggiatura di The Romance.


Il personaggio ritorna nel 2006 in un remake, La Pantera Rosa, diretto da Shawn Levy, con Steve Martin nei panni dell'ispettore. Il film è ambientato 40 anni dopo il primo episodio e ignora gli eventi cronologici presenti nei film precedenti. Segue poi La Pantera Rosa 2 nel 2009.




Abdel Rahman El Bacha


(Beirut, 23 ottobre 1958)


El Bacha è nato a Beirut, in Libano nel 1958 da una famiglia di musicisti - il padre era un noto compositore e sua madre era una cantante. Ha iniziato i suoi studi pianistici nel 1967 all'età di nove anni, con Zvart Sarkissian (allievo di Marguerite Long e Jacques Février). All'età di dieci anni, ha dato il suo primo concerto con l'orchestra.
Gli sono state offerte borse di studio in Francia, nel Regno Unito e nell'URSS. Ha optato per la Francia, e si è diplomato presso il Conservatorio di Parigi.
All'età di diciannove anni, nel giugno del 1978, El Bacha ha vinto il Concours Reine Elisabeth de Belgique all'unanimità.
Nel 1983, ha fatto la sua prima registrazione per l'etichetta Forlane, Ha vinto il Grand Prix de l'Académie Charles Cros.
Gli è stata recentemente assegnata la Médaille de l'Ordre du Mérite dal Presidente della Repubblica libanese, la più alta onorificenza del suo paese natale. 
El Bacha ha avuto la doppia nazionalità franco-libanese nel 1981 e ora vive vicino a Parigi.


"Improvisations et chansons" avrebbe potuto essere adatto anche come titolo per questo album. Dita libere sulla tastiera e melodie che rievocano le dolci canzoni amate del mio paese d'infanzia. Musica per niente riservata agli "intenditori" di oggi, anzi!


- Preludio andaluso
- Canzone andalusa
- Preludio orientale
- Canzone libanese
- Preludio funebre
- Maria o la morte di un bambino
- Romanticismo #2

domenica 15 maggio 2022

13/05/2022: La storia del commissario Bertini, di Mauro Sighicelli


Il commissario Bertini è nato dalla fantasia di Mauro Sighicelli. E' un commissario sui generis ed è presente in molti romanzi di questo autore. Qui, con l'aiuto di Stefano Frigieri e la voce di Claudio Balboni, Sighicelli ci parla del suo personaggio a tutto tondo.


Mauro Sighicelli è uno scrittore poliedrico.

  • Nel 1975 scrive “Ultime lettere di O.P.”, una rivisitazione in chiave grottesca del mito di Jacopo Ortis (Rivista O.P., feuilleton numero 1).
  • Nel dicembre 2013 pubblica il romanzo “Insieme a te non ci sto più”, edito dalla casa editrice EgoEdizioni di David and Matthaus. Il libro contiene anche i racconti gialli “Judok Dan” e “Evanishing”.
  • Nell’ottobre 2014 pubblica il romanzo “Il più grande spettacolo dopo Pelè” con Arteaparte, Guastalla.
  • Nel febbraio 2016 pubblica il libro di fiabe e racconti gialli “Il cielo in una zucca”, edito da David and Matthaus Youth.
  • Nel febbraio 2018 pubblica il libro “Alla deriva” con Arteaparte, Guastalla.
  • Per la Collana Senza Scarpe pubblica nel giugno 2018 il numero uno “Stanze di un mezzofondista”, dal febbraio 2019 pubblica in rapida sequenza il n.2 “L’ombra del signore”, il n.7 “L’ombra del Signore due – seconda parte”, il n.8 “Anna e Fabio”, il n.9 “Radio Etruria 33”, il n.10 “Tutti morti dietro Maurino”, il n.11 “Maciste contro i proci”, il n.17 “Words’Salad”, il n.19 “Ultime lettere di O.P.”, il n.21 “Stella Rossa” e il n.22 “Sole giallo, sole nero”.

