Trama
Il film racconta la storia del neurochirurgo di fama mondiale Stephen Strange, la cui vita cambia per sempre dopo che un terribile incidente automobilistico lo priva dell’uso delle mani. Quando la medicina tradizionale si dimostra incapace di guarirlo, Strange è costretto cercare una cura in un luogo inaspettato: una misteriosa enclave nota come Kamar-Taj. Scoprirà presto che non si tratta soltanto di un luogo di guarigione, ma della prima linea di una battaglia contro invisibili forze oscure decise a distruggere la nostra realtà. Presto, Strange imparerà a padroneggiare la magia e sarà costretto a scegliere se fare ritorno alla sua vita agiata o abbandonare tutto per difendere il mondo e diventare il più potente stregone vivente.
Mio parere
Quando ho visto per la prima volta Doctor Strange, non ero preparata all’impatto emotivo che mi avrebbe lasciato addosso. Pensavo di trovarmi davanti al classico film spettacolare della Marvel, pieno di effetti speciali, combattimenti e ironia. Invece mi sono ritrovata dentro una storia che mi ha parlato in modo diretto, quasi personale, soprattutto all’inizio.
Stephen Strange è un medico straordinario. Le sue mani non sono solo strumenti: sono la sua identità, la sua sicurezza, il suo modo di stare al mondo. Il film te lo fa percepire subito. Quel modo preciso di muoversi, la fiducia assoluta nei gesti, la sensazione che tutto sia sotto controllo. E proprio per questo, quando l’incidente arriva, la caduta è devastante.
Mio parere
Quando ho visto per la prima volta Doctor Strange, non ero preparata all’impatto emotivo che mi avrebbe lasciato addosso. Pensavo di trovarmi davanti al classico film spettacolare della Marvel, pieno di effetti speciali, combattimenti e ironia. Invece mi sono ritrovata dentro una storia che mi ha parlato in modo diretto, quasi personale, soprattutto all’inizio.
Stephen Strange è un medico straordinario. Le sue mani non sono solo strumenti: sono la sua identità, la sua sicurezza, il suo modo di stare al mondo. Il film te lo fa percepire subito. Quel modo preciso di muoversi, la fiducia assoluta nei gesti, la sensazione che tutto sia sotto controllo. E proprio per questo, quando l’incidente arriva, la caduta è devastante.
È uno dei rari momenti dei cinecomic in cui mi sono sentita davvero toccata.
Non per la spettacolarità, ma per la verità.
Strange si ritrova improvvisamente prigioniero del suo stesso corpo. Le sue mani tremano, non rispondono, non sono più ciò che erano. E in quei minuti ho provato una stretta allo stomaco che non mi aspettavo. L’ho sentita come una ferita condivisa. La perdita dell’autonomia, la frustrazione di non poter fare ciò che si faceva prima, il tentativo disperato di “tornare come prima” a qualsiasi costo. È un dolore silenzioso, quello che passa dalle sue espressioni, e che per me è stato immediatamente riconoscibile.
Da lì inizia un viaggio che, più che fisico, è mentale. Strange ha perso il controllo e non accetta di convivere con questa nuova versione di sé. Va ovunque, prova ogni trattamento, si aggrappa a ogni promessa di guarigione. E ogni volta si scontra con il limite.
Non per la spettacolarità, ma per la verità.
Strange si ritrova improvvisamente prigioniero del suo stesso corpo. Le sue mani tremano, non rispondono, non sono più ciò che erano. E in quei minuti ho provato una stretta allo stomaco che non mi aspettavo. L’ho sentita come una ferita condivisa. La perdita dell’autonomia, la frustrazione di non poter fare ciò che si faceva prima, il tentativo disperato di “tornare come prima” a qualsiasi costo. È un dolore silenzioso, quello che passa dalle sue espressioni, e che per me è stato immediatamente riconoscibile.
Da lì inizia un viaggio che, più che fisico, è mentale. Strange ha perso il controllo e non accetta di convivere con questa nuova versione di sé. Va ovunque, prova ogni trattamento, si aggrappa a ogni promessa di guarigione. E ogni volta si scontra con il limite.
Ed è proprio in questo punto che il film inizia a trasformarsi.
La parte “supereroistica” è quasi un contorno. Sì, ci sono magie, dimensioni impossibili, scene visivamente incredibili che sembrano sognate più che viste. Ma il cuore del film non sono i poteri. È la possibilità di cambiare direzione quando la strada davanti è crollata. È il coraggio di smettere di inseguire ossessivamente ciò che è stato e iniziare a vedere ciò che potrebbe essere.
La parte “supereroistica” è quasi un contorno. Sì, ci sono magie, dimensioni impossibili, scene visivamente incredibili che sembrano sognate più che viste. Ma il cuore del film non sono i poteri. È la possibilità di cambiare direzione quando la strada davanti è crollata. È il coraggio di smettere di inseguire ossessivamente ciò che è stato e iniziare a vedere ciò che potrebbe essere.
Quello che mi ha colpita è come Strange, passo dopo passo, inizi a ricostruirsi da zero. Non come medico, non come genio, non come “quello che era prima”, ma come essere umano che deve imparare di nuovo a fidarsi di sé. Non c’è glorificazione del dolore, non c’è romanticismo della sofferenza. C’è una trasformazione lenta, difficile, a tratti crudele, ma autentica.
E tutta la dimensione magica diventa una metafora: quando il corpo non funziona come dovrebbe, la mente può aprire nuove vie. Non soluzioni facili, non scorciatoie, ma possibilità.
E questa è la parte che mi ha scaldato di più.
Doctor Strange,è un film che non parla di supereroi. Parla di cadute, di limiti, di perdite, e del momento in cui decidi di non essere definito da ciò che non puoi più fare. Parla di quel punto fragile in cui la vita ti costringe a ricominciare, che lo tu voglia o no.
Ogni volta che lo rivedo, mi ricorda che la forza non arriva solo dal corpo. A volte nasce proprio dal punto in cui ci si spezza.
E tutta la dimensione magica diventa una metafora: quando il corpo non funziona come dovrebbe, la mente può aprire nuove vie. Non soluzioni facili, non scorciatoie, ma possibilità.
E questa è la parte che mi ha scaldato di più.
Doctor Strange,è un film che non parla di supereroi. Parla di cadute, di limiti, di perdite, e del momento in cui decidi di non essere definito da ciò che non puoi più fare. Parla di quel punto fragile in cui la vita ti costringe a ricominciare, che lo tu voglia o no.
Ogni volta che lo rivedo, mi ricorda che la forza non arriva solo dal corpo. A volte nasce proprio dal punto in cui ci si spezza.
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