venerdì 24 febbraio 2023

Commissario Hans Barlach


Commissario Hans Barlach, Svizzera, 1952 / Friedrich Durrenmatt

Vedovo e ammalato di cancro, il commissario Hans Barlach è una delle più straordinarie figure di poliziotto di tutta la letteratura poliziesca. 
Definito «una specie di Maigret che abbia letto Heidegger», è un individuo plasmato su una fede integerrima e tutta positiva ma, convinto nello stesso tempo della fondamentale impotenza di questa a sconfiggere il male, non esita a ricorrere spietatamente alle regole di un gioco amorale per eliminare quei criminali che la legge della giustizia terrena non può colpire. 


Così in Il giudice e il suo boia (Der Richter und sein Henker, 1952), forse il più geniale dei romanzi polizieschi di Friedrich Durrenmatt, non esita a incriminare e a fare uccidere un suo vecchio nemico, responsabile in passato di numerosi delitti rimasti impuniti, per l'unico crimine che non ha commesso.



Il commissario Hans Barlach ritorna l'anno successivo in un magistrale thriller, II sospetto (Der Verdacht, 1953), e in seguito in La promessa (Das Versprechen, 1958), ennesima variazione sul tema dell'inverted story che reca come significativo sottotitolo Un requiem per il romanzo poliziesco.



Paolo Stoppa ha sostenuto con straordinaria aderenza il ruolo del commissario Hans Barlach nella riduzione televisiva de Il giudice e il suo boia e de Il sospetto, trasmessi dalla Rai nel 1971. Questi romanzi sono stati pubblicati in Italia da Feltrinelli, mentre La promessa è stato pubblicato da Einaudi.


Manuel de Falla


Cadice 23-XI-1876 - Alta Gracia [Argentina] 14-XI-1946

Compiuti gli studi musicali a Cadice e a Madrid con P. Pedrell, nel 1907 era a Parigi come pianista e direttore di una compagnia girovaga di mimi: qui si perfezionò con Dukas rimanendovi fino al 1914, in costante e proficuo contatto col locale ambiente musicale (Ravel, Albéniz e altri). Dal 1914 al '19 visse a Madrid, poi a Granada dove entrò in contatto con Garsìa Lorca. A partire dal 1932, sia per una malattia alle vie respiratorie sia per le tristi vicende politiche della Spagna, la sua produzione diminuì considerevolmente: e nel 1939, dopo la vittoria di Franco, De Falla emigrò in Argentina, dove fu per breve tempo direttore d'orchestra, prima di ritirarsi in una località montana dell'Alta Gracia.

Notti nei giardini di Spagna (Noches en los jardines de Espafia) impressioni sinfoniche per pianoforte e orchestra (1915)
Ancora una volta siamo di fronte a una pagina di alta forza evocativa, dove la severa costruzione musicale si risolve in una festa di timbri e di ritmi che riproducono mirabilmente tre tipici quadri spagnoli. Il trattamento dell'orchestra è qui particolarmente lussureggiante, e rivela più che negli altri lavori di De Falla una forte influenza della tecnica impressionistica.
Anche le rievocazioni popolaresche di temi e di ritmi tendono a sciogliersi in un ampio affresco sinfonico, dove non è possibile disconoscere una certa pregustata sensualità del timbro.
C'è anche da osservare che il pianoforte qui non è trattato come strumento solistico nel senso corrente, ma come un elemento di primaria importanza nel discorso di tutta l'orchestra; esso la potenzia fonicamente e la arricchisce dal punto di vista coloristico, senza mai assumere rispetto ad essa una funzione
dialettica nel senso del concerto tradizionale.
La composizione si divide in tre parti: "AI Generalife" (è l'antica residenza dei re mori presso Granada; il pezzo, in tempo 'Allegretto tranquillo e misterioso', è un fascinoso notturno, dal colorito vagamente orientale e dall'atmosfera inebriante); "Danza lontana" ('Allegretto giusto': effetti timbrici raffinati e delicatissimi riproducono mirabilmente il sentimento nostalgico di una danza che giunge all'orecchio dalla lontananza); "Nei giardini della Sierra di Cordoba" ('Vivo': un brano festoso e ritmato, dai colori vividi, che verso la fine rievoca le precedenti atmosfere notturne). 

venerdì 17 febbraio 2023

Ex ispettore Grodman

 



Ex ispettore Grodman, Gran Bretagna, 1892 / Zangwill Israel


L'ex ispettore Grodman è il protagonista di The big bow mystery (1892), il primo giallo effettivamente imperniato su un mistero di camera chiusa. Scritto in due settimane per essere pubblicato a puntate sul London Star, questo romanzo è nato con ogni probabilità con intenti vagamente parodistici e prende le mosse dal proposito di un vecchio poliziotto a riposo di commettere il delitto perfetto.



