Amici, se disertando la guerra a noi prossimavoi ed io fossimo destinati a vivere per sempresenza conoscere alcun decadimento, lo faremmo,non sarei fra i primi a combattere, non vi mandereinella battaglia che porta la gloria.Ma ora, così stando le cose, con i ministri della mortepronti attorno a noi a migliaia, che nessun uomo natoper morire può sfuggire e nemmeno evadere, andiamo.OMERO, Iliade.
1Si fece silenzio nella sala, tutti guardavano l'ospite, il naufrago abbandonatodal mare fra gli scogli e la rena. Le sue mani erano ancora ferite e graffiate,i suoi occhi arrossati e i capelli secchi come l'erba al finire dell'estate. Mala sua voce era bella, d'un timbro fondo e sonoro e, quando narrava, il suovolto si trasfigurava, gli occhi si accendevano di una febbre misteriosa,sembravano riflettere un fuoco interno e nascosto, più ardente che le fiamme delfocolare.Capivamo la sua lingua perché noi abitavamo vicino al paese degli Achei e untempo avevamo con loro rapporti commerciali ma benché io sia un cantore fra lamia gente e conosca storie bellissime e lunghe tanto da occupare una notteintera d'inverno, quando gli uomini hanno piacere di starsene su a bere vino ead ascoltare fino a tardi, tuttavia non avevo mai udito nella mia vita unastoria più bella e terribile. Era la storia della fine di un'era, la storia deltramonto degli eroi...Triste, quindi, soprattutto per un cantore quale io sono, perché se gli eroiscompaiono anche i poeti muoiono non avendo più materia per il loro canto.Io sono vecchio ora e non ho alcun desiderio di vivere di più. Ho visto cittàfiorenti divorate dalle fiamme e ridotte in cenere, ho visto pirati ferocibattere i mari e saccheggiare le coste, ho visto fanciulle intatte violate dabarbari sanguinari e ho visto morire tutti coloro che amavo... E tuttavia diquei lontani giorni della mia fanciullezza nessun ricordo è più vivo in me delracconto di quello straniero.Egli aveva assistito all'impresa più famosa che fosse stata portata a termine inquei giorni, la conquista della più forte città dell'Asia, ed aveva seguito inbattaglia e poi in una interminabile avventura uno degli uomini più forti dellaterra, un guerriero indomito e generoso che aveva osato opporsi in duello aglistessi dèi ferendo a una mano Afrodite e squarciando il ventre ad Ares, il numedella guerra, furia oscura e tremenda, che non rinuncia mai a vendicarsi.Ora voi ascolterete la mia storia seduti sul fieno bevendo latte di capra eforse non crederete alle mie parole, lo so, penserete che siano racconti che hoinventato per intrattenere il mio uditorio e per ricevere alla fine un'elemosinadi cibo e di alloggio ma vi sbagliate. Prima di questo mondo rozzo e miserabileesistette un'epoca in cui gli uomini abitavano città di pietra, vestivano dibisso e di lino, bevevano, in calici d'oro e d'argento, vino inebriante,navigavano su agili navi fino ai confini della terra, combattevano su cocchi dibronzo e impugnavano armi splendenti. In quel tempo i poeti erano accolti nellecase dei re e dei principi, erano onorati come numi.Ciò che sto per dirvi è tutto vero.L'ospite straniero rimase a palazzo per alcuni mesi poi un giorno, sul finiredell'inverno, sparì senza dire nulla e di lui non sentimmo più parlare. Io perònon avevo perso una parola di quello che lui narrava la sera, dopo la cena,nella sala delle adunanze. L'eco della grande guerra sulla sponda dell'Asia eragiunta fino a noi ma quella era la prima volta che avevamo l'opportunità diascoltare la testimonianza di un uomo che vi aveva preso parte.Più volte il capo della nostra gente e i nobili gli chiesero di raccontare lastoria della guerra ma egli sempre si rifiutò. Disse che non voleva ricordarequei giorni amari. E quando finalmente cominciò a narrare egli iniziò il suoracconto dalla notte della caduta della città di Prìamo.Così come l'appresi dalle sue labbra, io ora vi narrerò la storia che seguì lacaduta della città e di come una guerra tanto lunga ed estenuante fosse statacombattuta per nulla.Prima di scomparire per sempre quell'uomo mi rivelò un segreto: il vero motivoper cui Ilio fu rasa al suolo e la sua popolazione distrutta o ridotta inschiavitù. No... non fu Elena la causa. Potrei dire anzi che, in un certo senso,lei fu uno dei combattenti e forse il più temibile. E in ogni caso perchéMenelao l'avrebbe ripresa senza farle pagare in alcun modo il tradimento?Qualcuno raccontò che lei gli mostrò il seno nudo, facendogli cadere la spada dimano. La causa fu un'altra, una causa tanto forte da spingere un re a mettere lasua regina nel letto di un altro uomo... per anni. Se pure anche questa non siauna verità incompleta e non nasconda un enigma dentro l'enigma.Tuttavia quello sconosciuto, gettato dal mare sulle nostre spiagge, vollerivelarla a me... a un ragazzo, in parte raccontando ciò che personalmente avevaveduto, in parte ciò che aveva udito dire e in parte, io credo, ciò che glistessi dèi gli avevano ispirato.Forse pensava che nessuno mi avrebbe creduto o forse desiderava scaricare il suocuore da un peso che non poteva più sopportare.Ecco dunque ciò che egli raccontò. Che la dea ispiri il mio racconto e sostengala mia memoria. Voi state per udire una storia quale non avete mai udito e chetramanderete ai vostri figli e ai figli dei vostri figli.
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