sabato 14 ottobre 2023

Harry Turtledove: Scende l'oscurità


Tealdo avanzava faticosamente verso ovest, attraverso quella che appariva come un'interminabile distesa di erba. Di tanto in tanto, lui o i suoi commilitoni algarviani stanavano qualche uccello. Allora, non appena lo vedevano alzarsi in volo, si portavano il bastone alla spalla e facevano fuoco. Sparavano contro tutto ciò che si muoveva. A volte, invece, riuscivano a stanare qualche Unkerlanter. Questi però, a differenza degli uccelli, avevano la pessima abitudine di rispondere al fuoco. Gli Unkerlanter avevano anche un'altra abitudine, forse ancora peggiore, e cioè di rimanere nascosti finché non fosse passata buona parte della truppa di soldati algarviani, per poi colpirli alle spalle. Quelli che Tealdo e i suoi commilitoni riuscivano a catturare, non venivano spediti a est, nei campi di prigionia, anche se provavano ad arrendersi. 
«Testardo figlio di puttana» esordì il sergente Panfilo, trascinando fuori dal suo nascondiglio uno di questi soldati in uniforme grigio roccia che aveva scoperto e ucciso. L'uomo aveva le basette color rame e i baffi incerati pieni di fango. «Non so cosa avesse intenzione di fare, ma certo non potrà più farlo.» 
«Ha ferito due dei nostri, uno in modo piuttosto grave» disse Tealdo. «Immagino che lui o suoi compagni l'abbiano considerata una giusta vendetta.» I baffi e il pizzetto che portava, rossicci quasi come quelli di Panfilo, avevano bisogno di essere sistemati a dovere. Per quanto si fosse pignoli, era impossibile mantenersi impeccabili in battaglia. 
Il capitano Galafrone, da davanti, gridò, «Avanti, maledetti pigroni! Abbiamo ancora un mucchio di strada da fare prima di poterci riposare. Unkerlant non è un regno vero e proprio, ma è maledettamente vasto.» 
«E questo era l'altro intento che costui aveva in mente» rivelò Tealdo, spostando con il piede il cadavere dell'Unkerlanter: «Ovvero, farci rallentare la marcia.» 
Panfilo si tolse il cappello e rivolse a Tealdo un ironico inchino. «Vi ringrazio per la spiegazione, signor maresciallo. O forse vi considerate già re?» 
«Lasciamo perdere» borbottò Tealdo. Discutere con il suo sergente non  

sarebbe servito a nulla. E neanche far fare una brutta figura a Panfilo. 
Ripresero la marcia verso ovest, in direzione di una colonna di fumo che indicava un villaggio in fiamme. Un giovane tenente con il viso sporco di fuliggine si portò accanto a Galafrone e disse, «Signore, avete intenzione di ordinare ai vostri uomini di entrare per cacciare fuori gli ultimi Unkerlanter ancora presenti nel villaggio?» 
Galafrone si accigliò. «Non credo proprio. Preferirei invece passare oltre e continuare la marcia. Se dovessimo batterci per ogni minuscolo villaggio che incontriamo, rimarremmo senza uomini prima che lo stesso possa accadere a re Swemmel.» 
«Ma, se li ignoriamo tutti, potrebbero colpirci alle spalle» obiettò il tenente. Poi notò che Galafrone, pur portando i galloni da capitano, non aveva alcun segno distintivo che lo indicasse come un nobile. Il giovane ufficiale arricciò le labbra. «Immagino non si possa pretendere che un plebeo abbia l'intelligenza per capire simili questioni.» 
Galafrone lo scaraventò a terra. Quando quello cercò di rialzarsi, il veterano lo gettò di nuovo a terra, prendendolo a calci di santa ragione. «A quanto pare, ormai non si insegna più ai pivelli il rispetto dovuto ai superiori» osservò con aria distratta. «Tu però hai imparato bene la lezione, vero?» 
«Signore?» ansimò il giovane tenente, poi, «Sissignore.» Quando fece per rialzarsi, Galafrone lo lasciò andare. Il giovane respirò profondamente prima di poter riprendere il discorso. «Signore, potete dissentire sul tono della mia osservazione»  ottima deduzione, rifletté Tealdo  «ma non avete risposto alla mia domanda: come possiamo lasciarci alle spalle gli Unkerlanter?» 
«Si ritireranno non appena ci vedranno arrivare» disse Galafrone. «Dobbiamo conquistare questo regno tutto intero, non combattere per ogni villaggio che incontriamo.» 
«Se non ci impossessiamo dei villaggi, signore»  il giovane tenente ora stava attento a rivolgersi al superiore con tutto il formalismo necessario, ma non rinunciava a sostenere il suo punto di vista  «come potremo conquistare l'intero regno?» 
 

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