giovedì 5 dicembre 2024

URANIA n.13 - De Camp, L. Sprague: Gorilla Sapiens



Henley Bridger si svegliò. Proprio accanto alle sue orecchie, alcune pietre
battevano su una superficie metallica con un rumore di tuono. Dopo qualche
istante il fracasso si smorzò, si ridusse a un leggero scorrere di ghiaia, poi finì
e fu il silenzio.
Il chimico continuò a rimanere disteso, con gli occhi chiusi.
Non aveva ancora le idee perfettamente chiare, ma distingueva un vago
odore di muffa. Era coricato sulla schiena, col braccio destro ripiegato sotto il
corpo, e aveva qualcosa di molle che gli pesava sulle cosce. Aprì gli occhi.
Era buio, ma non tanto quanto gli sembrò al primo momento. Capì di essere
disteso nell'incavo di una parete metallica curva e sentì una specie di sega
d'acciaio che gli incideva le costole.
Cercò di muovere il braccio destro: impossibile. Tentò allora di alzarsi,
ma ricadde con un gemito nella cuccetta di metallo. Attese qualche istante,
poi si sollevò prudentemente sul gomito valido e riuscì a disincastrare il
braccio destro.
Lo fletté due o tre volte per assicurarsi che non fosse rotto, mosse le dita
affinché il sangue riprendesse a circolare, poi, appoggiandosi alla parete
metallica, allungò una mano per tastare quello che gli pesava sulle gambe. La
"cosa" lanciò un urlo e schizzò via con un rumore sordo. Bridger la udì
ansimare e piagnucolare nel buio, mentre la ghiaia ricominciava a rotolare
sulla parete metallica al disopra della sua testa. Penosamente Bridger cercò di
alzarsi, ma i piedi erano come anchilosati. Aveva inoltre un gran vuoto nel
cervello, ma a poco a poco vaghi ricordi gli tornarono in mente. Per esempio,
che lui si trovava in un autobus pieno di gente. L'autobus era entrato in un
tunnel. Poi c'era stato un terremoto, una valanga o qualcosa di simile, e
l'autobus si era arrampicato lungo un muro. E infine quell'odore, come di
muffa: un odore che Bridger non ricordava di avere mai sentito, prima.
Fece ancora un piccolo sforzo di memoria: la "cosa" che aveva urlato
doveva essere quella bionda rosea e paffuta che stava seduta davanti a lui.
Ora Bridger si sentiva perfettamente normale, ma la faccia gli prudeva in
modo insopportabile. Alzò la mano per grattarsi... e si punse i polpastrelli.
Aveva una barba da mugik, lunga almeno quindici centimetri, che gli copriva
il davanti della camicia. Scosse la testa e sentì i capelli ricadergli sugli occhi
come la romantica criniera di uno tzigano.
Si passò la mano sulla nuca e gli parve di essere diventato Buffalo Bill.
Tutto quel pelo doveva averci messo settimane per crescere! Forse dalla
lunghezza dei capelli e della barba avrebbe potuto calcolare quanto tempo era
rimasto in stato di incoscienza. Ma poi rinunciò a fare il calcolo e scrutò
l'oscurità circostante. Alcune macchie grigie dovevano essere i finestrini
dell'autobus.
- Ehi! Ehi! - gridò.
La bionda rispose con voce lamentosa - Chi è? Chi c'è, lì?
- State bene?
- Credo... Ho i capelli così lunghi...
- Mmm... C'è qualcun altro, con voi?
- Uhuu... - Silenzio, poi un grido, infine un mormorio: - C'è una gamba!
Un... un uomo!
Bridger disse: - Non muovetevi. Arrivo subito.
Scavalcò lo schienale di una sedia, si trovò sulle gambe della grossa
bionda che indietreggiò precipitosamente. Nel buio lui sfiorò qualcosa di
soffice e di caldo. Un'altra donna! A tentoni le cercò il polso, glielo ascoltò,
lo sentì battere fievolmente.
- Venite da questa parte e occupatevene voi: è una donna - disse alla
bionda. - Dov'è la gamba che dite?
Quando scavalcò la bionda per cederle il posto accanto alla donna
svenuta, lei fece una risatina di gola che lo urtò. Le voltò la schiena e scoprì
l'uomo cui apparteneva la gamba: era piegato in due sotto una valigia, le mani
strette su un piccolo cilindro. Le dita erano rigide e gelide. L'uomo era morto.
Qualche cosa si mosse nella parte anteriore dell'autobus.
- Ehi, chi è? - chiese Bridger.
Gli rispose una voce acuta. - Io, io, Pilly, l'ittiologo. Voi siete Bridger?
Cos'è successo?
- Non lo so. Un incidente, immagino.
Si aprì la strada verso la parte anteriore della vettura, aggrappandosi ai
portabagagli per sostenersi. Due volte inciampò in corpi distesi. Uno dei due
corpi si mosse, ma Bridger non si fermò: per il momento si sentiva incapace
di fare più di una cosa per volta.

 

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