Nell'Oasi di Al Kwantara sorgeva il turrito palazzo di Sua EccellenzaHatay Balbèk, detto il Giusto, Khajman dell'arida terra di Bad Yazira eprediletto del Dio Marduk. La lussuosa residenza era illegiadrita da laghet-ti e da palmizi, all'ombra dei quali si tenevano i banchetti e gli spettacoli ditortura per cui Hatay Balbèk andava famoso in tutto il Golfo di Bandai. Aldi fuori dell'Oasi, dove il deserto spingeva lingue di terreno sabbioso alambire le polle d'acqua, c'era invece la città di Al Kwantara vera e pro-pria, una distesa di catapecchie in sassi e fango pressato dove sopravvive-va, più che vivere, la popolazione. Davanti al palazzo s'apriva un grandecircolo di colonne marmoree pavimentato in piastrelle, dove il Khajmanteneva udienza a vantaggio dei possidenti, degli stranieri, degli sciamani edei mercanti che viaggiavano lungo la strada carovaniera. Lì egli facevaeseguire le condanne a morte, fungeva da giudice per le cause penali,dirimeva le controversie, e distribuiva dietro congruo pagamento la suapersonale e indiscutibile versione della giustizia.Come tutti sapevano, ma nessuno osava dire apertamente, la vera padro-na di Al Kwantara era in realtà Dama Luria, l'amante ormai non più giova-ne di Hatay Balbèk, la quale reggeva fra le sue mani ogni trama occultadella politica nel territorio di Bad Yazira. Mosse politiche alla luce del solenon se ne svolgevano molte, dato il carattere abitualmente subdolo di cuifacevano sfoggio i cortigiani e gli ufficiali dell'esercito, e per questa ragio-ne Dama Luria era l'eminenza grigia attraverso la quale gli avvenimenti diqualche importanza finivano per tradursi in conclusioni di vario genere.La preoccupazione maggiore della donna, e quindi il suo più vasto cam-po d'intervento, era però costituita da una quantità di piccoli intrighi desti-nati a tener lontano dagli occhi del Khajman ogni femmina appena passibi-le d'esser considerata graziosa, ed in questo compito Dama Luria erasenz'altro un'esperta: chiunque, in Al Kwantara, osasse per calcolo o pereccesso di zelo condurre nelle vicinanze del Palazzo ragazze troppo avve-nenti, scopriva a sue spese che Hatay Balbèk era circondato da una sorta disbarramento difensivo costruito da Dama Luria col passar degli anni.Alcuni mercanti di schiavi s'erano vista piombare sul collo la spada diSadducin il Nero, il Maestro Carnefice, mentre le fanciulle che essi aveva-no sperato di far acquistare al Khajman venivano dirottate altrove. Un paiodi Reggitori di Palazzo miopi o incauti che avevano assunto abili camerie-re, sfortunatamente troppo carine, erano andati incontro a una sorte nonmeno spiacevole.L'ultimo eunuco salito a quella carica, Rothaar, era però abbastanza sot-tile da saper intuire e prevenire le necessità di Dama Luria in modo davve-ro acconcio. Ultimamente s'era spinto fino a presentare ad Hatay Balbèkun gruppo di carnose danzatrici nomadi tutte ben oltre la menopausa,spacciandogliele per giovinette ovunque osannate per la loro bellezza. Edil Khajman, il quale da quindici anni non riusciva a posare gli occhi suun'autentica ventenne, s'era lasciato menare per il naso da quella manovra,ordita allo scopo d'alterare sempre più i suoi già collassati canoni estetici,mentre la truccatissima Dama Luria era uscita ancora una volta vittoriosadal paragone fra lei ed altre femmine.Si può quindi immaginare a quale tipo d'esame era stata sottoposta Ba-beeri, allorché un paio d'incaricati di Rothaar l'avevano condotta a palazzocon altri schiavi destinati ai mestieri più umili. La fanciulla era stata messain vendita una decina di giorni addietro al mercato di Cranach, nella Terradi Junghad, lo stesso nel quale due anni prima era stata acquistata dalSacerdote Ianos. Essendo deceduto il suo vecchio padrone ella s'era vistarimettere all'asta, ma come la volta precedente il suo soggiorno lì era statobrevissimo, perché le schiave più belle trovavano immediatamente com-pratori malgrado il loro prezzo elevato. Subito dopo era partita verso