sabato 19 agosto 2023

William Child Green: I segreti della Cabala, 1998


La sera del 29 giugno 1555, in una stretta stradina di Poultry Compter di Londra, un ruffiano con le spalle quadrate e il viso arcigno, con un cappello e una giacca di pelle, balzò all’improvviso fuori dal suo nascondiglio, infilando con tutta la sua forza un pugnale nel petto dell’uomo che gli era passato accanto.
— Dannazione — esclamò l’uomo — l’avrei vista brutta se la mia giacca fosse stata più leggera; ma ora tu porterai il segno della tua azione, così che tutti ti potranno riconoscere. — Detto questo estrasse con la mano sinistra un coltello con la lama a doppio taglio e, brandendolo con la destra, protetta da un guanto che sembrava di ferro, stampò un segno indelebile sul viso dell’assassino, svanendo un attimo dopo.
— Ehi tu, Lozwel — esclamò un altro brigante uscendo dal nascondiglio — stavi scherzando con un coltellino di legno? Non guadagnerai nemmeno venti sterline.
— C’era qualcosa nel suo mantello, Coniers! Forse aveva una protezione sotto. Tu potresti guadagnare un centesimo. Hai trovato un anello d’oro e venti scellini.
— Lasciamo perdere, idiota! Hai colpito l’uomo sbagliato e quello può riconoscerti ovunque; ti ha fregato ben bene.
— Il mio coltello è appuntito anche per te — minacciò il suo deluso compagno e, coprendosi il volto ferito con un mantello, scomparve in un vicolo buio. Nel frattempo, l’oggetto della loro conversazione e del loro vile attacco, aveva raggiunto la prigione Compter dove chiese di vedere il prigioniero John Bradford. Il guardiano conosceva il segretario del Vescovo Gardiner e lo fece entrare senza esitazione, sperando così di poter ottenere grazia presso il pio uomo di chiesa che con il suo comportamento mite aveva conquistato l’amore di tutti. Il segretario lo trovò inginocchiato come sempre, intento a mangiare il suo pasto frugale in quella umile posizione, meditando con il cappello calato sugli occhi. Si alzò per ricevere il suo visitatore e la sua figura alta, il suo viso pallido con la barba castana, esprimevano una bellezza alla quale qualsiasi pittore si sarebbe ispirato per rappresentare il simbolo della religione per la quale il prigioniero aveva tanto sofferto. Il segretario di Gardiner si scoprì il capo e, chinandosi umilmente, baciò piangendo la mano del prigioniero. — Stai comodo fratello — mormorò Bradford. — Non ho fatto nulla in questo regno se non vivere in pace e agire a Paul’s Cross quando colui che ora è Vescovo di Bath provocò un una rissa con il suo sermone, correndo il rischio di essere travolto dalla folla.
— Oh Bradford! Bradford! — rispose il visitatore — tu hai salvato chi ora ti condanna. Se non fosse stato per te, l’avrei trapassato da parte a parte con la mia spada quel giorno! — Bradford indietreggiò, fissando trasecolato il visitatore. — Avevo riconosciuto la tua voce allora e ricordo che, dopo il tumulto di Paul’s Cross, qualcuno mi mormorò le stesse parole all’orecchio. Perché sei venuto ora? Un uomo violento non è una buona compagnia per un essere umano che sta morendo.
— Non finché io avrò vita, mio caro tutore; sono Rufford di Edleburgh.
Il vecchio gli gettò le braccia al collo, abbracciandolo a lungo. — Sono dodici anni che non ti vedo e il mio cuore ha sanguinato quando ho sentito una voce che mi pareva la tua durante la rivolta di Paul’s Cross. Eri davvero lì o è stato solo un sogno? Avevo sentito dire che il tuo vecchio nemico Coniers, ti aveva pugnalato a morte a Huntingdon l’anno scorso.
— Questa era la sua intenzione, John Bradford, ma io avevo addosso un giubbotto di pelle che mi ha protetto. Ho incontrato i suoi sicari più di una volta ma tutti hanno imparato quale segno lasciano le mie mani. Ma basta così; non sono in Inghilterra come Giles Rufford; voglio solo servirti come meglio posso.
