venerdì 29 settembre 2023

John Appleby


John Appleby, Gran Bretagna, 1936 / Michael Innes

Presentato come un uomo coltissimo, di grande sensibilità e dai lineamenti signorili, John Appleby è un poliziotto intuitivo, perseverante e acuto, forse un po' troppo perfetto per riuscire davvero simpatico ai lettori, anche se il suo modo di fare non è mai straripante o eccessivo, come accade invece ad altri popolari personaggi del romanzo poliziesco. 



Dopo Death at the president's lodging, il romanzo d'esordio di Michael Innes - considerato fra le più riuscite opere prime mai pubblicate-, John Appleby sarà protagonista di una trentina di gialli, pubblicati in Italia da Feltrinelli, da Garzanti e da Mondadori.



Agente di Scotland Yard, sarà ben presto nominato commissario grazie ai meriti ottenuti nella soluzione di numerosi quanto complicati delitti. E anche quando andrà in pensione e incomincerà a girare un po' per il mondo in compagnia della moglie, l'affascinante scultrice Judith Raven, non resterà certo con le mani in mano. 



Probabilmente influenzato da John Dickson Carr negli elementi decorativi delle storie e nella resa dello humour, Michael Innes può essere accomunato a Edmund Crispin. Gli enigmi risolti dal suo John Appleby non sono mai particolarmente sensazionali, né gli intrecci risolutivamente avvincenti, ma alcune ambientazioni e messe in scena colpiscono per abilità e originalità di impiego.



Nel 1978 il regista Norman Tokar ha tratto da un romanzo di Innes il film , iChristmas at Candleshoe intitolato in Italia Una ragazza, un maggiordomo e una lady, con David Niven nel ruolo di John Appleby e Jodie Foster, Helen Hayes, Leo McKern.

 

domenica 24 settembre 2023

24 settembre 1893

 


Maurice Ravel

Ciboure [Pirenei baschi] 7-III-1875 - Parigi 28-XII-1937

 Portato ancora lattante a Parigi, iniziò assai presto a studiare pianoforte e nel 1889 entrò al Conservatorio dove studiò tra gli altri con Gedalge e Fauré. Non riesce a vincere il primo Prix de Rome, ma si impone ben presto all'attenzione del pubblico con la novità delle sue composizioni. Nel 1909 fonda con Fauré, Schmitt e altri la Société Musicale Indépendante per la diffusione della musica contemporanea e dal 1910 al '14 svolge anche attività di critico musicale. Si arruola nel 1915 ma due anni dopo viene riformato e da allora si dedica instancabilmente alla composizione, considerato, dopo la morte di Debussy, il maggior compositore francese vivente.
Viaggia molto in Europa e in America, dove nel 1928 tiene un'ampia tournée come pianista e direttore d'orchestra. Nel 1932 è vittima di un incidente automobilistico che inciderà gravemente sulla sua salute, e nel 1933 si manifestano i primi sintomi della malattia cerebrale che lo porterà alla tomba. Tenta di curarsi con viaggi in Svizzera, Spagna e Marocco, ma il 19 dicembre del 1937 deve sottoporsi a un'operazione al cervello: invano, poiché si spegnerà nove giorni dopo.
Ravel ebbe una notevolissima importanza come armonista. Senza mai abbandonare neppure per un istante l'ancoramento tonale, arricchisce l'armonia con l'aggiunta di cromatismi, di appoggiature, ritardi, dissonanze di ogni sorta che contribuiscono in larga parte al sapore particolare della sua
musica. Anche in questo egli rivelò un gusto piuttosto decadente, nel senso che non aspirò a un rinnovamento radicale del linguaggio ma si adattò a quello trasmessogli da Fauré, limitandosi ad arricchirlo e a renderlo più piacevole sul piano del gusto. In Ravel non bisogna certo ricercare l'innovatore, il creatore prepotente di forme e di concezioni nuove: egli dà il meglio di sé nel quadretto di genere, nella breve registrazione pianistica, e anche nei pezzi orchestrali la compattezza della struttura formale tende a disperdersi nell'interesse del particolare, nell'affascinante risultato del dettaglio timbrico, armonico o melodico. Ravel è uno dei maggiori rappresentanti della decadenza musicale del nostro secolo: conscio dei suoi limiti, egli vi ha trovato una dimensione espressiva che è spontanea e sincera e fa di lui un artista comunicativo, ricco di momenti delicati e penetranti.


