sabato 26 agosto 2023

William Hope Hodgson: Il cavallo dell’invisibile, 1910

 

Quel pomeriggio avevo ricevuto un invito da Carnacki.
Quando giunsi da lui lo trovai seduto da solo. Come entrai nella stanza si alzò con un movimento piuttosto rigido e mi tese la mano sinistra. Il suo volto sembrava malamente ammaccato e ferito e aveva la mano destra bendata. Mi strinse la mano e mi offrì il giornale che rifiutai. Allora mi diede una manciata di fotografie e se ne tornò alla sua lettura.
Be’, Carnacki è fatto così. Da lui non una parola e da me nessuna domanda. Avrebbe detto tutto più tardi. Passai circa mezz’ora a osservare le fotografie, che erano principalmente istantanee, alcune prese con il flash, di una ragazza straordinariamente graziosa. Era sorprendente che la sua bellezza fosse così evidente, dato che aveva una espressione tanto sorpresa e spaventata: era difficile non credere che fosse stata fotografata in presenza di qualche pericolo imminente e sovrastante.
La maggior parte delle fotografe raffigurava interni di stanze e di corridoi differenti e in ciascuna foto si poteva vedere la ragazza, ripresa per intero o soltanto in alcuni particolari, come una mano, un braccio o parte della testa e del vestito. Tutte queste istantanee evidentemente erano state prese con qualche scopo definito che non aveva come principale ragione quella di fotografare la ragazza ma quello che le stava attorno e, come potete immaginare, mi incuriosirono molto.
Nel mucchio tuttavia trovai qualcosa di decisamente straordinario. Era una fotografia della ragazza che stava ritta e nitida nella grande luce di un lampo di magnesio, come si poteva vedere chiaramente. Il suo volto era leggermente rivolto verso l’alto come se lei fosse stata improvvisamente spaventata da qualche rumore. Appena sopra di lei, come spuntando dall’ombra, c’era il contorno offuscato di un solo grande zoccolo di cavallo.
Esaminai a lungo questa fotografia senza comprenderla, salvo che probabilmente
aveva a che fare con un caso bizzarro in cui era interessato Carnacki.
Quando entrarono Jessop, Arkright e Taylor, Carnacki in silenzio tese la mano per avere la foto che io restituii, indi andammo tutti a cena. Dopo aver passato una tranquilla mezz’ora a tavola spostammo le sedie e ci mettemmo comodi mentre Carnacki cominciava a narrare.
— Sono stato al Nord — disse parlando lentamente tra una tirata e l’altra della sua pipa. — Fino a Higgins nel Lancashire orientale. È stata una faccenda abbastanza strana nel suo complesso, come immagino che concorderete quando avrò finito. Sapevo già prima di partire qualcosa sulla "faccenda del cavallo" come ho sentito che la chiamavano; ma non avevo mai pensato che in un certo qual modo dovesse implicarmi. E ora so anche che non l’avevo mai considerata seriamente... malgrado il mio principio di essere di larghe vedute. Buffe creature, noi uomini.
«Bene, ricevetti un telegramma che mi chiedeva un appuntamento, il che naturalmente mi fece capire che c’era qualche guaio. Alla data stabilita il capitano Hisgins in persona venne a trovarmi. Mi raccontò parecchi nuovi dettagli sulla faccenda del cavallo; benché naturalmente avessi sempre conosciuto i punti principali e sapessi che, se la primogenita era una femmina, sarebbe stata perseguitata dal Cavallo durante il suo primo corteggiamento.
«Come già potete vedere si tratta di una storia straordinaria e benché l’avessi sempre conosciuta non ho mai pensato che fosse altro che una vecchia leggenda, come ho già accennato. Vedete, per sette generazioni la famiglia Hisgins ha avuto primogeniti maschi e gli stessi Hisgins hanno considerato per lungo tempo la storia come poco più che una leggenda.
«Tornando a noi, il primogenito della famiglia attuale è una femmina ed è stata spesso presa in giro e messa in guardia per scherzo da amici e parenti, essendo la prima femmina primogenita in sette generazioni e che quindi avrebbe dovuto tenere alla larga i suoi amici maschi oppure farsi monaca se sperava di sfuggire alla persecuzione. E questo credo che dimostri quanto la leggenda fosse tale da non meritare la minima considerazione. Non credete?
«Due mesi fa la signorina Hisgins si fidanzò con Beaumont, un giovane ufficiale di marina e la sera dello stesso giorno del fidanzamento, prima che fosse ufficialmente annunciato, si verificò una cosa estremamente straordinaria per cui il capitano Hisgins mi fissò un appuntamento e io alla fine mi recai a casa loro per verificare la faccenda.
«Dalle testimonianze e dai documenti della famiglia che mi furono affidati scoprii che non c’era alcun dubbio possibile che, prima di centocinquanta anni fa, c’erano state delle straordinarie e spiacevoli coincidenze, per parlare con obiettività. Nei due secoli precedenti a quella data c’erano state cinque primogenite femmine su un totale di sette generazioni della famiglia. Ciascuna di queste bambine era cresciuta fino a raggiungere l’età matrimoniale, si era fidanzata ed era morta durante il periodo di fidanzamento, due per suicidio, una per essere caduta da una finestra, una di crepacuore (probabilmente per arresto cardiaco dovuto a un’improvvisa paura). La quinta ragazza era stata uccisa una sera nel parco che circondava la casa; ma su come fosse morta pare non ci fosse un’esatta documentazione. Sembrava che fosse stata colpita dallo zoccolo di un cavallo. Quando fu trovata era già morta.
«Dunque, vedete, tutte queste morti possono essere attribuite in un certo senso a cause naturali, anche i suicidi, cioè ben altro che fenomeni sovrannaturali. Lo vedete? Eppure in ciascun caso le ragazze avevano indubbiamente sofferto di alcune straordinarie e terrificanti esperienze durante il loro corteggiamento; perché in tutte le documentazioni si faceva menzione o del nitrito di un cavallo invisibile o del galoppo di un cavallo invisibile, oltre a molti altri particolari e manifestazioni piuttosto inesplicabili. Ora credo che cominciate a comprendere quanto fosse straordinaria la faccenda sulla quale mi era stato chiesto di investigare.
«Appresi da un racconto che la persecuzione delle ragazze era tanto costante e orribile che due degli innamorati delle ragazze erano fuggiti da loro. E credo che fu questo, più di qualunque altra cosa, a farmi comprendere che in questa faccenda c’era qualcosa di più che una pura sequela di spiacevoli coincidenze.
«Raccolsi queste notizie dopo aver passato molte ore nella casa e in seguito a ciò esaminai accuratamente i dettagli di quanto era accaduto la sera del fidanzamento della signorina Hisgins con Beaumont. Sembra che, mentre loro due stavano passando lungo il grande corridoio inferiore, proprio al crepuscolo e prima che le lampade fossero accese, abbiano sentito un improvviso orribile nitrito nel corridoio, vicino a loro. Subito dopo Beaumont aveva ricevuto un tremendo colpo o un calcio che gli aveva fratturato l’avambraccio destro. Poi gli altri componenti della famiglia e i servitori erano giunti di corsa per sapere che cosa fosse accaduto. Furono portati lumi e venne perquisito il corridoio, e più tardi la casa, ma senza trovare niente di insolito.
«Potete immaginare l’eccitazione nella casa e le chiacchiere tra l’incredulo e il convinto sulla vecchia leggenda. Poi più tardi il vecchio capitano fu svegliato nel mezzo della notte da un grande cavallo che galoppava tutt’intorno alla casa.