ladesertica terra di Bad Yazira, diretta ad un futuro che non aveva neppureprovato a figurarsi. Durante il viaggio sul carro non era stata trattata male,ma aveva faticato molto per riprendersi dallo scoramento. Ianos era statocome un secondo padre per lei, e degli avvenimenti terribili culminati con la sua tragica morte, al tempio di Eleuse, conservava solo ricordi da incuboe assai confusi. Ora cosa le sarebbe accaduto? Non lo sapeva. La sua vitas'era stravolta del tutto, ed ella accettava quella sorte con la rassegnazionecaratteristica dei miseri e dei diseredati, non potendo far diversamente.In Al Kwantara il carro aveva percorso un dedalo di viuzze strette fino aun ingresso secondario dietro il Palazzo. Qui gli schiavi erano stati fattiscendere ed esaminati uno per uno da un colosso calvo. L'uomo, un eunucoriccamente vestito e unto di olii profumati, nel vedere Babeeri l'avevasquadrata con tale disapprovazione e ostilità che ella s'era sentita tremarele gambe. Poi s'era rivolto a uno dei due individui che l'avevano comprataall'asta:«Molto bene, Zobull. Vedo che i tuoi gusti in fatto di femmine sono so-praffini. Quanto l'hai pagata?».«Cinquanta piastre, Eccellenza. Un vero affare, credimi. Questa biondi-na dagli occhi cerulei sarebbe il fiore d'ogni harem, anche vestita d'uncencio e coperta di fango. È una fata».Gli occhi dell'eunuco s'erano fatti di ghiaccio. «Sono d'accordo, e nondubito che sia stata la tua lascivia a suggerirti un tale acquisto. Ora dimmi,Zobull: quale mano sei solito usare per accarezzarti nelle tue parti piùsporche?».L'uomo era impallidito spaventosamente. «La destra, Eccellenza...».«Guardie, scortate il nostro amico Zobull in prigione», aveva ordinatol'individuo a un paio di militi presenti. «Darò istruzioni a Sadducin dimozzarti per l'appunto la mano destra, affinché tu impari ad usare il cervel-lo invece dei tuoi stupidi istinti bestiali, quando ti affido una commissione.Come vedi, so essere pietoso».Zobull era stato condotto via, e Rothaar s'era rivolto all'altro, con unsospiro. «Suppongo di conoscere il motivo per cui tu non hai messo sul-l'avviso il tuo compare. Non è vero, Ekren? Va bene, d'ora in poi sarai tul'addetto all'acquisto del personale, Ma attento: se la tua ambizione finissecon l'infastidirmi sai cosa ti accadrà».Ekren s'era inchinato. «Eccellenza, non vi è stato alcun rischio. Sapevoche questa schiava non avrebbe oltrepassato la soglia del Palazzo, grazie aituoi controlli. Zobull era uno sciocco, ed è giusto che le sue delicate man-sioni siano svolte da chi meglio saprà accontentarti. Devo farla accluderealla prossima carovana diretta in Sumer? Nella Terra dei Due Fiumi unaragazza così bella potrà fruttare almeno trecento piastre d'oro».«Va bene. Nel frattempo conducila alle lavanderie, e disponi che nonvenga mai fatta uscire dai cortili del retro».«Certo, Eccellenza». Lo sguardo dell'uomo aveva assunto una luce dicomplicità. «Vuoi che mi occupi allo stesso modo dell'Amazzone?».«Cosa? Non sapevo che qui ci fosse un'Amazzone!» s'era stupito l'eunu-co. «Chi l'ha catturata? È per caso una femmina giovane e attraente?».«Immaginavo che quell'incauto di Serpin non ti avesse informato. Sì, èuna rossa di belle fattezze, anche se troppo robusta e selvaggia per il gustocomune. Tuttavia è assai più piacente di... di quella persona che noi cono-sciamo come assai gelosa. Sukadvar, il Comandante della guarnigione, l'hacatturata nel deserto, mentre viaggiava da sola, proveniente forse da Mi-tanni. Mi hanno detto che è stata stupidamente messa nelle prigioni».«Che idiozia colossale!» aveva ringhiato Rothaar. «Qualcuno pagheràper questo. Ti ringrazio d'avermi avvertito».«Conosco il mio dovere. E tutti sanno che il Khajman, Marduk rimeritila sua bontà d'animo, visita giornalmente le prigioni. Ho giudicato alta-mente inopportuna l'eventualità di fargli trovare laggiù una femminatroppo fresca e ben fatta. Mi si dice che andrà presto nelle mani di Saddu-cin il Nero».