venerdì 15 marzo 2024

Capitolo 7: Mercoledì 17 maggio 2017, ore 22.10


Armando si alza, svolge il foglietto su cui ha preso appunti, inforca gli occhiali, beve un sorso di vino e...
«Ecco come sono andate le cose secondo me. Innanzi tutto non si tratta né di disgrazia né di suicidio, bensì del più classico degli omicidi. Giorgio, dopo aver frequentato i soliti amici nelle due settimane che precedono il fattaccio, improvvisamente sparisce dalla circolazione. Uno di questi amici scopre che, per la disperazione, aveva cominciato a frequentare un bar gestito da cinesi, pieno di slot machine. Qui, usando i pochi soldi rimasti, aveva tentato la fortuna con esito catastrofico. Uno dei suoi amici, mio cliente assicuratore, tale Michele Amico, un pomeriggio in cui è venuto per acquistare alcune bottiglie di Pignoletto, mi ha confidato che Giorgio aveva stipulato da lui, anni prima, un’altra polizza sulla vita di cui sua moglie era all’oscuro. Facciamo un’ipotesi: da quello che sappiamo nessuno ha mai parlato del cellulare della vittima, lo stesso con il quale era solito filmare le passeggiate della moglie. Le cose potrebbero essere andate così: in un ulteriore sopraluogo della polizia, più minuzioso, questo viene rinvenuto, ben celato in una siepe e semi distrutto. Quindi il fatto che non sia stato trovato vicino al cadavere deve per forza insospettire gli inquirenti. Sempre per ipotesi: Lara, esasperata dalle condizioni economiche, dalla sua malattia e dal marito, che aveva ulteriormente aggravato la loro situazione sperperando gli ultimi soldi alle slot machine, decide di ucciderlo. Quella notte, fingendosi sonnambula, non rientra in camera ma attende nascosta sul terrazzo. Nei giorni precedenti, utilizzando proprio quegli attrezzi che il marito aveva portato a casa, aveva allentato al massimo i bulloni di tenuta della ringhiera. Così Giorgio, non sentendola rientrare dalla passeggiata per casa, si alza e la va a cercare utilizzando, magari, il telefonino in modalità video e appena giunge sul terrazzo, Lara gli dà una piccola spinta e il gioco è fatto. Il telefonino per un caso fortuito rimane sul pianerottolo, lei gli tira un calcio e quello finisce dove viene poi ritrovato. Le analisi dei RIS potrebbero anche confermare che, se appunto il telefonino era in modalità video, abbia ripreso gli ultimi istanti della vita di Giorgio.»


Armani si guarda attorno, gli occhi ora sono tutti puntati su di lui, allora si alza, non prima di essersi sparato un sorso di Chinotto.
«Ragazzi, non ho bisogno di appunti, per me è solo questione di corna. Non lo possiamo inquadrare come incidente, ma forse nemmeno come omicidio. Sicuramente Giorgio la voleva fare fuori, ormai non sapeva più come continuare a pagare le medicine, e poi aveva allacciato una relazione extraconiugale, che lo ripagava un po’ di tutte le ultime delusioni. Questo l’ho saputo dall’Iside, sempre molto attenta a certe voci, pare anche che Lara avesse dei sospetti, alcune amiche, come la Claretta o la Bianca, dicono di averlo intravisto in luoghi appartati a fare effusioni fin troppo particolari con una certa Gina, una bella ragazza che faceva girare la testa a molti uomini. In sunto, lui la voleva eliminare. Quella sera lei doveva fare il suo percorso già pronto, ma, una volta giunta in balcone, per un fatto fortuito, a volare giù è stato Giorgio, non Lara. Bisogna seguire queste voci e scavare, scavare, e scoprire se erano solo voci o c’era qualcosa di reale. Sarà dura ma possiamo farcela.»


E’ la volta di Luigi, il commissario, che intanto ringrazia Stefano e gli amici per gli sforzi che stanno producendo per aiutarlo, sforzi anche fantasiosi e burleschi.
«Grazie intanto a chi ha già espresso il suo parere e grazie anche agli altri che lo daranno dopo. Io e i miei uomini siamo per ora giunti a un bivio, ma almeno abbiamo alcune certezze. Intanto è improbabile che si tratti di suicidio, dal momento che la balaustra ha ceduto ed è crollata. Se fosse stato suicidio, Giorgio l’avrebbe scavalcata e si sarebbe buttato, senza alcun bisogno di farla cadere insieme a lui. Resta l’ipotesi dell’incidente. Ma perché Giorgio, che aveva bisogno di dormire, si sarebbe appoggiato alla balaustra (a meditare?) e verso le cinque del mattino? Più probabile, quindi, che sia stato spinto da qualcuno, cioè dalla moglie. E qui siamo al bivio: - la moglie l’ha spinto da sonnambula, cioè senza volerlo e senza ricordarsi poi d’averlo fatto; - il marito aveva preparato il percorso-trappola, ma all’ultimo secondo, sul balcone, lei è ritornata in sé (oppure ha avuto un movimento involontario, istintivo) e ha spinto giù il marito che si trovava accanto a lei a verificare che cadesse veramente giù.»
 