«Dopo di ciò diverse volte sia la ragazza sia Beaumont dissero che avevano sentito il rumore di zoccoli vicino a loro dopo il crepuscolo in diverse stanze e corridoi.
«Tre notti dopo, Beaumont fu svegliato da uno strano nitrire nella notte che sembrava venire dalla direzione della stanza della sua fidanzata. Corse dal padre di lei ed entrambi si affrettarono alla sua stanza. La trovarono sveglia e in preda a un assoluto terrore, essendo stata svegliata da un nitrito apparentemente vicino al suo letto.
«La notte prima che arrivassi c’era stato un nuovo avvenimento ed erano tutti in un tremendo stato di nervosismo come potete facilmente immaginare.
«Passai la maggior parte del primo giorno, come ho già accennato, nel raccogliere dettagli; ma dopo cena mi rilassai e giocai a biliardo tutta la sera con Beaumont e la signorina Hisgins. Smettemmo alle dieci circa, prendemmo un caffè e consigliai a Beaumont di darmi i particolari su quanto era accaduto la sera prima.
«Lui e la signorina Hisgins stavano seduti tranquillamente nel salottino della zia mentre la vecchia signora, dietro a un libro, li teneva d’occhio. Si avvicinava il crepuscolo e la lampada era posata all’estremità della tavola. Il resto della casa non era illuminato poiché la sera era calata prima del solito. Be’, sembra che la porta che dava sull’anticamera fosse aperta e improvvisamente la ragazza disse: — Zitto! Cos’è?
«Ascoltarono entrambi e Beaumont lo sentì... il rumore di un cavallo fuori dalla
porta principale.
«— Tuo padre? — suggerì lui ma lei gli ricordò che il padre non era uscito a cavallo.
«Naturalmente erano entrambi preparati a qualcosa di strano, come potete supporre, ma Beaumont fece uno sforzo per reagire e andò nell’anticamera per vedere se ci fosse qualcuno alla porta. Nell’anticamera era piuttosto buio e poteva vedere i pannelli di vetro della porta interna. Si diresse alla porta e guardò attraverso i vetri il viale al di là, ma non c’era niente in vista.
«Si sentiva nervoso e sconcertato, aprì la porta interna e uscì sullo spiazzo delle carrozze. Quasi immediatamente la grande porta principale si chiuse con uno schianto dietro di lui. Mi disse che aveva avuto un’improvvisa tremenda sensazione di essere rimasto intrappolato in qualche modo... sono le sue esatte parole.
«Si girò e afferrò la maniglia della porta, ma sembrava che qualcosa la trattenesse dall’altra parte con una presa potente. Poi, prima di realizzare il fatto, fu in grado di girare la maniglia e di aprire la porta.
«Si fermò un momento sulla soglia e guardò nell’anticamera, perché non si era ancora calmato abbastanza per decidere se era veramente spaventato o no. Poi sentì la sua fidanzata mandargli un bacio dalla grigia anticamera non illuminata e capì che lei lo aveva seguito dal salottino. Le mandò a sua volta un bacio e superò la soglia con l’intenzione di andare da lei. E poi, improvvisamente, in un lampo di dolorosa comprensione, si rese conto che non era stata la sua fidanzata a lanciargli quel bacio. Qualcosa stava tentando di farlo entrare da solo nel buio e la ragazza non aveva mai lasciato il salottino. Fece un balzo indietro e nello stesso tempo sentì di nuovo il bacio, vicino a sé. Gridò a piena voce: — Mary, resta nel salottino! Non uscirne fino a che non sarò da te. — La sentì rispondere qualcosa dal salottino e subito accese un mazzetto di circa una dozzina di fiammiferi e li tenne alti sopra la testa guardando in giro nell’anticamera. Non c’era nessuno ma, mentre i fiammiferi si spegnevano, si udì il rumore di un grande cavallo al galoppo lungo il viale deserto.
«Ora, vedete, lui e la ragazza avevano sentito il cavallo che galoppava; ma quando feci domande più precise scoprii che la zia non aveva sentito niente, benché fosse sorda e si trovasse all’altra estremità della stanza. Naturalmente sia lui che la signorina Hisgins erano in uno stato di nervosismo tale da renderli suggestionabili a qualunque cosa. La porta poteva essere stata sbattuta da un improvviso soffio di vento nel caso che fosse rimasta aperta qualche porta interna; e per quanto riguarda la maniglia non poteva essere stato altro che un saltarello bloccato.
«Quanto ai baci e al galoppo del cavallo, feci notare che questi sarebbero potuti essere rumori abbastanza ordinari se loro fossero stati abbastanza obiettivi per ragionare. Come gli dissi, e come lui sapeva, il rumore di un cavallo al galoppo si diffonde a grande distanza con il vento, quindi quanto aveva sentito poteva essere stato soltanto il rumore di un cavallo a qualche distanza. Per quel che riguardava il bacio, un sacco di piccoli rumori, il fruscio di un pezzo di carta o di una foglia hanno un suono molto simile, soprattutto se qualcuno si trova in condizioni di tensione e lascia andare la fantasia.
«Finii di pronunciare questo sermone sul buon senso contro l’isterismo mentre spegnevamo le luci e lasciavamo la stanza del biliardo. Ma né Beaumont né la
signorina Hisgins ammisero che da parte loro ci potesse essere stata alcuna illusione.
«Intanto eravamo usciti dalla stanza del biliardo e stavamo camminando lungo il corridoio mentre io continuavo a fare del mio meglio per dipingere loro le concatenazioni ordinarie e normali degli avvenimenti, quando il rumore di uno zoccolo nella buia stanza del biliardo che avevamo appena lasciata mandò all’aria tutto.
«Sentii i brividi avvolgermi in un attimo, risalendo la mia colonna vertebrale e afferrandomi alla nuca. La signorina Hisgins ululò come una bambina con la pertosse e corse verso l’estremità del corridoio lanciando rantoli spaventosi. Beaumont, d’altro canto, girò sui tacchi e balzò indietro di un paio di metri. Anch’io arretrai un poco, come potete comprendere.
«— Eccolo — disse lui con voce bassa trepidante. — Ora forse mi crederete.
«— C’è qualcosa certamente — sussurrai senza distogliere gli occhi dalla porta della sala da biliardo.
«— Zitto — borbottò. — Eccolo di nuovo.
«— Si sentiva il rumore di un grande cavallo che percorreva la stanza del biliardo con passi lenti e decisi. Mi colse una tremenda gelida paura tanto che non riuscivo a tirare un respiro profondo, voi conoscete la sensazione, e poi mi accorsi che dovevamo aver camminato all’indietro perché ci trovammo improvvisamente all’ingresso del lungo corridoio.
«Ci fermammo là e ascoltammo. I rumori continuavano senza sosta con una terribile decisione come se la bestia provasse una specie di maligna soddisfazione nel camminare nella stanza che avevamo appena lasciata. Capite quello che voglio dire?
«Poi ci fu una pausa e un lungo periodo di assoluto silenzio, salvo il sussurrare eccitato di qualche persona giù nella grande stanza d’ingresso. Il rumore saliva chiaramente dall’ampia scalinata. Immagino che stessero attorno alla signorina Hisgins per proteggerla.
«Direi che Beaumont e io restammo là, in fondo al corridoio per circa cinque minuti ascoltando qualunque suono proveniente dalla stanza da biliardo. Poi mi resi conto di quanto fossi impaurito e dissi: — Vado a vedere che cosa c’è là dentro.
