sabato 23 settembre 2023

Tiziana V. Paciola: Altea


CAPITOLO 1

«Mi trovo anch'io a Roma per lavoro, siamo sotto lo stesso cielo prima del previsto, se ne hai voglia potrei venire a salutarti», strizzò gli occhi in attesa della risposta.
«Ne sarei felice, domani ho la giornata libera. Potrei terminare velocemente di mettere a posto la scena che sto ultimando e abbandonare questa gabbia di matti per un po’».
Non sperava di meglio, «Andata allora, ne approfitterò per farti una sorpresa».
«Adoro le sorprese!», rispose prontamente.
«Ne ero certo, spiegami come raggiungerti, sarò da te alle otto. Vestiti comoda mi raccomando».
«Sei riuscito ad incuriosirmi, a domani mattina», sorrise involontariamente.
Neanche il tempo di chiudere la telefonata, che Flavio apparve all'improvviso da dietro la siepe di alloro, «Abbiamo un appuntamento?», chiese palesemente irritato, muovendo un paio di passi verso il patio.
Gli strizzò un occhio, «Tu non lo so, io credo proprio di sì».
«Con chi? Un tuo vecchio amico?», si era avvicinato alla poltroncina di midollino in cui lei era sprofondata e le aveva appoggiato le mani sulle spalle, iniziando a massaggiarla lentamente.
«No», rispose lapidaria.
«Oh, fammi indovinare, una new entry?», incombeva su di lei, le dita si erano infilate sotto le spalline tubolari della canotta e continuavano a scivolare sinuose e impertinenti sulla pelle.
«Sai che non ti conviene mai porre domande di cui non vorresti conoscere la risposta», sollevò la testa all'indietro e abbassò gli occhiali da sole per fissarlo direttamente negli occhi.
«E tu sai che mi fai impazzire quando ti comporti in questo modo», con la mano sinistra l'accarezzò sulla guancia, mentre l'indice destro si era fatto strada lungo il bordo del reggiseno e si era insinuato all'interno.
Lei lo lasciò fare senza protestare.
Sentirono tossicchiare nervosamente alle loro spalle.
«Ehm», Giorgio, l'assistente del regista, si era fatto avanti imbarazzato appoggiandosi alla colonna del pergolato, «Scusatemi, non volevo interrompere la vostra conversazione, ma Mario vi sta cercando. Ha detto che vi aspetta in sala per le prove. Urgentemente».
Con noncuranza le tolse le mani di dosso e se le infilò nelle tasche dei pantaloni, «Grazie, digli pure che arriviamo subito», rispose senza distogliere lo sguardo dalla capigliatura bionda sotto di lui.
Attese che Giorgio si fosse allontanato per ammonirlo «Stai scherzando con il fuoco, lo sai vero?», richiuse il portatile, lo ripose nella borsa insieme al telefono e ai documenti, e terminò di bere il suo caffè.
«Stasera vengo da te e non vedo l'ora di bruciarmi», le porse una mano per aiutarla ad alzarsi e si avviarono verso la sala.

«Mi hai provocato tutto il giorno, lo so che lo fai apposta», entrò nella camera completamente al buio e si appoggiò contro la porta con la schiena.
Lei chiuse a chiave «Te lo sei immaginato, non ho fatto nulla del genere», un bottone dopo l'altro e il petto nudo, le sue mani che lo liberano dalla camicia. «Non mi sono nemmeno avvicinata fino ad ora», un bacio appassionato sulle labbra.
«Voglio sapere con chi ti vedi domani», la canotta era già volata in terra e le mani trafficavano freneticamente con i gancetti del reggiseno.
«Perché?», continuava a baciarlo e a far vagare le mani sulla sua pelle.

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