— Non credo che ci sia nulla da fare — disse il santo. — Cosa puoi fare tu per me, che sono ormai nelle mani di Dio?
— Il tuo nemico distilla medicine con il veleno di aspidi e vipere — rispose l’altro. — Io lo servo come suo segretario, ma ho un piano più subdolo. Con la mia abilità nelle lingue più strane e le mie conoscenze dei segreti ebraici, ho ottenuto la sua fiducia e ora sono il suo segretario; e ho un alleato proprio nella camera della regina.
— Quella donna non è né impietosa né sciocca — commentò Bradford — nelle questioni che non riguardano la sua religione. Ma non sarà lei ad aiutarmi. Accoglierò volentieri la pietà divina e sono più pronto a morire che a servire Gardiner.
— Signore, non c’è nulla di male nel raccogliere i frutti che la Provvidenza ci ha donato. Gardiner era discepolo di Wolsey un tempo e possiede più conoscenze che zelo cattolico. Nel suo vecchio studio ci sono delle carte che ci saranno molto utili. Crede nella cabala Ebraica e legge strani libri provenienti da Padova e da Antwerp, che parlano di fortuna e di giorni fortunati. Possiamo fargli credere che domani sia un giorno pieno di presagi sinistri e la sua superstizione scuoterà la sua crudeltà.
— Tu sei ancora molto giovane — rispose Bradford — se non sai che la crudeltà è figlia della superstizione. Credi, la sua magia non scuoterà né la sua intelligenza né la sua sicurezza. Anche se dormo poco, qualche volta sogno e la notte scorsa ho avuto una visione che non è stata mandata certo dai santi, qui nella mia prigione. La visione aveva un viso bellissimo e una voce celestiale e quella notte sono stato quasi tentato di credere a ciò che prometteva. Ma poi, ricordando la mia fragilità, mi sono salvato.
Gli occhi del segretario si illuminarono e le sue labbra sorrisero. Abbassando la voce e lo sguardo, domandò. — Cosa ha promesso la bella visione?
— La libertà e la sicurezza, se avevo fiducia in lei e se le ubbidivo. — Seguì una lunga pausa prima che il giovane parlasse ancora. — Ricordi, santo padre, il lauro selvatico che cresceva accanto al luogo in cui sono nato? Un astrologo di Pisa mi ha predetto che non sarebbe appassito fino al giorno della mia morte. E quando cammino sotto la sua ombra, mi pare che le foglie mormorino una strana musica, come se uno spirito le sfiorasse. Sono più verdi e più folte di quelle degli altri alberi e
si dice che la fonte che sgorga vicino abbia un raro potere di riscaldamento. I sogni che mi visitano mentre dormo sono sempre spiriti cortesi e amabili. E se la leggenda greca e siriana fosse vera? Non potremmo possedere uno spirito protettore che assume forme umane?
— Figlio mio — rispose Bradford — questi pensieri sono come le gocce di rugiada che si posano sulle rose della tua giovinezza; il Sole della Verità e della Ragione li disperderà. L’uomo ha un guardiano e non deve preoccuparsi di altro se non Lo dimentica. Quando eri più giovane venivi chiamato l’avvocato prezioso perché le tue parole erano come spilli puntati in un tessuto pregiato. Ora stai attento che le parole non si impossessino di te, diventando un serpente che soffoca il tuo cristianesimo invece di guidarlo. Io sono un albero abbattuto pronto per il fuoco e tu non puoi salvarmi sbandierando la freschezza della tua pianta di alloro.
— Domani svergognerò l’astrologo — disse il pupillo — e perciò sarò breve. Colei che conosce i segreti della regina ha avuto una lauta ricompensa per cercare di rendere Mary pietosa. C’è speranza di una nuova nascita a corte e quindi la morte non dovrebbe avere molto lavoro da fare. Addio! Ma non cacciare la bella visione se domani verrà ad aprirti le porte della prigione. — Così dicendo il giovane se ne andò senza badare al gesto ammonitore di Bradford.