Bolero (1928)
Scritto su richiesta di Ida Rubinstein, la celebre ballerina, il Bolero era inizialmente destinato alla danza: ma questa popolarissima tra le composizioni di Ravel è rimasta in repertorio soprattutto come pezzo da concerto, e la mancanza della scena non gli fa perdere nulla del suo fascino
segreto che non cessa di prendere l'ascoltatore ad ogni nuova audizione. Il bolero è un ritmo di danza spagnolo nato a fine '700 ed entrato nella musica d'arte con Weber, Chopin e numerosi altri autori del secolo scorso. Ravel ne colse l'essenza ritmica, servendosene per creare uno dei pezzi più sconcertanti
che la storia della musica conosca. Come disse lo stesso autore infatti, qui "non c'è forma propriamente detta, non c'è sviluppo, non c'è o non c'è quasi modulazione": tutta la partitura si basa su una melodia di trentadue battute (divisa in due frasi distinte) che inizia in pianissimo col flauto solo sul ritmo
impercettibile ma sempre pulsante dei tamburi per passare poi a strumenti o a gruppi di strumenti sempre diversi in un crescendo inarrestabile che arriva a una vera e propria ossessione sonora, a un'allucinante tensione melodica e ritmica, fino ad esplodere poco prima della fine in una liberatrice modulazione
al mi maggiore, che allenta l'insopportabile tensione ritornando infine, per concludere, all'originale tonalità di do maggiore.
L'organico impiegato è quello della normale orchestra sinfonica: si osservi però la presenza di un oboe d'amore, di ben tre saxofoni e di un gong.

venerdì 22 settembre 2023

Joe Puma



Joe Puma, Stati Uniti, 1958 / William Campbell Gault


Nonostante in un'avventura sia stato un po' avventatamente definito da una cliente lo Sherlock Holmes dell'era spaziale, Joe Puma ama considerarsi soprattutto un uomo d'azione, che non esita neppure un attimo a gettarsi a testa bassa contro il pericolo. 



Scapolo impenitente (ha anche avuto parecchie storie sentimentali nel corso delle sue varie avventure: «Il sesso è il miglior divertimento» è infatti una delle sue frasi preferite), questo simpatico personaggio crede davvero nel proprio mestiere («Se c'è una cosa che mi rivolta lo stomaco è il pensiero che ci possa essere in giro un assassino libero di respirare aria fresca») e non è certo disposto a scendere a compromessi di nessun tipo («Sono ciò che sono ... non intendo cambiare il mio carattere per un pugno di dollari!»).



Ma il lavoro non è certo il suo unico interesse. Infatti, quando non è sotto pressione e non ci sono ragazze disponibili nelle vicinanze, l'eroe creato da William Campbell Gault ama infatti la buona tavola e, anche se non tutti quelli che lo conoscono lo riterrebbero possibile, gli piace starsene tranquillo a casa propria a leggere romanzi impegnati oppure a guardare spettacoli di prosa alla televisione.


domenica 17 settembre 2023

17 settembre 1893

 


Jean-Philippe Rameau

Digione 24-IX-1683 - Parigi 12-IX-1764

Figlio di un organista, egli stesso era attivo nel 1702 in questa qualità a Clermont-Ferrand, ma nel 1706 lo troviamo a Parigi come organista di S.Giacomo. Dopo aver soggiornato a Digione, Lione e Clermont, nel 1723 è di nuovo a Parigi, attivo come compositore di teatro e organista in varie istituzioni. Si fa molti allievi, diventa amico di Voltaire e di altre importanti personalità parigine e le sue opere vanno affermando sempre più il suo nome, tanto che nel 1745 viene nominato compositore da camera del re. Quando scoppia la "querelle des bouffons," egli è dalla parte dell'opera francese contro i "piccinnisti"; tuttavia si dedica ormai quasi esclusivamente all'opera di teorico, e viene a mancare mentre sta mettendo in scena una nuova opera, scritta dopo circa quattro anni di disinteresse per il teatro.
Grandissimo per la sua opera di teorico, in cui gettò le basi del pensiero armonico moderno, Rameau è anche importante come creatore, soprattutto in campo teatrale dove seppe anticipare la viva sensibilità di un Gluck allontanandosi dal convenzionale declamato dell'opera francese. La maggior parte delle sue composizioni orchestrali viene tratta dalle opere e dai balletti, generalmente in forma di suite. Tuttavia egli riveste una particolare importanza nel campo dell'ouverture: adottando il modello francese classico (Lento-Allegro-Lento) elimina il fugato centrale sostituendovi delle parti libere in movimento rapido, di carattere descrittivo e comunque formalmente
più sciolto che in precedenza. Cosi facendo tende a fare dell'ouverture un'anticipazione delle situazioni e dei sentimenti espressi nel corso dell'opera, a differenza di quanto avveniva in Lulli e negli italiani, dove l'ouverture aveva
solo il valore di un"' apertura," di un'introduzione slegata dal significato dell'opera. Rameau ampliò notevolmente l'orchestra, raggiungendo nei suoi brani sinfonici un forte, nobile pathos e talora anche un seducente vigore melodico.