Le indagini del commissario Bertini, creato da Mauro Sighicelli, si possono trovare nei seguenti libri: Il cielo in una zucca, Evanishing, Maciste contro i proci, Stella rossa, Sole giallo sole nero, Otto giorni, A volte ritornano, Il cammello con tre gobbe, L'inutile delitto, Sherlock Holmes contro tutti.

venerdì 13 maggio 2022

Sir Clinton Driffield


Sir Clinton Driffield, Gran Bretagna, 1927 / J.J. Connington

Pur non avendone l'aria, il sovrintendente Clinton Driffield era «un osservatore acuto e minuzioso, e catalogava accuratamente nella propria memoria i fatti che più lo colpivano». Sempre accurato nel vestire, aveva un modo di fare aristocratico e cercava di non dare mai troppo nell'occhio. 
Nelle sue indagini - largamente debitrici di molteplici espedienti assunti da discipline come la chimica, la balistica, la fotografia e così via - era spesso assistito
dall'amico Wendover, giudice di pace.




Apparso per la prima volta nel 1927 in Murder in the maze e in seguito protagonista di numerosi altri romanzi polizieschi (alcuni sono stati pubblicati in Itahli da Mondadori), Sir Clinton Driffield non è un personaggio di particolare rilievo e originalità, e tutto il suo armamentario rientra nei binari di una tipologia
scolastica e convenzionale. 




Invece, per quel che riguarda la sua detection, rivela, rispetto a molti colleghi
letterari a lui coevi, una disponibilità intellettuale insolita che, accanto a un procedere deduttivo improntato alla più ferrea logica razionale e al puntiglio professionale, lo porta a seguire sofisticate procedure nell'accumulo dei vari dati relativi ai singoli casi in esame.

Adolf Fredrik Lindblad


  (Skänninge, 1 febbraio 1801 – Linköping, 23 agosto 1878)

Compositore, insegnante di musica, Adolf Fredrik Lindblad deve la sua popolarità principalmente al suo vasto repertorio di Lieder, molto apprezzati in Svezia e all’estero, che gli valgono il soprannome di “Schubert svedese”.
Nato a Skänninge, non lontano da Stoccolma, da padre sconosciuto, Adolf Fredrik Lindblad viene adottato dallo zio acquisito Carl Jacob Lindblad. Dotato di spiccate attitudini musicali, Adolf Lindblad si cimenta sin da ragazzo nella composizione; all’età di 15 anni presenta nella vicina città di Norrköping un concerto per flauto che riscuote grande successo.
Il padre adottivo, che vorrebbe inserirlo nella sua attività commerciale, lo invia ad Amburgo per lavorare presso uno spedizioniere; dopo un anno Lindblad ritorna in Svezia deciso a continuare gli studi musicali. All’Università di Uppsala studia armonia e composizione con Johann Christian Friedrich Haeffner, poi, sollecitato dallo scrittore Malla Silfverstolpe, completa la sua formazione a Berlino sotto la guida di Carl Friedrich Zelter, direttore della Singakademie. Qui studia a fianco del giovane Felix Mendelssohn con il quale stringe una solida e duratura amicizia. Nel 1827, prima di fare ritorno in patria, pubblica a Berlino “Der Nordensaal”, una raccolta di 12 canti popolari.


Sistematosi a Stoccolma, Adolf Fredrik Lindblad istituisce una scuola di pianoforte che dirigerà fino al 1862; tra i suoi allievi si ricorda in particolare il celebre soprano Jenny Lind, “l’usignolo svedese”, collaboratrice ed esecutrice di successo delle sue composizioni vocali. Nel 1828 Lindblad viene nominato insegnante di musica della famiglia reale svedese.
Raggiunta una certa tranquillità economica, Adolf Lindblad si dedica intensamente alla composizione, davvero abbondante. Si contano più di duecento brani vocali, tra Lieder e canzoni, molta musica da camera, oltre a due Sinfonie e un’opera lirica, Frondörerna.
Paragonato a Schubert per i suoi Lieder, Adolf Lindblad mostra nelle altre composizioni una palese influenza del classicismo viennese; reminiscenze del sinfonismo di Schubert, di Beethoven, di Haydn, si colgono nelle due sinfonie scritte rispettivamente nel 1831 e nel 1855. 