Questo giallo, che rimane ancora oggi tra i più riusciti misteri di camera chiusa, costituisce non solo un campionario esauriente di molti altri temi-chiave della tradizione poliziesca all'inglese, ma ha sicuramente
influenzato Il mistero della camera gialla (Le mystère de la chambre jaune), scritto quindici anni più tardi da Gaston Leroux, e Maschera bianca (White face, 1929) di Edgar Wallace. 

 

Per quel che riguarda I delitti della via Morgue di Edgar Allan Poe, che è il legittimo antesignano storico di questo genere di racconto-enigma, occorre tenere presente che esso, pur offrendo un mistero di camera chiusa, non vi fa realmente perno né la soluzione finale è incentrata primariamente sulla spiegazione di quel problema.


Può essere infine curioso ricordare che con The big bow mystery abbiamo il primo esempio flagrante in cui il detective, o comunque il protagonista, è anche l'assassino.


Questo romanzo di Israel Zangwill ha fornito lo spunto per due film. Il primo risale al 1928 ed è stato firmato da Bert Glennon col titolo The perfect crime. 


Il secondo è stato diretto nel 1946 da Don Siegel, con un cast comprendente Sidney Greenstreet, Peter Lorre e Joan Lorring, ed è uscito in Italia con il titolo La morte viene da Scotland Yard.


Antonin Dvorak


Nelahozeves [Boemia] 8-IX-1841 - Praga 1-V-1904

Figlio di un oste, rivelò da fanciullo una vera passione per la musica, tanto che nel 1857 entrò nella Scuola organistica di Praga perfezionandosi in composizione e nel violino. Fu poi violista in un'orchestra di musica leggera, e dal 1873 al '77 organista in una chiesa di Praga. Su raccomandazione di Hanslick e di Brahms gli venne infine concessa una borsa di studio statale che gli permise di dedicarsi per quattro anni esclusivamente alla composizione. Da allora incominciò a farsi conoscere con la sua pro­duzione in patria e all'estero, e la sua situazione economica fu ben presto assicurata dalle numerose esecuzioni. Egli stesso diresse concerti con proprie composizioni in Europa e in America, e nel 1891 fu nominato insegnante di composizione al Conservatorio di Praga. Dal 1892 al '95 diresse il Conservatorio Nazionale di Musica di New Y ork, svolgendovi un'opera interessante di ricerca e valorizzazione della musica indigena indiana e negra; dal 1901 alla morte diresse il Conservatorio di Praga, dove mori al culmine della celebrità, circondato da grandi onori e dalla stima di tutti i contemporanei.


Sinfonia n.5 in mi minore (Dal nuovo mondo) op. 95 (1893)

La Sinfonia n. 9 in Mi minore di Antonín Dvořák, op. 95, nota anche col titolo di Sinfonia "Dal Nuovo Mondo", è la nona e ultima sinfonia del compositore ceco. Fu pubblicata dall'autore come Sinfonia n. 5 perché le prime quattro sinfonie furono da lui non considerate e pubblicate postume.
Come sappiamo, nel periodo di residenza americana Dvorak si occupò intensamente di canto indiano e negro: e compose questa Sinfonia "nello spirito di queste melodie popolari" senza peraltro averne citata nessuna letteralmente. Dvořák fu portato a concepire tale composizione in questi termini dal vivo interesse che portava per questi popoli oppressi; non solo, ma trovandosi in America nella sua qualità di famoso compositore europeo, sentì forse il dovere di indicare ai compositori locali una possibile via "nazionale" in campo musicale. Ma il suo esempio restò sostanzialmente isolato, sia perché in fondo la Sinfonia "Dal nuovo mondo " resta un lavoro nutrito di una tradizione musicale schiettamente europea, sia perché pochi anni dopo gli elementi popolari della musica americana, soprattutto negra, avrebbero trovato una via completamente diversa con il jazz. D'altro canto, l'influenza dell'ambiente americano, e non solo della musica popolare locale, sulla Quinta Sinfonia è indiscutibile: Dvořák abbandona infatti qui in molti casi quella scrittura densa e a volte ieratica che aveva caratterizzato le precedenti sinfonie per infondervi uno spirito più fresco, ispirato da un lato al diverso senso della natura che al musicista derivava a contatto con il grande continente americano, dall'altro all'incalzante modo di vita americano, che non gli permetteva nemmeno nella forma musicale lunghi ripensamenti e continui ritorni. Di qui la ricchezza di idee, di episodi, di temi, di intrecci che caratterizza l'ultima sinfonia di Dvořák (e sappiamo che in realtà si tratta della sua nona sinfonia): dall'incontro di due civiltà è scaturita una delle pagine sinfoniche piu celebri e piu sorprendenti dell'ultimo '800.
Ecco la successione dei tempi della Sinfonia "Dal nuovo mondo ": " Adagio-Allegro molto" (il primo tema dell"'Allegro" ha un'importanza fondamentale per tutta la Sinfonia; da notare nel seguito del primo tempo la presenza di due temi di sapore tipicamente "americano"); "Largo," in cui risuona evidente l'eco della musica dei pellirosse americani; "Scherzo" 'Molto vivace' - (anche qui nel ritmo incisivo del primo tema sembra di scorgere una reminiscenza delle danze popolari americane); "Allegro con fuoco," con il tema piu popolare della Sinfonia, in cui ritornano nel corso dell'imponente sviluppo i principali spunti dei tempi precedenti. 