Stephen Gardiner, il Vescovo di Winchester e Alto Cancelliere di Mary era seduto solo e pensieroso nel suo studio. Era il capo della commissione che aveva presieduto il processo di Bradford. Anche se aveva caldeggiato con i colleghi la condanna del vecchio, temeva la crudeltà del Vescovo Bonner e la vigliaccheria di Bourne che non aveva osato salvare la vita del suo stesso benefattore. — Siete arrivato tardi — disse Gardiner quando il suo segretario entrò. — Le stelle stanno impallidendo e le loro informazioni saranno imperfette.
— Le ho consultate prima di mezzanotte — rispose il segretario — ma ho bisogno dell’esperienza di vostra signoria.
— È strano — disse Gardiner sprofondandosi pensieroso in un volume di Ruggero Bacone — che uomini di ogni tempo, di ogni luogo e di ogni religione possiedano quest’ansia di conoscere qualcosa di inutile. E sarebbe ancora più strano se la storia sia sacra che profana non ci avesse dimostrato che questa conoscenza è stata in parte raggiunta, anche se invano. Cosa avete in mano?
— Sono strani calcoli, mio signore, che ho fatto questa notte. Come voi sapete, in Arabia ho imparato qualche astuzia dell’astrologia Caldeana. Io interpreto i caratteri e i potenti segni Ermetici in cielo. Erano gli stessi simboli usati da Pitagora e Zoroastro oltre che dal loro grande maestro Apollonio.
— Ignazio di Loyola e Athanasius Kircher non li disdegnavano — mormorò Gardiner facendosi il segno della croce. — Ma quali sono i frutti dei vostri calcoli?
— Nulli — rispose con umiltà il segretario — almeno secondo me. Il primo di giugno sarà un giorno infausto e l’ultimo di giugno avrà una indubbia influenza. Le mie informazioni mi dicono che se quel giorno si manderà a morte qualcuno, comparirà una mitra tra le ceneri.
— Ha! Lo penseranno gli eretici se Bradford muore perché lo considerano più degno di essere vescovo di chiunque altro. Ma non mi avete ancora detto tutto.
— Mio signore, vedo tutto molto confuso. Ci sono simboli come una stella cadente e una fiamma spenta con il sangue. Mi parlano di un ricco funerale molto prossimo nel tempo.
Gardiner rimase in silenzio molti minuti prima di alzare la testa. — Voi sapete, Ravenstone che io, come il Gesuita Loyola, ero uno studioso di scienza e ho servito nella guerra profana prima di prendere la croce. Perciò non ho peccato allora, imparando certi segreti. Sapete che Loyola si interessava delle congiunzioni egiziane; ma non io. Platone e Socrate avevano i loro demoni assistenti. La scorsa notte ne ho visto uno in sogno. Mentre mi trovavo nel centro di un oratorio ho visto una donna bella come una regina ma strana. Mi ha mostrato, avvolto dalla nebbia, un albero verde che cresceva accanto a una fontana e la stella che brillava sopra la fontana era la più luminosa del cielo; ma poi l’albero ha cominciato a diventare sempre più grosso, oscurando la luce della stella. Poi ho visto nella mia cattedrale di Winchester la mia effigie su una tomba ma tutte le iscrizione erano rovinate tranne la data. Ho letto “il primo giorno di luglio”. Non è strano Ravenstone che il mio sogno coincida con la vostra interpretazione delle stelle? Tuttavia una volta una maga mi disse che il Vescovo di Winchester avrebbe letto il sermone al funerale della Regina Mary.
— È vero signore — ammise il segretario che si faceva chiamare Ravenstone — ma potrebbe esserci anche il Vescovo White a Winchester.
— Ah! Capisco cosa volete dire. White è un abile sacerdote e mira al mio posto. Ascoltate allora; credo che questa notte sia troppo carica di cattivi presagi per me; ascoltando il sogno me ne andrò da Londra subito, trasferendomi in segreto a Winchester fino a dopo giugno. Ma voi prendete il mio sigillo e mettete il contrassegno firmato sul mandato di morte di Bradford appena arriverà.
— Pensate che verrà condannato, mio signore? — chiese il segretario con calma. — Si dice che la dama di compagnia della regina l’abbia convinta che non darà mai alla luce la vita se la toglierà a qualcuno.