Nel 1831 completò una Sinfonia in do maggiore . La prima esecuzione completa della sinfonia ebbe luogo al Riddarhuset di Stoccolma il 25 marzo 1832. Successivamente, la Sinfonia fu suonata al Gewandhaus di Lipsia sotto Mendelssohn e ricevette una recensione molto positiva da Robert Schumann sulla principale rivista musicale tedesca. Dopo alcuni anni, un'altra sinfonia, la Sinfonia n. 2 in re maggiore, fu eseguita per la prima volta il 6 maggio 1855 durante un lunghissimo concerto che comprendeva anche, tra l'altro, la Nona di Beethoven. Forse non sorprende che in un tale contesto la seconda di Lindblad sia sembrata alquanto pallida e insignificante per il pubblico e che nessun editore l'abbia ritenuta idonea alla pubblicazione. Artisticamente, tuttavia, la Sinfonia n. 2 di Lindblad non è in alcun modo inferiore alla sua Prima Sinfonia. È molto ben costruita. La strumentazione è altrettanto elegante, la sua padronanza della forma maggiore e il contrappunto più sorprendente. Il materiale tematico è scelto con cura. Ci sono una serie di influenze abbastanza evidenti su questo lavoro. Forse è quasi inevitabile che il suo eroe Beethoven abbia qualche input stilistico. E sembra anche ragionevole che il suo buon amico Felix Bartholdy abbia qualche attinenza con il lavoro. E poi ancora è stata composta nello stesso ambiente delle grandi opere sinfoniche di Franz Berwald (compositore e sinfonico enormemente sottovalutato). Ma nonostante tutta questa apparente influenza, abbiamo qui un'opera molto bella, se non un capolavoro. Tuttavia, ogni opera che ascoltiamo non deve essere per forza un capolavoro. Nemmeno i grandi maestri furono in grado di produrre opere costantemente ispirate. Persino Beethoven ha scritto della musica di terz'ordine durante la sua vita. 

domenica 8 maggio 2022

06/05/2022: Wunderkammer, di Stefano Frigieri


Non è facile fare una sinossi di una raccolta di racconti. Non posso certo descriverli tutti e nemmeno sceglierne alcuni che potrebbero poi non essere tra i più graditi. Sarebbe molto più semplice potersela cavare con un: "Fidatevi, il libro è bello!". Mi dicono che non si può fare. Ho immaginato allora che questa mia ultima opera fosse una specie di piccolo museo al cui curatore non si chiede di fare un riassunto delle meraviglie che vi sono raccolte, ma solo di accompagnare gli eventuali visitatori all'entrata, fornirli di una guida e lasciare che si organizzino l'itinerario, quello che corrisponda meglio ai loro gusti. Partite pure da uno qualunque dei racconti, quello il cui titolo, o l'oggetto a cui si riferisce, vi ispira di più; tornate indietro o andate avanti, come preferite. Qualcuno, magari, rileggetelo pure. Sono molto vari: dall'horror al fantascientifico, dal fantasy al grottesco, perfino uno autobiografico. Sono in fondo uno spaccato di questa mia breve "carriera artistica", di questi tre intensi anni durante i quali ho riscoperto il piacere della scrittura riuscendo anche ad avere qualche piccola soddisfazione. Ecco: se una sinossi la devo proprio fare, questa è quella che mi soddisfa.


