venerdì 8 marzo 2024

Capitolo 7: Mercoledì 17 maggio 2017, ore 21.15


Le bottiglie ci sono, pure le cibarie, però nessuno le tocca, stanno aspettando che Stefano spieghi, faccia il punto, come ha scritto nella mail di convocazione.

«Salve ragazzi, ci troviamo qui perché ho raccolto, grazie a voi, un sacco di informazioni ed è giunto il momento di metterle in fila, di riordinarle e di ragionarci sopra. Vi dico subito che sarà un compito difficile perché queste notizie potrebbero sconvolgere le nostre idee riguardo a questa morte, ma è proprio qui che vogliamo arrivare, capire insomma come cavolo è morto Giorgio, se è stato un caso o se ha fatto tutto da solo o se ... beh vedremo, ormai tutto è possibile.»
Stefano apre una cartellina, estrae un plico di fogli, lo sistema sul tavolo, poi guarda tutti negli occhi e riprende a parlare «Veniamo ai fatti, quello che noi sappiamo è che la mattina del 10 maggio tale Giorgio è stato trovato morto nell’area verde del suo palazzo, verosimilmente volato giù dal balcone del suo appartamento sito al nono piano, le condizioni del corpo e il fatto che sotto di lui ci fosse la ringhiera del balcone ha fatto pensare che fosse caduto accidentalmente mentre vi era appoggiato. Poi sono venute a galla certe magagne e allora abbiamo tutti pensato che forse questa non è stata una vera disgrazia. Voi tutti siete al corrente dei fatti fino a questo momento, ma non conoscete quello che ciascuno di voi mi ha comunicato nei giorni scorsi, quindi adesso vi deluciderò sulle novità, poi ognuno a turno mi darà il suo parere. Alla fine metteremo assieme le nostre idee e speriamo di venirne a capo.»

Detto questo Stefano distribuisce a ogni presente una serie di fogli, ciascuno contraddistinto da un nome in grassetto e in rosso.
«Prendete pure il tempo che vi serve per studiarli, dopo ne parleremo e ne discuteremo assieme, l’unione fa la forza. Possiamo farcela.»


«Allora, alcuni giorni fa Malora mi ha girato una registrazione fatta di nascosto nel suo negozio, dove un paio di suoi clienti hanno parlato quasi a ruota libera di Giorgio, che loro conoscevano abbastanza bene. Sembra che in una di quelle sere calcistiche, il Giorgio fosse più ciarliero del solito, complice forse una bottiglia di Tequila sbucata fuori da chissà dove. Infatti aveva iniziato un po’ a parlare a bocca impastata e ha fatto discorsi strani sul divorzio e sulla morte. Praticamente avrebbe detto agli amici che la sua situazione era agli sgoccioli, che aveva già vagliato tutte le eventuali possibilità per risolvere quel problema: aveva pensato di divorziare, ma lui avrebbe dovuto ancora mantenere la moglie e se stesso, quindi gioco forza dovevano restare assieme; poi c’era la possibilità di una morte, e qui agli amici era gelato il sangue, tra l’alcool e la determinazione delle sue parole, non sapevano come rispondere, anche perché lui chiedeva un consiglio: mi suicido o l’uccido? Aveva calcolato tutte le eventualità: se fosse morto lui, da vedere poi come inscenare una disgrazia da un suicidio, lei avrebbe potuto godere del trattamento di fine rapporto, delle eventuali mensilità non ancora corrisposte, dell’indennità sostitutiva del preavviso, del diritto a prestazioni previdenziali, al premio di una assicurazione sulla vita che Giorgio aveva stipulato per entrambi anni prima e che era l’unica pratica che non aveva estinto, infine la casa di proprietà; se fosse morta lei, lui avrebbe continuato a lavorare, a tirare lo stipendio e a non spendere in medicinali costosissimi, avrebbe solo avuto il problema di dimostrare che era stata una disgrazia e non un uxoricidio... Insomma, gli amici quella sera non si sono goduti la partita, i discorsi di Giorgio li avevano spiazzati, tanto che per alcune settimane non lo avevano più invitato, si sentivano in imbarazzo verso quel poveruomo che non sapeva più che pesci pigliare e che aveva idee distruttive. Poi una sera uno di loro lo aveva incontrato e gli era sembrato molto più sereno, come se tutti quei discorsi fossero stati solo figli dell’abuso di Tequila, quindi lo aveva invitato per la partita successiva, dove apparve tranquillo e rilassato. Ma qualcuno ricordava che a fine serata li aveva salutati calorosamente e aveva affermato, entrando in ascensore, che forse aveva trovato un’equa soluzione al suo caso e che presto i suoi problemi sarebbero finiti... Quest’ultimo incontro risaliva alla fine di aprile, un paio di settimane prima della sua morte.»


«Ieri Sighi mi ha telefonato, dicendomi che è stato in farmacia doce ha parlato casualmente, dubito sul casualmente, con il farmacista che solitamente serviva Giorgio. Come riferito, il farmaco prescrittogli è di nuova generazione, non ancora affiliato al SSN, tanto che deve essere richiesto in Svizzera, quindi a totale carico dell’acquirente ed è costosissimo. Il tempo tra ordine e consegna è solitamente di una ventina di giorni, ma non era un problema in quanto Giorgio lo ordinava dopo aver concluso il mese ‘sì’ perché aveva davanti un mese ‘no’. Quindi nel calcolo generale, Giorgio avrebbe dovuto recarsi in farmacia i primi di maggio per il nuovo ordine, per avere il farmaco da utilizzare nel mese di giugno, ma fino al giorno della disgrazia non si era presentato, fatto strano in quanto rischiava di non avere in tempo il prodotto.»


