giovedì 23 febbraio 2023

Gilbert Keith Chesterton

 (Londra, 29 maggio 1874 – Beaconsfield, 14 giugno 1936)

Dalla Chiesa anglicana passò a quella cattolica ("per amore della salute, dell'allegria e dell'immaginazione" disse, evidentemente equivocando assai), che creò questa singolarissima figura di detective proprio quando trionfavano tutt'altri personaggi: l'iperrazionalista S. H., l'infernale Fantômas, Lupin bon vivant, il vulcanico Vidocq, e tanti altri romantici avventurieri.




Nel primo libro del ciclo così viene descritto l'incontro fra Padre Brown ed il capo della Sûreté, Valentin, giunto in Inghilterra sulle tracce del criminale Flambeau:
"Quel pretucolo era proprio l'essenza delle pianure dell'Essex: aveva una faccia tonda ed inespressiva come gli gnocchi di Norfolk, gli occhi incolori come il mare del Nord, e portava un'infinità di pacchetti di carta scura che non riusciva a tenere riuniti. Il congresso eucaristico aveva certamente tirato fuori dalla morta gora provinciale molte creature di quel genere, cieche e impacciate come talpe strappate al loro sottosuolo. Valentin era uno scettico di rigido stile francese, e non poteva provare alcuna simpatia per i preti; ma per qualcuno di loro poteva nutrir compassione, questo sì, e il tipo davanti a lui avrebbe suscitato la compassione di chiunque. Aveva un grosso ombrello malandato che gli cadeva di continuo e pareva ignorare quale parte del biglietto dovesse conservare per il ritorno. Spiegò con sciocca ingenuità a tutti quelli del vagone che doveva stare molto all'erta, perché aveva roba di vero argento con pietre azzurre in uno degli involti di carta scura. Quella curiosa mescolanza di insipidezza essexiana e di santa semplicità divertì un mondo il francese, sinché il prete non arrivò, come potè, a Tottenham con tutti i suoi pacchetti. Tornò immediatamente indietro a cercare l'ombrello, e allora Valentin ebbe persino la bontà d'avvertirlo di non custodire l'argento in quel modo, dicendolo a tutti. Ma, con chiunque parlasse, Valentin continuava a tenere gli occhi aperti alla ricerca di un altro..."



Il sorriso candido, l'andatura impacciata, lo sguardo placido che all'improvviso si fa acuto e implacabile, li ritroveremo (Father Brown, 1954) nello straordinario Alec Guinness (1914 - 2000), ma non nella riduzione televisiva realizzata dalla RAI nel 1970: Renato Rascel (1912 - 1991) è bravo, con la sua figura esile addirittura più verosimile di sir Alec, ma non riesce a togliersi di dosso quella sua maschera nostrana e rischia di rubare credibilità a un personaggio che non è certo tipicamente british, ma pur sempre figlio di una cultura anglosassone (e che avrebbe chiamato un esorcista ascoltando la colonna sonora del telefilm italiano).
Sicuramente della cultura poliziesca di matrice inglese, dove l'ambientazione, la trama, i personaggi, restano sospesi in un mondo irreale, fatto di luoghi comuni, di thè pomeridani, di giardini ben curati anche se nascondono un bel cadavere.

Le storie sono dunque sempre palesemente artificiose, talvolta anche appesantite dal desiderio di Chesterton di affrontare questioni esistenziali e teologiche, ma risultano comunque gradevoli (pare che Borges ci si divertisse molto) e anche avvincenti, a partire, appunto, dal protagonista affatto eccentrico rispetto ai canoni del genere, che anticiperà Maigret o Archer nel modo compassionevole di affrontare i casi, dove spesso anche il carnefice è vittima.


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