lunedì 9 maggio 2022

Capitolo 9: Raffreddore, Medolla (MO), marzo 1961


Quando gioco mi scalmano e non bado al caldo o al freddo, poi torno a casa sudato.
Ecco.
Stasera comincio a starnutire, il raffreddore è una cosa stupida, si sta malissimo.
Vado a letto con la testa imbambolata e tre quattro fazzoletti umidicci; il naso che cola e brucia, soffi soffi ma è sempre tappato.
Gli occhi mi sembrano lessi, gonfi e piagnucolosi, la voce irriconoscibile e poi non si dorme, non si respira e sembra di essere in un altro mondo: sul pianeta raffreddore!
Il gelo si impossessa dell'anima, freddi brividi scuotono il corpo, ci si tira addosso di tutto pur di trovare un tepore, ci si raggomitola tremolanti in uno spicchio di letto per non disperdere il calore.
Raccolgo le forze, mi imbacucco ben bene e raggiungo il mio papà che dorme, con la mano gli sfioro una spalla, lui apre un occhio, mi guarda, io faccio un verso con una voce da cavernicolo, lui capisce al volo. Si alza, mi prende in braccio, mi riporta a letto, poi va in cucina.
Dopo poco torna con una tazza di latte, fumante, bollente, con dentro il miele.
La bevo a piccoli sorsi per non ustionarmi, mi sento scaldare dentro, sto meglio. 

Lui mi rimbocca le coperte, mi bacia sulla fronte, spegne la luce.
Grazie papà, gli dico con uno sguardo son-nacchioso, e finalmente mi addormento.



Nessun commento:

Posta un commento