lunedì 17 aprile 2023

Georg Friedrich Handel


Halle [Germania] 23-II-1685 - Londra 14-IV-1759

Nonostante la manifesta inclinazione per la musica, Handel era stato destinato dal padre allo studio della legge. Tuttavia, pur frequentando per diversi anni l'Università, non abbandonò i contatti con gli ambienti musicali, che aveva imparato a conoscere fin da fanciullo alle corti del duca di Sachsen-Weissenfels e del principe elettore di Brandeburgo, dove suo padre prestava opera di cerusico; e già nel 1697 riusciva ad entrare nella cattedrale come assistente organista, ottenendo nel 1702 la nomina a primo organista. Nel 1703 si spostò ad Amburgo, dove entrò a far parte come violinista nell'orchestra diretta dal celebre operista Reinhard Keiser. Qui incominciò a farsi conoscere come compositore per il teatro, ma nel 1706 partiva per l'Italia, dove rimaneva per tre anni soggiornando a Venezia, Firenze, Roma e Napoli e facendo tesoro dei suoi contatti con l'ambiente musicale. Nel 1710 diviene maestro di cappella alla corte di Hannover, e risale a quell'anno il primo viaggio a Londra per mettere in scena una propria opera: e a Londra si stabilisce definitivamente nel 1713, un anno prima della nomina dell'elettore di Hannover, presso cui prestava servizio, a re d'Inghilterra col titolo di Giorgio I. Tranne alcuni viaggi in Germania compiuti nel 1716, nel 1719, nel 1737 e nel 1750, Handel si radica per tutto il resto della vita in Inghilterra, dove diviene uno dei personaggi centrali dell'attività musicale, protagonista di polemiche, di imprese non sempre coronate da successo, di rivalità con altri compositori: dopo esser stato a capo della Royal Academy (istituzione favorevole all'opera italiana) e aver fatto rappresentare con successo opere
e balli al Covent Garden e al King's Theatre, nel 1741 cessa, sfiduciato, di comporre per il teatro dedicandosi principalmente all'oratorio e alla musica sacra e strumentale e recandosi in Irlanda per un soggiorno di otto mesi. Quasi cieco a partire dal 1751, non per questo abbandona l'attività creativa, e fino agli ultimi giorni di vita detta le sue opere agli amici più fidati e dirige personalmente un buon numero dei suoi oratori. 
Si spegne circondato dalla stima di tutto il mondo musicale, dopo una vita intessuta in parte di amarezze ma in parte anche di grandi, indimenticabili
successi.

12 Concerti grossi per archi op. 6 (1739) 
Pubblicati per la prima volta dall'autore col titolo Grand concertos, costituiscono la vetta della produzione strumentale del maestro di Halle. Caratteristica in tutti questi concerti la tecnica dell"'affresco" da lui prediletta: non elaborazione tematica di incisi che informano di sé tutto lo svolgimento musicale, ma piuttosto libero giuoco con disegni ritmici, che in qualche punto può far pensare a Vivaldi, anche se diversissimo è il mondo poetico di Handel, meno fantasioso e formalmente più composto di quello del Prete Rosso. A differenza del concerto bachiano, troviamo qui una molteplice suddivisione in tempi mossi e lenti, a volte quasi in guisa di suite di danze, restando peraltro invariato il rapporto tra "concertino" e "tutti" orchestrale. Singolare il fatto che in tutti i dodici concerti il "concertino" è costituito da due violini, a differenza dell'usanza bachiana di variare il gruppo dei solisti da concerto a concerto.

CONCERTO GROSSO IN SOL MAGGIORE op. 6 n. 1 - A un inizio maestoso e a un "Allegro" mosso nel ritmo segue un "Adagio" in mi minore dai netti contrasti tra "soli" e " tutti", poi un "Allegro" a carattere fugato, con un tema tipicamente handeliano, e infine ancora un "Allegro" in 6/8.

CONCERTO GROSSO IN FA MAGGIORE op. 6 n. 2 - Inizia con un "Andante larghetto" di atmosfera elegiaca per continuare con un "Allegro" interamente basato su un brevissimo e caratteristico inciso ritmico; ma l'atmosfera pacata e calma ritorna nel "Largo" per dissolversi nell'energico fugato dell'"Allegro
ma non troppo" finale, che dà vita a un grandioso giuoco di temi che si rincorrono e si alternano. 

CONCERTO GROSSO IN MI MINORE op. 6 n. 3 - Questo Concerto culmina in una "Polonaise" aggraziata ed elegante, in cui sembra rispecchiarsi per un  momento lo spirito mondano delle corti settecentesche. Ma anche l'"Andante" in 12/8 e l"'Allegro" che la precedono, come pure il "Larghetto" iniziale e il conclusivo "Allegro ma non troppo" in 6/8, meritano menzione per la ricchezza dei tempi e il gradevole contrasto dei caratteri dinamici.

CONCERTO GROSSO IN LA MINORE op. 6 n. 4 - E' interessante soprattutto per l'impostazione giocosa e spensierata dei due "allegri," preceduti rispettivamente da un "Larghetto affettuoso" e da un "Largo e piano" dagli accenti più sostenuti. 

CONCERTO GROSSO IN RE MAGGIORE op. 6 n. 5 - In questo Concerto siamo di fronte a una concezione assai vasta. A un'introduzione maestosa, dalle movenze tipicamente barocche, segue un "Allegro" vigoroso, basato su un unico inciso ritmico e poi un "Presto" di impostazione singolarmente moderna, dove i passaggi fruscianti degli archi sono punteggiati da compatti accordi in pianissimo, bruscamente interrotti da pesanti interventi del "tutti" orchestrale. Dopo questo "Presto" un "Largo" pacato e fluente, un "Allegro" dalle varie figurazioni ritmiche e un aggraziato "Minuetto": tre tempi in cui sparisce del tutto la contrapposizione tra "soli" e "tutti," in favore di un discorso unitario e privo di violenti contrasti.
 
