venerdì 28 aprile 2023

Leos Janacek

 

Hukvaldy [Moravia] 3-VII-1854 - Ostrava 12-VIII-1928

Compiuti gli studi musicali a Praga, Lipsia e Vienna, nel 1881 si stabilì a Brno, dove fu attivo tutta la vita come direttore d'orchestra e di cori e compositore. Svolse anche intensa attività organizzativa, fondando una scuola musicale che più tardi fu trasformata in conservatorio statale.
Si dedicò inoltre attivamente allo studio del folclore musicale ceco, tanto che in un primo tempo si acquistò buona notorietà soprattutto come studioso dei problemi del canto popolare più che come compositore.
Nel 1905 fu nominato presidente del Comitato per il canto popolare in Moravia e Slesia, e nel 1919 insegnante al Conservatorio di Praga. Morì circondato dalla stima e dall'ammirazione di tutto il mondo musicale cecoslovacco: negli ultimi anni di vita la sua produzione aveva incominciato
ad affermarsi anche all'estero.

TARAS BULBA, rapsodia per orchestra (1918)
«La rapsodia sinfonica in tre tempi Taras Bulba, ispirata al romanzo di Gogol, in cui è narrata la leggenda ucraina di Taras Bulba, ataman dei cosacchi di Zaporosc, morto eroicamente al termine di una vittoriosa lotta contro i polacchi nel 1628, fu composta da Janacek durante la prima guerra mondiale a testimonianza della sua simpatia calorosa ed entusiastica verso la nazione russa in lotta»: così si legge nella prefazione alla partitura, e in questi termini si espresse lo stesso compositore a proposito della sua popolare creazione. A sua volta, le tre parti di questa "fantasia" sono ispirate ai tre protagonisti della vicenda. La prima parte si intitola "La morte di Andrej": Taras Bulba fa giustizia con le proprie mani del figlio Andrej, passato al nemico per amore della figlia del capo dei polacchi; la seconda parte è "La morte di Ostapov": Taras Bulba assiste alla morte del suo secondo figlio, catturato e giustiziato dai polacchi; nell'ultima parte, "Profezia e morte di Taras Bulba," Taras muore sul rogo, ma ha una visione profetica della vittoria e della gloria futura della sua patria.
È uno dei pezzi più arditi e fantasiosi del compositore moravo: le armonie vi sono estremamente nuove e interessanti, il ritmo viene sottoposto a un instancabile processo di frazionamento e di trasformazione, lo strumentale è flessibile e multiforme, e crea atmosfere efficacissime, in cui il compositore dimostra di tener nel dovuto conto tutte le principali conquiste della tecnica orchestrale a lui contemporanea, da Debussy a Stravinski.

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