— Sciocchezze! È intelligente ma c’è sempre bisogno di tanto aiuto quando regna una donna. È stata una bella mossa, Ravenstone, prometterle le terre di Giles Rufford. Dal momento che lui è morto, assassinato dal suo erede, nomineremo Alice di Huntingdon sua unica erede.
Il falso Ravenstone non mosse nemmeno un muscolo del viso e i suoi occhi neri erano di ghiaccio quando esclamò: — Ben fatto, signore, se la dama vi è fedele. A che ora deve morire John Bradford?
— Ordinate al maresciallo della prigione di avere cura di lui fino alle quattro di domani mattina perché è un compagno allegro e gioviale, come il suo omonimo, il folle John di Munster, che è morto tra i ferri arroventati. State attento a quel mandato di morte, Ravenstone e mandatelo subito a Newgate. Fatto questo... avvicinatevi, voglio sussurrarvi qualcosa all’orecchio. C’è un cofanetto nel mio studio privato che ho lasciato aperto. Agganciate il mio anello con il sigillo alla catena d’argento e fatemi sapere cosa sentirete; ma fatelo nel cuore della notte quando nessuno orecchio indiscreto può sentire.
Ravenstone promise e, con la mano tremante per la gioia, ricevette l’anello con il sigillo. Era quasi mezzanotte quando Gardiner, fuggito di nascosto dalla sua casa, si fermò a guardare l’arcobaleno che circondava la luna e poi pronunciò un’infausta
profezia. — Alice di Huntingdon è occupata — disse con un sorrise spettrale — ma la terra del morto sarà libera per la strega dagli occhi azzurri... non può comprarsi un marito senza la terra. — Detto questo, il Vescovo lanciò un’occhiata a Ravenstone e se ne andò.
— Sono uno stupido — disse Ravenstone tra sé e sé — anzi, peggio di uno stupido a dare retta a questo fantoccio indegno, e tuttavia, questo sciocco manichino, questo feticcio egoista ha delle visioni paradisiache degne di invidia. Ho visto e conosciuto uomini affascinati dalla superstizioni platoniche sotto i caldi cieli della Spagna, dove l’aria sembra il fiato di spiriti amorevoli e le acque sono tanto cristalline che si potrebbe viverci. Ma qui, in questa isola nebbiosa... nella testa tenebrosa di quest’uomo con il cuore di ferro! Vediamo quale demonio si abbassa a conversare con un tale vigliacco.
Il giovane Ravenstone si chiuse nella sua stanza, soddisfatto perché la degna missione che si era prefisso gli concedeva di spiare nello studio del suo padrone, come aveva sempre desiderato fare. Si vestì in modo da apparire il degno rappresentante di Gardiner. Mentre si avvolgeva nella tunica che tanto si addiceva alla sua bella figura, sorrise pensando all’orribile e decrepito personaggio che doveva impersonificare.
Alle undici di notte quando il buio delle strade, illuminate solo da rari lampioni ondeggianti rendeva sicuro il passaggio, scivolò nella casa del Vescovo passando dalla porta sul retro, della quale aveva la chiave. Grazie alla stessa chiave entrò anche nello studio privato del vescovo e, suonando la campanella d’argento, comunicò al servitore che la sua presenza era ancora necessaria.
Quando il servitore entrò nello studio non fu quindi sorpreso di vedere il vescovo seduto dietro la tenda di protezione, agghindato come se fosse appena tornato dal concilio, com’era sua abitudine. — Non è arrivato nessun messaggero dalla corte? — chiese il finto prelato.
— No, mio signore perché dicono che la regina sia molto malata.
— Non esitare a portarmelo e convoca il maresciallo della prigione perché venga a prendere un mandato e lo esegua prima dell’alba. — Il paggio si ritirò e Ravenstone, rimasto solo, vide il cofanetto su un piedistallo accanto a lui. Era aperto e all’interno trovò solo una grossa ampolla di argento con una catena nel centro. Ravenstone non era del tutto inesperto di divinazioni effettuate con questo strumento. Ma poteva correre il rischio inserendo l’anello nella catena, come aveva suggerito Gardiner? La sua curiosità ebbe la meglio; quando l’anello venne inserito, la catenella vibrò, colpendo tre volte i bordi dell’ampolla d’argento. Ravenstone ascoltò stupito e attonito i tre suoni, aspettando una risposta. Quando alzò gli occhi, Alice di Huntingdon era al suo fianco.