«— Anch’io — rispose Beaumont. Era piuttosto pallido, ma aveva coraggio da vendere. Gli dissi di aspettare un istante, feci un salto nella mia camera da letto e presi la macchina fotografica e la torcia elettrica. Feci scivolare la rivoltella nella tasca destra e infilai un tirapugni nella mano sinistra, in modo da poter usare la torcia.
«Poi tornai da Beaumont. Lui alzò la mano per farmi vedere la pistola e io annuii ma gli sussurrai di non essere troppo rapido a sparare perché dopo tutto poteva trattarsi di qualche stupido scherzo. Aveva preso una lampada da un sostegno nell’atrio superiore e la teneva nel cavo del braccio ferito, quindi avevamo una buona luce. Poi ci avviammo lungo il corridoio verso la stanza del biliardo e potete giurare che eravamo entrambi davvero nervosi.
«In tutto questo tempo non si era sentito un solo suono ma di colpo, quando fummo a circa due metri dalla porta, sentimmo l’improvviso tonfo di uno zoccolo sul pavimento di legno della stanza da biliardo. Un attimo dopo mi sembrò che tutta la casa tremasse sotto il calpestio poderoso di qualche cosa di enorme che si avvicinava alla porta. Beaumont e io arretrammo di un paio di passi, poi ce ne rendemmo conto e
ci appellammo al nostro coraggio, per così dire, e aspettammo. Il grande trotto giunse fino alla porta, poi si arrestò e seguì un istante di silenzio assoluto salvo, per quel che mi riguardava, il pulsare della mia gola e delle tempie che quasi mi assordava.
«Direi che trascorse quasi mezzo minuto poi si sentì ancora il nervoso scalpitare di un grande zoccolo. Immediatamente dopo, il suono avanzò, come se qualche invisibile cosa fosse passata attraverso la porta chiusa, e lo scalpitare fu sopra di noi. Balzammo entrambi ai lati del corridoio e mi appiattii irrigidito contro la parete. Il clop clop, clop clop dei grandi zoccoli passò proprio tra noi e con mortale lentezza lungo il corridoio. Li sentii attraverso una serie di pulsazioni del sangue nelle orecchie e nelle tempie e il mio corpo era straordinariamente rigido e fremente e orribilmente senza fiato. Rimasi per un poco così con la testa voltata in modo da vedere il corridoio. Ero solo consapevole di un orrendo pericolo. Mi capite?
«E poi improvvisamente mi tornò il coraggio. Ero conscio che il rumore degli zoccoli risuonava ormai all’altra estremità del corridoio. Mi mossi rapidamente e misi la macchina fotografica in posizione facendo scattare il lampo. Immediatamente dopo, Beaumont fece partire una raffica di colpi lungo il corridoio e cominciò a correre gridando: — Correte, correte! Dà la caccia a Mary!
«Si precipitò lungo il corridoio e lo seguii. Giungemmo al pianerottolo principale, sentimmo il suono degli zoccoli sulle scale e poi più nulla. E da quel momento niente altro.
«Sotto di noi nel grande atrio potevo vedere un gruppo di abitanti della casa attorno alla signorina Hisgins che sembrava svenuta e diversi servitori poco distanti che fissavano il pianerottolo principale senza pronunciare una sola parola. E circa una ventina di gradini più in alto, sulla scalinata, c’era il vecchio capitano Hisgins con la spada sguainata immobile nel punto dove si era sentito l’ultimo rumore di zoccolo. Credo di non aver mai visto niente di più statuario di quel vecchio che stava là tra sua figlia e quella cosa infernale.
«Credo che voi possiate capire il bizzarro senso di orrore che provai nel superare il punto sulle scale dove il rumore era cessato. Era come se il mostro fosse ancora lì invisibile. E la cosa più strana fu che non udimmo altro rumore di zoccoli per tutta la scalinata.
«Dopo che ebbero condotta la signorina Hisgins nella sua stanza, dissi che li avrei seguiti non appena fossero stati pronti. E poco dopo, quando giunse il messaggio che mi stavano aspettando, chiesi a suo padre di aiutarmi e trasportammo la mia scatola degli strumenti nella camera da letto della ragazza. Feci spingere il letto in mezzo alla stanza, dopo di che eressi il pentacolo elettrico attorno al letto.
«Poi diedi ordine che attorno alla stanza fossero disposte delle lampade ma che per nessun motivo se ne mettesse qualcuna nell’interno del pentacolo; e nessuno doveva entrare né uscire. Avevo messo anche la madre della ragazza nel pentacolo e diedi ordine che la sua cameriera fosse fatta sedere fuori, pronta a portare qualunque messaggio in modo che la signora Hisgins non dovesse lasciare il pentacolo. Suggerii anche che il padre della ragazza passasse la notte nella stanza, meglio ancora se armato.
«Quando lasciai la camera da letto, trovai Beaumont che aspettava fuori in un pietoso stato di ansietà. Gli dissi quello che avevo fatto e gli spiegai che la signorina
Hisgins probabilmente era perfettamente al sicuro entro la "protezione"; ma che, oltre a suo padre che avrebbe passato la notte nella stanza, io avevo intenzione di fare la guardia davanti alla porta. Gli confessai che mi sarebbe piaciuto che mi facesse compagnia, perché certamente non sarebbe riuscito a dormire, nel suo stato, e non mi dispiaceva avere compagnia. Inoltre volevo tenerlo sott’occhio perché non c’era dubbio che lui in qualche modo fosse più in pericolo della ragazza. Almeno quella era la mia opinione e penso che in seguito sarete d’accordo con me.
«Gli chiesi se avesse qualcosa da obiettare se tracciavo un pentacolo attorno a lui per la notte e riuscii a convincerlo, ma mi accorsi che non sapeva se dovesse sentirsi superstizioso in proposito oppure considerarla una pagliacciata. Ma la prese seriamente quando gli diedi qualche particolare sul caso del Velo Nero, quando era morto il giovane Aster. Ricorderete che aveva affermato che era una sciocca superstizione ed era rimasto fuori, povero diavolo!
«La notte passò abbastanza tranquilla fino a poco prima dell’alba, quando sentimmo entrambi il rumore di un grande cavallo che galoppava tutt’intorno alla casa, proprio come lo aveva descritto il vecchio capitano Hisgins. Potete immaginare quanto mi sentissi agitato e subito dopo udii qualcuno muoversi dentro la camera da letto.
«Bussai inquieto alla porta e venne ad aprire il capitano. Gli chiesi se tutto fosse a posto e lui rispose di sì ma immediatamente mi chiese se avessi sentito il galoppo, così capii che anche lui lo aveva sentito. Suggerii che sarebbe stato bene lasciare la porta della stanza socchiusa, finché fosse giunta l’alba poiché c’era certamente qualcosa nell’aria. Lo fece e poi tornò nella stanza, per essere vicino alla moglie e alla figlia. Sarà meglio a questo punto dire che ero in dubbio se la “Difesa” attorno alla signorina Hisgins avesse qualche valore, perché quelli che io definisco “rumori caratteristici” della manifestazione erano così straordinariamente realistici che ero incline a paragonare il caso con quello di Harford in cui la mano del bambino aveva continuato a materializzarsi dentro il pentacolo e a battere sul pavimento. Come ricorderete fu un brutto affare. Comunque non accadde nulla e non appena fu pieno giorno andammo tutti a letto.