Stefano Frigieri vive a Modena. Nel 2018 vince il concorso della Giovane Holden Editore come miglior racconto inedito con "Sotto la città". Con la stessa casa editrice ha pubblicato due raccolte di racconti fantastici: nel 2019 “Sotto la città ed altre storie” e nel 2020 "Valerio Altomonte, Consulente spirituale". Nello stesso anno pubblica anche un breve saggio sulla Nona arte: "La piccola bottega del fumetto". Collabora con la Collana Senzascarpe di Modena e con la casa editrice Delos. Alcuni suoi racconti sono comparsi in varie antologie di genere horror/fantastico, sia italiane che straniere.


venerdì 6 maggio 2022

Clifton

 


Clifton, Belgio, 1959 / Raymond Macherot

Investigatore per hobby e perennemente impegnalo in casi assurdi e strampalati che danno del filo da torcere a Scotland Yard, Harold Wiilurforce Clifton, quintessenza dell'inglese vecchio stampo, è un colonnello in pensione. 



Molto pieno di sé, ama considerarsi il vero erede di Sherlock Holmes, ma in realtà è soltanto un grande pasticcione, quasi sempre aiutato da un'incredibile fortuna che nessuno riuscirebbe a fargli ammettere. 



Creato nel 1959 dal belga Raymond Macherot, questo simpatico personaggio è stato in seguito continuato da altri autori tra i quali possiamo ricordare De Groot (Bob Robert) e Turk (PhiUppe Liegeois).


Alan Dudley Bush


(Londra 22 December 1900 – Watford 31 October 1995)

Alan Dudley Bush (22 dicembre 1900 - 31 ottobre 1995) è stato un compositore, pianista, direttore d'orchestra, insegnante e attivista politico britannico. Un comunista impegnato, le sue convinzioni politiche intransigenti si riflettevano spesso nella sua musica. Ha composto in modo prolifico in una vasta gamma di generi, ma ha lottato per tutta la vita per il riconoscimento dell'establishment musicale britannico, che in gran parte ha ignorato le sue opere.

Bush, proveniente da un ricco background borghese, ebbe un notevole successo come studente presso la Royal Academy of Music (RAM) all'inizio degli anni '20 e trascorse gran parte di quel decennio a migliorare le sue capacità compositive e pianistiche sotto illustri tutor. Un periodo di due anni a Berlino dal 1929 al 1931, all'inizio dell'ascesa al potere del partito nazista, consolidò le convinzioni politiche di Bush e lo trasferì dal partito laburista tradizionale al Partito Comunista della Gran Bretagna a cui si unì nel 1935. Scrisse diversi grandi -lavorò su larga scala negli anni '30, ed è stato fortemente coinvolto con cori operai per i quali ha composto rievocazioni storiche, cori e canzoni. La sua posizione filo-sovietica portò a un divieto temporaneo della sua musica da parte della BBC nei primi anni della seconda guerra mondiale e il suo rifiuto di modificare la sua posizione nell'era della Guerra Fredda del dopoguerra portò a un semi-ostracismo più prolungato della sua musica . Di conseguenza, le quattro principali opere che scrisse tra il 1950 e il 1970 furono tutte rappresentate in anteprima nella Germania dell'Est.


Nelle sue opere prebelliche, lo stile di Bush ha mantenuto quella che i commentatori hanno descritto come un'inglese essenziale, ma è stato anche influenzato dagli idiomi europei d'avanguardia degli anni tra le due guerre. Durante e dopo la guerra iniziò a semplificare questo stile, in linea con la sua convinzione ispirata al marxismo che la musica dovesse essere accessibile alla massa del popolo. Nonostante le difficoltà incontrate nel far eseguire le sue opere in Occidente, ha continuato a comporre fino ai suoi ottant'anni. Insegnò composizione alla RAM per più di 50 anni, pubblicò due libri, fu il fondatore e presidente di lunga data della Workers' Music Association, e fu presidente e poi vicepresidente della Composers' Guild of Great Britain. Il suo contributo alla vita musicale è stato lentamente riconosciuto, sotto forma di dottorati da due università e numerosi concerti tributo verso la fine della sua vita. Dalla sua morte all'età di 94 anni nel 1995, la sua eredità musicale è stata nutrita dall'Alan Bush Music Trust, fondato nel 1997.


