lunedì 27 marzo 2023

Francesco Geminiani

 

Lucca, battezzato 5-XII-1687 - Dublino 17-IX-1762

Allievo di Corelli a Roma e di Alessandro Scarlatti a Napoli, dal 1707 al '10 fece parte dell'orchestra della Signoria di Lucca in qualità di violinista, passando poi per quattro anni a Napoli e infine, nel 1714, a Londra, dove fu assai onorato come concertista di violino e compositore. Dopo essere stato una prima volta in tournée a Dublino nel 1731, vi prese dimora stabile dal 1733 al '34; ritornò poi a Londra, e dal 1749 al '55 visse a Parigi, stabilendosi infine nella capitale inglese. Mori a Dublino dove si era recato a far visita a un allievo.

Come per molti altri autori italiani e stranieri del '600 e del '700, è impossibile entrare nei dettagli di un'analisi delle singole composizioni. La produzione di Geminiani è assai vasta, e i suoi caratteri distintivi sono quelli di cui si è detto sopra.
Ci limiteremo dunque ad elencare le raccolte di composizioni per orchestra d'archi che l'autore stesso diede alle stampe, e da cui vengono tratti a tutt'oggi i concerti di più frequente esecuzione:

op. 2 6 Concerti grossi ( 1732);
op. 3 6 Concerti grossi ( 1733);
op. 4 6 Concerti grossi (trascrizioni di precedenti sonate per violino, 1743);
op. 6 6 Concerti grossi ( 1741);
op. 7 6 Concerti grossi a 3 l 8 parti reali ( 17 46 ).

A Geminiani si deve inoltre la trascrizione per orchestra delle Sonate per violino e basso op. 5 di Corelli, che pubblicò nel 1735 e divennero famose; meno nota, ma altrettanto felice, la trascrizione orchestrale delle Sonate a tre da chiesa op. 3, pure del Corelli.

giovedì 23 marzo 2023

César-Auguste Franck


(Liegi 10-XII-1822 - Parigi 8-XI-1890)

Di lontane origini austriache, era figlio di un padre autoritario che impose a tutti i figli una rigida condotta di vita. Studiò a Liegi, perfezionandosi dal 1835 al Conservatorio di Parigi con Zimmermann, Reicha e con Benoist per l'organo. Dal 1841 al '44 tiene applauditissimi concerti d'organo in Belgio, ma poi si stabilisce a Parigi dedicandosi all'insegnamento e alla composizione. Dal 1851 al '58 è organista a Saint-Jean-SaintFrançois, poi passa a Sainte-Clotilde come organista e direttore di cori rimanendovi fino alla morte. Nel 1846, lasciata finalmente la famiglia in seguito a serie divergenze di vedute col padre che voleva indirizzarlo alla carriera di concertista, si era dedicato alla composizione e nel 1848 si era sposato. Nel 1872 succederà a Benoist alla cattedra d'organo del Conservatorio: alla sua scuola si formarono D'Indy, Chausson, Duparc e molti altri musicisti francesi.


Sinfonia in re minore (1888) - È l'ultima composizione orchestrale di Franck, e pur essendo la sua unica sinfonia costituisce in un certo senso la summa dell'attività strumentale di questo musicista. Assai solidamente costruita, essa è permeata di quel vibrante senso romantico tipico di Franck, che lo accomuna più alla scuola tedesca che a quella contemporanea francese. Anche qui come in altre sue composizioni c'è da notare una predilezione per certi procedimenti cromatici, mentre l'orchestra è uno strumento appassionato, non certo "brillante" nel senso di un Berlioz, ma caldo e denso come ad esempio
in Brahms.
Franck impiega la forma ciclica, per lui usuale, nel senso che vi è un tema principale che ritorna con funzione costruttiva in tutta la composizione. Si avverte nella Sinfonia l'influsso di Wagner, ma si avverte soprattutto un'ispirazione vigorosa e personale che ne fa ancor oggi uno dei pezzi più eseguiti in concerto: e l'afflato mistico si risolve umanamente in un'espressione patetica e spesso di forte drammaticità. Singolarmente essa è costruita in tre tempi, invece dei quattro classici: un "Lento-Allegro non troppo," un "Allegretto" che sta tra lo Scherzo e il tempo lento classico ed è caratterizzato da una mesta melodia affidata al corno inglese, e un "Finale" ('Allegro non troppo') in re maggiore, una pagina luminosa e fervida, che richiama i temi dei due tempi precedenti in una struttura sinfonica piena di slancio e culminante in una coda di grandiosa efficacia. 

lunedì 20 marzo 2023

Gabriel Fauré

 

Pamiers [Pirenei] 12-V-1845 - Parigi 4-IX-1924

Compiuti gli studi con Saint-Saens e altri all'Ecole Niedermeyer di Parigi, fu organista in una cittadina della Bretagna dal 1866 e dal 1870 in chiese parigine: dal 1877 fu maestro di cappella e dal '96 organista alla Madeleine, passando poi come insegnante al Conservatorio, che diresse dal 1905 al '19. Suoi allievi furono tra gli altri Ravel, F. Schmitt e Nadia Boulanger. Fu anche critico musicale per "Le Figaro".

Fantasia per pianoforte e orchestra op. 111 (1918)
Composizione della tarda maturità - Fauré era avviato ormai all'ottantina - questa Fantasia è una pagina ancora ammirevole per la freschezza delle idee e l'eleganza del discorso. Fauré resta anche qui il musicista deliziosamente decadente delle sue migliori liriche e dei pezzi per pianoforte solo. Ma nella sua decadenza non v'è nulla di drammatico: egli si esprime con una semplicità commovente - ed è questo che lo differenzia da un Ravel, che pure da lui imparò moltissimo (del resto sarebbe difficile dire, stante la data del 1918, se Ravel sia stato influenzato dalle armonie di questa composizione o se essa per caso non risentisse già dello stile di Ravel, che a quell'epoca era da parecchi anni attivo come compositore) -; il pianoforte resta anche qui, nonostante l'apporto assai significativo dell'orchestra, strumento quasi intimistico, a cui è affidata l'espressione di una raffinata interiorità.
La Fantasia è basata su un tema iniziale che conserva la predominanza in tutto il pezzo, ma nella parte centrale il movimento si fa più mosso, e presenta un insistente ritmo puntato.
All"' Allegro moderato " dell'inizio succede dunque un "Allegro molto" in 3/4 che sfocia poi nuovamente nel tema principale esposto all'inizio dal solo pianoforte.