Verona 22-IV-1658 - Bologna 8-II-1709
Compì gli studi musicali a Bologna, dove fu violista nell'orchestra di S. Petronio. Nel 1695 era a Vienna, poi ai servizi del margravio del Brandeburgo e nel 1700 di nuovo a Vienna, finché nel 1701 poté ritornare a Bologna, dove era stata riorganizzata l'orchestra di S. Petronio; e qui rimase fino alla fine dei suoi giorni.
Torelli è uno dei primi autori di concerti e concerti grossi, e anzi a lui si attribuisce la paternità del genere del "concerto" per violino e orchestra. Insieme con Corelli, Geminiani e altri contribuisce a definire queste forme, le stabilizza nel rapporto tra "soli" e " tutti," vi introduce di suo un sentimento intenso e una perspicace sensibilità timbrica; egli va considerato in ogni senso come uno dei maggiori rappresentanti del barocco strumentale italiano, modello alle scuole estere e soprattutto a quella germanica. II suo contatto quotidiano con la pratica musicale alla cappella di S. Petronio gli permise di orizzontarsi con sicurezza tecnica e di individuare come mezzo d'espressione
proprio quelle forme che erano destinate ad acquistare col tempo una sempre maggiore validità e un sempre più ampio respiro. Compose diverse sinfonie e concerti, e in alcuni lavori acquista anche particolare interesse la sua maniera di mettere in rapporto tra loro gli strumenti ad arco e quelli a fiato.
Come per molti altri compositori dell'epoca barocca, non è possibile prendere in esame dettagliatamente la produzione di Torelli: essa è attualmente sottoposta a un'opera di rivalutazione che non permette ancora di stabilire con esattezza quale ne sia la parte migliore. Diremo qui che, mentre la produzione di sinfonie corrisponde più o meno al gusto e alle forme dell'epoca, Torelli ha composto pagine molto interessanti soprattutto nel campo del concerto e del concerto grosso. II suo capolavoro sono i Concerti grossi con una pastorale per il Sanctissimo Natale op. 8, di cui sei per due violini e sei per un violino e archi. Citiamo ancora i Concerti per archi e fiati,
che arrivano a comprendere fino a 4 trombe in rapporto concertante con gli archi. L'opera di Torelli si pone nel suo insieme tra quanto di meglio e di più significativo abbia dato alla musica il '600.
Sonata Concerto in re maggiore per tromba, archi e basso continuo
La Sonata inserita in programma, una delle pochissime di cui si conosce la data di composizione, il 1690, si articola nella successione dei movimenti tipica del modello da chiesa. L'Andante iniziale, un'introduzione lenta di tipo accordale solitamente assente nei brani intitolati sinfonie o concerti, è percorso da un sobrio motivo a crome ripetute che passa dagli archi al solista con incedere nobilmente sostenuto fino alla cadenza finale, ribadita dal brevissimo Adagio conclusivo. L'Allegro seguente, il cui incipit tematico nasconde un ritmo di canzona, presenta una struttura fugata rigorosa piuttosto insolita nei pezzi per tromba, in quanto le limitazioni tecniche imposte allo strumento spingevano i compositori, dopo le eventuali imitazioni iniziali, ad orientarsi verso una scrittura prevalentemente omofonica.
Nel terzo movimento, Grave, la tromba tace, mentre gli espressivi interventi solistici di primo e secondo violino si inseriscono fra i ben cadenzati accordi suonati dagli archi, oscillanti tra le tonalità di la maggiore e fa diesis minore. La composizione termina con un Allegro già chiaramente articolato nello stile di concerto non solo per la serrata giustapposizione tra il solista e il ripieno, ma anche per la precisa differenziazione tematica tra gli episodi di tipo virtuosistico della tromba e il motto orchestrale, che ha l'incisività ritmica e la funzione connettiva di un vero e proprio ritornello concertistico.
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