La donna aveva il portamento di una regina e il suo corpo voluttuoso era avvolto in un velo che partiva da un turbante asiatico che accresceva la sua austerità. La sua tunica pesante, chiamata Stammel, le partiva dalle spalle, scendendo a larghe balze, come i drappeggi che avvolgevano Diana in un’antica scultura. — Mi hai chiamato — disse — e io sono venuta.
Ravenstone, anche se si prendeva gioco delle superstizioni di Gardiner, rimase sbalordito dall’improvvisa apparizione e un brivido di quel terrore superstizioso che
aveva ridicolizzato nel suo padrone gli corse nelle vene. Ma poi riprese il controllo, ricordandosi chi stava impersonificando. Tenendo sempre le spalle curve per imitare il vescovo, rispose: — Dov’è la tua abilità nella divinazione se non sai di cosa ho bisogno?
— Ho studiato il tuo pianeta — rispose Alice di Huntingdon — e visto che i tuoi desideri sono senza numero, sono anche senza un posto nel tuo destino. Ma ho letto i segni di Mary Tudor e so che uno dei suoi alti ufficiali perderà il suo potere questa notte.
— Conosci forse i tratti del suo viso, Alice? — chiese il falso vescovo, chinando la testa e spingendo in avanti il cappuccio.
— Ascoltali — rispose Alice. — Ha un colore pallido, sguardo maligno, sopracciglia folte, occhi d’inchiostro, naso adunco con ampie narici che continuano a soffiare come mantici, una brutta bocca, grosse mani con lame invece che unghie che gli conferiscono uno strano aspetto: questi sono i tratti del viso e della sua persona. Nessuno può giudicare la sua intelligenza, perché assume qualsiasi forma. Lo riconoscete, Lord di Winchester?
— Molto bene, donna — rispose Ravenstone — e so che si fida di una strega i cui occhi azzurri fanno vergognare il cielo per avere fatto del suo colore il simbolo dell’ipocrisia. E le sue moine hanno fatto credere a qualcuno che l’albero e la fontana che lei guarda sono sacri. E ora lei serve due padroni, uno reso cieco dalla propria follia e l’altro dalla propria età.
Parlando, Ravenstone si tolse il cappuccio e, gettando all’indietro i suoi lunghi capelli neri, rimase fermo davanti a lei con la fermezza e la bellezza della sua giovane figura. Alice non gridò né indietreggiò. Anzi scoppiò in una risata così musicale, accompagnata da un sorriso così dolce che Ravenstone allentò per un attimo la presa intorno al suo braccio. — Il mandato, Alice! È mezzanotte e il maresciallo della prigione aspetta. Dov’è il mandato per il rilascio di John Bradford?
— È qui nelle mie mani — disse Alice — e mancano solo il tuo sigillo e la tua firma; è la calligrafia della nostra regina.
Ravenstone le strappò il foglio dalle mani ma non firmò senza srotolarlo. — Sei stata ingannata, Alice, o forse sei tu l’ingannatrice. Questo è un contratto matrimoniale con il quale ti vengono concesse come dote le terre di Giles Rufford.
— E a chi — chiese lei sorridendo — la mia regina ha dato ordine di consegnarlo per la firma?
Ravenstone, guardando meglio, vide il suo nome come quello del promesso sposo della dama di compagnia della Regina Mary. — Ha firmato anche la grazia per John Bradford? — chiese.
— È nelle mie mani e davanti a te, Henry Ravenstone; ma il sigillo che salverà il tuo amico non verrà messo fino a quando tu non avrai firmato il contratto. Scegli!
