giovedì 1 febbraio 2024

Bedrǐch Smetana + La mia patria (Ma vlast), ciclo di sei poemi sinfonici (1874- 79)

 

Litomysl [Boemia] 2-III-1824 - Praga 12-V-1884

Precocissimo violinista e pianista, compì gli studi a Praga e Plzen e dal 1844 al '47, trovata finalmente una sistemazione come insegnante di musica, si perfezionò con Proksch. Nel 1848 aprì a Praga una scuola musicale, ma la sua partecipazione ai moti rivoluzionari lo mise in cattiva luce presso le autorità, mentre passarono ancora diversi anni prima che il suo valore di compositore venisse riconosciuto nella giusta misura.
Lasciò così la Cecoslovacchia, e nel 1856 si stabilì a Goteborg in Svezia, dove fu attivo come insegnante, direttore della Società Filarmonica e pianista.
Nel 1861 poté infine ritornare in patria, e da allora la sua personalità dominò il mondo musicale ceco, anche se continuarono a lungo le polemiche contro il suo stile musicale a ispirazione nazionale. A Praga fu ancora attivo come insegnante, come direttore della famosa corale "Hlahol" e per breve tempo come critico musicale, mentre l'apertura di un teatro riservato all'opera nazionale facilitò la sua affermazione come compositore operistico: dal 1866 al '74 fu direttore d'orchestra stabile in questo teatro, ritirandosi poi a vita privata a causa di una grave forma di sordità, che dopo qualche tempo lo condusse alla pazzia.
Smetana è considerato il "padre della musica boema." Conscio della necessità di creare un linguaggio musicale che riflettesse le peculiarità nazionali ceche, senti la necessità di distaccarsi dal classicismo viennese e dall'imitazione supina del romanticismo tedesco a lui contemporaneo, approfondendo in
lunghi anni di studio e di silenzioso lavoro la ricerca di un linguaggio peculiare, che si valesse di alcuni elementi tipici della musica popolare ceca trasfusi peraltro nella coscienza formale che l'evoluzione della musica europea nel suo complesso era venuta determinando. In tal senso Smetana svolse in Cecoslovacchia la stessa funzione di Glinka in Russia, di Grieg in Norvegia e di Sibelius in Finlandia; non solo nella musica strumentale si ispirò a temi della sua terra, in cui all'intento patriottico o semplicemente nazionale corrispondeva un rinnovamento e un adeguamento del linguaggio musicale al sentire e alla cultura della borghesia ceca dell'epoca, ma anche nelle opere teatrali trattò argomenti nazionali, usando libretti in ceco,
abbandonando la tradizione italiana ed enucleando un tipo di narrazione scenica il più vicino possibile alla sensibilità e alla tradizione locale. Attento peraltro all'evoluzione della musica del suo tempo in Europa, il suo sinfonismo è in generale debitore alla scuola neotedesca e a Liszt in particolare.

La mia patria (Ma vlast), ciclo di sei poemi sinfonici (1874- 79)
È una serie di pezzi sinfonici ispirati alla natura e alla vita del popolo ceco. Essi vengono normalmente eseguiti singolarmente (Moldava è il più popolare), ma costituiscono un ciclo organico, tanto che anche dal punto di vista musicale vi sono elementi tematici chiaramente ricorrenti da un pezzo all'altro.
Il "programma" dei sei pezzi non è originale del musicista, ma fu ideato dal suo connazionale Zeleny e approvato dal compositore.

I - Vysehrad ( 1 874) - « Il leggendario cantore Lumir suona l'arpa a Vysehrad, la sede dei principi e dei re di Boemia. Il palazzo risplende in tutta la sua luce gloriosa: ma ecco sopravvenire lotte selvagge che fanno sbiadire la magnificenza di Vysehrad: come un eco risuona su di essa il canto di Lumir, ormai ammutolito da tempo. » 
Vysehrad si identifica per Smetana con la Cecoslovacchia, e questo primo poema sinfonico è dunque una visione dell'antico splendore e della successiva rovina della nazione.
La forma è liberamente rapsodica (le due arpe stanno a rappresentare il canto di Lumir). La prima parte è un "Lento-Largo maestoso," poi segue un "Allegro vivo ma non agitato" (costruito a sua volta sul tema dell'inizio) e infine un "Lento ma non troppo" in funzione di ripresa della prima parte: il mesto canto di Lumir aleggia e scompare lentamente sulle rovine di Vysehrad.  

