venerdì 5 aprile 2024

Capitolo 10: Domenica 21 maggio 2017


 


GattaCiCovaModena
di Stefano Soranna

Udite. Udite. 
Il commissario Guicciardi ha ottenuto una proroga dal questore Dott. Pisquano, che si è ricreduto dal suo primo pensiero, cioè morte per disgrazia in via Pasteur. E’ stata scartata anche l’ipotesi suicidio, ora resta da stabilire come Giorgio sia volato giù dal balcone o, eventualmente, per mano di chi.
Procediamo con ordine.
Il 10 maggio un uomo in via Pasteur cade dal nono piano del suo appartamento.
Ci si orienta verso la disgrazia. 
La moglie, sconvolta, non è in grado di dare informazioni utili, oltretutto la signora soffre di sonnambulismo, il che significa che quando è in preda agli attacchi, successivamente, non ricorda nulla e non può essere di aiuto.
Fonti vicine alla famiglia raccontano che i due coniugi erano alle strette economiche per via delle cure della signora. 
Sempre i vicini riferiscono che questa era una coppia felice, mai nessun litigio, mai nessuno screzio.
Voci al di fuori, invece, mostrano un altro quadro: Giorgio si sfogava ogni tanto con qualche amico di merenda, diceva che non ce la faceva più a vivere così e più volte aveva considerato l’ipotesi del suicidio. 
Gli amici però non escludono che possa aver valutato anche l’uxoricidio. 
Per altro abbiamo saputo da alcuni nostri informatori, che Giorgio aveva stipulato qualche anno prima un’assicurazione sulla vita a favore della moglie, che ne era del tutto ignara. 
C’è anche chi ha messo le mani avanti suggerendo che o l’uno o l’altro potesse avere un’amante che avrebbe spinto all’estremo gesto. 
Si è scoperto che la vedova aveva ritrovato strani oggetti per casa, tipo chiavi inglesi e che il marito negli ultimi giorni era stranamente euforico.  
Giorgio è caduto dal balcone assieme alla grata della ringhiera, particolare questo che inizialmente ci era sfuggito in quanto non avevamo potuto né fotografare la scena dell’incidente né visionare le foto della scientifica; la caduta della ringhiera è stata data per scontata dalle foto del balcone scattate sul posto, dove appunto mancava. 
Le analisi sulle chiavi inglesi hanno dato esiti negativi, in quanto le uniche impronte rilevate erano quelle di Giorgio. Si suppone che le abbia usate per svitare e non stringere i bulloni di fissaggio della grata allentati negli anni dalle continue vibrazioni dopo il terremoto del 2012. 
L’ipotesi suicidio è stata scartata quasi subito, infatti un suicida avrebbe scavalcato la ringhiera.
L’ipotesi disgrazia è stata abbandonata da poco,  presso la locale stazione dei Vigili del Fuoco è stata effettuata una simulazione: un manichino è stato fatto cadere dalla cima della torre assieme a una ringhiera, prima di fronte e poi di spalle, prima a caduta libera poi con spinta. Gli sviluppi di dette analisi saranno divulgate in conferenza stampa nei prossimi giorni.

Non escludiamo novità clamorose.

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L’articolo del mattino ha sortito il suo effetto, le copie del giornale sono andate a ruba, anche perché Stefano era l’unico a conoscenza dell’esperimento presso i Vigili del Fuoco, un colpo basso alla concorrenza. 
Spegne il computer e la lampada sulla scrivania, è restato tutto il giorno in redazione direttamente dal giorno prima, ha dormito sul divano, ha mangiato cinese take away, ma con la testa altrove; la cartellina nel cassetto sembrava agitarsi e lui aveva addosso una smania tremenda, ma non doveva dare nell’occhio, per studiarla c’è bisogno di tranquillità e silenzio, di una notte senza articoli da scrivere.

Fuori è l’imbrunire, per fortuna. Monta sul fido destriero, la cartellina ben allacciata alle cinture di sicurezza corporee, insomma infilata tra maglietta della salute e polo, direzione casa. Un saluto a Tassoni e via, con calma, senza fretta, deve svuotare la mente e portarla scevra da pensieri fino a casa. Percorre a velocità di crociera la via Emilia, il Portico del Collegio sta cominciando a svuotarsi, svolta a destra in corso Canalgrande, sfila davanti alla Commissione Tributaria e gli viene un brivido gelato lungo la schiena, lo percorre fino a via dei Gallucci, qui, evitando l’acciottolato prosegue sulla striscia liscia in mezzo alla carreggiata, arriva sino a viale Martiri della Libertà, che attraversa sul pedonale. Imbocca il passaggio ciclo pedonale e raggiunge viale Fabrizi, per fortuna è ancora presto per incrociare la marea di spacciatori, disgraziati, richiedenti asilo, barboni, delinquenti che popolano il parco, ma non si fida lo stesso, qui è terra di nessuno ed è meglio fare in fretta, prima si arriva dall’altra parte e meglio è. Per Luigi Tabboni raggiunge via Andreoli e si sposta immediatamente in via Prampolini passando per via Malmusi, nonostante le belle villette antiche e la verdura rigogliosa, questa zona gli piace poco, troppo buia e troppo deserta, peccato perché è una zona signorile rovinata dalla presenza ormai costante della feccia modenese. La percorre quasi fino in fondo, imbocca Valentino Contri e passando davanti alla gelateria Slurp in Trento Trieste l’attraversa al pedonale e per portarsi in via Bartolomeo Schedoni, poi giunge in Giovanni Sabbatini che infila direzione Vignolese. Restando sulla sinistra si ferma davanti alla Rosticceria Tokyo. Doppia porzione di riso alla cantonese, da portare a casa: riempie, è leggero e costa poco. L’abbinerà ad acqua del rubinetto e caffè a ettolitri. Ha in previsione di passare la notte a studiare il contenuto della cartellina, quindi mangiare sì, ma deve restare sveglio e non avere lo stomaco appesantito. 
Risale sulla bici tenendo il sacchetto del parco pasto appeso al manubrio, arriva fino al semaforo con via Bellinzona che imbocca fino a via Guglielmo della Cella.

Appena a casa mette sul fuoco una grossa moka, non deve dormire, dovrà essere concentrato e rendere al meglio. Ne fa tanto, meglio averlo pronto anche se freddo. Buon nutrimento per corpo e mente i chicchi bianchi del riso e a seguire una bella tazza di nettare nero, infine al lavoro.

Libera tutta la bacheca e si mette in postazione. Da adesso in poi caffè e spremuta di meningi. 
Nella silenzio totale un cucù avverte che è appena passata mezzanotte.

 

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