venerdì 10 febbraio 2023

Dottor Gideon Fell


Dottor Gideon Fell, Gran Bretagna, 1933 / John Dickson Carr

Grande e grosso come Nero Wolfe o come Henri Bencolin, creato tre anni prima dallo stesso autore, il dottor Gideon Fell è un burbero gigione, adorabilmente buffonesco e genialmente autocaricaturale. Soffre di asma e quando parla è spesso interrotto dagli ansiti e da sinistri mugolii. Questa "macchina sbuffante", come l'ha acutamente definito Ranieri Carano, ha libero accesso a Scotland Yard, pur non facendo parte della polizia, e si diverte come un matto a risolvere i vari casi nei quali resta di volta in volta implicato; anche se è spesso in pericolo e qualche volta se la cava per il rotto della cuffia.

Il dottor Gideon Fell usa un linguaggio forbito e non sempre perfettamente comprensibile e dal 1933, quando compare per la prima volta in Il cantuccio della strega (Hag's nook), è protagonista di ventitré romanzi, pubblicati in Italia da Mondadori e caratterizzati da un linguaggio elegante e nutrito di sapiente erudizione oltre che da intrecci folgoranti. 


Scritti senza nascondere un certo interesse per il macabro e per il grottesco, la maggior parte di questi libri sono inoltre incentrati su delitti impossibili, che sembrano soprannaturali anche se non lo sono assolutamente. Infatti, come ha scritto Marco Polillo, «i delitti di cui Gideon Fell deve occuparsi non possono mai tecnicamente essere stati commessi: le camere nelle quali vengono trovati i cadaveri sono sempre accuratamente chiuse a chiave dall'interno, o quando i delitti vengono commessi in luoghi aperti, questi sono torri inaccessibili, campi di neve immacolati, piscine isolate, e per di più ci sono spesso anche dei testimoni, naturalmente al di sopra di ogni sospetto, pronti a giurare che nessuno si è avvicinato al luogo del delitto. 



Eppure, non ci sono magie, non ci sono fantasmi nelle storie di John Dickson Carr, c'è solo una parvenza di soprannaturale, un velo destinato a dissolversi sotto la ferrea logica della spiegazione finale».
Può essere infine curioso ricordare che dalla "biografia" del dottor Gideon Fell, minuziosamente redatta da John Dickson Carr, apprendiamo che egli è nato nel 1884, si è diplomato a Eton e Ballion e ha conseguito numerosi riconoscimenti accademici a Harvard e a Oxford. Tra i suoi importanti saggi merita di essere ricordato "Usi e costumi riguardanti il bere in Inghilterra dalle origini ai giorni nostri", che lo ha tenuto impegnato per vent'anni.


Nel Regno Unito la BBC mandò in onda nel 1956, per il programma Sunday Night Theatre, The Seat of the Scornful, un adattamento del romanzo Il giudice è accusato, con Finlay Currie nel ruolo del dottor Fell.


Nel 1959 la BBC produsse un adattamento radiofonico del romanzo Le tre bare, con Norman Shelley nel ruolo del dottor Fell.

