9 dicembre 1939Salonicco, GreciaUno a uno i camion arrancarono su per la ripida salita nella luce cheprecedeva lo spuntare dell'alba su Salonicco. Una volta in cima ognuno preseun po' più di velocità; i guidatori erano ansiosi di ritornare nel buio dellastrada di campagna che scendeva incassata attraverso i fitti boschi.E tuttavia ciascuno dei cinque guidatori nei cinque camion dovette dominarela propria ansietà. Nessuno poteva staccare il piede dal freno o schiacciarel'acceleratore oltre un certo limite; dovevano tenere gli occhi socchiusi,aguzzando lo sguardo, pronti a una fermata improvvisa o a una curvainaspettata nel buio.Perché l'oscurità era completa. La colonna viaggiava a fari spenti nellasola luce grigia della notte greca, al chiarore della luna greca che filtravaattraverso le nuvole basse.Il viaggio era un esercizio di disciplina. E la disciplina non era ignota aquei guidatori, o ai viaggiatori che sedevano accanto a loro.Erano tutti preti. Monaci. Dell'Ordine di Xenope, la più rigida comunità monastica alle dipendenze del Patriarcato di Costantinopoli. Una cieca obbedienza unita all'abitudine di fare affidamento solo su se stessi; una disciplina che durava fino alla morte.Nel camion in testa alla colonna, il giovane prete con la barba si tolse latonaca, sotto cui indossava vestiti da operaio, una camicia pesante epantaloni di stoffa grezza. Arrotolò la tonaca e la posò sul fondo dietro ilsedile dall'alto schienale, ficcandola in mezzo ad altra roba di tela e dipanno. Poi parlò al guidatore vestito con la tonaca che gli stava accanto."Non c'è più di un chilometro, ormai. Il tratto di ferrovia corre paralleloalla strada per un centinaio di metri, all'aperto. Sarà sufficiente.""Il treno sarà lì?" domandò il monaco di mezza età, dalla corporaturapoderosa, socchiudendo gli occhi nell'oscurità."Sì. Quattro vagoni merci, un solo macchinista. Nessun fochista. Nessunaltro.""Userai una pala, allora" disse il prete più vecchio, sorridendo ma senzaallegria negli occhi."Userò la pala" rispose semplicemente l'uomo più giovane."Dov'è l'arma?""Nel cassetto del cruscotto."Il prete vestito da operaio allungò una mano e sganciò il fermo delcassetto. Lo sportello si aprì. Vi infilò la mano e ne tirò fuori una pesantepistola di grosso calibro. Con gesti svelti e abili il prete estrasse ilcaricatore dall'impugnatura, controllò le munizioni e lo rimise a posto nellacamera di scoppio. Si udì uno scatto secco, deciso."Un'arma potente. Italiana, vero?""Sì" rispose il prete più vecchio senza commenti. Nella sua voce c'era solotristezza."E' quel che ci vuole. Oltre, credo, a una benedizione." L'uomo più giovanesi infilò l'arma nella cintura."Chiamerai la sua famiglia?""Così mi è stato ordinato..." Era evidente che il guidatore voleva direqualcos'altro, ma si controllò. In silenzio strinse il volante più forte delnecessario.Per un momento la luna uscì dalle nubi, illuminando la strada tracciata inmezzo ai boschi."Venivo qui a giocare da bambino" disse l'uomo più giovane. "Correvo inmezzo ai boschi e mi bagnavo nei torrenti... poi mi asciugavo nelle grottedelle montagne e fingevo di avere le visioni. Ero felice su questi monti. IlSignore ha voluto che li rivedessi ancora. E' misericordioso, è buono."La luna scomparve. Fu di nuovo buio.I camion abbordarono una larga curva verso occidente; i boschi si diradaronoe in lontananza, a malapena visibili, spuntarono le sagome dei pali deltelegrafo, nere lance stagliate contro la notte grigia. La strada si raddrizzòallargandosi e si aprì una radura che si allungava per forse un centinaio dimetri da bosco a bosco. Una distesa piatta e arida, innaturale nella miriadedi colline e foreste. Al centro della radura, con la grande mole seminascostadal buio circostante, c'era un treno.Immobile ma non inanimato. Dalla locomotiva uscivano volute di fumo chesalivano a spirale nella notte."Ai vecchi tempi" disse il giovane prete, "i contadini riunivano in brancole loro pecore e portavano qui sui carri il loro prodotto. C'era sempre