Les Indes Galantes, suite di brani strumentali dal "ballet héroïque" ( 1735)
L'opera-ballo in tre atti e un prologo Les Indes galantes è forse il capolavoro di Rameau, e ancora oggi tiene con successo le scene specialmente in Francia. Ne è stata tratta una suite strumentale che è una bella testimonianza del genio musicale del suo autore: a differenza che in Lulli, l'orchestra è in lui già un organismo differenziato, e la ricerca di un'espressione diretta dei sentimenti si accentua, pur rimanendo in un ambito tipico del rococò francese, che non disdegna la pomposità e una certa esteriorità dell'effetto fonico. La suite, tratta in buona parte dalla scena grandiosa della " Cerimonia dell'adorazione del sole," comprende dieci brani: 
" Ouverture" ('Maestoso-Allegro,' un pezzo dai ritmi incisivi e vigorosi), " Air tendre," " Gavotte," " Air polonais," "Tamburino I e II" (di notevole efficacia strumentale), un brano in tempo moderato, "Air vif," " Adorazione del sole" ('Lentamente'), "Minuetto per i guerrieri e le Amazzoni " e " Ciaccona" ('Moderato-Allegro'). 

venerdì 15 settembre 2023

Joe Leaphorn


Joe Leaphorn, Stati Uniti, 1970 / Tony Hillerman

«Il protagonista di The blessing way doveva essere all'inizio un antropologo - ricorda Tony Hillerman, - non Joe Leaphorn. Per ragioni di trama avevo bisogno di un poliziotto navajo. Man mano che la storia lievitava e io mi familiarizzavo con i personaggi, provavo sempre maggiore interesse per lui. Alla fine del libro mi sono accorto che mi ero affezionato a lui e nelle storie successive ho dato sempre maggiore corposità a Joe Leaphorn».



Anche se non è mai descritto con precisione fisicamente («Perché non sono mai riuscito a decidermi sui suoi connotati, mentre non ho mai avuto dubbi sul suo modo di pensare o sui suoi atteggiamenti»), Joe Leaphorn è un personaggio di notevole spessore. Agente della polizia tribale dell'immensa riserva degli indiani navajo, situata dove si incontrano Arizona, New Mexico.
Colorado e Utah, è immerso nella cultura e nelle tradizioni del proprio popolo, dove la famiglia, l'amicizia e la natura occupano i primi posti nella scala dei valori. Anche la mitologia e la religione sono importanti, ma per lui sono solo una metafora, un modo poetico di dire: «Sii in armonia, non resistere alla corrente, tutto quanto avviene ha uno scopo».



Dopo alcune avventure, pubblicate in Italia da Mondadori, Hillerman ha affiancato a Joe Leaphorn un altro poliziotto navajo, Jim Chee. «È più giovane e ingenuo dell'altro. Ed essendo più giovane e meno informato, è più curioso riguardo al mondo dell'uomo bianco».



Nel 1991 viene proiettato nei cinema La collina del demonio, un film drammatico americano basato su The Dark Wind di Tony Hillerman, ambientato nella vita contemporanea dei Navajo nel sud-ovest. Nel cast Lou Diamond Phillips nei panni di Jim Chee e Fred Ward nei panni di Joe Leaphorn.




Nel 2022 è stata lanciata Dark Winds, serie televisiva statunitense creata da Graham Roland e basata sul romanzo Leaphorn & Chee di Tony Hillerman. Joe Leaphorn è interpretato da Zahn McClarnon; Jim Chee da Kiowa Gordon.