La prima sinfonia di Alan Bush iniziò nel giugno 1939 e terminò nell'agosto 1940. La prima esibizione ebbe luogo in un concerto sul lungomare alla Royal Albert Hall il 24 luglio 1942, con la London Philharmonic Orchestra, diretta da Alan Bush. [La seguente nota di programma è stata scritta da Alan Bush nel 1942.]

Un Prologo introduce i tre movimenti principali. In questa Sinfonia, l'intenzione del compositore è di evocare i sentimenti degli uomini e delle donne della Gran Bretagna negli anni Trenta. Non c'è un programma di eventi rappresentato; i tre movimenti principali sono più nella natura delle immagini dell'umore, ciascuno un'espressione dell'atmosfera mentale ed emotiva prevalente del movimento sociale dell'epoca. Il visionario Prologo evoca quei sentimenti di desiderio di miglioramento, che hanno aiutato l'Uomo a persistere nella sua ricerca di una maggiore felicità, pace e benessere.

Il prologo inizia con una debole apertura di suoni che si muovono dolcemente verso l'alto, guadagnando gradualmente slancio porta a un periodo di riposo metà sereno e metà inquieto seguito da un ulteriore sviluppo del primo motivo. Poi arriva un passaggio melodico lirico per i primi violini. Le parti di basso e tenore hanno il primo motivo in stretto canone, e nella parte di contralto si sente in valori di nota pari una serie di dodici toni. Dopo un passaggio cadenzato intermedio sul clarinetto, un passaggio equilibrato porta a un climax. Con un accenno di riposo, il movimento svanisce con il motivo ascendente verso l'alto.

Nel secondo movimento, il soggetto principale è di carattere artigliato, prepotente e tigrino, appuntito e spigoloso. Il ritmo e il tempo sono stabili, con un movimento perpetuo in crome, ma con molti accenti trasversali. La chiave suggerita è C minore. Un passaggio a ponte conduce al secondo soggetto, un motivo jazz frenetico e sardonico, a cui segue un ritorno del soggetto principale. Una parte centrale (un poco meno mosso) esprime la religione incruenta ma ipocrita dei capitalisti di tutti i paesi. A questo succede la Danza della Morte alla quale la loro politica ha portato i popoli del mondo. Un ritorno della melodia corale è seguito dalla ricapitolazione e seguita dalla coda.

Il terzo movimento inizia con un'introduzione lenta e alquanto misteriosa, che conduce al tema principale, un'ampia melodia in un tempo triplo semplice e in una scala modale di la minore. La base è costruita sulla serie dodecafonica, che costituiva l'intero materiale del movimento precedente. L'atmosfera è di pesante e stanca tristezza, inframmezzata da lampi di impotente, frustrato fastidio e domande di un personaggio fantastico, che portano infine a uno sfogo appassionato. Questo climax svanisce ed è seguito da una ricapitolazione della melodia modale, in una forma molto spezzata e una coda, che inizia come l'introduzione e termina con un ultimo gesto furioso. A parte il tema modale, la musica è di nuovo costruita dalla serie dodecafonica, mentre allo stesso tempo suggerisce sempre una tonalità o l'altra.

Nel quarto movimento la serie dodecafonica viene del tutto abbandonata e la musica assume un carattere diretto, vigoroso, provocatorio, vario, allegro e tuttavia aggressivo. Il combattente per la liberazione dell'umanità, che non cessa mai, non rinuncia mai alla speranza, varia sempre il suo metodo al variare delle situazioni ma non perde mai di vista il fine, il controllo da parte dell'umanità delle forze della natura a beneficio di tutti, è qui rappresentato . La struttura è derivata dalla forma della sonata, ma con molte delle sue caratteristiche classiche alterate nell'enfasi. Un'introduzione conduce al soggetto principale e poi un ponte conduce al secondo soggetto nella sottodominante, quando un passaggio di ritorno ci porta alla coda. Non c'è sviluppo e non c'è ricapitolazione. O meglio l'esposizione è lo sviluppo e la coda la ricapitolazione.

