Parma 20-IX-1880 - Roma 13-Il-1968
Figlio di un musicista, fu precocissimo come compositore, compiendo gli studi al Conservatorio della città natale con G. Tebaldini. Dopo il 1901 svolse attività di maestro sostituto al Regio di Parma, facendosi ben presto conoscere con alcune composizioni. Dal 1908 insegnò al Conservatorio di Firenze, che diresse dal 1917 al '23 entrando in contatto con il circolo fiorentino della "Voce." Nel 1924 succede a Gallignani nella direzione del Conservatorio di Milano, passando nel 1936 a S. Cecilia in Roma come insegnante di composizione alla classe di perfezionamento. Dal 1948 al '51 è stato presidente dell'Accademia di S. Cecilia. Ha svolto anche attività di critico musicale, oltre che di direttore d'orchestra di opere proprie.
Agli inizi del secolo Pizzetti rivolse la sua attenzione al problema del teatro musicale, avversando il melodramma e dando vita a una forma di " opera " basata su un recitativo drammatico dinamico che valorizza i dati della parola valendosi di forme e di moduli sovente tratti dal gregoriano e dall'antica
tradizione polifonica italiana. Nello stesso tempo si oppose all'uso di elementi di linguaggio provenienti dalle recenti esperienze europee, portandosi ben presto su posizioni conservatrici e continuando a produrre su una via personale, isolata dalla parte più viva della moderna musica italiana. La sua opera è improntata a una profonda severità di movenze e a un pensoso e raccolto lirismo, che non sdegna elementi tratti da certa musica popolare italiana, come avviene in qualche brano strumentale.
La produzione di Pizzetti rimane interessante soprattutto in campo teatrale, per la novità di criteri che la informò (ricordiamo tra le sue numerose opere Fedra del 1915, Dèbora e Jaéle del 1922 e Assassinio nella Cattedrale del 1958) e nel campo vocale e corale. Egli è però anche autore di alcuni brani di musica sinfonica e concertistica, di un pregevole quartetto e di altra musica da camera. Ha pubblicato libri sulla musica dei greci, su Paganini, e varie raccolte di saggi e studi critici.
Concerto dell'estate, per orchestra (1928)
Il nome di "concerto" vale forse più per la struttura del secondo e del terzo tempo che non che per quella del primo, che sembra piuttosto un affresco sinfonico formalmente libero. Qui Pizzetti fa addirittura qualche concessione al colorismo orchestrale, ma il materiale di cui si serve rimane quello che gli conosciamo: linee vagamente modali, armonie severe, senz'ombra di
cromatismi.
Il primo tempo, "Mattutino ('Vivace e arioso'), è la pagina più rutilante ed efficace del Concerto; segue un "Notturno" ('Largo') dove l'elemento concertante si fa più evidente nel rapporto tra i singoli strumenti e gruppi strumentali dell'orchestra; il terzo tempo è " Gagliarda e Finale " ('Allegro vigoroso-Largamente'), con evidente allacciamento all'antica danza popolare
italiana, che Pizzetti risolve in fedeltà allo spirito armonico e melodico dell'epoca.
Nessun commento:
Posta un commento