«Beaumont venne a svegliarmi verso mezzogiorno e scesi a trasformare la prima colazione in un pranzo. C’era la signorina Hisgins e sembrava su di morale, tutto considerato. Mi disse che l’avevo fatta sentire al sicuro per la prima volta dopo tanti giorni. Mi riferì anche che suo cugino, Harny Pasket, stava venendo da Londra e certo avrebbe fatto qualunque cosa per contribuire a combattere il fantasma. Poi lei e Beaumont uscirono all’aperto per stare un poco insieme.
«Anch’io feci una passeggiata all’aperto e girai attorno alla casa, ma non vidi traccia di zoccoli di cavallo; passai il resto della giornata a esaminare la casa ma non trovai niente.
«Terminai le mie ricerche prima che facesse buio e andai nella mia stanza per cambiarmi per la cena. Quando scesi, il cugino era arrivato da poco e scoprii che era uno degli uomini più simpatici che mi fosse capitato di incontrare da parecchio tempo. Un giovane con una tremenda quantità di coraggio, quella particolare specie di uomo che mi piace avere con me quando sono impegnato in un brutto caso come questo.
«Mi accorsi che ciò che lo incuriosiva di più era la nostra convinzione della genuinità delle manifestazioni e mi trovai quasi a desiderare che accadesse qualcosa per dimostrargli quanto fosse vero. Si dà il caso che qualcosa accadde, fin troppo!
«Beaumont e la signorina Hisgins erano usciti a passeggiare proprio prima del crepuscolo e il capitano Hisgins mi chiese di andare nel suo studio per una breve chiacchierata, mentre Pasket andò di sopra con i bagagli perché non aveva con sé il cameriere.
«Ebbi una lunga conversazione con il capitano Hisgins, in cui gli feci notare che la persecuzione non aveva evidentemente alcun rapporto con la casa, ma solo con la ragazza e che prima si fosse sposata meglio sarebbe stato perché avrebbe dato il diritto a Beaumont di stare con lei tutto il tempo: oltre al fatto che la persecuzione poteva anche cessare una volta celebrato il matrimonio.
«Il vecchio fu d’accordo, specialmente sulla prima parte, e mi ricordò che tre delle ragazze che si diceva fossero state perseguitate erano state mandate via dalla casa ed erano morte mentre erano lontane. E poi nel bel mezzo della nostra conversazione ci fu una tragica interruzione perché improvvisamente il vecchio maggiordomo corse nella stanza straordinariamente pallido.
«— La signorina Mary, signore! La signorina Mary! — ansimò. — Sta urlando... nel parco, signore! E dicono che si sente il Cavallo!
«Il capitano fece un balzo verso la rastrelleria delle armi, afferrò la sua spada e corse fuori sguainandola mentre correva. Io uscii dalla stanza e salii le scale, afferrai la mia macchina fotografica e la pesante rivoltella. Lanciai un grido alla porta di Pasket: — Il Cavallo! — e discesi all’aperto.
«Lontano nel buio si sentivano grida confuse e avvertii il rumore di spari, tra gli alberi. E poi da una zona buia alla mia sinistra esplose improvvisamente un infernale nitrito strozzato. Mi girai istantaneamente e feci scattare il flash. La grande luce sfolgorò momentaneamente, illuminando le foglie di un grosso albero vicino che tremolavano alla brezza notturna, ma non vidi niente altro e poi l’oscurità mi riavvolse e sentii Pasket gridare da poco lontano se avevo visto qualche cosa.
«Un attimo dopo era vicino a me e mi sentii rassicurato dalla sua compagnia, perché vicino a noi c’era qualcosa di incredibile e io ero momentaneamente accecato dalla luce intensa del flash. — Che cos’era? Che cos’era? — continuò a ripetere con voce eccitata. E per tutto il tempo io fissai il buio rispondendo automaticamente: — Non lo so, non lo so.
«Ci fu uno scoppio di grida da qualche parte davanti a me e poi uno sparo. Corremmo verso il rumore gridando alla gente di non sparare perché nel buio e con il panico era pericoloso. Poi due dei guardiacaccia accorsero rapidi lungo il viale con i fucili e le lanterne e immediatamente dopo una fila di lumi danzavano verso di noi dalla casa, portati da alcuni dei camerieri.
«Quando le luci ci raggiunsero vidi che ci trovavamo accanto a Beaumont. Stava in piedi sopra la signorina Hisgins e aveva in mano la sua rivoltella. Poi vidi la sua faccia; aveva una grande ferita sulla fronte. Accanto a lui il capitano agitava la spada sguainata di qua e di là guardando nel buio. Poco dietro di lui il vecchio maggiordomo teneva in mano un’ascia da combattimento presa dall’atrio da uno dei trofei di armi. Eppure non si vedeva niente di anomalo da alcuna parte.
«Portammo la ragazza in casa e la lasciammo con sua madre e Beaumont, mentre un servo correva a cavallo a chiamare il dottore. E poi il resto di noi, con altri quattro guardiacaccia tutti armati di fucili e con le lanterne, cercammo nel parco della casa. Ma non trovammo niente.
«Quando tornammo indietro apprendemmo che il dottore era arrivato. Aveva bendato la ferita di Beaumont che fortunatamente non era profonda e ordinato alla signorina Hisgins di andare subito a letto. Andai al piano di sopra e trovai Beaumont di guardia alla porta della camera della signorina. Gli chiesi come si sentiva e poi, non appena la ragazza e sua madre furono pronte, il capitano Hisgins e io entrammo nella stanza e fissammo di nuovo il pentacolo attorno al letto. Avevamo già posto delle lampade attorno alla stanza e dopo aver stabilito lo stesso ordine di guardia della notte precedente raggiunsi Beaumont fuori della porta.
«Pasket era salito mentre ero nella stanza e insieme ci facemmo dire da Beaumont quello che era accaduto nel parco. Pare che stessero tornando a casa dopo la loro passeggiata dalla direzione di West Lodge. Si era fatto piuttosto buio e improvvisamente la signorina Hisgins aveva detto: — Zitto — fermandosi di colpo. Lui si era fermato ad ascoltare ma inizialmente non aveva sentito niente. Poi lo aveva udito: il rumore di un cavallo apparentemente lontano che galoppava verso di loro sull’erba. Aveva cercato di tranquillizzare la ragazza, mentre la sospingeva verso la casa, ma naturalmente lei non si era lasciata ingannare. In meno di un minuto l’avevano sentito nel buio piuttosto vicino a loro e si erano messi a correre. Poi la signorina Hisgins aveva inciampato ed era caduta. Lei aveva gridato e questo era quel che sentì il maggiordomo. Mentre Beaumont rialzava la ragazza aveva udito gli zoccoli venire direttamente contro di lui. Era rimasto in piedi sopra di lei e aveva sparato tutti i cinque colpi della rivoltella in direzione del rumore.
«Ci disse di essere sicuro di aver visto qualcosa che sembrava un’enorme testa di cavallo proprio sopra di lui, alla luce dell’ultimo lampo della sua pistola. Immediatamente dopo fu colpito da un tremendo colpo che lo aveva abbattuto e poi il capitano e il maggiordomo erano accorsi gridando. Il resto, naturalmente lo sapevamo.
«Circa alle dieci il maggiordomo ci portò un vassoio, cosa di cui gli fui grato perché la notte precedente mi era venuto appetito. Avvertii Beaumont comunque di fare attenzione a non bere liquori e mi feci consegnare anche la sua pipa e i fiammiferi.
