Pa' Stevens era seduto sullo sdraio, e mentre seguiva con lo sguardo lafalciatrice al lavoro sentiva i raggi dolci del sole affondare gentili nel suocorpo, scaldargli le ossa. La falciatrice giunse al margine del prato, chiocciòcome una gallina soddisfatta, eseguì una curva perfetta e ricominciò a falciareun'altra striscia di prato. La sacca che conteneva l'erba tagliata continuava agonfiarsi.D'un tratto la falciatrice si fermò e cominciò a ticchettare, irritata. Unpannello, sul suo fianco, si aprì di scatto, e un braccio simile a una piccolagru uscì dall'apertura, e scese verso il basso. Dita prensili d'acciaio pescaronotra l'erba, e risalirono, trionfanti, stringendo un sasso; lo calarono in unapiccola cassetta, e sparirono nuovamente all'interno del pannello. Lafalciatrice gorgogliò, e ricominciò a fare le fusa come un grosso gatto satollo,seguendo la striscia di prato.Pa' grugnì, guardando con aria sospettosa la macchina.«Un giorno o l'altro,» bofonchiò, «Quella miseria di un aggeggio si faràscappare uno stuzzicadenti, e si prenderà l'esaurimento nervoso.»Abbassò lo sdraio e guardò in alto il cielo bagnato dal sole. Un elicotteroscintillava altissimo. Da un punto imprecisato della casa giunse uninsopportabile miagolio musicale. Qualcuno aveva acceso la radio. Pa',ascoltando la musica, rabbrividì e sprofondò ancor più nello sdraio.Era Charlie, che si preparava a una di quelle prove di contorsionismo chechiamava ballo. Miseria d'un ragazzo.La falciatrice gli passò accanto, chiocciando allegramente, e Pa' le lanciòun'occhiata maliziosa.«Automatica» disse, guardando il cielo. «Adesso tutti i maledetticongegni sono automatici. Adesso ti basta guardare una macchina e dirlequalcosa all'orecchio e lei si ammazza per fare tutto il lavoro.»La voce di sua figlia che gridava per sovrastare l'infernale frastuono dellaradio, lo chiamò dalla finestra.«Babbo!»Pa' si agitò, inquieto.«Babbo, per favore, spostati quando la falciatrice ti passa vicino. Noncercare di dimostrarti più cocciuto di lei. Dopotutto è soltanto una macchina.L'ultima volta sei rimasto seduto, e l'hai costretta a girarti intorno. Noncapisco che gusto ci provi.»Non rispose, mosse soltanto leggermente il capo, sperando che sua figliapensasse che lui era addormentato, e lo lasciasse in pace.«Papà.» gridò lei, «Mi hai sentito?»Capì che non serviva a niente.«Sicuro, sicuro, ti ho sentita,» brontolò. «Mi stavo proprio per alzare.»Si alzò in piedi, lentamente, appoggiandosi pesantemente al bastone.Così si sarebbe pentita del modo in cui lo trattava, vedendo come eradiventato vecchio e debole; però doveva fare attenzione. Se lei si fosse accortache avrebbe potuto fare benissimo a meno del bastone, gli avrebbesubito trovato un'infinità di lavori da fare e, d'altro canto, se si appoggiavatroppo al bastone Betty avrebbe mandato di nuovo ad affliggerlo quellostupido dottore.Brontolando, spostò lo sdraio nella parte del prato sulla quale lafalciatrice era già passata. La falciatrice, che stava ripassando, lo gratificò diun borbottio maligno.«Un giorno o l'altro,» le disse Pa', «Ci penserò io a spaccarti una molla.»La falciatrice gli rispose con un ululato di scherno, e si allontanòserenamente per il prato.Dalla strada erbosa giunse uno stridio metallico, giunse il rumorescoppiettante di un motore.Pa', che stava per sdraiarsi tranquillamente, si alzò e si mise in ascolto.Il rumore si ripeté, più vicino e più chiaro; era il rumore ansante di unmotore difettoso, era il rumore di pezzi metallici male in arnese.«Un'automobile!» esclamò Pa.' «Un'automobile, miseria ladra!»Si mosse, fece per correre verso il cancello, ricordò appena in tempo diessere vecchio e debole — e che, probabilmente, sua figlia era ancora allafinestra — e avanzò a lunghi passi.«Dev'essere quel pazzo di Ole Johnson,» si disse Pa'. «È l'unico che abbiaancora un'automobile. Miseria di un vecchio, è troppo cocciuto per rinunciarvi.»Era proprio Ole.
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