Il testimone passa ora a Mauro, che si alza a sua volta, pesca dal cilindro un papiro appena scritto in stampatello e si appresta a recitare il suo pensiero.
«Scrittura privata in cui Mauro dichiara come crede si siano svolti i fatti. Questo è il mio parere personale su questa morte misteriosa. La scena del crimine rivela particolari che non sono credibili con l’ipotesi di un suicidio. Grogghino sostiene che la posizione del corpo, l’apertura della bocca e degli occhi, non quadrano. Ciò lascia supporre che il defunto potrebbe aver ingurgitato (oppure qualcuno potrebbe averglielo somministrato) un potente veleno che ha contratto la mascella dilatandola nel disperato tentativo di respirare meglio, mentre gli occhi sono quasi usciti dalle orbite, prima di spegnersi definitivamente. Solo in un secondo momento il cadavere è stato posizionato nel luogo del ritrovamento per sviare le indagini e simulare un suicidio.»
A questo punto l’espressione del Sighi cambia, da seria diventa gioviale con occhi sgranati, segno di alterazione alcolica.
«Parliamo ora di Lara, la sua espressione dopo il decesso del marito non sembra contrita, ciò ha insospettito il nostro Cataldo. Armani sostiene che i due coniugi non si fidavano l’un l’altro, addirittura nascondevano reciproci segreti. Forse Lara aveva una relazione segreta? Oppure Giorgio? Non si sa per certo e nulla è trapelato. Ho visto le foto della donna scattate la mattina della morte del marito. Pettinata e mani curate, sembra proprio una gran gnocca...» 
Con un gesto a giro della mano il Sighi fa calmare gli animi. Tutti hanno capito che sta per partire con uno dei suoi soliti sproloqui dissacratori e un po’ volgari, come dice lui, per smorzare la tensione, anche se non c’è.
«La donna, priva dei farmaci, poteva averlo spinto giù dalla balconata utilizzando gli attrezzi da lavoro trovati sul balcone. Il commissario comunque scarta questa ipotesi, perché le mani di Lara sono troppo curate per essere in grado di eseguire un duro lavoro manuale. Potrebbe però avere avuto un complice, forse, l’ipotetico amante clandestino ancora sconosciuto. Il Cataldo sa, per merito del Malora, che due avventori avevano captato la rivelazione da parte di Giorgio dei propositi di omicidio della moglie. Un marito di solito vuole eliminare la moglie per sostituirla con un’altra zoccola, oppure perché è tradito, non certo per motivi economici, in quanto basterebbe farla prostituire con i suoi amici per tornare subito e di nuovo ricco in poco tempo. Quindi l’ipotesi che Giorgio volesse eliminare la moglie perché aveva scoperto il tradimento, sembra prendere corpo, confortata dal fatto che non le aveva neanche ordinato le medicine costose per il mese di giugno, pensando di uccidere la troia entro maggio, mors tua vita mea. Invece Lara e il suo amante, vistosi scoperti, avevano deciso di precedere Giorgio nel suo piano omicida, prima imbottendolo con farmaci velenosi (da qui gli occhi spalancati e la bocca dilatata), poi scaraventandolo giù dal balcone per simulare una disgrazia. Ma chi era poi questo sconosciuto amante clandestino che si era prestato ad assecondare il piano criminale di quella troia di Lara? Proprio tu, Stefano Soranna!...»

E qui Luigi e Roberto cominciano a togliere davanti a Sighi le bottiglie di vino, sostituendole con una caraffa di acqua. Mauro comincia ad accalorarsi nel suo farneticante discorso, sta arrampicandosi sugli specchi della sua morbosa fantasia, creando immagini e situazioni al limite della decenza. E nel frattempo gli amici cominciano a ridere sguaiatamente. E più ridono e più Sighi rincara la dose e alza la voce, manca solo che gli scoppino le orbite, che gli si drizzino i capelli in testa e che inizi a sbavare.

«...proprio tu, Stefano Soranna, che con quelle tue arie da primo della classe ti vantavi di essere in grado di risolvere l’indagine! Hai raccontato a tutti noi che il Cataldo brancolava nel buio e che quindi hai pensato di chiederci di dargli una mano per risolvere il caso, quando tu, in compenso, andavi a letto con la moglie della vittima. Sembra, però, che certe gocce di sperma che abbiamo rinvenuto su fazzoletti gettati nell’immondizia di Lara, ti inchiodino. In più hai avuto l’ardire e la spregiudicatezza di urinare sul corpo della vittima in segno di sfregio, ma il tuo stesso piscio ti condanna come complice... la polizia aveva una traccia del tuo DNA negli archivi per una rissa di qualche anno fa... abbiamo chiamato le forze dell’ordine che fra poco saranno qui per arrestarti, l’omicidio che nei tuoi sogni doveva regalarti la notorietà, sarà invece la tua condanna!...»