«Ieri sera io e Armani siamo stati ospiti della famosa Iside, l’amica della sua vicina e amica e dirimpettaia dei nostri coniugi. Abbiamo fatto una bella chiacchierata, anzi, diciamola tutta, abbiamo ascoltato un monologo, non credo che nemmeno la polizia sarebbe stata in grado di ottenere tanto neanche con un terzo grado. L’Iside secondo me non vedeva l’ora di essere protagonista e di avere il suo momento di notorietà. Mi sono presentato con un registratore e lei ci ha aperto le porte del Paradiso. Per un’oretta abbondante abbiamo ascoltato il fiume in piena di parole... Luca dalla faccia mi sembri ancora sconvolto, non è che tutto quel chinotto che ti ha fatto devi ancora digerirlo? Beh, vediamo di esporre i fatti in maniera più semplicemente possibile. L’Iside si è vista, dopo il fattaccio, per un paio di volte con Lara, che sembrava molto sconvolta e aveva bisogno di conforto, ma pare che anche lei qualche volta sragioni, poveretta, si può capire, chi si prenderà cura della sua malattia? Tra un pianto e l’altro Lara avrebbe confidato che Giorgio negli ultimi tempi era alquanto diverso. Non parlava più, era musone e stressato, si aggirava come un automa per casa, usciva sempre ad orari strani e passava molto tempo sul balcone di cucina, quello da cui è volato giù. Però nelle ultimissime settimane pareva più rilassato, sorrideva, faceva battute... Lara si era insospettita, aveva fin pensato che avesse un’amante e che stesse valutando di lasciarla, ma nulla, proprio nulla avrebbe trovato tra la sua roba che avvalorasse questa ipotesi. Era fin troppo premuroso con lei, ma si comportava in maniera falsa. Sempre secondo Lara le uniche cose che aveva trovato fuori posto nella casa, e che non aveva mai notato prima, erano chiavi inglesi di varia misura, un paio di guanti da lavoro e due ginocchiere da idraulico... attrezzi che le sono sembrati fuori luogo, calcolando che da molto tempo Giorgio svolgeva un lavoro d’ufficio, magari li aveva in ditta nell’armadietto e, non usandoli più, li aveva portati a casa, bah. Ma, durante un’altra visita all’amica, si era ricordata che Giorgio le aveva riferito che una mattina, annaffiando la pianta di miseria in balcone, si era appoggiato alla ringhiera per alzarsi e quella traballava, dopo il terremoto del 2012 la stabilità del palazzo era cambiata, per cui aveva portato a casa alcuni attrezzi per sistemarla, probabilmente erano gli stessi che aveva notato precedentemente. Comunque l’Iside non è troppo convinta dei pianti di Lara, un po’ fasulli, sembrano lacrime di coccodrillo... Lara le aveva pure confidato l’ipotesi di potersi uccidere, si sentiva un inutile fardello per Giorgio. Non lavorava ed era solo un peso improduttivo, morire sarebbe stata una bella soluzione, se solo avesse avuto il coraggio... Inoltre si era accorta che ultimamente Giorgio le aveva cambiato il percorso in casa, quello da compiere durante le sue passeggiate notturne. Prima sistemava porte e sedie in modo che partisse dalla camera da letto e arrivasse in sala dove il tavolo era sistemato al centro, vi avrebbe girato attorno e poi avrebbe ripreso la via della camera da letto. Ma nell’ultima settimana il giro era diverso, alla fine del corridoio la porta della sala era chiusa mentre era aperta quella della cucina, dove lei si infilava e, siccome era aperta anche quella del balcone, - vi ricordo infatti che dalla fine di aprile è arrivata un’ondata di caldo anomalo - lei ci andava e probabilmente arrivava fino alla ringhiera, la toccava e tornava indietro. Lo asseriva in quanto nel filmato che Giorgio aveva girato una notte aveva notato che camminava tranquilla a occhi aperti, ma dormendo; quando urtava un ostacolo cambiava direzione o tornava sui suoi passi, come fanno quegli aggeggi per pulire i pavimenti, che girano per terra e appena urtano qualcosa rimbalzano in altra direzione. Abbiamo infine chiesto a Iside come facesse Lara a sapere dei percorsi, considerato che li percorreva dormendo. Semplice, quando lei girava di notte, non le veniva somministrato il farmaco e il giorno dopo Giorgio restava a letto perché lavorava al pomeriggio, quindi la mattina, quando lei si alzava, trovava tutto sistemato per la sua camminata e così rimetteva a posto.»


«Nel primo pomeriggio Grogghino mi ha inviato una mail interessante, molto interessante. Questa credo darà una scossa alla nostra indagine, proprio vero che i morti sono più loquaci dei vivi… Dunque, il testo era questo: Stefano, forse ci sono, forse ho capito cosa non quadra… è la posizione del corpo, è l’apertura della bocca e degli occhi. Direi quasi che tutto ruota attorno alla ringhiera e a un vaso di miseria…»


«Bene, come vedete c’è anche Cataldo, che per ora non ha nulla da dire, quindi vediamo di dargli una mano. Avete capito la situazione, ho visto che alcuni di voi hanno preso appunti, diamoci una mezz’oretta per raccogliere i pensieri e poi, a turno, cominciando da Armando, ognuno dica la sua, senza remore e senza paura. Vi rammento che siamo tutti partiti credendo di analizzare una disgrazia, ma con il passare dei giorni i fatti e le informazione ci hanno portati su un’altra strada, si è fatta avanti l’ipotesi del suicidio, che sembra la versione più papabile. Per ora non vi esprimo il mio pensiero, come sapete la mia perversione è infinita. Vediamo di mettere assieme le informazioni e caviamo le castagne dal fuoco per la Polizia di Modena.»

 

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