venerdì 23 febbraio 2024

Capitolo 5: Lunedì 15 maggio 2017


«Stefano! Nel mio ufficio, subito!»
«Arrivo capo...»
«Dunque Stefano, io mi sono fidato di te. Non posso dire di non essere contento di averti assunto, anzi. Abbiamo registrato un lieve incremento nelle vendite, ma ci sono ultimamente alcune cose da chiarire. Fino a prima di questo caso ero compiaciuto della tua assunzione, begli articoli, precisi, ben scritti, interessanti. Ma ora nutro dei dubbi, soprattutto delle perplessità: l’impostazione dei tuoi ultimi scritti mi confonde, non riconosco lo Stefano degli articoli precedenti, sembra che improvvisamente tu abbia dimenticato come scrive e pubblica un giornalista, quindi gradirei una spiegazione. Non ti butto fuori ovviamente, ma mi devi delle risposte convincenti riguardo la tua conversione ad una scrittura da rubrichetta per anime in pena. Poi vorrei darti un consiglio, da buon amico, la concorrenza ci sta col fiato sul collo, sempre, quindi attenzione che cercheranno di soffiarti informazioni nei modi più biechi possibili, per cui... occhio a chi ti contatta per darti delle dritte, potrebbero essere avversari che cercano di screditarti o per lo meno di farti fare una figura barbina, per non dire peggio. In questi tempi di crisi del cartaceo, ogni trucco è lecito per accaparrarsi una fetta di lettori.»
«Tranquillo capo, io ho il mio giro di informatori fidati, al mille per mille, e ascolto solo quello che mi dicono loro, tutte le altre voci non le prendo nemmeno in considerazione. Se una dritta non viene da uno di loro non ci imbastisco su nemmeno una virgola. Ho delle frecce potenti al mio arco, vedrà che non la deluderò. Poi per quanto riguarda gli articoli, beh, è stata un’intuizione: se io butto fuori un articolo completo con tutte le informazioni a disposizione e poi ne pubblico un altro solo a caso chiuso, noi vendiamo solo due volte; ma se io metto fuori notizie col contagocce, tengo il pubblico con il fiato sospeso e lo costringo a comprare il numero successivo per vedere come la storia progredisce, vendiamo di più e interessiamo di più. Per quanto riguarda il modo di scrivere, lo ammetto, mi sono violentato, ma a seguito di un ragionamento ben preciso. Chi legge i giornali al giorno d’oggi? Persone normali ed eruditi! Quante persone rappresentano la normalità e quante i letterati? Bene, se io scrivo utilizzando il tipico linguaggio burocratichese, medichese, giornalese, chi riesce a capirlo? Ma se io scrivo con la lingua del popolo, tutti lo capiscono e possono essere attirati da quell’articolo. Bene, a lei le conclusioni.»
Stefano esce dalla redazione, inforca la bicicletta, legata a quadrupla mandata a un palo della luce, non si sa mai, e inizia a pedalare con calma verso piazza Roma, lungo via della Torre e poi per Fonte d’Abisso sbucando in piazzetta San Domenico, veloce sbirciatina al Monumento alla Libertà nostrano e deviazione di novanta gradi sulla destra. E’ una giornata fresca, il sole comincia già a scaldare e l’aria sembra meno inquinata del solito. Raggiunge le strane panche in mezzo alla nuova piazza, sulla sinistra guardando la facciata del Palazzo Ducale, e si siede a contemplarlo meditabondo. 
“Certo però che bello è bello, proprio bello. E un pensiero lo assale. Pensa un po’ che questa era la residenza estiva del Re... La residenza estiva! Ma ti sembra un posto dove passare le vacanze, Modena? Un buco caldo e pieno di zanzare? I ricchi non avevano tutte le rotelle a posto, si vede.”
Abbassa lo sguardo che sfiora la fontana a pelo pavimentazione, di nuova concezione, e si mette a ridere... “Almeno qui sarà impossibile affogare ma farci il bagno forse sdraiandosi per terra sì, secondo me i piedi ce li metteranno tutti questa estate” e un attimo dopo passa un ragazzo con un barboncino che immediatamente va a bagnarsi le zampette… “Come volevasi dimostrare.”

Sono le 11, non c’è molta gente in giro, ma per lo meno c’è silenzio, qui si può pensare all’aria aperta. E così Stefano può mettere in ordine le idee. Ripensa ai fatti dell’ultimo mese, alla sua assunzione al giornale, un posto che, possiamo dire, ha inseguito tutta la vita. Per lui scrivere della sua città vuol dire poter entrare da tutte le porte, case, uffici, scuole, negozi, nulla deve celarsi, l’informazione all’ennesima potenza, è diritto di tutti sapere cosa succede dove si vive, e per fortuna che GattaCiCovaModena è una testata apolitica che si interessa dei soli e meri fatti della provincia modenese. E questo a Stefano va a genio, questo era quello che cercava, scrivere solo per informare, non per criticare o appoggiare o denigrare, informare nel vero senso della parola, raccontare i fatti come sono, dall’omicidio al gatto sul tetto. 
Notizie con la N maiuscola che interessano a tutti, grandi e piccini, colti e ignoranti. E mentre si crogiola nei suoi pensieri, il cellulare squilla...
«Ehi Luca, dove sei oggi? In montagna o in riviera?»
«Ciao Stefano, sono in radio per registrare una puntata di Love Train. Ti ho chiamato per dirti che oggi la mia vicina si è rifatta viva, mi ha detto che l’Iside l’avrebbe invitata per un tè a casa oggi pomeriggio, e che a sua volta mi ha invitato per un Limoncello da lei stasera, per darmi le ultime novità sul palazzo di via Pasteur, quindi direi che domani mattina mentre sono in autostrada verso Bologna ti chiamo e ti racconto tutto per filo e per segno.»
«Grandioso, perfetto, non so come farei senza di voi. Oggi il mio capo mi ha fatto una ramanzina di quelle, ma io ho capito che erano complimenti, per gli articoli e per le primizie che scrivo, quindi dobbiamo battere tutte le piste e, magari, battere sul tempo la polizia nello scoprire la verità... ahahahah, sai che smacco per il Cataldo, ahahahaha, ma alla fine gli daremo una bella mano contro il Pisquano...»
Chiusa la telefonata, Stefano ripiomba nei suoi pensieri. Adesso bisogna cominciare a mettere le informazioni in ordine e poi avvertire i cinqueperunosei… “Mi sa che a faccenda conclusa dovrò offrire loro qualcosa per ringraziarli, e il mio qualcosa non sarà mai abbastanza per le attenzioni che da anni mi riservano, bah, penso che l’amicizia che ci lega sia il più bel regalo.”