Sighi allunga una mano, prende il bicchiere e lo porta alle labbra, beve un sorso e poi lo sputa «E’ acqua!» Non più quel buon Nero d’Avola che gli aveva scaldato le vene, la fantasia e l’ugola fino a qualche minuto prima. Disgustato guarda tutti, uno per uno, con aria inferocita mostrando e digrignando i denti, quasi a voler dire Adesso viene il bello, ve lo siete cercato voi...

«Due mesi dopo, nel corso dell’istruttoria, si scoprirà che Stefano si era limitato a segare i ferri del balcone solo per fare un piacere alla sua amante. La puttana aveva continuato a fare sesso con lui solo in cambio di quel lavoretto di carpenteria. Quella sera era stata proprio Lara ad avvelenare Giorgio, che disperato per i principi di intossicazione, aveva dilatato la mascella e spalancato gli occhi alla ricerca di ossigeno, spingendosi fino in balcone, qui si era appoggiato alla balaustra cedevole, precipitando nel vuoto. Stefano veniva quindi prosciolto da ogni accusa, non aveva avuto nessun ruolo nell’omicidio, in seguito reintegrato nella redazione di GattaCiCovaModena, ma con un ruolo molto marginale, avrebbe dovuto ricominciare a lottare per ottenere un lavoro decoroso. Lara veniva invece condannata solo per tentato omicidio, in fin dei conti non aveva spinto Giorgio, che dal balcone era caduto da solo e quindi l’avvelenamento non era stato considerato la causa principale del decesso. Ancora una volta tutti gli onori della cronaca al commissario Guicciardi che ha risolto il caso.»
A questo punto scroscio di applausi, fischi e lancio di tovaglioli appallottolati. Sighi, spossato per l’immane sforzo mentale, si accascia sulla sedia e, brandendo il bicchiere vuoto, lo agita verso Malora, ha bisogno di rinfrancarsi con qualcosa di buono e viene accontentato.


Dulcis in fundo. Grogghino, dopo che tutti hanno ripreso il controllo e si sono nuovamente sistemati per ascoltare parole serie dopo il siparietto di Sighi che ha un po’ spezzato la tensione e regalato una ventata umoristica a questa morte ancora da spiegare, si alza con aria "saputa" e inizia a parlare. 
«Voi non avete visto le foto della scientifica, quindi ci sono cose che non sapete. Non le ho portate con me perché sono molto forti e adatte a occhi abituati alla morte. Ci sono tre fattori che mi hanno fatto pensare: 1) la posizione del corpo rispetto alla grata del balcone, perché è caduto assieme a quella, nessuno ne ha parlato mai, tutti lo hanno dato per scontato solo perché la grata risultava non presente, le foto di Pulitzer sono una ‘cosa’ coperta da un lenzuolo e non si vede cosa c’è sotto, quindi a parte me e Cataldo, nessuno conosce l’esatta posizione del corpo e della grata; 2) l’espressione del volto a cui tutti hanno accennato; 3) il vaso di miseria. Punto 1, dalle foto si evince che Giorgio è caduto sopra la grata, nel senso che ci si è appoggiato ed è volato giù, ma ci è volato giù dando la schiena al vuoto. Infatti è arrivato al suolo non come se si fosse appoggiato guardando fuori, ma come se si fosse appoggiato di schiena, muovendosi all’indietro. Punto 2, la tesi del punto 1 è ulteriormente avvalorata dall’espressione del suo volto, non è quella di uno che cade in avanti, che è terrorizzato per aver fatto una cazzata... è un’espressione di stupore, come se avesse visto un fantasma o si fosse di colpo meravigliato per una cosa che non si aspettava, la mimica la dice tutta: ha visto qualcosa di inaspettato e di colpo si è mosso all’indietro, un passo di troppo e si è appoggiato pesantemente alla balaustra, che ha ceduto, ed è volato di sotto... Punto 3, la miseria: ecco, questo è un busillis, come mai è volata giù? Come mai un vaso di miseria poggiato sul pavimento vola giù da un balcone assieme a uno che si appoggia alla balconata? Ma soprattutto, quando è successo? Prima, dopo o durante? Di più non so dirvi, questo Giorgio mi ha detto, ma non ha saputo spiegarmi il come.»


Terminate le esposizioni, gli amici restano qualche minuto in silenzio, a rimuginare sulle parole ascoltate, ognuno immerso nei propri pensieri, pensieri che per ora nessuno vuole condividere.

Il silenzio viene spezzato dal Malora, che invita tutti a finire le vivande rimaste senza padrone, e che tutti finiscono senza più entusiasmo. La serata si trascina lenta fino all’ora di rientrare nelle proprie case. Il pensiero di questa morte strana comincia a infiltrarsi nelle menti degli amici, ma due di loro stanno già complottando sul da farsi: Stefano e Luigi. Le parole di Grogghino, forse le più taglienti, hanno insinuato scenari nuovi e stanno per illuminare questo intrigato tête-à-tête tragico. 

«Lui o lei, muore lui e non muore lei, è stato lui o è stata lei, lui vuole incastrare lei, lei ha incastrato lui, è stato un tragico caso fortuito dove ci rimette lui e guadagna lei... un bel intrigo» conclude Grogghino, ammutolendo tutti.

 

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