«A mezzanotte tracciai attorno a lui un pentacolo mentre io e Pasket ci sedemmo ai suoi fianchi ma fuori dal pentacolo, perché non temevo che ci sarebbero state manifestazioni contro qualcuno salvo Beaumont e la signorina Hisgins.
«Dopo di ciò restammo piuttosto tranquilli. Il corridoio era illuminato da una grande lampada a ciascuna estremità cosicché c’era molta luce ed eravamo tutti armati. Beaumont e io con le rivoltelle e Pasket con un fucile da caccia. Oltre alla mia arma avevo la macchina fotografica e il flash.
«Di tanto in tanto parlavamo a voce bassa e per due volte il capitano uscì dalla stanza per scambiare qualche parola con noi. Circa all’una e mezzo eravamo tutti silenziosi e a un tratto, venti minuti dopo, alzai la mano, silenziosamente, perché fuori nella notte si avvertiva il galoppo di un cavallo. Bussai alla porta della camera
da letto perché il capitano la aprisse e quando lui comparve gli sussurrai che pensavamo di aver sentito il Cavallo. Per un momento restammo ad ascoltare e anche Pasket e il capitano ritennero di averlo sentito. Ma ora non ero tanto sicuro e non lo era più nemmeno Beaumont: eppure dopo pensai di averlo sentito di nuovo.
«Dissi al capitano Hisgins che pensavo fosse meglio che tornasse nella stanza e lasciasse la porta socchiusa e lui obbedì. Ma da quel momento non sentimmo più niente e poco dopo venne l’alba e andammo tutti volentieri a letto.
«Quando fui chiamato per la prima colazione ebbi una piccola sorpresa perché il capitano Hisgins mi riferì che avevano tenuto un consiglio di famiglia e avevano deciso di seguire il mio suggerimento e di celebrare il matrimonio con il minor indugio possibile. Beaumont era già partito per Londra per avere una licenza speciale e tutti speravano di poter celebrare il matrimonio il giorno successivo.
«Questo mi rallegrò perché sembrava la cosa più saggia da fare date le circostanze straordinarie, e nel frattempo io avrei continuato le mie indagini. Ma finché non si fosse celebrato il matrimonio, la mia preoccupazione maggiore era quella di tenere la signorina Hisgins accanto a me.
«Dopo che avemmo perlustrato tutta la casa rivolsi l’attenzione alla signorina Hisgins e ciò che le stava attorno: a volte la macchina fotografica vede cose che alla vista di un uomo normale sembrerebbero molto strane.
«Con questa intenzione, e in parte per avere la scusa di tenerla in mia compagnia il più possibile, chiesi alla signorina Hisgins di collaborare ai miei esperimenti. Lei ne sembrò lieta e io passai diverse ore con lei vagabondando per tutta la casa, di stanza in stanza e ogni volta che ne sentivo l’impulso scattavo una foto di lei e della stanza o del corridoio nel quale ci trovavamo in quel momento.
«Dopo di che le chiesi se si sentiva sufficientemente coraggiosa da ripetere gli esperimenti nella cantina del vino. Lei disse di sì e io cercai il capitano Hisgins e Pasket perché non avevo intenzione di portarla nemmeno in quella che si potrebbe chiamare oscurità artificiale senza avere qualcuno a portata di mano.
«Quando fummo pronti scendemmo nella cantina del vino, con il capitano Hisgins munito di un fucile da caccia e Pasket, con uno sfondo appositamente preparato. Feci mettere la ragazza nel mezzo della cantina mentre il capitano e Pasket rimanevano sullo sfondo dietro di lei. Poi feci scattare il lampo di magnesio e andammo nella seconda cantina dove ripetemmo l’esperimento.
«Poi nella terza cantina, un posto enorme, con un buio pesto, si verificò qualcosa di straordinario e orribile. Avevo fatto mettere la signorina Hisgins al centro della stanza con il capitano Hisgins e Pasket sullo sfondo, come prima. Quando tutto fu pronto e proprio mentre io facevo scattare il flash si udì nella cantina quel tremendo singhiozzante nitrito che avevo sentito nel parco. Sembrava provenire da qualche parte sopra la ragazza e nella luce dell’improvviso lampo la vidi guardare intensamente in alto, ma non c’era niente di visibile. E poi nel buio che ricadde su di noi gridai al capitano e Pasket di portare fuori la ragazza, di ricondurla alla luce del giorno.
«Obbedirono istantaneamente e io chiusi a chiave la porta e subito dopo feci il Primo e l’Ottavo segno del Rituale Saaamaaa di fronte a ciascuno stipite, collegandoli poi attraverso la soglia con una triplice linea.
«Nel frattempo il capitano e Pasket portarono la ragazza da sua madre e la lasciarono là quasi svenuta mentre io rimanevo di guardia fuori dalla porta della cantina sentendomi piuttosto scosso perché sapevo che c’era qualcosa di aberrante, e insieme a questa sensazione provavo un senso quasi di vergogna, piuttosto esecrabile, perché avevo esposto la signorina Hisgins al pericolo.
«Avevo preso il fucile da caccia del capitano e quando lui e Pasket tornarono portavano entrambi armi e lanterne. Non posso esprimervi la totale sensazione di sollievo fisico e mentale che provai quando li sentii tornare, ma tentate di immaginare che cosa significasse stare fuori da quella cantina. Lo capite?
«Ricordo di aver notato, proprio prima di riaprire la porta, quanto Pasket fosse spaventosamente pallido e che aspetto livido avesse il capitano e mi chiesi se la mia faccia fosse come la loro. E questo, sapete, ebbe un proprio strano effetto sui miei nervi, perché sembrò che l’assurdità della cosa mi colpisse in un nuovo modo. So che fu soltanto la forza di volontà che mi condusse alla porta e mi fece girare la chiave.
«Mi fermai un momento e poi con uno scatto nervoso spalancai la porta e tenni la lanterna alta sopra di me. Pasket e il capitano mi affiancarono sollevando le loro lanterne, ma la cantina era vuota. Naturalmente non mi accontentai di uno sguardo superficiale ma passai diverse ore con l’aiuto degli altri due a sondare ogni centimetro del pavimento, delle pareti e del soffitto.
«Eppure alla fine dovetti ammettere che il posto in se stesso era assolutamente normale e così ce ne andammo. Ma sigillai la porta e fuori, di fronte a ciascuno stipite, feci il Primo e l’Ultimo segno del Rituale Saaamaaa, uniti come prima da una triplice linea. Potete immaginare che cosa sia stato perquisire quella cantina!
«Quando tornammo di sopra chiesi ansiosamente come stava la signorina Hisgins e la ragazza uscì per dirmi che stava bene e che non dovevo preoccuparmi per lei né rimproverarmi, perché in effetti le avevo detto di sentirmi in colpa.
«Mi sentii più felice quando andai a vestirmi per la cena e, quando fu finita, Pasket e io ci recammo in una stanzino da bagno per sviluppare le fotografie che avevo scattato. Eppure nessuna lastra era interessante finché giungemmo a quella scattata nella cantina. Pasket la stava sviluppando e io avevo preso un gruppo di lastre sviluppate e le stavo fissando per esaminarle alla luce della lampada.
«Le avevo appena controllate attentamente quando sentii un grido di Pasket, corsi da lui e lo trovai che stava guardando un negativo parzialmente sviluppato tenendolo contro la luce rossa. Mostrava chiaramente la ragazza, che guardava in alto come l’avevo vista fare, ma la cosa più incredibile era l’ombra di un enorme zoccolo, proprio sopra di lei come se stesse calando sulla ragazza sbucando dall’oscurità. E, sapete, ero stato io a farle correre quel rischio. Questo era il pensiero principale che mi tormentava.