unagrande confusione, mi diceva mio padre. Scoppiavano risse continue perrivendicarne la proprietà. Erano storie divertenti... Eccolo!"Il raggio di un riflettore spuntò dall'oscurità. Per due volte tracciò ungiro intorno e poi rimase fermo, con la lama bianca diretta ora sull'ultimovagone merci. Il prete vestito da operaio prese una piccola pila dalla tascadella camicia, la protese in avanti e schiacciò il bottone per due secondiesatti. Il riflesso del parabrezza del camion illuminò per un attimo lostretto abitacolo. Gli occhi dell'uomo più giovane andarono velocemente allafaccia dell'altro monaco. Vide che il compagno si era morso il labbro; unrivoletto di sangue gli gocciolava sul mento, mescolandosi alla corta barbagrigia.Non c'era ragione di fare commenti."Fermati al terzo vagone. Gli altri gireranno intorno e cominceranno ascaricare.""Lo so" si limitò a dire il guidatore. Sterzò leggermente e si diresse versoil terzo vagone.Il macchinista, in tuta e con un berretto di pelle di montone, si avvicinòal camion mentre il giovane prete apriva lo sportello e saltava a terra. I dueuomini si guardarono e poi si abbracciarono."Hai un aspetto diverso senza tonaca, Petride. Mi ero dimenticato com'eri...""Oh, andiamo! Quattro anni su ventisette non sono poi tanti.""Non ti vediamo abbastanza spesso.Lo dicono tutti in famiglia." Il macchinista staccò le mani grandi e callosedalle spalle del prete. La luna uscì di nuovo dalle nuvole; il chiaroreilluminò la faccia dell'uomo del treno. Era una faccia forte, più vicina aicinquanta che ai quaranta, solcata di rughe, come quella di chi staperennemente al vento e al sole."Come sta la mamma, Annaxas?""Bene. Un po' più debole ogni mese che passa, alla sua età, ma sempresveglia.""E tua moglie?""Di nuovo incinta, e questa volta non ne ride. Se la piglia con me.""E fa bene. Sei un vecchio lurido cane, fratello. Ma più virtuoso comeservitore della chiesa, questo sono lieto di dirlo." Il prete rise."Glielo riferirò" disse il macchinista, sorridendo.Ci fu un momento di silenzio prima che il giovane rispondesse. "Sì,diglielo." Si voltò a guardare l'attività che aveva cominciato a fervereintorno ai vagoni merci. Le porte di carico erano state aperte e dentro eranostate appese le lanterne, che mandavano una luce opaca sufficiente percaricare, ma non abbastanza forte da essere notata fuori. Le figure dei monacibarbuti cominciarono ad andare rapidamente avanti e indietro tra i camion e le porte, portando casse, scatoloni di cartone pesante rinforzato con listelli dilegno. In rilievo su ciascuna cassa erano impressi il crocifisso e le spinedell'Ordine di Xenope."I viveri?" chiese il macchinista."Sì" rispose suo fratello. "Frutta, verdura, carne secca, grano. Le guardie di confine saranno soddisfatte.""Allora dove?" Non era necessario essere più chiari."In questo vagone. Nel mezzo, sotto i sacchi di tabacco. Hai messo qualcunodi vedetta?"Sì, sia lungo i binari che sulla strada, per più di un chilometro di distanza, in tutte e due le direzioni.Non ti preoccupare. Prima che spunti la domenica mattina, solo voi preti enovizi avrete lavoro da fare e posti dove andare."Il giovane monaco lanciò un'occhiata al quarto vagone. Il lavoro progredivarapidamente; le casse venivano accatastate all'interno. Tutte quelle ore diesercizio ora mostravano il loro valore. Il monaco che gli aveva fatto daautista si fermò un attimo nella luce silenziosa della porta di carico, conuno scatolone tra le mani.Scambiò un'occhiata con l'uomo più giovane, poi si costrinse a spostare dinuovo l'attenzione sullo scatolone, che depositò sul pavimento del vagone.Padre Petride si rivolse al fratello. "Quando sei salito sul treno, hai parlato con qualcuno?""Solo col dirigente del traffico.Naturalmente. Abbiamo bevuto tè nero insieme.""Che cosa ha detto?""Per lo più parole che non ti ripeterò, per non offenderti. Le sue cartedicevano che i vagoni dovevano essere caricati dai padri di Xenope nello scalopiù esterno. Non ha fatto nessuna domanda."Padre Petride guardò