II - Moldava (1874) - « Il fiume Moldava nasce da due sorgenti, gorgoglia gaio tra le pietre e luccica al sole, si allarga e le sue rive echeggiano di richiami di caccia e di danze paesane. Chiaro di luna, danze delle ninfe. Eccolo giunto alla
rapida di S. Giovanni, sulle cui rocce le sue onde si infrangono spumeggiando: di là la Moldava scorre ora largamente verso Praga, dove le rende omaggio l'antica e onorabile Vysehrad. »
Questo poema sinfonico, l'unico in cui lo stesso autore abbia dato nel corso della parti tura le indicazioni relative alla "trama" del programma, è a ragione il più popolare del maestro ceco. Esso traduce mirabilmente in suoni le sensazioni a cui si ispira: su un caratteristico movimento ondulatorio degli strumenti dell'accompagnamento, le idee melodiche si susseguono liberamente prendendo corpo gradatamente e riproducendo con grande efficacia l'idea poetica del fiume che a poco a poco si ingrandisce, si infrange contro le rocce e infine scorre maestoso tra le ubertose campagne della Cecoslovacchia, tra la solerte operosità e la letizia degli abitanti delle terre e delle città attraversate.
L'orchestra è trattata magistralmente, e le atmosfere evocate sono più che mai pregne di una spontanea gioia popolaresca, che a tratti si rifà chiaramente a movenze tratte dal folclore musicale. La forma è più o meno quella del rondò e tutti gli episodi si svolgono nel tempo dell'inizio, un "Allegro comodo non agitato."

III - Sarka (1875) - « Ingannata, Sarka chiede vendetta contro tutti gli uomini e a ragion veduta si fa legare dalle sue compagne, le amazzoni, a un tronco della foresta. Giunge col suo lieto corteo il cavalier Ctirad, vede la fanciulla e se ne innamora; il corteo si accampa gaiamente, e si beve finché tutti si addormentano spossati. Ed ecco che a un richiamo del corno di Sarka, le sue battagliere compagne accorrono e trucidano gli uomini nel sonno. »
Questo pezzo, in cui si vuoi vedere il simbolo della patria vendicatrice, è meno noto e di fatto meno riuscito della Moldava. Anche qui tuttavia c'è da ammirare la nobiltà espressiva tipica di Smetana, la ricchezza di temi sovente intonati a modi popolareschi: si noti subito all'inizio la comparsa del "tema
della vendetta" di Sarka.
La successione dei tempi (senza soluzione di continuità) è: "Allegro con fuoco ma non agitato-Più moderato assai," "Moderato ma con calore," "Moderato," "Molto vivo. "  

IV - Dai campi e dai boschi di Boemia (1876) - « Il cuore giubila per la bellezza della campagna boema, le cui distese benedette si allargano sotto lo sguardo fino al lontano orizzonte. Un alito lieve mormora nel bosco, giungono di lungi i suoni di una festa paesana finché tutta la campagna risuona di canti e di danze. »
È un quadro pastorale, esaltazione della gioia di vita e della quiete agreste delle campagne ceche : tutta la partitura è dunque pervasa da un senso di gioia, di fiducia nella vita, di festosità popolare, e non è certo casuale il fatto che tutta la parte centrale sia impostata su un ritmo di polka. Anche il senso di pace e di distensione della campagna boema è assai ben reso in alcuni episodi in cui predominano le scorrevoli terzine degli archi. D'altro canto siamo di fronte a una partitura densa, a volte anche complessa nella scrittura (si osservi l'esposizione di fuga a cinque voci che apre la seconda parte), ma sempre nobile e fluente nell'invenzione, avvincente nei suoi ritmi vigorosi e nello slancio delle melodie.
Le sezioni della partitura si susseguono in quest'ordine: "Molto moderato," "Allegro molto vivo ma non troppo-Meno vivo, " "Allegro-Moderato-Più mosso" e un esultante "Presto" conclusivo.  

V - Tabor (1878) - « Ecco la fortezza costruita dagli ussiti a difesa e offesa delle bande guerresche. Le note di un antico, cupo corale infiammano i combattenti, seminando il terrore nelle file dei nemici: è l'epoca della potenza e della
grandezza boema. »
È una pagina di dichiarato intento patriottico, esaltazione di Huss e della sua lotta per l'indipendenza: e il Corale che appare "seminando il terrore nel nemico" è un noto corale ussita ("Voi che siete i combattenti di Dio"). Tutta la composizione trae il materiale tematico da questo corale, che germina a poco a poco fin dalle primissime note, dando luogo ai successivi, grandiosi sviluppi.
La successione dei tempi è la seguente: "Lento," "Molto vivace-Lento-Molto vivace" e "Lento maestoso."

VI - Blanìk (1879) - « Gli eroi dell'epoca ussita riposano nel monte Blanìk, alle cui pendici i pastori pascolano le loro greggi. Ma la sventura si abbatte sulla nazione, e allora i cavalieri si levano portando vittoria e salvezza. In nuovo splendore si irradia la gloria della terra boema. »
Il ciclo patriottico si conclude nel segno della vittoria e dell'incorruttibile gloria boema: dall'epoca leggendaria del cantore Lumir si giunge a un'epoca ideale e felice, cantata dallo stesso Smetana. È questa una pagina combattuta, di effetti grandiosi, ben equilibrata tra i diversi episodi e culminante in un finale pieno di giubilo e di certezza della vittoria.
La parti tura si inizia con un "Allegro moderato" a cui seguono un brevissimo "Andante non troppo-Più allegro ma non molto," poi un "Tempo di marcia" e il "Grandioso-Vivace" conclusivo.

Nessun commento:

Posta un commento