«Non appena lo sviluppo fu completato, feci il fissaggio della lastra e l’esaminai accuratamente sotto una buona luce. Non c’era alcun dubbio, la cosa sovrastante la signorina Hisgins era un enorme zoccolo scuro. Ma non ero più vicino a una soluzione definitiva e tutto quello che potei fare fu di avvertire Pasket di non dire niente alla signorina perché avrebbe aumentato la sua paura, ma mostrai la lastra a suo padre perché considerai giusto metterlo al corrente.
«Quella notte prendemmo alcune precauzioni per l’incolumità della signorina
Hisgins come nelle due notti precedenti e Pasket mi tenne compagnia. Ma giunse l’alba senza che fosse accaduto nulla e me ne andai a letto.
«Quando scesi a pranzo, appresi che Beaumont aveva telegrafato per dire che sarebbe giunto subito dopo le quattro e che era stato inviato un messaggio al Rettore. Ed era molto evidente che le donne di casa erano tutte in preda a una tremenda eccitazione.
«Il treno di Beaumont era in ritardo e lui non arrivò che alle cinque ma il Rettore non si era ancora fatto vivo e il maggiordomo venne a dire che il cocchiere era ritornato senza di lui perché era stato chiamato altrove inaspettatamente. La carrozza gli fu mandata due volte durante la serata ma il sacerdote non c’era e così si dovette rimandare il matrimonio al giorno dopo.
«Quella notte sistemai la Difesa attorno al letto della ragazza e il capitano e sua moglie rimasero seduti con lei come prima. Beaumont, come mi aspettavo, insistette per fare la guardia con me e mi sembrò stranamente spaventato: non per se stesso, sapete, ma per la signorina Hisgins. Mi disse di avere un’orribile sensazione che quella notte ci sarebbe stato un tremendo tentativo finale contro la sua fidanzata.
«Questo, gli dissi, era dettato soltanto dai nervi, eppure in realtà mi fece diventare ansioso, perché ne avevo viste troppe per non sapere che in tali circostanze una premonizione di pericolo non doveva essere interamente imputata ai nervi. Infatti Beaumont era così semplicemente e onestamente convinto che quella notte avrebbe portato qualche straordinaria manifestazione che dissi a Pasket di agganciare un lungo cavo al filo del campanello del maggiordomo perché fosse a portata di mano lungo il corridoio.
«Allo stesso maggiordomo diedi l’ordine di non spogliarsi e lo stesso dovevano fare i camerieri. Se suonavo il campanello doveva accorrere istantaneamente con i due camerieri portando le lanterne che dovevano essere tenute continuamente accese per tutta la notte. Se per qualche ragione il campanello non fosse suonato e io avessi usato il mio fischietto, doveva considerarlo un segnale sostitutivo del campanello.
«Dopo aver sistemato tutti questi dettagli minori, disegnai un pentacolo attorno a Beaumont e lo ammonii di restarci dentro, qualunque cosa fosse accaduta. E dopo questo non rimase altro che aspettare e pregare che la notte trascorresse tranquilla come quella precedente.
«Quasi non scambiammo parola e all’una circa eravamo tutti molto tesi e nervosi, cosicché alla fine Pasket si alzò e incominciò a camminare avanti e indietro nel corridoio per calmarsi un poco. Poco dopo sfilai le mie pantofole e mi unii a lui e camminammo avanti e indietro bisbigliando di tanto in tanto per circa un’ora finché voltandomi inciampai nel cavo del campanello e caddi bocconi; ma senza farmi male o produrre rumore.
«Quando mi alzai Pasket mi bisbigliò: — Hai notato che il campanello non ha suonato? — e io risposi: — Per Giove, hai ragione!
«— Aspetta un minuto — mi rispose. — Scommetto che è soltanto un nodo in qualche parte del cavo. — Lasciò la sua arma e si avviò lungo il corridoio e, presa una lampada, camminò in punta di piedi nella casa, tenendo in mano la rivoltella di Beaumont. Mi ricordo di aver pensato che era un ragazzo coraggioso.
«Proprio allora Beaumont mi fece cenno di far silenzio. Subito dopo sentii quello
che stava ascoltando cioè il rumore di un cavallo che galoppava all’esterno, nella notte. Credo di poter affermare che rabbrividii vivamente. Il rumore si spense e lasciò nell’aria una sensazione di desolazione orribile, arcana. Allungai la mano verso la corda del campanello, sperando che Pasket l’avesse sistemata. Poi attesi guardandomi in giro.
«Passarono forse due minuti, in quello che sembrava un silenzio irreale. E poi improvvisamente in fondo al corridoio, all’estremità illuminata, risuonò il battito di uno zoccolo e istantaneamente la lampada fu gettata a terra con grande rumore e restammo al buio. Tirai forte la corda del campanello e soffiai nel fischietto; poi alzai la macchina e feci scattare il lampo. Il corridoio fu illuminato da una luce intensa, senza mostrare niente e poi cadde ancora il buio. Sentii il capitano alla porta della camera da letto e gli gridai di portar fuori subito una lampada; ma invece qualcosa cominciò a scalciare contro la porta e sentii il capitano gridare dentro la camera da letto e poi le urla delle due donne. Ebbi un’improvvisa terribile paura che il mostro fosse entrato nella stanza ma nello stesso istante dal fondo del corridoio giunse lo stesso orrendo nitrito che avevamo sentito nel parco e nella cantina. Soffiai di nuovo nel fischietto e cercai alla cieca la corda del campanello, gridando a Beaumont di stare nel pentacolo, qualunque cosa accadesse. Gridai ancora al capitano di portare fuori una lampada e ci fu uno schianto contro la porta. Poi presi in mano i fiammiferi, per fare un po’ di luce, prima che l’incredibile mostro invisibile fosse sopra di noi.
«Il fiammifero strisciò sulla scatola e si accese debolmente e nello stesso istante sentii un leggero rumore dietro di me. Mi girai di scatto in una specie di folle terrore e vidi qualcosa alla luce del fiammifero. Una mostruosa testa di cavallo vicino a Beaumont.
«— Attento Beaumont! — gridai con una specie di urlo. — È dietro di te!
«Il fiammifero si spense di colpo e istantaneamente si sentì il rombo del fucile a due canne di Pasket, esplose, a quanto sembrava, da Beaumont in un punto vicino al mio orecchio. Nel lampo colsi una visione momentanea della grande testa e di un enorme zoccolo che sembrava abbattersi su Beaumont tra il fumo e il fuoco. Nello stesso istante sparai tre colpi con la mia rivoltella. Si sentì un colpo sordo e poi quell’orribile nitrito risuonò vicino a me. Sparai due volte in direzione del rumore. Immediatamente dopo, qualcosa mi colpì e fui sbalzato indietro. Riuscii ad alzarmi sulle ginocchia e gridai aiuto a piena voce. Sentii le donne che urlavano dietro la porta chiusa della camera da letto e mi resi conto che la porta stava per essere sfondata dall’interno e subito dopo capii che Beaumont stava lottando con qualche orrenda mostruosità vicino a me. Per un istante rimasi indietro, stupidamente, paralizzato dalla paura e poi in una specie di rigida paralisi di terrore corsi nel buio ad aiutarlo gridando il suo nome. Posso dirvi che ero quasi nauseato dalla paura che avevo.