verso il secondo vagone, alla sua destra. In pochiminuti sarebbe stato tutto pieno; e loro sarebbero stati pronti per il terzocarro merci. "Chi ha preparato la locomotiva?""Fochisti e meccanici. Ieri pomeriggio. Le istruzioni dicevano che dovevaservire di scorta; questo è normale. Le nostre macchine si guastanocontinuamente. Ci prendono in giro in Italia... Naturalmente, ho controllatotutto di persona parecchie ore fa.""Il dirigente del traffico può avere qualche ragione per telefonare alloscalo merci? In teoria, dove dovremmo essere a caricare i vagoni?""Dormiva già, o quasi, prima che io lasciassi la cabina. Passerà almenoun'altra ora..." il macchinista alzò gli occhi al cielo grigio scuro "prima che cominci il traffico del mattino.Non c'è alcun motivo per cui telefoni a nessuno, a meno che il radiotelegrafonon dia notizia di un incidente.""Il telegrafo è stato messo fuori uso; dell'acqua in una cassetta terminale" disse in fretta il prete, ma come se parlasse a se stesso."Perché?""Nel caso che tu avessi avuto davvero dei problemi. Hai parlato a nessunaltro?""Non ho parlato con anima viva. Ho controllato i vagoni per assicurarmi chedentro non ci fosse nessuno.""A quest'ora hai studiato bene il nostro programma. Cosa ne pensi?"L'uomo del treno emise un fischio soffocato, agitando la testa. "Ne sonoletteralmente sbalordito, fratello.Potrà essere così... così ben congegnato?""Gli accorgimenti sono stati presi con cura. E dei tempi cosa pensi? E'questo il fattore importante.""Se non ci sono guai sulla linea ferroviaria, la velocità può essere mantenuta. I poliziotti di frontiera slavi a Bitola sono famelici e pronti a farsi corrompere; e un carico greco a Banja Luka è una facile preda. Non avremo guai nemmeno a Sarajevo o Zagabria; a quelli interessano molto più i soldi del cibo per i religiosi.""Io ti ho chiesto dei tempi, non di come si può corrompere la gente.""E' la stessa cosa. Bisogna contrattare.""Solo contrattando, non si desterebbero sospetti. Possiamo arrivare aMonfalcone in tre notti?""Se i vostri accorgimenti avranno successo, sì. Se anche perdiamo del tempo,possiamo recuperarlo nelle ore del giorno.""Solo come estrema risorsa. Dobbiamo viaggiare di notte.""Siete caparbi.""Siamo prudenti." Il prete distolse di nuovo lo sguardo. Il primo e secondovagone erano pronti, il quarto sarebbe stato caricato e sistemato nel giro diun minuto. Tornò a rivolgersi al fratello. "In famiglia crederanno che tu stiaportando un merci a Corinto?""Sì. A Navpaktos. Allo scalo marittimo nello stretto di Patrasso. Non mi aspettano di ritorno prima di una settimana.""Ci sono scioperi a Patrasso. I sindacati sono arrabbiati. Se anche ritardassi di qualche giorno, capirebbero."Annaxas guardò attentamente il fratello. Il modo in cui il giovane preteconosceva le cose di questo mondo sembrava sorprenderlo. Ci fu un'esitazionenella sua risposta."Capirebbero. Anche tua cognata capirebbe.""Bene." I monaci si erano riuniti accanto al camion di Petride, lo guardavano in attesa di istruzioni."Ti raggiungerò sulla locomotiva fra poco.""Benissimo" disse l'uomo del treno, incamminandosi e lanciando occhiate aipreti.Padre Petride tirò di nuovo fuori la pila dalla tasca della camicia enell'oscurità si avvicinò agli altri monaci presso il camion. Cercò l'uomo dalla corporatura poderosa che gli aveva fatto da autista. Il monaco capì e si staccò dagli altri, raggiungendo Petride lungo il fianco del veicolo."Questa è l'ultima volta che ci parliamo" disse il giovane prete "Che Diobenedica...""Per piacere" l'interruppe Petride."Non è il momento. C'è solo da imparare a memoria ogni mossa che facciamo qui stanotte. Ogni cosa. Tutto dovrà essere copiato esattamente.""Così sarà. Stesse strade, stessa disposizione dei camion, stessi guidatori,stessi documenti al posto di confine per Monfalcone. Non ci sarà nulla didiverso, tranne che uno di noi mancherà.""Questa è la volontà di Dio. Per la gloria di Dio. E' un privilegio che nonmerito."
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