lunedì 13 novembre 2023

Capitolo 74: Il sottomarino, Modena, 13 gennaio 1969

Seconda media, il professore di Applicazioni Tecniche ci ha dato un compito a casa per la prossima settimana, giusto per farci trascorrere al lavoro le vacanze di Natale.
Dobbiamo costruire qualcosa di legno, e io non sono bravo e dovrò farmi aiutare.
A casa ne ho parlato col nonno, lui ha più tempo del mio papà, ci ha pensato un po’ su, poi è andato nel suo bugigattolo, ha aperto un armadio a vetri, ha scorso con un dito le coste dei libri che vi sono contenuti, poi ha aperto una mano, l'ha passata su una serie dal colore verde scuro, l’Enciclopedia dei Ragazzi, ne ha preso un volume, lo ha estratto e ha cominciato a sfogliarlo.
Dopo meno di un minuto ha appoggiato il libro sul tavolo, l'ha aperto e mi ha detto di guardare il progetto di un sottomarino in legno ... bello ...
Siamo poi usciti di corsa e siamo andati al negozio di modellistica che c’è in Via Rismondo, all’angolo con la Via Emilia, proprio attaccato alla Chiesa del Voto.
Abbiamo comperato tutto quello che ci serviva e via, a casa, ci aspettava una settimana di lavori forzati.
Passati due giorni, abbiamo tagliato e montato tutti i pezzi, abbiamo evitato di unirli con chiodi e viti, ma abbiamo usato una strana specie di pece. Il giorno successivo lo abbiamo sigillato a modo e il giorno dopo ancora abbiamo rivestito le pareti con una speciale vernice da barche, impermeabile, spennellando con cura tutte le sue parti, almeno tre volte, un lavoro da certosino, e poi lo abbiamo messo due giorni all’aria per asciugare a modo.

Quando è giunto il giorno del varo, abbiamo riempito la vasca da bagno, io reggevo il sottomarino e con delicatezza l'ho adagiato sull’acqua. La stabilità era buona, non si ribaltava, poi ho afferrato un lungo tubicino fissato alla torretta, tolto il tappo e ho aspettato che tutta l’aria che c’era dentro fuoriuscisse, così che il peso lo spingesse verso il fondo della vasca, dove lo abbiamo lasciamo lì qualche minuto. Poi ho serrato il tubo fra le labbra e ho cominciato a soffiarci dentro, facendo attenzione a non far uscire l’aria che immettevo; pian piano il sottomarino riemergeva.

Oggi è il gran giorno, sono pronto a mostrare il mio sottomarino di legno al professor Termanini. 
Lui lo guarda, lo soppesa, poi guarda me e comincia a ridere…
Io non capisco, gli ho spiegato tutto, costruzione e varo, ma lui mi dà un quattro e continuando a ridere lo prende e lo sbatte per terra rompendolo.

Lui non ci ha creduto, ma io e il nonno sappiamo che funzionava…
 


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