venerdì 26 maggio 2023

Gian Francesco Malipiero

Venezia 18-III-1882 - Treviso 1-VIII-1973
 
Allievo inizialmente del Conservatorio di Vienna, poi del Liceo Musicale di Venezia e di M. E. Bossi a Bologna, si perfezionò nel 1908 alla Hochschule di Berlino, passando nel 1913 a Parigi dove entrò in proficuo contatto col locale ambiente culturale, con Casella, Ravel e D'Annunzio. 
Dal 1921 al '24 insegnò al Conservatorio di Parma, ritirandosi poi ad Asolo, dedito esclusivamente alla composizione; nel 1932 riprese a insegnare al Liceo Musicale di Venezia, che diresse dal 1939 al '52. Dal 1936 aveva insegnato storia della musica all'Università di Padova e diretto dal 1938 il locale Istituto Musicale Pollini. Dopo il 1952 si è nuovamente ritirato ad Asolo, dove si dedica intensamente all'attività di compositore.
Formatosi nella scia del tardo romanticismo tedesco, poi a contatto con l'impressionismo francese e con il movimento di idee che tendeva all'inizio del secolo a rivalutare la tradizione strumentale e vocale italiana, Malipiero individuò gradualmente un suo personalissimo linguaggio. Sull'esempio dei musicisti italiani del '600-'700, egli rinnega ogni costrizione formale, e la sua musica si svolge in una libera ricerca, in un fantasioso svolgimento di idee inesauste, sempre nuove e svincolate da ogni remota formalistica. Introduce nella musica vocale il principio di un recitativo liberamente alternato a canzoni di impronta quasi popolaresca, mentre l'esperienza espressionista non
passa senza lasciare su di lui un'impronta duratura e benefica, notevole soprattutto in certa produzione teatrale degli " anni '20." In un periodo posteriore la sua musica acquista un più ampio respiro lirico, mentre la negazione della forma si allenta senza peraltro vincolare in alcun modo la fantasia del musicista.
Il linguaggio armonico di Malipiero risente notevolmente dell'antica tradizione italiana, da cui trae un fondamentale diatonismo e una sciolta articolazione delle linee contrappuntistiche.
Peraltro Malipiero si sa intelligentemente servire delle più ardite conquiste del linguaggio armonico, al punto da sfiorare spesso l'atonalità e la politonalità, pur rimanendo fondamentalmente in un ambito caratteristico forse più dell'antica modalità che della tonalità. La sua opera è vastissima e multiforme, e contiene anche molte pagine di secondaria o comunque minore
importanza. Tuttavia, nelle sue opere migliori Malipiero rimane indubbiamente, della sua generazione, il musicista che più di ogni altro seppe dare una fisionomia caratteristica alla musica italiana del sec. XX, attingendo fermenti di novità e di progresso dalla più genuina tradizione (da Monteverdi a Vivaldi), e creando un linguaggio personale e inimitabile.

Sinfonia N. 4 (" In Memoriam ") (1946)
« Non è un epitaffio, però vi si sente la presenza di qualcosa che è scomparso »: la Sinfonia è dedicata alla memoria di Natalia Kussevitzki, la moglie del celebre direttore d'orchestra, e va considerata tra le pagine migliori di Malipiero. Strutturalmente la composizione costituisce una sorta di compromesso tra le esigenze dell'evoluzione tematica e quelle della libera invenzione musicale: resta comunque una musica di sapore tipicamente italiano, dove le intuizioni melodiche raggiungono mirabili vette espressive.
I tempi della Sinfonia sono : " Allegro moderato, " " Lento, funebre," "Allegro " (un vero e proprio Scherzo dalle sonorità tese e a tratti sardoniche), " Lento" ('passa il corteo di un funerale al suono di una campana lontana') con sei brevi variazioni.
 

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