In Argentina, nel 1961, un canale televisivo ha trasmesso uno sceneggiato in tre puntate dal titolo Los suicidios constantes, tratto dal romanzo Gideon Fell e il caso dei suicidi. Il ruolo del dottor Fell era interpretato dall'attore uruguaiano Walter Vidarte.

In Italia, nel 1982, la RAI ha mandato in onda uno sceneggiato diretto da Daniele D'Anza, dal titolo Tre colpi di fucile, tratto dal romanzo Un colpo di fucile. Il ruolo del dottor Fell era interpretato da Giampiero Albertini. Il cast comprendeva altri attori noti come Mariano Rigillo e Alberto Lupo.


Nel 1997 la BBC ha mandato in onda una serie di adattamenti radiofonici tratti dai romanzi Le tre bare, Un colpo di fucile, Destare i morti, Il terrore che mormora, Una croce era il segnale, Il cappellaio matto, Delitto a bordo e Occhiali neri. La regia era di Enyd Williams, con Donald Sinden nel ruolo di Gideon Fell e John Hartley in quello del sovrintendente Hadley.

Paul Dukas


Parigi 1-X-1865 - ivi 17-V-1935

Compiuti gli studi al Conservatorio parigino, vi fu insegnante di direzione d'orchestra dal 1909 e di composizione dal 1913, dedicandosi in pari tempo a un'attività critica di notevole interesse. Fu compositore attento dell'evoluzione della musica del suo tempo, padrone di una tavolozza orchestrale assai ricca,
provvisto peraltro di una forte dose di autocritica che gli permise di portare a termine un numero relativamente limitato di composizioni. Ebbe notevole influsso sulla musica francese del nostro secolo, non solo con la sua opera di didatta assai apprezzato (suo allievo fu anche Messiaen) ma anche con la sua
produzione che seppe fondere felicemente influssi del romanticismo tedesco con la tradizione francese da Franck a Debussy.
Oltre al poema danzato La Péri (1912), a un "racconto lirico," alla Sinfonia in do e a L'apprendista stregone, di cui diremo in seguito, Dukas scrisse tre ouvertures oggi quasi del tutto dimenticate, diversi pezzi per pianoforte e alcune liriche. I suoi scritti critici sono stati raccolti in volume (Parigi 1948).


L'apprendista stregone (L'Apprenti sorcier)

Scherzo per orchestra da una ballata di Goethe (1897) - Chi non conosce questa composizione, l'unica di Dukas divenuta veramente popolare nel mondo intero? È ispirata a una ballata di Goethe, a sua volta derivata da una storia scherzosa già nota nell'antichità greca. L'apprendista stregone, lasciato solo dal suo maestro, si serve di una formula magica per imporre il suo volere a una scopa, che incomincia ad attingere acqua al fiume. Ma quando il giovane vorrebbe arrestarne l'opera non ricorda la formula, e solo il ritorno dello stregone riesce a scongiurare l'inondazione e a por fine all'andirivieni della scopa.
L'inizio dello "scherzo" presenta già i due temi principali di tutto il pezzo: specialmente il secondo è destinato a svolgere una funzione di primo piano in tutta la partitura, esposto ben presto dai fagotti col noto effetto grottesco. Da questo tema ne deriva un altro pure a carattere vivace, che sembra contrapporsi - come rappresentazione dello spensierato apprendista - ai temi piu grevi dei sortilegi; sempre nella parte iniziale si trova una sorta di fanfara, che riapparirà anche piu avanti e ha il significato di un accorato appello rivolto dal giovane imprudente al suo maestro.
Tutti questi temi - peraltro strettamente analoghi tra loro - danno vita a una serie di sviluppi geniali, carichi di un humour grottesco che è rimasto si può dire unico nella storia della musica sinfonica dell'ultimo '800. Ma c'è da notare anche la notevole arte dell'orchestrazione, che prelude a certo Debussy, la delibazione del timbro, la capacità di generare atmosfere inedite e spesso sorprendenti. Ben a ragione questo "scherzo sinfonico" viene considerato come il capolavoro di Dukas; e non è privo di significato che lo stesso Stravinski ne abbia risentito l'influsso in piu di una sua partitura giovanile. 

venerdì 3 febbraio 2023

Gervase Fen


Gervase Fen, Gran Bretagna, 1944 / Edmund Crispin

Sulla quarantina, alto e allampanato, Gervase Fen insegna letteratura inglese all'università di Oxford. Uomo di notevole cultura, anche seraramente gli capita di ostentarla soltanto per il gusto di stupire le persone con le quali ha a che fare nel corso delle sue varie avventure, è sposato con una donna dolce e sensibile che vorrebbe che lui non si cacciasse continuamente nei guai e che è sempre preoccupata che possa accadergli qualcosa, anche se cerca di non farlo mai vedere e se in fondo prova una grande ammirazione per il marito.


