domenica 27 agosto 2023

Serghei Prokofiev + Symphony no. 6 (1947)

Sontsovka [Ekaterinoslav] 23-IV-1891 - Mosca-5-III-1953

Precocissimo come pianista e come compositore, fu allievo di Rimski Korsakov
e Liadov al Conservatorio di Pietroburgo, imponendosi all'attenzione del pubblico e della critica come compositore ardito e interessante oltre che come ottimo pianista. Nel 1918 iniziò un lungo giro in paesi d'Europa e d'America. Fu a Parigi, Londra, Chicago, venendo a contatto con le correnti musicali più avanzate e facendosi favorevolmente conoscere con le sue composizioni. Visse a Parigi dal 1923 al '33, anno in cui ritornò in URSS, per partecipare attivamente alla vita culturale del paese che attraversava un periodo di grandiosa ricostruzione. Mantenne numerosi contatti con l'estero, e le sue opere continuarono ad essere eseguite nell'Europa occidentale e nei festival internazionali. Considerato da tutti come il maggior compositore sovietico venne peraltro criticato nel 1948 per presunti aspetti di "formalismo" nella sua produzione. La morte lo colse nel pieno dell'attività: scompariva con lui uno dei più grandi compositori di questo secolo.
L'evoluzione stilistica di Prokofiev è stata tra le più interessanti e ricche di fermenti che la musica contemporanea conosca.
Assai aperto alle nuove conquiste del linguaggio musicale, vicino agli ambienti culturali più avanzati e innovatori della Russia sovietica, egli si evolse ulteriormente durante il suo lungo soggiorno all'estero a contatto con le più diverse correnti musicali. Risenti l'influsso del politonalismo e della " musica della macchina, " ma la sua personalità si impose sempre al di sopra di ogni eclettismo esteriore, dando luogo a una musica inconfondibile, aspra, secca ed ironica, vigorosamente ritmata, a volte funambolesca e sardonica. Qualcuno lo definì " cubista in musica," e questo può aiutare a far comprendere il carattere di certe sue composizioni, specialmente del periodo di mezzo. 
Ritornato nell'URSS, il suo stile si evolse nel senso di una maggior semplicità di linee, acquistando un respiro melodico che nel passato tendeva ad essere messo in disparte da altre esigenze.
Ma, a differenza di quanto qualche critico sostiene, è impossibile dire che lo stile di Prokofiev abbia subito una brusca svolta dal 1935 in avanti: come per l'innanzi, la sua produzione dell'ultimo periodo resta caratterizzata da una sensibilità squisitamente russa, ed egli ha saputo valorizzare come pochi altri compositori sovietici il retaggio della ricca tradizione nazionale.
Nell'intensa attività di Prokofiev non possiamo dimenticare la proficua collaborazione col regista cinematografico Serghei M. Eisenstein. L'incontro di questi due artisti diede luogo a un lavoro in comune che ha prodotto opere d'arte di straordinaria altezza espressiva: Prokofiev è stato forse il maggior
compositore di musica per film che sia mai esistito (ricordiamo la musica composta per i film Alexandr Nievski, Ivan il terribile e La Congiura dei Boiardi dello Eisenstein).
Oltre a numerosa musica sinfonica e concertistica, Prokofiev ha composto opere teatrali (ricordiamo L'Amore delle tre melarance del 1921 e L'Angelo di fuoco del 1928), alcuni balletti, molti pezzi vocali con orchestra (nel periodo del suo soggiorno nell'URSS egli contribuì con molte di queste composizioni
all'esaltazione delle conquiste del socialismo), liriche, musica da camera tra  cui molti pezzi per pianoforte che formano una parte molto importante della sua produzione.


Symphony no. 6 (1947)
È una delle composizioni più importanti e considerevoli scritte da Prokofiev nel dopoguerra. Vi riecheggiano, si direbbe, i clangori e le sofferenze della catastrofe testé conclusasi, ed essa potrebbe idealmente riallacciarsi alle sinfonie n. 2 e 3 composte nei tumultuosi anni dell'attività parigina. Naturalmente sono profusi nella partitura molti elementi di distensione lirica, come per esempio in buona parte del primo tempo. Ma i temi cantabili del "Largo" sono come intenzionalmente soffocati da un'orchestra tesa e greve, che con incisi ritmici inesorabili e trapananti dà luogo a uno sfondo drammatico, quasi angoscioso, brevemente interrotto dagli spettrali andamenti di marcia della parte centrale. Ritmi di marcia, ora festosi, ora sardonici e laceranti, costituiscono ancora la tessitura di tutto l'ultimo tempo, in cui con effetto singolare il composi tore introduce, poco prima dell'impressionante stretta finale, un breve "Andante tenero" che culmina in una terrificante cadenza magistralmente strumentata come un fortissimo ripieno d'organo.
Ed ecco le indicazioni agogiche dei tre tempi: " Allegro moderato "; " Largo "; " Vivace. "
 

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