venerdì 19 gennaio 2024

Prologo


Mercoledì 12 aprile 2017

Un ululato echeggia nella buia stanza. Un’intensa luce piatta ‘lampeggia’. Il cellulare, poggiato sul comodino, si è illuminato e vibra rumorosamente saltellando a poco a poco. La luce in lieve movimento illumina il soffitto risaltando tutto attorno ombre sinistre. Una tremante mano esce da un ammasso di coltri e abbranca l’aggeggio infernale portandoselo nel nascondiglio, ridonando alla stanza l’originale cupezza. Dall’oltretomba si ode un cavernoso monosillabo: 
«Siiiiii?» 
«Pronto, pronto...? Parlo con il signor Soranna? Qui è la direzione di GattaCiCovaModena, vorrei parlare con Stefano...»
In un battibaleno le coltri saltano per aria come se sotto si fosse risvegliato un vulcano e una mezza faccia con occhi sgranati spunta dalle coperte illuminata dal piccolo schermo:
«Eccomi, sono qui, presente direttore, mi dica tutto...»


Stefano è visibilmente teso, trema come una foglia. Ha appena fatto in tempo a lavarsi i denti, sciacquarsi la faccia, mettersi addosso qualcosa, ma si è scordato mutande e calzini, non li ha trovati. Ha inforcato la fida bicicletta, unico suo mezzo di trasporto e via, pedalando a più non posso, è letteralmente volato verso il centro della città, proprio di fronte alla statua di Alessandro Tassoni. Ha percorso la Vignolese in contromano, Trento Trieste e la via Emilia a folle velocità, schivando autobus, pedoni e tortore.  
Adesso con una testa simile a quella di uno che ha infilato le dita nella presa di corrente, sta seduto davanti alla scrivania del direttore di GattaCiCovaModena, il quotidiano locale cartaceo che parla solo di Modena e della sua provincia; l’uomo lo fissa senza fiatare e a Stefano sudano fin le budella. Intimorito, con lo sguardo perso fuori dalle finestre, fissa il lato nord della Ghirlandina. Non riesce a capacitarsi di cosa vogliano da lui, forse l’ultimo articolo che ha inviato non è piaciuto, forse le ultime foto non erano inerenti, forse... forse... inutile fasciarsi la testa prima di essersela rotta. Stefano è un giornalista freelance, un cane sciolto, uno di quelli che le notizie le insegue, le cerca, le scova, ci inventa sopra un pezzo e poi lo invia alle testate dei giornali locali, sperando che a qualcuno interessi e, soprattutto, lo paghino, ma non sempre i suoi argomenti piacciono e a volte deve tirare la cinghia. Ora la sua preoccupazione principale è che il suo operato non sia stato gradito e che gli venga sbattuta la porta in faccia per il futuro... perdere una testata può essere l’inizio di una reazione a catena verso il baratro. 
La porta a vetri si spalanca ed entra il capo redattore con un pacco di giornali in mano, Stefano si fa ancora più piccolo, quasi scompare avvolto dai braccioli della sedia di legno, le dita dei piedi nudi si muovono nelle scarpe, ballano il mambo dalla tensione. Il direttore, che fino a quel momento era rimasto muto e immobile, fa sedere il suo vice e poi sorride. Un sorriso gioviale, ben augurante, che ridona colorito al volto di Stefano, che si sistema sulla sedia tornando a rioccuparla tutta.


«Pronto, Armando, stasera alle 21 si può? Ottimo, avverto tutti io, tu metti in frigo una bottiglia buona di bollicine, mi fido di te, io penso a pane, salame e al chinotto per Armani.»


Il telefono squilla nell’ufficio del commissario Luigi Guicciardi della Questura di Modena, che allunga una mano e alza la cornetta:
«Commissario... in linea c’è quel suo amico, quello che scrive sui giornali...» 
«Grazie Balboni, passamelo pure. Stefano buongiorno, quale buon vento?» 
Dall’altra parte della cornetta Stefano balbetta poche parole, concitato e affannato come se avesse appena vinto la maratona di New York. 
«Luigi, questa sera festeggiamo, ore 21, non ammetto scuse.»


Al Campo Scuola è quasi mezzogiorno e i giovani in calzoncini e maglietta stanno correndo con calma sul sentierino di allenamento, mentre in pista i velocisti si stanno scaldando. Un fischio e uno crocchio anticipano la voce dell’altoparlante che interrompe il cinguettio degli uccellini e il rumore delle vetture di passaggio sul viale:
«Mauro... Mauro... ti vogliono al telefono!»
Un minuto circa e da dietro le tribune sbuca l’inconfondibile chioma bianca di Mauro, che al trotto si avvia verso gli uffici. 
«Sighi, stasera si festeggia, solito posto, solita ora.»