Apparso per la prima volta nel 1944 in Delitto a Oxford (The case of the gilded fly), questo compassato professore è protagonista di altri sette romanzi polizieschi e di quattordici racconti.

Delitto a Oxford, I Gialli del Secolo n. 128, Casini Editore, 1954
Il diavolo nella cattedrale, I Classici del Giallo Mondadori n. 1032, 2004
Il negozio fantasma, I Classici del Giallo Mondadori n. 1082, 2005
Il canto del cigno, I Classici del Giallo Mondadori n. 1016, 2004
Il manoscritto perduto, I Classici del Giallo Mondadori n. 820, 1998
Sepolto vivo!, Gialli del Veliero n. 18, Martello, 1950
Cercasi ragazza occhi azzurri, I Gialli del Secolo n. 103, Casini Editore, 1954
La morte nel villaggio, I Classici del Giallo Mondadori n. 878, 2000
Beware of the Trains, antologia di racconti, 1953
Omicidio sotto la luna, I Classici del Giallo Mondadori n. 1068, 2005
Fen Country, antologia di racconti, 1979



Claude Debussy


Saint-Germain-en-Laye 22-VIII-1862 - Parigi 25-III-1918

Allievo di Lavignac e Marmontel al Conservatorio di Parigi, nel 1880 conobbe Nadezda von Meck (la mecenate di Ciaikovski) che lo condusse seco in Russia come pianista per tre estati consecutive, entrando così grazie a lei in contatto con molti musicisti e con la letteratura musicale russa. Perfezionatosi con Guiraud ancora al Conservatorio parigino, dal 1885 all'87 vive a Roma entrando poi nel circolo di Mallarmé a Parigi e iniziandosi alla musica wagneriana. Si incontra con Brahms a Vienna e poco dopo si distacca da Wagner scrivendo nel 1894 il Preludio al pomeriggio d'un fauno che lo impone decisamente all'attenzione del pubblico internazionale.
Svolge anche attività di critico musicale, ma ben presto i successi ottenuti gli permettono di dedicarsi interamente alla composizione. Stabilitosi vicino al Bois de Boulogne vive qualche anno in perfetta serenità, ma ben presto deve lottare contro nuove difficoltà finanziarie e contro la dolorosa malattia che dopo dieci anni lo condurrà alla tomba. Il ritmo della sua produzione si allenta, e gli anni della guerra mondiale procurano un grave choc all'animo sensibile del musicista; si aggiunga che con l'affermarsi di Ravel la figura e l'opera di Debussy tendono a passare in secondo piano negli ambienti musicali francesi: e anche questo sarà per lui motivo di grave afflizione. Morirà stroncato da un cancro intestinale.


La Mer (1905)

Sono tre "schizzi sinfonici," intitolati rispettivamente "Dall'alba a mezzogiorno sul mare," "Giuoco delle onde" e "Dialogo del vento e del mare." Ma sotto le semplici definizioni date a questo mirabile poema sinfonico dall'autore stesso c'è una straordinaria ricchezza di colori e di spunti espressivi, c'è tutta la poesia dei migliori pezzi precedenti del musicista trasfusa in un grandioso affresco, dove l'artista raggiunge la sua piena maturità: e forse egli stesso non supererà piu tanta ricchezza d'ispirazione e tanta varietà di tavolozza orchestrale.
II pretesto "programmatico" - se così si può parlare nei riguardi della musica debussiana - si dissolve in un'opera di assai vasto respiro, dove le assolate distese marine destano un tumulto di impressioni e un'orgia di colori che fin'allora nessun musicista aveva saputo ricavare da un'orchestra. Dei tre brani
il più impressionante è certamente l'ultimo, "Dialogo del vento e del mare": ad ascoltare questo pezzo, si comprenderà quanto l'opera di Debussy sia stata essenziale per tutta l'evoluzione della musica del nostro tempo. L"'impressionismo" debussiano diventa qui pura espressione, accesa trasfigurazione di un dato di natura che rimane semplice pretesto per un sublime volo della fantasia.