«Ci fu un piccolo grido soffocato proveniente dall’oscurità e balzai avanti nel buio. Afferrai una grande orecchia pelosa. Poi qualcosa mi colpì ancora facendomi venire la nausea. Restituii debolmente il colpo e afferrai con l’altra mano la cosa incredibile. Improvvisamente mi resi conto di uno schianto dietro di me e di una grande esplosione di luce. Nel corridoio si accesero le altre luci e giunsero il rumore di passi e grida. La mia presa venne strappata dalla cosa che tenevo in mano; chiusi gli occhi
stupidamente e sentii un grido alto sopra di me e poi un colpo come se un macellaio avesse tagliato un pezzo di carne e qualcosa cadde su di me.
«Fui aiutato ad alzarmi in piedi dal capitano e dal maggiordomo. Sul pavimento giaceva un’enorme testa di cavallo dalla quale sporgevano il busto e le gambe di un uomo. Ai polsi erano fissati dei grandi zoccoli. Era il mostro. Il capitano tagliò qualcosa con la spada che teneva in mano, si piegò e sollevò la maschera, perché si trattava di una maschera. E allora vidi il volto dell’uomo che l’aveva indossata. Era Pasket. Aveva una brutta ferita sulla fronte, dove la spada del capitano l’aveva colpito attraverso la maschera. Guardai stupefatto lui e Beaumont che si era alzato a sedere appoggiandosi alla parete del corridoio. Poi guardai di nuovo Pasket.
«— Per Giove! — esclamai alla fine e poi rimasi zitto perché mi vergognavo tanto per quell’uomo. Potete capire, vero? E lui stava aprendo gli occhi. E sapete, era arrivato a piacermi.
«E poi, sapete, mentre Pasket stava riprendendo i sensi e noi tutti lo fissavamo ricordando la paura passata, accadde una cosa strana e incredibile. Dal fondo del corridoio risuonò improvvisamente il rimbombo di un grande zoccolo. Diressi gli occhi in quella direzione e poi immediatamente verso Pasket e vidi sul suo volto e nei suoi occhi un’orribile paura. Si girò debolmente e fissò il corridoio dove era scaturito il rumore, folle di terrore mentre tutti noi guardavamo raggelati. Ricordo vagamente singhiozzi e sussurri venire dalla stanza della signorina Hisgins mentre guardavo spaventato lungo il corridoio.
«Il silenzio durò diversi secondi e poi improvvisamente risuonò il rombo del grande zoccolo, lontano, alla fine del corridoio. E immediatamente dopo il clunc clunc clunc dei possenti zoccoli che venivano verso di noi.
«Anche allora la maggior parte di noi ritenne che si trattasse di qualche trucco di Pasket ancora in funzione e provammo una sensazione di bizzarra mescolanza di paura e di dubbio. Ritengo che tutti guardarono Pasket. E improvvisamente il capitano gridò: — Cessa questo dannato trucco immediatamente! Non hai già combinato abbastanza guai?
«Da parte mia adesso ero spaventato perché avevo la sensazione che ci fosse qualcosa di orribile e di sbagliato. E poi Pasket riuscì a dire: — Non sono io! Mio Dio! Non sono io! Mio Dio! Non sono io!
«E allora, sapete, sembrò che ciascuno si rendesse improvvisamente conto che ci fosse veramente qualche cosa di mostruoso che veniva lungo il corridoio. Ci fu un fuggi fuggi per mettersi in salvo e persino il vecchio capitano Hisgins arretrò insieme al maggiordomo e ai servitori. Beaumont svenne, come appresi in seguito, perché era stato gravemente colpito. Io mi limitai ad appiattirmi contro la parete, in ginocchio com’ero, troppo stupito e intontito per mettermi a correre. E quasi nello stesso istante i poderosi zoccoli risuonarono accanto a me e sembrò che scuotessero il pavimento mentre passavano. Improvvisamente il grande tuono cessò e io compresi in una specie di sensazione bizzarra che l’essere si era arrestata davanti alla porta della camera da letto della ragazza.
«E allora mi resi conto che Pasket stava in piedi barcollando davanti alla porta con le braccia spalancate come se volesse riempire la soglia con il suo corpo. Pasket era straordinariamente pallido e il sangue colava sul suo volto dalla ferita sulla fronte. E
poi notai che sembrava guardare qualcosa nel corridoio con un particolare sguardo fisso, disperato, incredibilmente imperioso. Ma in realtà non c’era niente da vedere. E improvvisamente il clunc, clunc, clunc ricominciò e si allontanò lungo il corridoio. Nello stesso momento Pasket cadde in avanti fuori dalla soglia, bocconi sul pavimento.
«Si udirono grida dal gruppo di uomini in fondo al corridoio e i due camerieri e il maggiordomo corsero via portando le loro lanterne, ma il capitano si appoggiò alla parete con la schiena e si mise la lampada sopra la testa. Il sinistro galoppo del cavallo lo superò lasciandolo incolume e sentii i mostruosi zoccoli allontanarsi sempre di più nella casa silenziosa e subito dopo cadde un silenzio perfetto.
«Poi il capitano si mosse e avanzò verso di noi, lentamente, tremando e con il volto straordinariamente grigiastro.
«Mi mossi verso Pasket e il capitano venne ad aiutarmi. Lo girammo sulla schiena e, sapete, mi accorsi subito che era morto. Ma potete immaginare che sensazione provocò in me.
«Guardai il capitano e improvvisamente lui disse: — Quel... quel... quel... — e capii che stava tentando di dirmi che Pasket si era frapposto tra sua figlia e qualunque fosse la cosa che si era allontanata lungo il corridoio. Mi alzai e lo sostenni benché anch’io non fossi molto saldo sulle gambe. E improvvisamente il suo volto cominciò a contrarsi e cadde sulle ginocchia accanto a Pasket e si mise a piangere come un bambino. Poi le donne apparvero sulla soglia della camera da letto e io mi girai e lo lasciai a loro mentre mi avvicinavo a Beaumont.
«Praticamente questa è tutta la storia e la sola cosa che mi rimane è tentare di spiegare alcuni passaggi sconcertanti, qua e là.
«Forse avete notato che Pasket era innamorato della signorina Hisgins e questo è la chiave di parecchie cose straordinarie. Lui era senza dubbio responsabile di alcuni episodi della "persecuzione". In effetti credo che lo fosse di quasi tutti, ma, sapete, non posso provare nulla e quello che vi posso dire è principalmente il risultato di deduzioni.
«In primo luogo è ovvio che l’intenzione di Pasket era di spaventare Beaumont perché se ne andasse e quando scoprì che non poteva riuscirci credo che sia diventato tanto disperato da volere veramente ucciderlo. Odio affermare questo ma i fatti mi obbligano a pensarlo.
«Sono abbastanza sicuro che fu Pasket a spezzare il braccio di Beaumont. Conosceva tutti i dettagli della Leggenda del Cavallo ed ebbe l’idea di servirsi della vecchia storia per i suoi fini. Evidentemente aveva qualche sistema per sgattaiolare dentro e fuori la casa, probabilmente grazie a una delle porte finestre, oppure aveva la chiave di una o due delle porte del giardino e, quando si supponeva che fosse via, lui in realtà tornava silenziosamente e si nascondeva da qualche parte nelle vicinanze.