Din Don Dan 
La massa enorme si gira di scatto, aggrottando la fronte. Poi con calma torna a fare quello che stava facendo. Un’oretta dopo, il cellulare viene controllato e l’SMS telegrafico letto: Grogghino, ore 21, non tardare. Stefano.


Nel grande capannone c’è agitazione, in un angolo sono ammassati capi d’abbigliamento di tutti i colori, uno sopra all’altro, effetto montagna, ma... montagna in movimento. Qualcosa al suo interno la fa traballare e sembra che smotti di continuo. Una voce bassa, profonda e calda sta borbottando improperi dall’interno dell’ammasso di vestiti. Luca, il titolare del magazzino, sta rovistando nel cumulo alla ricerca del cellulare, che nel frattempo sta squillando con insistenza e che non sa come sia finito lì; poi improvvisamente «Eccoti!!! Pronto... Pronto... Ehi Ste... Certo, sì, sì volentieri, a stasera.»


  • Stefano Soranna, detto Pulitzer, giovane quasi disoccupato ma intraprendente giornalista freelance che si dà un gran da fare per sbarcare il lunario. Si occupa un po’ di tutto quello che capita sotto tiro: frequenta il mondo dei mercatini rionali alla ricerca forse dell’affare, sia in entrata che in uscita; gira per la città fotografando a destra e a manca per controbattere giorno dopo giorno il potere politico locale; ascolta tutto e tutti, sempre alla caccia di uno scoop da proporre ai giornali. Dopo un trascorso come podista, ora ha attaccato le scarpette al chiodo e i suoi rari spostamenti vengono effettuati tramite scassatissime biciclette, recuperate chissà dove. Ragazzo dal fisico asciutto, capello corto e ben tenuto, sbarbato, curato, con volto ed espressione da giovincello, sempre sorridente. In città conosce tutti e nessuno, chiunque abbia dritte da dargli gli va a genio, ma ci sono cinque persone con le quali si trova spesso, gli amici di una vita, quelli che non hanno bisogno di chiedere e si capiscono al volo, spesso un’occhiata vale più di mille parole. Stefano è il più giovane di tutti, la matricola se vogliamo, gli altri più o meno sono coetanei. È entrato nella loro vita da ragazzino, il ragazzino da difendere dai grandi e dai bulli, e ora, a distanza di anni, compongono un sestetto indissolubile: i cinqueperunosei.
  • Luigi Guicciardi, commissario di Polizia, detto Cataldo, per via di una serie di libri gialli scritti da un modenese e ambientati a Modena il cui protagonista è appunto il commissario Giovanni Cataldo. E’ il più vecchio degli amici, un personaggio dal buon acume, che va poco d’accordo con il questore, il Dottor Pisquano, col quale si scontra ad ogni indagine, vuoi perché il superiore vuole chiudere le indagini in fretta, vuoi perché Guicciardi vuole vederci chiaro, non è tipo da scrivere la parola FINE con tanta facilità. Personaggio noto in città e inconfondibile, altezza media, capello lungo, un bel paio di baffoni, la battuta sempre pronta fra le labbra.
  • Mauro Sighicelli, detto Sighi, allenatore di atletica leggera, insegnante di ginnastica, uno degli ultimi eredi della dinastia dei Sighicelli di San Cesario sul Panaro, che invece di pizzicare corde di violino o scrivere sui pentagrammi, ha preferito per tutta la vita la corsa a piedi, su strada o su pista. Una vita a rincorrere sogni di gloria e ora, da dilettante, si mantiene in allenamento correndo in tutte le corse che gli capitano a tiro o allenando i campioni di domani.  La sua caratteristica è la giovialità, personaggio importante per il Soranna, sia perché è stato il suo talent scout, sia perché è l’unico che lo tiri su di morale nei momenti di crisi. Il suo sorriso, la erre moscia, il capello folto e canuto, la sua pacatezza lo rendono indispensabile nei momenti bui.
  • Poi c’è Malora, al secolo Armando Bruzzi. Gestisce la location, il luogo del ritrovo, la sede, la base operativa: Divini Sapori, sulla via Giardini al 783, enoteca e vini sfusi. I sei si riuniscono immancabilmente a chiamata nel suo negozio dopo l’ora di chiusura, qual miglior locale avrebbe potuto ospitare i cinqueperunosei. Ognuno porta qualcosa da sgranocchiare, in loco trovano il nettare per le loro gole secche, lì c’è l’imbarazzo della scelta. Solamente Luca sta al palo, poverino, astemio ma adoratore del chinotto, un vero esperto. E anche l’Armando è ottima fonte di informazioni, da lui entrano sobri ed escono barcollanti, dopo un paio di bicchieri le ugole si sciolgono e le chiacchiere inondano l’ambiente, irrorando le assetate orecchie del Malora.
  • Roberto Roganti, detto Grogghino, nonostante il nomignolo, un armadio occhialuto semovente dal cipiglio rado. Coetaneo di Sighi, stessa età, che con Cataldo e Malora sono quelli degli anni cinquanta. Becchino, professione che non inficia l’amicizia, in fin dei conti è un mestiere come un altro. Ex studente di medicina, con un passato sempre attorno alla sanità, alla fine ha trovato la sua strada, quella del cimitero, come lo sfottono gli amici. Punto di riferimento per il Luigi, che spesso ricorre a lui per capire certi aspetti di certe morti. Come dice sempre Grogghino «i morti sono più loquaci dei vivi, basta parlar loro con dolcezza e vi riveleranno i più reconditi segreti.»
  • Luca Bagnoli, detto Armani, lavora nel campo dell’abbigliamento in qualità di rappresentante. E’ più giovane degli altri e più vecchio di Stefano di una decina d’anni. E’ da considerarsi il basista, l’informatore principe, ma non del commissario, ma di Pulitzer, che come si è detto è sempre alla ricerca di buone imbeccate. Spazia per tutta la regione e parlando con comari e compari, le notizie più strane e intriganti giungono sempre al suo orecchio. Ha il telefono costantemente a portata di mano, appena ha una pista, ZAC... parte la chiamata.

