Quando Haley arrivò sul posto, il giorno di Ognissanti, nelle buie ore del primo mattino, la faccenda era tutt’altro che finita. Il plutonio era sparito e il ladro giaceva raggomitolato come un mucchietto di stracci in fondo alle scale del venticinquesimo piano dell’albergo. Il medico legale stava chino su di lui, ma era chiaro che non avrebbe più parlato. Secondo il rapporto ricevuto da Haley, aveva detto soltanto una parola: «Halloween», ed era morto.
Haley mantenne inespressivo il suo volto indurito di quarantenne. Per qualche attimo studiò Sanderson, il capo del servizio di sicurezza della centrale nucleare. Lo conosceva già, ma non aveva alcuna opinione su di lui, né buona né cattiva. In quel momento, con gli sbiaditi occhi azzurri luccicanti nella penombra, sembrava sul punto di scoppiare in lacrime.
Haley lo chiamò in disparte e domandò: — Chi era il ladro? Il rapporto non è chiaro in proposito.
— Lavorava alla centrale.
— Questo lo so. Era un fisico nucleare? Un agente della sicurezza?
— No. Soltanto un impiegato. Non aveva niente a che fare con la ricerca.
— Peggio ancora. Come poteva un semplice impiegato avere accesso al plutonio?
Sanderson prese un’aria tormentata. — Questo è stato un errore da parte nostra. Davamo tanto per scontata la sua presenza che non lo vedevamo più. Errore umano, — concluse, scuotendo la testa.
— Il movente? — domandò Haley.
— Ideologia, — rispose Sanderson. — Si è fatto assumere alla centrale soltanto per realizzare questa bell’impresa. Lo sappiamo perché ha lasciato un biglietto, non ha potuto resistere, doveva vantarsi di averci fatto fessi. Era fra quelli che pensano che le centrali atomiche siano un pericolo mortale; che porteranno al furto su larga scala di plutonio, alle bombe fatte in casa, al terrorismo e al ricatto nucleari.
— Insomma, voleva dimostrare che tutto ciò è possibile?
— Proprio così. Intendeva dare pubblicità alla cosa e sollevare l’opinione pubblica.
— È molto pericoloso il plutonio che ha rubato?
— Per niente. È una piccola quantità. Si potrebbe tenere il contenitore in una mano. Non era nemmeno destinato al nucleo di fissione, serviva ad altri scopi, e certo non basta per fabbricare una bomba, gliel’assicuro.
— Ma che pericolo rappresenterebbe per un individuo che lo tenesse su di sé, o in casa?
— Nessuno, se lo lascia nel contenitore. Altrimenti, chiunque venisse a contatto con esso subirebbe gravi danni fisici, magari a lunga scadenza.
— Comincio a capire perché la gente potrebbe allarmarsi, — disse Haley.
Sanderson aggrottò la fronte. Ma questo non prova niente. È stato un errore che non si ripeterà e, in ogni caso, il sistema d’allarme ha funzionato. Gli siamo stati subito alle calcagna. Se non fosse riuscito a entrare in questo albergo e noi non avessimo temuto dì spaventare i clienti...
— Perché non avete informato subito l’FBI?
— Se fossimo riusciti a prenderlo da soli... — borbottò Sanderson. — L’intera faccenda sarebbe rimasta nascosta, anche al Bureau. Errori e tutto.
— Be’...
— Ma alla fine ci avete informati. Dopo la morte del ladro. Ne desumo che non avete il plutonio?
Gli occhi di Sanderson sfuggirono lo sguardo fermo di Haley. — No, non lo abbiamo. — Poi, sulla difensiva: — Non potevamo agire troppo apertamente. Ci sono centinaia di persone qui, se si diffondeva la voce che c’erano guai e questi venivano messi in relazione alla centrale...
— Allora, anche se aveste preso il ladro e recuperato il plutonio, lui avrebbe vinto e voi perduto. Sì, lo capisco. Quanto tempo è rimasto nell’albergo? — Haley guardò il suo orologio. — Ora sono le tre e trentacinque.
— Tutto il giorno. Solo quando è stato abbastanza tardi per poter agire più apertamente siamo riusciti ad intrappolarlo sulle scale. Abbiamo tentato di catturarlo e lui ha cercato di scappare. È scivolato... ha battuto la testa contro la ringhiera, dopo esser volato giù per una rampa, e si è fratturato il cranio.
— E non aveva il plutonio su di sé. Come sapete che non se n’è liberato prima di entrare nell’albergo?
