lunedì 12 giugno 2023

Capitolo 52: Cowboys & Indiani, Modena, febbraio 1967

 E' Carnevale e oggi, come consuetudine, io e Giorgio ci mascheriamo e approfittiamo della casa vuota per fare la guerra, cowboy contro indiani. Andiamo a prepararci, ognuno in una stanza da una parte all'altra dell'appartamento. Lui si veste da cowboy, con il cappellaccio, la camicia a quadretti e i calzoni dentro gli stivali, il fazzoletto attorno al collo e il cinturone con due Colt grosse che sparano proiettiloni di carta che non fanno male. Io mi vesto da indiano, ho un bel costume tutto giallo con frange dappertutto, metto la parrucca con le trecce di mia sorella, una fascetta in testa con qualche penna di fagiano, calzo delle babucce da notte di lana rossa a disegnini natalizi, infilo nella cintura il mio tomahawk e il coltello di plastica. Siamo pronti. Apro la porta ed emetto un urlo d'attacco, la caccia ha inizio.
 
Comincio ad aggirarmi guardingo per le stanze, entrambi cerchiamo di non farci scoprire e di uccidere l'altro. Da buon indiano striscio per terra, infilandomi sotto sedie e tavoli, da lontano sento il rumore degli stivali, poggio l'orecchio sul pavimento per sentire a che distanza potrebbe essere il mio avversario. Odo un ciocco, e poi un altro e una altro ancora, lui mi ha visto e mi ha sparato, ma non mi ha preso. Mi tuffo in una camera e mi infilo sotto al letto e mi zittisco... sento il suo fiato passare di lì, non si è evidentemente accorto che sono qua sotto ed esce dalla stanza dopo aver frugato a vuoto negli armadi. Appena è fuori striscio verso la porta finestra e appiattendomi a sogliola scivolo sotto la tapparella ed esco sul terrazzo, sfiorando il muro mi sposto come contro una parete rocciosa, sembra di essere veramente in un western... lemme lemme raggiungo la porta finestra là in fondo e sempre strisciando mi infilo in casa da lì, sbucando in sala. Qui mi nascondo dietro al divano e tendo l'orecchio. Sento Giorgio che si avvicina, deve aver notato delle variazioni della luce che penetrava dall'esterno e ha giustamente pensato che qui ci fosse qualcuno. Con le colt in mano e leggermente piegato passa attraverso il salotto scrutando con occhio attento, ma appena dà le spalle al divano, io con un grido agghiacciante balzo fuori dal mio nascondiglio brandendo il tomahawk, col quale lo colpisco tra le spalle. Roviniamo assieme sul tappeto, ci rotoliamo un po' e gli dico "Sei morto!". 
Lui si lascia andare, ha perso, allora io gli monto sopra e ... 
"BASTA!!!! CHE COSA STA SUCCEDENDO QUI???"
L'urlo di mia madre ci paralizza e mi blocco di colpo, i capelli di Giorgio stretti nel mio pugno sinistro e il coltello nella destra nell'intento di fargli lo scalpo...



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