«L’incidente del bacio nell’atrio buio lo avevo attribuito a pura immaginazione nervosa da parte di Beaumont e della signorina Hisgins, eppure il rumore del cavallo che galoppava fuori dalla porta principale è un po’ difficile da spiegare. Ma sono ancora incline a sostenere la mia prima idea su questo punto, che non c’era proprio niente di sovrannaturale in proposito.
«Il rumore degli zoccoli nella sala del biliardo e lungo il corridoio erano prodotti
da Pasket dal piano inferiore picchiando contro il soffitto con un blocco di legno legato a un’asta a gancio per aprire le finestre. L’ho scoperto con un esame che ha rilevato le intaccature nel legno. Anche i rumori del cavallo che galoppava attorno alla casa erano probabilmente provocati da Pasket, che doveva avere un cavallo legato nella piantagione vicina, a meno che non li producesse lui stesso, ma non vedo come avrebbe potuto correre al punto da produrre l’illusione. In ogni caso non ne sono perfettamente certo. Non ho trovato impronte di zoccoli, come ricorderete.
«Il nitrito soffocato nel parco era un trucco da ventriloquo di Pasket e anche l’aggressione a Beaumont là fuori è opera sua, cosicché quando io lo credevo nella sua camera da letto, doveva essere in realtà fuori e mi aveva raggiunto dopo che ero uscito dalla porta principale. Questo è probabile. Voglio dire che era Pasket l’autore perché se ci fosse stato qualcosa avrebbe certamente abbandonato la sua sciocca idea, sapendo che non ce n’era più bisogno. Non riesco a immaginare come sia fuggito agli spari, sia allora, sia in quella ultima sua follia di cui vi ho parlato. Come potete vedere era assolutamente privo di qualunque paura.
«Quando Pasket era con noi, quando pensammo di aver sentito il cavallo galoppare attorno alla casa, dobbiamo esserci ingannati. Nessuno ne era molto sicuro, salvo naturalmente Pasket che avrebbe incoraggiato la nostra idea.
«Il nitrito nella cantina è il motivo per cui ritengo che Pasket si sia reso conto che doveva esserci qualcosa oltre ai suoi trucchi. Il nitrito fu eseguito da lui nello stesso modo in cui lo aveva fatto nel parco, ma quando ricordo come sembrava spaventato sono sicuro che i rumori devono aver avuto qualche infernale tonalità che ha spaventato anche chi li produceva. Eppure in seguito si sarebbe persuaso di esserselo sognato. Naturalmente non devo dimenticare che l’effetto sulla signorina Hisgins deve averlo fatto sentire piuttosto a disagio.
«Poi, per quanto riguarda il sacerdote richiamato altrove, scoprimmo in seguito che era stata una falsa chiamata ed è evidente che c’entra Pasket, in modo da ottenere qualche altra ora per raggiungere il suo scopo, e quale fosse potete capirlo con un po’ di immaginazione perché lui aveva capito che Beaumont non sarebbe scappato per la paura. Odio dire questo ma vi sono costretto. Tuttavia è ovvio che l’uomo era momentaneamente fuori di sé. L’amore è una bizzarra malattia.
«Poi, non c’è alcun dubbio che Pasket lasciò la corda del campanello del maggiordomo agganciata a qualche cosa, per avere la scusa di scivolare via per sganciarla. Questo gli ha anche dato la possibilità di rimuovere una delle lampade del corridoio. Poi doveva solo rompere l’altra e il corridoio sarebbe stato assolutamente al buio perché potesse aggredire Beaumont.
«Nello stesso modo chiuse a chiave la porta della camera da letto portando via la chiave. Gliela trovammo in tasca. Questo impedì al capitano di prendere una lampada e di venirci in aiuto. Ma il capitano Hisgins sfondò la porta con il pesante parafuoco e fu proprio questo che creò tanta confusione e spavento nel corridoio buio.
«La fotografia dello zoccolo mostruoso sopra la signorina Hisgins nella cantina è una delle cose che più mi sconcertano. Può essere stata falsificata mentre io ero fuori dalla stanza, e sarebbe stato abbastanza facile per chiunque sapesse come fare. Ma sapete, non ha l’aria di un falso. Comunque ci sono tante prove a favore di un trucco quante a favore dell’autenticità. E la cosa è troppo vaga perché un esame serva a dare
una conclusione definitiva: quindi non esprimerò alcuna opinione né in un senso né nell’altro. Certamente è una fotografia orribile.
«E ora vengo a quell’ultima cosa tremenda. Non c’è stata alcun’altra manifestazione di qualcosa di anormale, quindi resta una straordinaria incertezza nelle mie conclusioni. Se noi non avessimo sentito quegli ultimi rumori, e se Pasket non avesse manifestato quell’enorme sensazione di paura, tutto questo caso sarebbe stato spiegato nel modo che vi ho mostrato prima. E in effetti, come avete visto, io sono del parere che tutti i fatti possono essere chiariti, ma non trovo alcuna giustificazione per quello che abbiamo sentito alla fine e per la paura di Pasket.
«La sua morte, no, quella non prova niente. All’inchiesta fu attribuita, poco tecnicamente, a un attacco di cuore. Questo è abbastanza normale e lascia inspiegato se sia morto perché si frappose fra la ragazza e qualche cosa incredibilmente mostruosa.
«L’espressione sul volto di Pasket e ciò che gridò quando sentì il tonfo dei grandi zoccoli lungo il passaggio sembrano dimostrare che in quel momento Pasket all’improvviso comprese quello che, fino a quel momento era stato solo un orribile sospetto. E la sua paura e la valutazione di tremendo pericolo che si avvicinava erano probabilmente più acutamente reali della mia. È poi compì il grande gesto!»
— E la causa — dissi. — Che cosa l’ha provocato?
Carnacki scosse la testa.
— Dio solo lo sa — rispose con una particolare sincera reverenza. — Se quella cosa era quel che sembrava essere, si potrebbe suggerire una spiegazione che non offenda la ragione ma che può essere assolutamente sbagliata. Eppure io ho pensato, benché richieda una lunga conferenza sulla Induzione del Pensiero, di farvi apprezzare le mie ragioni, cioè che Pasket aveva prodotto quella che io potrei definire una "persecuzione indotta", una specie di simulazione partorita dalla sua aberrazione mentale, dovuta ai suoi pensieri disperati e alle sue cupe riflessioni. È impossibile chiarirla in poche parole.
— Ma la vecchia storia — feci. — Perché non dovrebbe esserci stato qualcosa in quella?
— Ci può essere stato qualcosa — rispose Camacki. — Ma non credo abbia qualcosa a che fare con questa. Non ho ancora chiaramente definito le mie ragioni; ma in seguito può darsi che sia in grado di dirvi perché la penso così.
— E il matrimonio? E la cantina... ci fu trovato qualcosa? — chiese Taylor.
— Sì, il matrimonio venne celebrato quel giorno malgrado la tragedia — ci disse Carnacki. — Fu la cosa più saggia da fare, considerando le cose che io non posso spiegare. Sì, ho fatto scavare il pavimento di quella cantina, perché avevo la sensazione di trovarvi qualcosa che mi illuminasse. Ma non c’era niente.
— Sapete tutta questa faccenda è tremenda e straordinaria. Non dimenticherò mai l’espressione del volto di Pasket. E poi il rumore terrificante di quei grandi zoccoli che si allontanavano nella casa silenziosa.
Carnacki si alzò.
— Uscite — disse in tono amichevole, usando la formula abituale.
E noi poco dopo uscimmo nel silenzio del Lungotamigi e verso le nostre case.

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