 

domenica 10 settembre 2023

10 settembre 1893

 


Serghei Rakhmaninov

Oneg [Novgorod] 1-IV-1873 - Beverly Hills [California] 28-III-1943

Compiuti gli studi al Conservatorio di Pietroburgo e a quello di Mosca con Taneiev e Arenski, si mise rapidamente in luce in patria e all'estero come pianista dedicandosi intensamente, in pari tempo, alla composizione.
Svolse anche attività di direttore d'orchestra, ma nel 1917 abbandonò la Russia continuando in Europa e in America un'attività concertistica che gli procurò successi trionfali.
Come compositore Rakhmaninov segui la linea Ciaikovski: fu cioè lontano dalle tendenze nazionali del "Gruppo dei Cinque" e predilesse un linguaggio cosmopolitico, impregnato di elementi della musica occidentale, solo raramente memore del patrimonio musicale popolare russo. Tuttavia egli resta compositore eminentemente russo per il pathos acceso del suo linguaggio, che ne fa uno degli ultimi romantici in pieno XX secolo, per il gesto ampio e a volte pletorico del suo denso sinfonismo, oltre che per alcune reminiscenze liriche in cui si riversa indubbiamente qualcosa della terra russa.
Fu pianista formidabile, e diede le opere più significative, o almeno le più note, nel campo del concerto pianistico (compose infatti 4 concerti e una rapsodia per pianoforte e orchestra), ma è anche autore di 3 sinfonie (1895-1936), del poema sinfonico L'isola dei morti (1907) e di altri pezzi orchestrali, di 4 opere teatrali tra cui Francesca da Rimini (1906), di pezzi per soli, coro e orchestra, di molta pregevole musica da camera, tra cui pezzi per pianoforte solo e liriche.


Piano Concerto No. 2 in C minor op. 18 (1901)
È una delle prime composizioni personali e mature del musicista, non solo, ma anche una delle più riuscite e rimane come il più popolare e il più eseguito dei suoi quattro concerti per pianoforte. È una pagina traboccante di un pathos tipicamente post-romantico ma anche di melodie dall'intonazione e dalla fisionomia assai personali, che sostanziano di sé tutta la composizione alternandosi con episodi pervasi da un empito drammatico, quasi di ribellione.
Il primo tempo - "Moderato-Allegro (alla marcia)," presenta due temi nettamente contrastanti, che pongono lo strumento solista al centro di drammatici sviluppi con l'orchestra. Segue un "Adagio sostenuto" che ha carattere elegiaco e quasi di valzer, mentre il finale "Allegro scherzando " alterna episodi brillanti e un poco esteriori con altri dalle atmosfere più cupe
e pessimistiche: in questo ultimo tempo la parte del pianoforte raggiunge vette di un virtuosismo eccezionale, che possono affrontare solo i concertisti più agguerriti e che garantiscono al Concerto un effetto infallibile sul pubblico.

Quando la moglie è in vacanza è una simpaticissima commedia di Billy Wilder del 1955 con Marilyn Monroe. Questo concerto  è la colonna sonora principale che accompagna alcune delle scene più interessanti della storia.  Sarà proprio il protagonista del film a utilizzare il disco di Rachmaninov per accogliere  in casa e sedurre l'affascinante Marilyn. E sarà la musica romantica a svelare alla donna le vere intenzioni di lui.

venerdì 8 settembre 2023

Joe Forrester


Joe Forrester, Stati Uniti, 1975 / Mark Rodgers

Anziano poliziotto di quartiere, il sergente Joe Forrester (Lloyd Bridges) è ormai sulla soglia della pensione.



Decisamente in gamba - non solo nel risolvere i vari casi di cui di volta in volta si occupa, ma anche nel parlare con la gente (e nel farla parlare) -, ma anche stanco e reso un po' cinico da un "mestiere'' sempre più difficile, non sempre ha a che fare con furti e omicidi ma anche con bambini che si perdono, coniugi che litigano, ubriachi e teppisti. 



Il piccolo cabotaggio della vita e del crimine, insomma, un po' quanto accade anche nel contemporaneo The blue knight (ll cavaliere blu), presentato praticamente nello stesso periodo sugli schermi televisivi statunitensi.



Preceduti da un pilot trasmesso nel maggio 1975, Il ritorno di Joe Forrester, i tredici episodi da 50 minuti di questa serie sono andati in onda dal 9 settembre 1975 al 30 agosto 1976.

 

domenica 3 settembre 2023

3 settembre 1893

 


Henry Purcell

 