«Ciao Stefano! Che fai di bello da queste parti?»
«Ciao Francesco! Che vuoi, dirti che prendo il fresco non è corretto, comunque qui in piazza trovo che l’ambiente sia ideale per pensare, immerso un po’ nella modenesità e distante dal casino cittadino.»
«Giusto, pensa che io ho scelto la piazza più o meno per gli stessi tuoi motivi, ma per fare altre cose. Forse avrai visto sul portale del nostro giornale che mi sto dedicando da un po’ di tempo alle video interviste, trovo che sfruttare i social sia importante, ed è altresì importante caricare video di misure ridotte, un po’ sulla falsa riga dei 160 caratteri di Twitter. Se condividi un filmato corto hai più probabilità che la gente lo veda tutto...»
«Sono d’accordo con te, poi voi siete encomiabili, gestite al meglio la testata online, anche il tuo omonimo è ben impegnato, e cosa che mi piace è che voi, come noi, evitate conflitti politici. L’informazione nuda e cruda di una città con la sua provincia in continua evoluzione.»
«Senti Stefano, ho letto i tuoi due articoli sul fatto di via Pasteur, complimenti, vedo che hai buone fonti, importante per un giornalista, e importante per una testata cartacea come la vostra. A proposito, dovrei fare un’intervista al nostro collega Cristiano Tassinari per il suo nuovo libro "Riparazioni d’amore in corso", ma mi ha appena scritto che ha un leggero ritardo, non è che ti fai intervistare tu, così recupero un po’ il tempo e non ci annoiamo?»
«Va bene, nessun problema, darci una mano tra colleghi è importante.»

Francesco Folloni sceglie dove sistemarsi, in modo da non essere troppo in controluce e che l’intervistato sia ben a fuoco, poi lancia il classico Ciak, si gira!

«Qui Francesco Folloni, oggi intervistiamo un mio collega, redattore della testata cartacea GattaCiCovaModena: Stefano Soranna. Allora Stefano, innanzi tutto complimenti per il giornale e per i tuoi articoli, dicci un po’, ma dove trovi gli spunti? Molto spesso sono notizie a noi colleghi semi sconosciute e in certi casi, come in questo periodo, riesci a giungere sul campo quasi prima delle forze dell’ordine...»
«Ciao Francesco e grazie per i complimenti, detti da te sono più graditi. Beh, diciamo che come la polizia anch’io ho i miei informatori, gente fidata che le chicche le passa solo a me, per questo riesco a ottenere notizie particolarmente interessanti, in cambio vogliono ben poco: amicizia... amici fidati che frequentano, vivono e lavorano sul territorio ed essendo a contatto con la gente riescono a captare ogni cambiamento nel bene e nel male. Le informazioni me le passano tutte, sta poi a me scremarle e scegliere quelle migliori.»
«Allora parliamo dell’ultimo caso, se vuoi, e se puoi, questo volo dal nono piano di via Pasteur. Cosa puoi dirci al riguardo, magari qualcosa di piccante...?»
«Guarda, quello che ho finora scritto è praticamente tutto quello che si sa. I miei segugi stanno lavorando alacremente per fornirmi nuove informazioni. Quello che è certo è che la mia primaria ipotesi, che forse non si è trattato di un suicidio bensì di una disgrazia, è ancora tutta da dimostrare, gli stessi inquirenti stanno in campana, non chiudono l’indagine. Se fosse dimostrata la casualità avrebbero già chiuso il caso, ma siccome dal Palazzo non proferisce verbo al riguardo, mi fa pensare che la pulce che ho infilato loro nell’orecchio stia scavando la sua tana, e loro vogliono vederci chiaro. Ho spiegato le mie ragioni al commissario Guicciardi, che ha ascoltato con molta attenzione, credo che abbia preso in considerazione gli argomenti che gli ho servito su un piatto d’argento. Di più non posso dire, nei prossimi giorni spero di avere novità. Restate sincronizzati e comprate GattaCiCovaModena per gli aggiornamenti»

Nel frattempo è arrivato Cristiano Tassinari, pronto per l’intervista, Stefano saluta, ricambia le cortesie, “Bravo ragazzo il Folloni”, slega la bicicletta e con tutta calma rientra al giornale.


 

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