I loro problemi erano stati risolti: i poveri non esistevano più, i malati,gli storpi, i ciechi erano storiche memorie di un passato lontano, le antichecause di guerra erano state definitivamente abolite, gli Uomini non avevanomai goduto di tanta libertà. Avrebbero dovuto essere tutti immensamentefelici...Hamilton Felix arrivò al tredicesimo piano della SezioneCompartimentale della Finanza, servendosi della scala mobile di sinistra, poisceso dalla pista scorrevole, si fermò davanti a una porta con la scritta:MINISTERO DELLE STATISTICHE ECONOMICHEUFFICIO ANALISI E PREVISIONIDIREZIONERISERVATOPunzonò la porta con una combinazione cifrata e attese il controllo visivoche ebbe luogo immediatamente. La porta si aprì, e dall'interno una vocedisse: – Entra, Felix.Felix obbedì, e dopo un'occhiata al suo ospite disse: – Tu fai novantotto.– Novantotto che cosa?– Novantotto gatti arrabbiati negli ultimi venti minuti. È un gioco. Hofinito il conto in questo momento.Monroe-AIpha Clifford ebbe un'espressione sorpresa, cosa che glicapitava spesso quando aveva a che fare col suo amico Felix. – Come sarebbea dire? Hai certamente contato anche i contrari, immagino?– Si capisce. Novantotto poveracci che avevano perduto il loro ultimoamico, e sette che avevano l'aria contenta. Però – aggiunse, – per arrivare asette ho dovuto contare anche un cane.Monroe-AIpha diede ad Hamilton una rapida occhiata nel tentativo dicapire se l'amico scherzava o no. Ma non ci riuscì. Raramente ci riusciva.Molto spesso le osservazioni di Hamilton non avevano alcun contenuto serio,e molte volte sembravano, almeno da un punto di vista tecnico, totalmenteprive di senso. E non rispettavano nemmeno i sei principi dell'umorismo.Monroe-Alpha andava orgoglioso del proprio senso ironico ed era noto tra isubalterni per il vezzo di pontificare sulla necessità di conservare sempre ecomunque una certa vis comica. La mente di Hamilton, invece, sembravaseguire una misteriosa illogicità tutta sua, dotata di una certa sostanza, forse,ma in apparenza completamente distaccata dal mondo reale.– Qual è lo scopo dei tuoi calcoli? – chiese.– Ho forse bisogno di uno scopo? Ti ripeto, mi sono divertito a finirligiusto adesso.– Ma i tuoi numeri non possono avere significato scientifico. Non èpossibile, con dati talmente scarsi, ricavare un diagramma esatto diandamento. D'altronde, le tue supposizioni non sono controllate, e perciò irisultati non hanno importanza.Hamilton levò gli occhi al cielo. – O Fratello Maggiore, ascoltami -mormorò. – O Vivente Spirito della Ragione, abbi pietà del Tuo servo. NellaTua più grande e sempre prospera città mi accorgo che l'aceto spumeggia inghigni nel rapporto di quattordici a uno... e lui dice che questo non haimportanza!Monroe-Alpha fece un gesto di dispetto. – Ti prego di non essereirriverente – protestò. – E poi, il rapporto esatto è di sedici e un terzo a uno.Non avresti dovuto contare il cane.– Oh, lascia perdere! – gli rispose l'amico. – Come va la caccia alla coda?– Si mise a girare per la stanza, mostrando di interessarsi ora a un oggetto oraa un altro, sotto lo sguardo inquieto di Monroe-Alpha. Alla fine si fermòdavanti all'immenso accumulatore integrativo. – Mi sbaglio o è quasi giuntoil momento delle tue previsioni trimestrali?– Non quasi... è il momento. Avevo appena terminato la prima seriecomprensiva quando sei arrivato tu. Vuoi vederla? – Si avvicinò allamacchina, premette un pulsante, e da una fessura usci una copia fotostaticache Monroe-Alpha staccò e consegnò a Hamilton senza neppure darciun'occhiata. Non ce n'era bisogno: tutti i dati idonei erano stati immessi nelcalcolatore, e lui sapeva con certezza assoluta che ne sarebbe uscita larisposta esatta. L'indomani avrebbe rielaborato un'altra volta il problema,servendosi di un diverso procedimento. Se le due risposte non fossero andated'accordo, entro i limiti di errore concessi alla macchina, allora le cifreavrebbero cominciato a interessarlo, a interessarlo enormemente. Ma questo,naturalmente, non sarebbe successo.Le cifre avrebbero dunque interessato i suoi superiori, dato che a luiinteressava soltanto il procedimento.Hamilton scorse lo scritto con occhio non professionale.
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