Vienna 3-XII-1883 • Mittersill [Salisburgo] 15-IX-1945
Compiuti gli studi prima a Graz e Klagenfurt poi, dal 1904 al 1908, a Vienna con Arnold Schönberg (come condiscepolo di Alban Berg), studiò anche musicologia all'Università e nel 1908 iniziò un'intensa carriera di direttore d'orchestra in patria, in Germania e in Cecoslovacchia, ma dal 1914 al '18 dovette arruolarsi nell'esercito abbandonando ogni attività.
Nel 1918 inizia a insegnare e riprende saltuariamente a dirigere: dirige i concerti dell'Orchestra Sinfonica Operaia di Vienna e per dieci anni una corale pure di operai, contribuendo alla diffusione di composizioni contemporanee. Nel 1927 viene nominato direttore di Radio Vienna, ma nel 1934 deve abbandonare ogni attività pubblica, dedicandosi all'insegnamento e dopo il 1939, in seguito all'Anschluss, esclusivamente alla composizione.
Fu ucciso per puro caso da un soldato americano, pochi mesi dopo la fine della seconda guerra mondiale.
Pochi musicisti come Webern ebbero forse nella storia la ventura di essere sottovalutati in vita e riconosciuti in tutta la loro statura solo dopo la morte. Allievo di Schönberg, Webern imboccò ben presto una strada che, partendo da presupposti comuni, doveva ben presto allontanarsi considerevolmente da quella battuta dal maestro. Se Schönberg era stato conscio dell'esigenza di un rinnovamento del linguaggio, Webern non solo fece propria quest'esigenza, ma la condusse alle conseguenze più radicali. Mentre il primo aveva puntualizzato con la dodecafonia una tecnica che poteva servire a sostituire quella della tonalità, ferme restando in genere le categorie di "melodia," "accompagnamento" e costruzione formale (dal rondò alla forma-sonata), il secondo individuò nella stessa serie dodecafonica la possibilità di una costruzione musicale che prescindesse da ogni compromesso col passato, sia formale sia strumentale: egli ricavò infatti dalla stessa conformazione della
serie e dal rapporto tra gli undici intervalli di essa i presupposti di una rigorosa costruzione musicale, che solo dall'interna struttura seriale trae le ragioni del suo essere e del suo divenire.
Webern, e non solo nelle composizioni dodecafoniche, si cala nel materiale musicale per farne vibrare i più reconditi legami interiori, per costringerlo insomma a un'espressione diretta.
Cade completamente, nella sua musica, il concetto di "melodia" tradizionale, e il discorso si realizza in virtù di una costante variazione di piccole costellazioni sonore, che si distribuiscono ai diversi strumenti dell'orchestra formando una vera e propria "melodia di timbri," per usare l'espressione individuata da Schönberg nel 1911 e pienamente attuata poco più tardi da Webern. Dalla strumentazione di Webern trae pertanto origine il cosiddetto "puntillismo," cioè la frantumazione dell'idea musicale tra i diversi strumenti, che nei continuatori di Webern fu portato all'estremo per venir poi a sua volta superato.
Sinfonia per orchestra da camera op. 21 (1928)
"Sinfonia" in un senso assai lato, naturalmente, non in quello della forma classica che è completamente abbandonata. Il processo di rarefazione strumentale viene qui portato ancora avanti (ben quindici anni sono passati dal precedente lavoro orchestrale, e lo stile di Webern si è ulteriormente maturato), e la trasparenza della scrittura polifonica è senza precedenti. Tale processo di rarefazione si può osservare soprattutto nel primo tempo ("Andamento tranquillo"), mentre nel tema e sette variazioni che costituiscono il secondo e ultimo pezzo della composizione si nota una maggiore condensazione di suoni e di ritmi, che nella quinta variazione raggiunge effetti quasi drammatici.
La partitura è scritta per quattro fiati (clarinetto, clarinetto basso e due corni), arpa e quattro archi (due violini, viola e violoncello): anche gli archi dovrebbero essere impiegati solisticamente, ma nelle esecuzioni odierne si impiega per lo più il normale raddoppio dell'orchestra da camera.
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