Il tempo della quarantena è ormai concluso. L’estate irresistibile si affaccia con il suo carico di promesse e la speranza che il peggio sia ormai alle nostre spalle. Ma i giorni della quarantena, nell’epoca terribile del Coronavirus, con le ore dilatate, le une simili alle altre, sorprendentemente veloci nella somma dei giorni, ha lasciato, tra le altre cose, l’idea del valore ineludibile della libertà individuale, come ha giustamente osservato un noto intellettuale, oltre l’idea che il bene comune può essere perseguito solo all’interno di una comunità realmente solidale.
La cifra della solidarietà ognuno ha cercato di esprimerla a suo modo, ciascuno con le proprie risorse, con le proprie attitudini peculiari. Durante il periodo della quarantena Collana Senza Scarpe ha proposto un’iniziativa letteraria all’interno della propria pagina FaceBook: il lancio di incipit o spunti letterari sui quali imbastire una storia, con la convinzione che la scrittura sia ciò che tiene viva e aggregata una comunità. Scrittura quale Phármakon, rimedio che cura e aggrega, offrendo una varietà straordinaria di modi possibili e alternativi. Fra gli scrittori che hanno aderito all’iniziativa della Collana Senza Scarpe, Claudio Balboni ha pubblicato i propri racconti ottenendo il consenso entusiasta della comunità dei lettori. Da qui l’idea di concepire una raccolta personale con contributi che l’autore è andato di volta in volta ideando per Collana Senza Scarpe, nell’arco di pochi mesi. Il risultato è questo libro di racconti brevi in cui l’autore si cimenta con generi diversi, ma sempre immaginando la vita quotidiana di uomini e donne all’epoca del Coronavirus. Storie che delineano vicende comuni, ironiche, con risvolti spiritosi in grado di strappare di certo un sorriso. Racconti che si leggono tutti d’un fiato con i quali l’autore, impugnate le armi della narrazione, attraverso una scrittura lieve, gentile e ironica, solidarizza con una comunità letteraria che in un momento così difficile ha saputo tenersi compagnia, resistendo aggregata attraverso l’arte del raccontare storie.
Federica Di Luca
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