«Falla legare presso la stalla, Ekron. Resterà là provvisoriamente, e poimi occuperò io di lei».L'eunuco li aveva congedati, e Babeeri era stata condotta lungo una seriedi cortili già invasi dall'oscurità fino ad una rustica costruzione vicino aipollai. Dal mattino dopo ella s'era vista adibita ai compiti più infimi efaticosi, sia nelle lavanderie che nei pollai, ed aveva subito scoperto chefra le sue incombenze ce n'era una ancor meno piacevole delle altre:doveva infatti recare il cibo all'Amazzone che i soldati avevano fattaprigioniera e sistemata in uno dei cortili posteriori, e vuotare il bugliolo nelquale ella espletava le sue necessità corporali. Ben conscio delle sueresponsabilità, Rothaar l'aveva tolta dai sotterranei fin dal primo giorno,facendola incatenare ad uno degli anelli del muro ai quali si legavano icavalli.Il retro del Palazzo era una specie di zona franca, per quanto riguardavail soggiorno e lo smistamento di donzelle troppo avvenenti, perché ilKhajman era convinto che i cattivi odori che vi stagnavano provocasserouna prematura vecchiaia e molte malattie, e non vi metteva mai piede.Dalle manovre di Dama Luria e dell'eunuco venivano quindi a trarnefugaci godimenti i servi e gli schiavi che lavoravano in quei cortili, e adotto giorni dall'inizio della sua nuova vita Babeeri era stata edotta nelmodo più rude su quella situazione. Occuparsi dell'Amazzone s'era infinerivelato il meno ingrato dei suoi compiti, grazie ai momenti di relativaliberta che ciò le procurava, benché ella non avesse ancora superato lapaura che le dava la vicinanza di quella femmina imponente dai verdiocchi di felino.«Ecco a te», brontolò Sirrush, il secondo assistente del Maestro Cuoco.«Una scodella di buona zuppa sprecata per quella carogna di un'Amazzo-ne. Portagliela, e augurale da parte mia che si possa strozzare con unascheggia d'osso».Ad occhi bassi Babeeri scivolò fra la mole lardosa del cuoco e il banco-ne e, mentre prendeva la scodella, le mani avide dell'individuo la palpeg-giarono lascivamente attraverso il vestito. Sirrush rise, ma poi la lasciòfilar via senza pretendere altro da lei. Fra i tanti membri della servitù ilcuoco era pur sempre quello che si prendeva meno libertà con lei, tantoche ella aveva fatto l'abitudine a rifugiarglisi accanto quando uno deglialtri la insidiava troppo. Dopo intere nottate trascorse a difendersi affanno-samente da uomini puzzolenti di sudore, nel dormitorio degli schiavi, eragiunta al punto di considerare un amico quello che le si mostrava appenameno crudele degli altri, ed era convinta di aver ormai pianto tutte le suelacrime.Uscì nei cortili, oltrepassò il vasto pollaio e si diresse alle scuderie reg-gendo con cautela la scodella in cui nuotavano frammenti di osso. Quis'avvide, con sorpresa e un po' di timore, che due persone riccamentevestite stavano interrogando l'Amazzone incatenata al muro. Uno di essiera il Reggitore di Palazzo, l'eunuco dagli occhi duri che l'aveva accolta ilprimo giorno. L'altra era una donna molto truccata, avvolta in un abito diseta ricamato in oro, e per averla già vista una volta da lontano ella sapevache si trattava della perversa amante del Khajman, la subdola e temutissi-ma Dama Luria.S'avvicinò timidamente, e notò che Rothaar sottolineava le domandeposte all'Amazzone con maligni colpetti del suo frustino fornito di aculei.La ragazza aveva trecce rosse spettinate, stava seduta a terra nella polveree rispondeva a monosillabi con aria sfottente, ignorando orgogliosamentele sevizie dell'eunuco. Quando Dama Luria si volse e vide Babeeri, i suoicrudeli occhi neri ebbero uno scintillio d'interesse. Diede di gomito aRothaar. «È questa la schiava di cui mi hai parlato?».«Sì, mia Signora. Ho già preso accordi con Vilas el Moluk perché siaunita alla prossima carovana di schiavi diretta in Sumer. Nel frattempo èmia cura tenerla nascosta nei cortili interni, come l'Amazzone».
lunedì 5 febbraio 2024
Gianluigi Zuddas: Stella di Gondwana
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