giovedì 11 gennaio 2024

Dmitrij Dmitrievič Šostakovič + Sinfonia n. 7 Op. 60 in do maggiore, di Leningrado (1941)

(San Pietroburgo, 25 settembre 1906 – Mosca, 9 agosto 1975)

Formatosi nel clima politicamente e culturalmente incandescente della rivoluzione sovietica, Sciostakovic, che aveva compiuto gli studi nella città natale, si pose ben presto in vista tra i compositori sovietici più attenti alle innovazioni di origine occidentale. Ottimo pianista, fu soprattutto come compositore che si fece ben presto un nome, ma dopo il 1934 fu attaccato duramente dalla critica e accusato di formalismo. Dal 1937 al '41 ha insegnato a Leningrado e dal 1943 al '48 al Conservatorio di Mosca: è oggi il compositore più stimato e apprezzato del suo Paese.
Assai vicino a Maiakovski, a Prokofiev e ai maggiori uomini di cultura usciti dalla rivoluzione, Sciostakovic ha messo tutta la sua produzione al servizio dell'edificazione socialista nell'URSS.
Per questo ha risentito profondamente delle critiche mossegli dopo la prima rappresentazione (nel 1934) dell'opera teatrale Lady Macbeth (o Katerina Ismailova che è, oltre a Il Naso del 1930 e a una recente operetta, il suo unico contributo al teatro musicale) e per questo il suo linguaggio venne in seguito sensibilmente modificato nel senso di una più diretta accessibilità per le masse. Sciostakovic ha sempre sostenuto «che non esiste nessuna musica che non abbia una sua ideologia,» ed è sinceramente impegnato nella problematica musicale del nostro tempo, nonostante la sua decisa avversione a tutto il "formalismo" della musica occidentale. È interessante a tale proposito citare un suo scritto apparso sulla "Pravda" nel giugno del 1956, dove egli stesso ammette l'esigenza di una dialettica spregiudicata in seno allo sviluppo della musica sovietica del nostro tempo: «Stiamo dimenticando che l'arte dei classici è sempre stata in irrequieta ricerca. Essi hanno aperto terreni nuovi, hanno combattuto la routine e il filisteismo, hanno affrontato i problemi più brucianti del loro tempo, creando nuovi mezzi di espressione artistica. Li si cita spesso ma si pensa purtroppo pochissimo alle meravigliose parole di Mussorgski "Verso nuovi lidi!"»
Nelle sue ultime composizioni Sciostakovic inclina a un linguaggio sempre più strettamente legato al folclore russo e alla tonalità, risentendo fortemente della tradizione di Mussorgski e Rimski-Korsakov, ma anche di quella degli ultimi compositori del tardo romanticismo, da Ciaikovski a Sibelius.

Sinfonia n. 7 Op. 60 in do maggiore, di Leningrado (1941)
Composta durante il periodo in cui l'esercito tedesco assediava Leningrado, questo lavoro impose definitivamente il nome di Sciostakovic in campo internazionale e già nel 1942 veniva eseguito, oltre che nell'URSS, in Inghilterra e in America. L'idea-guida dell'opera è quella della vittoria delle
forze dell'umanità e della ragione su quelle dell'orrore e della morte: per questo essa è cosi densa di contrasti anche violentissimi, di cozzi feroci tra opposte masse sonore, mentre in altri punti si schiudono zone di mestizia a commemorazione delle vittime dell'atroce guerra nazista.
Nel primo tempo ("Allegretto"), dopo un'introduzione pacata l'orchestra arriva a riprodurre l'orrore dei bombardamenti sulla città assediata (si noti il grande crescendo della melodia ripetuta per dodici volte), mentre il secondo tempo ha funzione di Scherzo ed è uno dci migliori "allegri" di Sciostakovic.
Seguono un "Adagio" dall'intensa poesia melodica e il finale in cui le tensioni dell'inizio gradualmente si risolvono in una atmosfera distesa, impregnata di modi popolari che illustrano la vita di un popolo pacifico dopo la vittoria sull'invasore.

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