Quando Roberto mi ha
preannunciato l’intenzione di scrivere un romanzo giallo, mi è sembrata
un’impresa disperata. Come introdurre nella rutilante schiera di commissari,
poliziotti, investigatori privati e dell’incubo dei nuovi personaggi senza
rischiare di scimmiottare qualche autore che lo ha preceduto, come farli
emergere sulle migliaia di protagonisti che hanno costruito la storia e la
leggenda del romanzo giallo?
Eppure Roberto c’è riuscito,
descrivendo il carattere di sei amici in chiave più o meno grottesca,
sviluppando una indagine in maniera scorrevole, divertente e a tratti travolgente,
in cui il concetto di “gruppo” è la
molla vincente che consente al protagonista del romanzo, un giovane e
intraprendente giornalista, di provare a risolvere un caso all’apparenza
abbastanza confuso. La novità è proprio questa: con uno stile asciutto, basato
solo su fatti chiari e precisi, Roganti non lascia spazio ai sentimenti dei
personaggi o alle descrizioni oziose e stucchevoli degli ambienti, in modo tale
da coinvolgere il lettore in una rapida galoppata verso aspetti e
considerazioni utili all’inchiesta del giornalista mediante l’appoggio di alcuni amici, meno centrali ma delineati con
strepitosa abilità descrittiva, avvicendati a ricoprire i ruoli base di questa storia. Osti,
avventori, ubriaconi, poliziotti, professori, personaggi bizzarri eppure
tenerissimi e ricchi di quell’umanità che le convenzioni della società tendono
a soffocare, il gruppo di amici può anche sembrare sconclusionato e irreale, ma
ci appassiona e diverte ugualmente dalla prima all’ultima pagina, oscillando
dal melodramma alla commedia fino all’inevitabile epilogo.
Innovativa poi l’idea di svelare
l’indagine tramite gli articoli di un giornale locale dove il protagonista, un
anti-eroe senza macchia e senza spada, alla stregua di un novello Peter Parker,
conduce i suoi affezionati lettori nell’intreccio degli eventi, in una specie
di metonimia in cui chi scrive e chi narra sono la stessa persona, ma anche,
parafrasando Pirandello, “uno, nessuno e… centomila”.
Roganti, quindi, si inserisce a
pieno diritto nel ristretto novero dei moderni giallisti, facendo nella
letteratura ciò che i più accorti registi americani stanno ora tentando di fare
nelle serie poliziesche televisive: tolta la pistola dal giubbotto del
commissario e spente le automobili degli improbabili inseguimenti in città o in
autostrada, si sono chinati ad ascoltare i battiti del cuore dei protagonisti.
Roberto si è rivelato in ciò un autentico scrittore, con una mano leggera e
sempre vicina al lettore, che in cambio può chiedere solo di far rivivere
ancora i personaggi a cui inevitabilmente si sta affezionando.
Mauro Sighicelli
I cinqueperunosei:
Stefano Soranna, detto Pulitzer, giornalista
Luigi Guicciardi, detto Cataldo, commissario di
polizia
Mauro Sighicelli, detto Sighi, ex atleta
Luca Bagnoli, detto Armani, agente di
commercio
Armando Bruzzi, detto Malora, commerciante di
vino
Roberto Roganti, detto Grogghino, becchino
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