giovedì 23 novembre 2023

Capitolo 76: Venezia, Venezia, 5 aprile 1969

Oggi siamo a Venezia, ci fermeremo qui qualche giorno, tanto ci sono le vacanze di Pasqua. Il papà ha prenotato alla Pensione Bel Sito, vicino a San Marco. Appena fuori della stazione saliamo su un vaporetto e ci dirigiamo verso la fermata di Santa Maria del Giglio, dove siamo alloggiati. Mi piace da matti Venezia, mia madre mi racconta sempre che la prima volta che io sono venuto qui ero ancora nella sua pancia... Mi piace perchè non ci sono macchine ma tanta acqua, mi piace l'accento che hanno gli abitanti, quella bella parlantina simpatica, mi piace perchè ci sono le gondole e i colombi in Piazza San Marco. 
A Modena abbiamo le tortore con il collare, ma io preferisco i colombi.
Che bello passare per il Canal Grande in vaporetto, ogni volta il papà ci fa da Cicerone, vuole imprimerci bene in testa tutte le belle cose che ci sono qui... "Vedete, guardate, quella è .... Ora passiamo sotto a Ponte degli Scalzi ... per quel canale a sinistra si raggiunge il Ghetto degli Ebrei ... lì a destra la Chiesa San Stae ... e subito lì Cà Pesaro ... qui subito a sinistra la Cà d'Oro ... e di qua il Mercato di Rialto con tutto il pesce fresco ... queste le Fondamenta che portano al Palazzo dei Camerlenghi e subito dopo la curva 'et voilà' ... il Ponte di Rialto ... ecco, qui sulla sinistra uno dietro l'altro Cà Farsetti e Palazzo Cavalli ... dall'altra parte Palazzo Barbarigo e di fronte Sant'Angelo e Mocenigo ... a destra lungo il Rio Ca' Foscari l'Università omonima, un po' più in là Ca' Rezzonico ... ecco, qui di fronte Palazzo Grassi ... e più in là si vede già il Ponte dell'Accademia, tutto di legno, sembra moderno rispetto a Venezia, ma è stato costruito in 37 giorni alla fine del 1932 e doveva poi essere sostituito, invece andava talmente bene che è ancora lì ... attenzione siamo quasi arrivati ... sulla destra Palazzo Morosini, Palazzo Venier dei Leoni dove ci abita Peggy Guggenheim, se facciamo in tempo e becchiamo la giornata di apertura vi ci porto, ne vale la pena ... quello è Palazzo Dario che chiamano il maledetto, sembra porti sfortuna ai suoi proprietari, il tenore Del Monaco lo voleva comprare qualche anno fa ma prima di definire ebbe un incidente stradale e l'affare sfumò ma lui non morì, adesso è di un certo Filippo Giordano delle Lanze, il tempo ci dirà se la maledizione continua o si ferma ... ecco la nostra fermata a sinistra, Santa Maria del Giglio...
Scendiamo e di corsa raggiungiamo il Bel Sito, mentre il papà e la mamma sistemano le stanze e la Gabriella, io e Giorgio andiamo a salutare lo zio Armando, che abita di fronte alla pensione, una porticina verde proprio a fianco della chiesa Santa Maria del Giglio. Lo scrocco apre la porta, saliamo a casa sua, saliamo perché appena dentro c'è una ripida scala che sale e lungo questa scala ci sono ogni tanto gambaloni di gomma di varie misure, qui spesso c'è acqua alta e così possono mettersi al bisogno i gambali in fretta.
Torniamo giù e tutti andiamo verso San Marco, su e giù per ponticcioli avanti indietro per calli e callette, giriamo di qua e di là, poi di colpo eccola, Piazza San Marco. Non c'è molta gente, ma i colombi non mancano. Corriamo a comprare i chicchi per darli da mangiare e li buttiamo, pochi per volta, di qua e di là e dove cadono arrivano frotte di colombi curucucurucucurucucu ... e in un battibaleno li divorano. A un certo punto mio padre mi dice di stare fermo con le braccia aperte e i palmi verso l'alto, mi toglie gli occhiali, mi mette qualche chicco in testa, lungo le braccia e sulle mani, poi si allontana di alcuni passi. E' un attimo, sento un frufrufrufru, vengo letteralmente assalito dai colombi che mi coprono tutto senza appoggiarsi a me, rimangono svolazzanti appesi nell'aria mentre beccano con dolcezza per prendere ognuno un chicco e donandomi un lieve venticello con le ali sbattute. Dieci secondi e sono di nuovo libero... incredibile. 
E' ora di pranzo e ci avviamo verso il nostro appuntamento con lo zio Armando, lui ci porta sempre nella sua trattoria preferita, Al Bacareto in zona San Samuele. Lo zio è un ottimo cuoco, ma quando ci sono degli ospiti preferisce portarli fuori, meno fatica.
Spaghetti con il nero di seppia e polenta e baccalà, assaggio un po' di fritto della mamma e il baccalà mantecato del papà... qui si mangia bene, ambiente familiare.
Dopo il caffé dei grandi torniamo con calma alla pensione, i genitori salgono dallo zio per, come dice lui, il bicchierino della staffa, e noi andiamo a fare un riposino per prepararci alla gita pomeridiana, tanto verso le cinque le campane della chiesa ci sveglieranno, sono proprio di fronte alla finestre della pensione e quando suonano sembra siano in camera... 



 

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