giovedì 23 marzo 2023

César-Auguste Franck + Sinfonia in re minore (1888)


(Liegi 10-XII-1822 - Parigi 8-XI-1890)

Di lontane origini austriache, era figlio di un padre autoritario che impose a tutti i figli una rigida condotta di vita. Studiò a Liegi, perfezionandosi dal 1835 al Conservatorio di Parigi con Zimmermann, Reicha e con Benoist per l'organo. Dal 1841 al '44 tiene applauditissimi concerti d'organo in Belgio, ma poi si stabilisce a Parigi dedicandosi all'insegnamento e alla composizione. Dal 1851 al '58 è organista a Saint-Jean-SaintFrançois, poi passa a Sainte-Clotilde come organista e direttore di cori rimanendovi fino alla morte. Nel 1846, lasciata finalmente la famiglia in seguito a serie divergenze di vedute col padre che voleva indirizzarlo alla carriera di concertista, si era dedicato alla composizione e nel 1848 si era sposato. Nel 1872 succederà a Benoist alla cattedra d'organo del Conservatorio: alla sua scuola si formarono D'Indy, Chausson, Duparc e molti altri musicisti francesi.


Sinfonia in re minore (1888) - È l'ultima composizione orchestrale di Franck, e pur essendo la sua unica sinfonia costituisce in un certo senso la summa dell'attività strumentale di questo musicista. Assai solidamente costruita, essa è permeata di quel vibrante senso romantico tipico di Franck, che lo accomuna più alla scuola tedesca che a quella contemporanea francese. Anche qui come in altre sue composizioni c'è da notare una predilezione per certi procedimenti cromatici, mentre l'orchestra è uno strumento appassionato, non certo "brillante" nel senso di un Berlioz, ma caldo e denso come ad esempio
in Brahms.
Franck impiega la forma ciclica, per lui usuale, nel senso che vi è un tema principale che ritorna con funzione costruttiva in tutta la composizione. Si avverte nella Sinfonia l'influsso di Wagner, ma si avverte soprattutto un'ispirazione vigorosa e personale che ne fa ancor oggi uno dei pezzi più eseguiti in concerto: e l'afflato mistico si risolve umanamente in un'espressione patetica e spesso di forte drammaticità. Singolarmente essa è costruita in tre tempi, invece dei quattro classici: un "Lento-Allegro non troppo," un "Allegretto" che sta tra lo Scherzo e il tempo lento classico ed è caratterizzato da una mesta melodia affidata al corno inglese, e un "Finale" ('Allegro non troppo') in re maggiore, una pagina luminosa e fervida, che richiama i temi dei due tempi precedenti in una struttura sinfonica piena di slancio e culminante in una coda di grandiosa efficacia. 

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