Londra 1659 - ivi 21-XI-1695

Di famiglia musicale, fu fanciullo cantore alla cappella reale iniziando giovanissimo l'attività di compositore, con musica di scena e pezzi vocali di vario genere. Compositore per i violini del re dal 1677, dal 1679 fu organista dell'abbazia di Westminster, e dal 1682 organista della cappella reale, procurandosi larga notorietà anche come compositore. Dal 1683 fu conservatore degli strumenti del re, e visse gli ultimi anni circondato dalla più viva ammirazione dei contemporanei, incessantemente sollecitato a comporre
pezzi per le più varie occasioni: per la chiesa, per il teatro, per concerti privati, per festività solenni. L'ultimo periodo della sua breve esistenza fu pervaso da una febbrile ansia eli scrivere, paragonabile solo a quella di un Mozart o di uno Schubert; proprio l'eccessivo, intenso lavoro fu forse la causa principale della sua improvvisa scomparsa. Fu il primo musicista sepolto nell'abbazia eli Westminster.
Compositore di incredibile versatilità (anche in questo il paragone con Mozart è tutt'altro che fuori luogo) seppe fondere l'imperante gusto italiano con quello grandioso e un po' esteriore dei francesi, poggiando però su un terreno solidamente inglese, nutrito dalla ricca tradizione dei madrigalisti e dei virginalisti rinascimentali e dal canto popolare, che egli sfruttò in più di una composizione. I tratti caratteristici della sua musica, sia vocale sia strumentale, stanno in una eleganza e tenerezza di tocco, in una sensibilità sottile che predilige le zone un poco ombrose e velate del sentimento, quasi preludendo ai voli fantastici dei grandi poeti romantici inglesi. In questo senso Purcell fu un accorto ricercatore di elementi nuovi: ebbe assai marcato il gusto della dissonanza, delle sonorità accuratamente dosate, di un uso particolarmente saporoso delle scale moderne e dei modi liturgici. La sua produzione strumentale comprende alcune decine di ouvertures e sinfonie tratte da musiche di scena e cantate, diverse deliziose Fantasie per archi e gran numero di danze in massima parte ispirate al patrimonio popolaresco inglese.
Anche per Purcell, come per molti altri compositori del '600 e '700 non è possibile fare neppure una scelta limitata nella massa sterminata di composizioni strumentali. Nell'opera di Purcell non si incontrano concerti o concerti grossi: egli fu estraneo alla tradizione italiana, e coltivò un genere tutto inglese, non legato a precisi schemi formali, estremamente poetico e fantasioso. Capita cosi di ascoltare suites di danze e di arie strumentali tratte dalla musica di scena, ouvertures e sinfonie tratte dalla vastissima produzione teatrale e sacra.


Fantasie per archi (1860)
Tra le composizioni di Purcell puramente strumentali citeremo le Fantasie. Si tratta di alcune serie di pezzi per soli archi (complessivamente 15 brani), da 3 a 7 voci, tutte caratterizzate da una grande dolcezza melodica e da un colorito tutto interiore e quasi preromantico. La forma vi è sempre estremamente libera, e le Fantasie costituiscono insomma uno dei frutti più personali e saporiti che Purcell abbia dato alla musica.
Segnaliamo soprattutto la Fantasia su una nota in fa maggiore, dove attorno a una nota (il do), che rimane tenuta per tutto il pezzo, gli altri strumenti svolgono un discorso estremamente vario, molto ricco e assai ardito specialmente dal punto di vista armonico.

venerdì 1 settembre 2023

Jimmie Dale


Jimmie Dale, Stati Uniti, 1922 / Frank L. Packard

Degno epigono di un eroe romantico che ha il suo primo e più famoso esponente nell'inglese Robin Hood, Jimmie Dale è un giovane dell'aristocrazia newyorkese, figlio di un noto costruttore di casseforti, che decide di diventare ladro e scassinatore non tanto per il proprio tornaconto, quanto per mettersi all'ideale servizio di vittime di soprusi e ingiustizie varie, che per una ragione o per l'altra non sono in grado di reagire.



Gli ingredienti sono in tutto e per tutto quelli dell'Edgar Wallace dei romanzi che hanno come protagonisti Il mago, Maschera Bianca e I Quattro Giusti, e d'altronde in quegli stessi anni possiamo assistere alla creazione di personaggi analoghi, come il Jimmy Valentine di O. Henry, il Blackshirt di Bruce Graeme, il Rafflcs di E.W. Hornung, l'Hamillon Cleek di Thomas W. Hanshew e lo stesso Simon Templar di Leslie Charteris.



Protagonista solamente di tre romanzi e di due raccolte di racconti, Jimmie Dale agisce sotto le differenti spoglie di Larry il pipistrello, di Smarlimghue e del Sigillo Grigio ed è circondato da numerosi caratteristi, per lo più appartenenti al variopinto mondo della malavita. 



Ma Frank L. Packard dosa e utilizza questi ingredienti con una gustosa malizia, un garbo maturo e una limpidezza narrativa che solo raramente Edgar Wallace e lo stesso Gaston Leroux, che è poi in fondo il vero padre di questa variante del genere giallo, riescono a raggiungere.



Jimmie Dale è stato protagonista di un serial cinematografico statunitense nel 1926.