Quando John Gordon udì per la prima volta la voce che parlava nella suamente, pensò di essere sul punto di perdere la ragione.La voce si fece udire per la prima volta di notte, nell'attimo sospeso tra laveglia e il sonno. Tra i pensieri lenti e confusi e pigri del dormiveglia, la voces'insinuò, chiara e sicura.«Mi senti, John Gordon? Puoi sentire il mio richiamo?»Gordon si rizzò a sedere sul letto. Era sveglio, adesso, bruscamentesveglio, con la mente lucida e confusa nel medesimo tempo... e perplessa. Inquello strano richiamo notturno c'era stato qualcosa di strano, una venaturad'inquietudine che lo lasciò scosso.Ma poi si strinse nelle spalle, cercando di scacciare con quel gesto leombre della notte. La mente giocava scherzi strani, durante i minuti e le oredel dormiveglia, quando la volontà era sopita e nulla frenava la fantasia.Quella voce non significava nulla, all'infuori dell'oscura, fuggevole realtà deimondi dell'immaginazione.Dimenticò la voce che parlava nel silenzio della mente e della notte,dimenticò tutto, fino alla notte seguente. E poi, a sera, nell'istante in cui la suamente stava di nuovo per sprofondare nel regno del sonno, quella chiara vocementale ritornò.«Mi senti? Se mi senti, cerca di rispondere!»Anche questa volta Gordon si destò di soprassalto. E questa volta, insiemealla confusione e alla perplessità, ci fu anche un senso di preoccupazione,quasi d'angoscia. Cosa gli stava accadendo? C'era qualcosa che nonfunzionava, nella sua mente? Aveva sempre sentito dire che era brutto,quando si cominciavano a sentire delle voci.C'era stata la guerra. Lui l'aveva combattuta dall'inizio alla fine, lunghianni trascorsi a bordo di aerei che volavano sul Pacifico. E se l'era semprecavata senza una scalfittura. Ma forse quegli anni trascorsi a sorvolare ilPacifico gli avevano prodotto delle ferite nella mente. Danni non immediati,certo, ma ugualmente tragici. Forse lui stava per diventare un'altra dellevittime che la guerra continuava a mietere molto tempo dopo la suaconclusione; un caso di pazzia ritardata, come se ne sentivano molti.«Diavolo, ma di che cosa mi preoccupo?» esclamò Gordon a voce alta,cercando di riscuotersi. «Non c'è niente di strano, nella mia mente. Sono soloun po' nervoso, e un po' irrequieto.»Irrequieto? Sì, era proprio questo il suo problema. Lo era stato da quandola guerra era finita, e lui era ritornato a New York.Certo, si poteva prendere un giovane contabile, lo si poteva togliere dallacompagnia di assicurazioni nella quale lavorava, a New York, lo si potevatrasformare in un pilota di bombardieri, un pilota che solcava i cieli con il suocarico di morte con la medesima disinvoltura con la quale poteva contaresulle dita. Certo, questo si poteva fare, perché loro lo avevano fatto a JohnGordon.Ma dopo tre anni di quella vita, non era così facile dare a quel pilota unfoglio di congedo, un distintivo, un semplice «grazie», e poi rispedirlo dietrola scrivania del suo vecchio ufficio. Gordon sapeva anche questo, per amaraesperienza.Era strano. Quando aveva sudato e rischiato la pelle sopra il Pacifico, nonaveva mai smesso di pensare a come sarebbe stato bello ritornare al vecchiolavoro, e al comodo, piccolo appartamento di prima.E poi lui era tornato, e l'ufficio e l'appartamento erano stati uguali. Ma luino. Il John Gordon che era tornato era abituato alla battaglia, al pericolo, ealla morte che poteva colpire da un momento all'altro, ma non era piùabituato a sedere dietro una scrivania, a fare delle addizioni, a incolonnarenumeri su numeri.Gordon non sapeva più quello che voleva, adesso, ma era sicuro di unacosa: non voleva più un lavoro d'ufficio a New York. Aveva cercato discacciare quel pensiero dalla sua mente. Aveva lottato, prima di tutto controse stesso, per ritornare al vecchio schema, per reintegrarsi nella vecchia vita,e questa lotta interiore l'aveva reso sempre più inquieto.E adesso questa strana voce, che lo chiamava dall'interno della mente!Voleva dire forse che l'irrequietezza, la smania di cambiare, la lotta interioreavevano piegato la resistenza dei suoi nervi? Voleva dire che lui stavacrollando?Pensò di andare da uno psichiatra, ma l'idea non gli piacque affatto. Era lasua battaglia, quella, e gli pareva importante combatterla da solo. Dovevalottare contro la voce che parlava nella sua mente; doveva vincere i suoinervi. Non sarebbe riuscito a niente, con un aiuto esterno.
giovedì 12 dicembre 2024
URANIA n.14 - Edmond Hamilton: Guerra Nella Galassia
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