— Uno dei miei uomini l’ha quasi preso, a un certo punto, e ha visto il contenitore.
— Così, durante le ore in cui è riuscito a sfuggirvi, può aver nascosto quella roba, una scatoletta, in un punto qualunque d’un albergo di ventinove piani, con novanta camere per piano... più i corridoi, gli uffici, i locali di servizio, il seminterrato, il tetto... e noi dobbiamo ritrovarla, vero? Non possiamo permettere che il plutonio sia nascosto in città, per quanto poco sia. Giusto?
— Sì, — disse Sanderson con aria infelice.
Una possibilità sarebbe prendere un centinaio di uomini e perquisire l’albergo... piano per piano, camera per camera, centimetro quadrato per centimetro quadrato... finché lo troviamo.
— Non è possibile, — disse Sanderson. — Che spiegazione daremmo?
— E qual è l’alternativa? Abbiamo una pista? Il ladro ha detto qualcosa: «Halloween», vero?
Sanderson annui. — È stato cosciente per qualche secondo prima di morire. Gli abbiamo chiesto dove fosse il plutonio e lui ha detto: «Halloween».
Haley fece un respiro profondo, espirando poi lentamente. — Non ha detto nient’altro?
— Nient’altro. Lo abbiamo sentito in tre.
— Ed era proprio «Halloween»? È una parola difficile da pronunciare per un moribondo. Non è possibile che abbiate capito male?
— No. Era proprio «Halloween». Siamo tutti d’accordo.
— La parola ha un qualche significato per voi? C’è un Progetto Halloween alla centrale? La usate per indicare qualcosa, magari in un vostro gergo interno?
— No, no. Niente del genere.
— Ma credete che stesse cercando di dirvi dove si trova il plutonio?
— Non lo sappiamo, — disse Sanderson con aria tormentata. — I suoi occhi non erano a fuoco. È stato il bisbiglio di un moribondo. Non sappiamo nemmeno se ha sentito la nostra domanda.
Haley tacque per un momento. — Già. Avrebbe potuto essere l’ultimo, fugace pensiero riguardo a qualsiasi cosa. Un ricordo d’infanzia. Qualsiasi cosa... senonché ieri era Halloween. Il giorno in cui si è nascosto in questo albergo, e ha tentato di sfuggirvi abbastanza a lungo perché la stampa venisse a conoscenza del suo furto, era Halloween. Questo poteva avere un significato per lui.
Sanderson si strinse nelle spalle.
Haley stava pensando a voce alta. — Halloween è il giorno in cui le forze del male escono allo scoperto e senza dubbio egli pensava di star combattendo contro di esse.
— Noi non siamo il male, — disse Sanderson.
— Ciò che conta è quello che lui pensava. Non voleva che, catturandolo, voi recuperaste anche il plutonio. Quindi lo ha nascosto. Ogni camera rimane vuota a qualche ora del giorno, in ogni camera si fanno le pulizie, si cambiano gli asciugamani e le lenzuola, e durante queste operazioni la porta è aperta. Il ladro ne vede una, entra e piazza rapidamente la scatoletta dove non sarà subito notata. Poi potrà tornare a riprenderla; oppure, se viene catturato, alla fine sarà scoperta da un cliente o da qualcuno del personale, portata in direzione e riconosciuta, con o senza danni per qualcuno.
— In una camera, dunque, — rantolò Sanderson. — Ma quale?
— Possiamo provare in una, e, se ci va buca, dovremo perquisire tutto l’albergo, — disse Haley. Poi se ne andò.
Tornò dopo mezz’ora. Il corpo era stato rimosso, ma Sanderson era ancora là, in uno stato di profondo abbattimento.
— C’era una coppia nella camera, — disse Haley. — Abbiamo dovuto svegliarla. Ho trovato qualcosa sullo scaffale sopra l’attaccapanni. È questo il contenitore?
Era un piccolo cubo grigio, con la parte superiore fissata da viti a farfalla.
— È questo, — disse Sanderson, controllando a stento la propria eccitazione. Svitò i dadi, sollevò un po’ il coperchio e mise un piccolo contatore vicino all’apertura. Immediatamente si sentì un ticchettio. — E c’è anche il plutonio. Ma come sapeva dove cercarlo?
— Era solo una possibilità, — disse Haley, alzando le spalle. — Il ladro aveva in mente Halloween, a giudicare dalla sua ultima parola. Quando ha visto aperta la porta di una particolare camera, forse gli è parso una specie di presagio.
— Ma quale camera?
— La 3110, — disse Haley. — Trentun ottobre. Halloween.
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