CONCERTO GROSSO IN SOL MINORE op. 6 n. 6 - È giustamente tra i più eseguiti dei dodici. Qui la tavolozza espressiva di Handel si dispiega in una molteplicità di forme e di colori davvero sorprendenti: all'iniziale "Larghetto e affettuoso," dall'andamento tranquillo e composto, fa riscontro una fuga ("Allegro ma non troppo") dal curioso tema cromatico e poi una "Musette" dall'incedere morbido e allettante della melodia, che ha un sapore vagamente popolaresco dovuto anche al raddoppio per terze. È il pezzo più ampio dell'intero Concerto, dove il giuoco tra i due solisti e l'orchestra è ricco di sviluppi inattesi che danno all'innocente danza un carattere quasi sinfonico per la sua ampiezza. Concludono il Concerto due "allegri" di movenze opposte, il primo col suo carattere tipicamente "concertato,'' il secondo in forma di danza spigliata in 3/8. 

CONCERTO GROSSO IN SI BEMOLLE MAGGIORE op. 6 n. 7 - Notiamo qui la mancanza dei due strumenti solisti, tanto che abbiamo nuovamente la forma della sinfonia concertante piuttosto che quella vera e propria del concerto grosso, che presuppone un rapporto costante con uno o più strumenti solisti. Un brevissimo "Largo" iniziale serve ad introdurre un "Allegro" umoristico nei suoi insoliti effetti ritmici e nel caricaturale rapporto tra registri acuti e gravi. Un breve "Largo e piano" dall'incedere maestoso conduce a un "Andante" di schietta marca settecentesca, che sfocia in un "Hornpipe," aggraziato omaggio
all'antica danza omonima inglese in tempo ternario. 

CONCERTO GROSSO IN DO MAGGIORE op. 6 n. 8 - Nell'ottavo Concerto Handel accentua il carattere di suite: un "Andante" dalle ampie architetture barocche è seguito da un "Grave" assai breve, da un "Andante allegro" dalle bizzarre volute ritmiche, da un altro breve tempo lento, da una " Siciliana" di vasto impianto e da un "Allegro" dove nuovamente incontriamo un lieto giuoco di ritmi bizzarri e contrastanti. 

CONCERTO GROSSO IN FA MAGGIORE op. 6 n. 9 - Di questo Concerto vanno osservate soprattutto le vaste proporzioni dell"'Allegro" che segue al corto "Largo" introduttivo: in esso l'invenzione strumentale del musicista genera nella parte dei due solisti una singolare varietà di disegni, a cui fa da contrasto l'andamento posato e cantabile del successivo "Larghetto," seguito a sua volta da una vivace fuga, limitata nella dimensione quanto elaborata nello sviluppo tematico. Un "Minuetto" e una "Giga" concludono il Concerto dandogli in tal modo quasi un carattere di suite, che abbiamo visto del resto non essere nuovo nella produzione dei concerti grossi handeliani.
 
CONCERTO GROSSO IN RE MINORE op. 6 n. 10 - Nel decimo Concerto sembra di avvertire un influsso bachiano, e non solo nell"'Ouverture" dal pomposo impianto barocco, ma anche nel successivo "Allegro," dove la rapidità delle figurazioni ritmiche e delle entrate fugate fa pensare a qualcuna delle più significative composizioni clavicembalistiche del Maestro di Eisenach.
Ma l'"Air" o aria è tipicamente handeliana e così pure il seguente "Allegro" col suo spigliato giuoco di ritmi; mentre un nuovo "Allegro" in 3/4, di grande impianto formale, amplia e arricchisce gli elementi di virtuosità caratteristici di tutto questo Concerto. Conclude un breve "Allegro moderato," dove per la prima volta compare la tonalità di re maggiore, quasi a coronare luminosamente la composizione.

CONCERTO GROSSO IN LA MAGGIORE op. 6 n. 11 - Questo Concerto è interessante per le ampie proporzioni dell"'Andante" iniziale, dove i caratteri dell'ouverture barocca si fondono con le esigenze strumentali dei solisti, che acquistano in certi punti aspetti quasi vivaldiani. Un "Allegro" e un brevissimo
"Largo e staccato " per la sola orchestra introducono poi un ampio "Andante," in cui balza in primo piano l'elemento solistico soprattutto del primo violino, con un virtuosismo che ritorna nell"'Allegro" finale estendendosi anche al secondo solista e a tutta l'orchestra in un allettante giuoco di domanda e risposta. 

CONCERTO GROSSO IN SI MINORE op. 6 n. 12 - Il presente Concerto, tra i più noti dell'intera raccolta, presenta un'introduzione maestosa seguita questa volta da un "Allegro" che per le sue vaste architetture e la varietà della dialettica tra "soli" e "tutti" costituisce indubbiamente il pezzo centrale di tutto il Concerto. Esso è seguito da un "Larghetto e piano," in cui un tema cantabile e pacato viene variato alcune volte con grazia ed eleganza. Infine dopo un breve "Largo" con funzione quasi d'intermezzo, conclude il Concerto un "Allegro" in cui l'andamento fugato dei due solisti all'inizio si comunica ben presto a tutta l'orchestra arricchendosi più avanti di un nuovo elemento ritmico in terzine che si contrappunta fino al termine con quello puntato e giocoso dell'inizio.
 

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