Un ultimo sforzo da parte del compositore per esprimere l'inesauribile dinamica di un tipo come questo è la conclusione del movimento (e quindi della sinfonia) sul quarto tempo di quattro quattro battute, con l'intenzione di suggerire un ulteriore e un continuo progresso verso il futuro. La tonalità di questo movimento è molto definita ed è dominata dalla chiave di do maggiore.
 

lunedì 2 maggio 2022

Henryk Mikołaj Górecki


(Czernica, 6 dicembre 1933 – Katowice, 12 novembre 2010)

Nato a Czernica, nel sud della Polonia, Górecki ha cominciato a studiare musica solo a metà degli anni Cinquanta all'Accademia Superiore di Katowice. Il compositore terminò i suoi studi a Parigi all'inizio degli anni Sessanta, avendo così l'occasione di scoprire le composizioni di Anton Webern, Olivier Messiaen e Karlheinz Stockhausen. In seguito trascorse la maggior parte del suo tempo in Polonia, intento ad insegnare musica e soprattutto a comporre in uno stile profondamente marcato dalla cultura e dall'anima del suo paese, oltremodo di avanguardia.

La musica di Górecki presenta una grande varietà di stili, ma tende a essere armonicamente e ritmicamente molto semplice. Le sue prime opere si avvicinano allo strutturalismo di Pierre Boulez e di altri autori coevi, ma in seguito si avvicina sempre di più alla corrente minimalista. Similmente ad Arvo Pärt, a cui egli stesso si è a volte paragonato, e a John Tavener, la sua musica riflette spesso le sue convinzioni cattoliche (ad esempio il Miserere opus 44, brano per coro del 1981); fu infatti proprio per questi autori che venne coniato il termine di minimalismo sacro.


Autore in passato relativamente poco conosciuto in Occidente, la sua grande notorietà (anche presso un pubblico non necessariamente composto da "addetti ai lavori" e appassionati di musica contemporanea) è dovuta principalmente al successo inatteso riscosso della registrazione CD della Terza sinfonia da parte della London Sinfonietta (diretta da David Zinman, con Dawn Upshaw, soprano solista) distribuita dall'etichetta Elektra-Nonesuch (Warner) nel 1992. Nel 1999 la registrazione vinse il Premio Herder.
Górecki era sposato con la pianista Jadwiga Ruranska, dalla quale ha avuto due figli: Anna, pianista, e Mikolaj, compositore. È scomparso nel 2010 all'età di 76 anni dopo una lunga malattia.

E' stata la prima opera sinfonica su larga scala di Górecki. Il suo titolo si riferisce all'anno di composizione, significativo per molte ragioni per il compositore, che si è laureato all'accademia di musica e si è sposato quell'anno.
Górecki si è posto l'ambizioso compito di comporlo secondo idee musicali radicalmente nuove, è quindi un esperimento rigorosamente d'avanguardia, un tentativo di riempire lo stampo tradizionale del genere con contenuti di estrema avanguardia. Il design a quattro movimenti rimane classico, con la prima parte, Invocation , che gioca il ruolo più importante e determinante per la forma. In questa parte, Górecki giustappone due gruppi strumentali non standard di percussioni e archi. 
Antiphon, la seconda parte, consiste in una sequenza di linee strumentali irregolari e sovrapposte con un livello di complicazione ritmica così alto che questa parte fu omessa dalla prima esibizione al festival autunnale di Varsavia nel 1959. 
La terza parte è un calmo corale con una distinta linea "corale" quasi melodica nella parte viola. 
Il finale - Lauda punta sulla ricchezza dei colori delle percussioni. Nella sua sezione di chiusura, gli archi prendono il sopravvento e finiscono questa sinfonia d'avanguardia con una quinta perfetta, molto probabilmente un'allusione alla musica highlander dei Monti Tatra in Polonia, con la quale Górecki conosceva già da vicino.