Il mandato per la liberazione di John Bradford era davanti a lui, accanto al contratto di matrimonio. Sorrise fissando gli occhi azzurri di Alice e scrisse il nome di Henry Ravenstone in calce al contratto. Lei aggiunse la propria fuma senza staccare gli occhi dai suoi. Poi, dopo avere nascosto il contratto nella scollatura, permise a Ravenstone di prendere il mandato della grazia. Era chiaro e lineare ma quando si voltò per riprendere l’anello con il sigillo, il cofanetto era chiuso! —
Vergogna, Ravenstone! — lo ammonì Alice di Huntingdon — hai riso delle superstizioni e dei racconti di fate e di maghi eppure sei caduto nella tipica debolezza femminile e hai guardato nel cofanetto, aspettandoti un miracolo. Come se il tuo padrone non avesse abbastanza intelligenza per trovare un posto sicuro per il suo anello, nascosto lì più dalla tua curiosità che dalla tua ubbidienza! Pensi che io sia entrata in questa stanza come una silfide o un elfo, senza sentire i colpi della catena sull’ampolla d’argento che mi hanno fatto capire che tu eri nella stanza? In verità, Ravenstone, la vanità è l’unica stregoneria per governare un uomo.
— Splendido demonio! Quando l’astuto prelato che ora ti sostiene non avrà più bisogno della tua arte, il tuo padrone, il grande Principe del Fuoco, ti salverà?
— Io mi baso solo su me stessa — rispose lei. Slacciandosi la mantella, la lasciò cadere a terra, liberando con un grazioso movimento delle spalle i suoi capelli chiari che le arrivavano ai piedi e che risplendevano come lampi dorati tra i drappeggi blu del vestito. I suoi occhi, grandi e lucenti come quelli di un leopardo selvaggio, splendevano belli e imperiosi, come per creare intorno alla ragazza l’aureola di trionfo che cercava. — Non ribellarti ai miei poteri, Ravenstone perché questa sarà la tua salvezza. Gardiner ha ordinato di giustiziare John Bradford senza possibilità di appello e ha finto di avere fatto quei sogni pieni di cattivi presagi per attirarti qui! Ma io ho ricevuto in dote una meravigliosa tenuta grazie ai servigi che gli ho reso e tu puoi condividere questa ricchezza con me.
— I giochi non sono ancora conclusi, Alice — rispose il giovane digrignando i denti. — Quella bella tenuta è mia e quel contratto non vale nulla senza la mia firma. Henry Ravenstone è un nome falso com’era falsa la tua promessa di salvare Bradford. — Alice si fermò un attimo e poi, ridendo forte, batté le mani tre volte. In un istante la camera si riempì di soldati armati che circondarono e uccisero la loro vittima, nonostante la sua eroica resistenza.
— Questo non è il Vescovo! — esclamò uno degli uomini armati. — Non è Stephen di Winchester; non verremo pagati per questo lavoro!
— È Giles Rufford di Huntingdon — rispose il suo compagno, il vile Coniers — e io sono già stato pagato. — Alice sarebbe riuscita a scappare se non avesse avuto i capelli tanto lunghi; i suoi falsi complici infatti l’afferrarono per la folta capigliatura. Per soffocare le sue urla le chiusero la bocca con i suoi stessi capelli che, da strumento di bellezza, diventarono strumento di distruzione. Venne trascinata a Newgate con l’accusa di stregoneria e giustiziata la mattina seguente insieme a John Bradford. La vestirono con abiti maschili per paura che la sua straordinaria bellezza potesse suscitare compassione. Bradford la conosceva e vedendo le foglie di lauro che lo circondavano, come conscio della morte del suo giovane amico, mormorò: — Ahimè! Il grande albero è morto per salvare me! — E infatti erano proprio i rami del suo albero preferito portati sotto il suo rogo con crudele malizia. La gente, che crede a ogni superstizione anche quando riguarda la memoria di un uomo buono, è convinta che la terra nel punto in cui John Bradford morì il 1° luglio 1555 sia rimasta secca e dura e che il suo cuore, salvato dalle fiamme, come quello dell’altro martire l’Arcivescovo Cranmer, sia stato imbalsamato e avvolto in foglie di lauro. La sua memoria è stata santificata dalla religione mentre Alice di Huntingdon è rimasta sepolta sotto la cenere e la polvere, come la Cabala che praticava.
 

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