lunedì 25 marzo 2024

Dan Brown: Il simbolo perduto


Fin dal principio dei tempi, il segreto è sempre stato come si muore.
L'iniziato, che aveva trentaquattro anni, guardò il teschio umano che teneva fra le mani come una coppa. Era pieno di vino rosso sangue.
Bevilo, si  disse. Non c'è nulla di cui aver paura.
Come richiesto dalla tradizione, aveva cominciato il suo viaggio indossando le vesti rituali dell'eretico medievale condotto al patibolo: la tunica aperta sul petto chiaro, il calzone sinistro arrotolato sopra il ginocchio, la manica destra rimboccata fino al gomito e un grosso cappio intorno al collo. Quella sera, invece, come gli affiliati che assistevano al cerimoniale, era vestito da maestro.
I fratelli intorno a lui avevano grembiuli di pelle d'agnello, fasce e guanti bianchi, e al collo portavano gioielli cerimoniali che brillavano come occhi spettrali nella luce fievole. Molti di loro ricoprivano cariche prestigiose nella vita, ma l'iniziato sapeva che tra quelle mura la posizione sociale non aveva alcuna importanza.
Lì erano tutti uguali, fratelli uniti da un legame mistico, da un giuramento solenne.
Mentre osservava quello straordinario consesso, l'iniziato pensò che nessuno avrebbe mai immaginato di vedere riunita quell'assemblea, e men o che mai in quel luogo. La sala pareva un antico santuario.
Ma la verità era ancora più strana.
Mi trovo a pochi isolati dalla Casa Bianca.
Il monumentale edificio, al civico 1733 di Sixteenth Street NW a Washington, ricalcava un tempio precristiano, il tempio di re Mausolo ad Alicarnasso - il primo "mausoleo " - costruito per ospitare le spoglie del defunto monarca. Ai lati dell'ingresso principale, due sfingi di diciassette tonnellate facevano la guardia al portone di bronzo. L'interno era un labirinto riccamente decorato di camere rituali, corridoi, sotterranei, biblioteche e persino una parete cava dietro la quale erano murati due scheletri. L'iniziato era stato informato che ogni stanza di quell'edificio racchiudeva un segreto, ma lui non ne conosceva nessuna che potesse racchiudere segreti più arcani della sala gigantesca in cui era inginocchiato quella sera, con un teschio fra le mani.
La Sala del Tempio.
Era perfettamente quadrata, alta trenta metri, con il soffitto sostenuto da colonne monolitiche di granito verde. Vi erano sistemate file e file di sedie di noce russo, scure, rivestite di pelle di cinghiale. Sul lato ovest c'era un trono alto dieci metri, di fronte a un organo a canne nascosto. Le pareti erano un caleidoscopio di antichi simboli egizi, ebraici, astronomici, alchemici e di altro genere, ancora tutti da scoprire.
Quella sera la Sala del Tempio era illuminata da una serie di ceri sistemati con grande precisione. Al loro cupo bagliore si aggiungeva il pallido riflesso lunare che entrava dal grande lucernario nel soffitto e illuminava l'arredo più impressionante di tutta la stanza, un enorme altare ricavato da un unico blocco di marmo nero del Belgio, al centro esatto del pavimento perfettamente  quadrato.
Il segreto è come si muore, si ripete l'iniziato.
«È ora» sussurrò una voce.
L'iniziato lasciò che il suo sguardo salisse verso la figura vestita di bianco in piedi davanti a lui, il Venerabilissimo Maestro. L'uomo, vicino alla sessantina, era un'icona americana, stimato, energico e immensamente ricco. I suoi capelli, un tempo scuri, stavano ingrigendo, e il suo volto celebre esprimeva grande intelligenza e autorevolezza.
«Presta giuramento» disse il Venerabilissimo Maestro con voce suadente, soffice come neve. «Completa il tuo viaggio.»
Il viaggio dell'iniziato era cominciato dal primo grado, come sempre. Allora, con un rito simile, il Venerabilissimo Maestro gli aveva infilato un cappuccio di velluto e, puntandogli un pugnale sul petto nudo, gli aveva chiesto: "Dichiari sul tuo onore, con serietà e senza motivazioni mercenarie o altrimenti indegne, di offrirti liberamente e di tua spontanea volontà a questa fratellanza, per venire messo a parte dei suoi misteri e privilegi?".
"Mi offro" aveva risposto l'iniziato. Ma era una menzogna.
"Che questo sia di stimolo alla tua coscienza, giacché se mai tradirai i segreti che verranno a te rivelati, la tua morte sarà immediata."
All'epoca, l'iniziato non aveva provato alcun timore. Non verranno mai a sapere le mie vere intenzioni.
Quella sera, tuttavia, gli sembrava che l'atmosfera solenne della Sala del Tempio fosse carica di cupi presagi, e gli tornarono in mente gli avvertimenti ricevuti nel corso del viaggio, le minacce di terribili conseguenze nel caso avesse mai rivelato gli antichi segreti di cui stava per venire a conoscenza. Gole squarciate...  lingue  recise alla  radice...  viscere estratte e bruciate...  sparse
ai quattro venti...  cuori strappati dal petto e dati in pasto alle fiere...
«Fratello» disse il Venerabilissimo Maestro dagli occhi grigi, posando la man o sinistra sulla spalla dell'iniziato. «Presta il giuramento finale.»
L'uomo si preparò a compiere l'ultimo passo del suo viaggio iniziatico, si spostò lievemente e abbassò lo sguardo sul teschio che teneva fra le mani. Il vino, alla luce delle candele, pareva quasi nero. Nella sala regnava un silenzio di tomba e lui si sentiva addosso lo sguardo di tutti i presenti, in attesa che prestasse il giuramento finale ed entrasse a far parte della loro cerchia ristretta.
Stasera, pensò  l'iniziato,fra  queste mura sta avvenendo qualcosa che mai ha avuto luogo in tutta la storia della fratellanza, in tutti i secoli dei secoli.
Sapeva che sarebbe stata la prima scintilla... e che gli avrebbe dato un potere incommensurabile. Pervaso da una nuova energia, fece un profondo respiro e pronunciò ad alta voce le stesse parole che innumerevoli uomini prima di lui avevano pronunciato in tutto il mondo.
«Possa il vino che sto per bere trasformarsi in mortale veleno se ma i violerò il mio giuramento, consapevolmente o inconsapevolmente.»
Le sue parole risuonarono nell'enorme sala. Poi scese il silenzio.
Con mano ferma, l'iniziato avvicinò il teschio alla bocca e lo sfiorò con le labbra. Poi chiuse gli occhi e lo inclinò, bevendo il vino in lunghe sorsate. Quando l'ebbe finito, abbassò di nuovo il teschio.
Per un attimo provò una strana costrizione al petto e il cuore prese a battergli all'impazzata. Mio Dio, mi hanno scoperto! Poi, veloce com'era venuta, quella sgradevole sensazione scomparve e un piacevole calore lo invase.
Fece un sospiro e sorrise fra sé guardando l'uomo dagli occhi grigi che, senza sospettare nulla, lo aveva incautamente ammesso nella cerchia più ristretta della fratellanza.
Presto perderai ciò che hai di più caro al mondo.

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