I sei amici si riuniscono ogni qual volta c’è qualcosa su cui elucubrare, contestare, parlare, estrapolare, cogitare, inventare... come dice il buon Stefano «quando ci sono situazioni incresciose, perigliose, turbolente, peccaminose e delittuose, la gente parla sempre bene o male, ma parla sempre con tutti fuorché con chi indaga.»
E così, quando capitano eventi interessanti, ritrovarsi per fare il punto, sguinzagliarsi per recuperare informazioni e dritte, arrivare a scoprire l’inghippo… diventa un divertimento e una scusa per stare in compagnia, se poi si riesce ad aiutare la polizia... tanto meglio, Dottor Pisquano permettendo. 
Ora di chiusura, Armando prepara la vetrina per la notte, pulisce il negozietto, prende due caraffe vuote e le poggia sul banco in attesa di essere riempite con il Celestiale, un bianco frizzantino sfuso dal gradevole perlage, poi controlla la temperatura del Franciacorta I Filari, Stefano aveva detto di mettere in fresco una buona di bollicine... accontentato.
Spegne le luci della vetrina, passa nel retro bottega, sistema sedie e tavolo, che copre con una cerata, sulla quale poggia un rotolo di carta assorbente e tovaglioli di carta, bicchieri in vetro, flute ovviamente, un tagliere rettangolare con coltello affilato da salume, un tagliere rotondo con uno spicchio di parmigiano da pasto ad asciugarsi e il relativo coltello con lama a mandorla appuntita corta, perfetta per mantenere la granulosità del formaggio, infine una boccetta di aceto balsamico casalingo Roganti, prezioso dono di Grogghino.

TOC TOC TOC - TOCTOC

Il segnale convenuto, la porta sul retro si apre e in fila indiana entrano Armani, Sighi, Cataldo e Grogghino. Manca solo Pulitzer, è sempre l’ultimo ad arrivare. Dieci minuti dopo ci sono tutti, compresa la bicicletta, con i tempi che corrono meglio averla vicino, le due ruote stanno diventando merce pregiata e ambita nei furti.
Stefano dopo i convenevoli si alza in piedi e ottenuto il silenzio tombale annuncia:
«Stamattina mi hanno convocato a GattaCiCovaModena e... mi hanno assunto!»
Applauso e pacche sulle spalle, complimenti da parte di tutti, finalmente dopo tanto penare anche lui ha trovato il posto fisso.
«Fisso? Beh, per essere sicuro di avere il posto fisso adesso devo darmi da fare, e seriamente, ma voi mi aiuterete, vero? Dovrò scrivere articoli giornalmente su qualsiasi cosa, quindi, ogni volta che vi capita un’informazione chiamatemi, di qualsiasi genere, poi se si tratta di cose importanti sarà una buona scusa per incontrarci e confrontarci, vedi caso mai che ci mettiamo a far concorrenza alla polizia, eh Cataldo, poi ci assumi come consulenti esterni...»
E tutti scoppiano in una fragorosa risata.

La serata si protrae tra fette di salame e scaglie di parmigiano bagnate con l’aceto balsamico, tutto annaffiato da abbondanti bollicine, d’uva e di citrus myrtifolia alias chinotto.

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