lunedì 12 giugno 2023

Giuseppe Martucci

 

Capua 6-I-1856 - Napoli 1-VI-1909

Fanciullo prodigio (a otto anni teneva concerti di pianoforte), studiò al Conservatorio di Napoli, iniziando già dopo il 1870 un'intensa attività concertistica, che gli guadagnò le lodi di Rubinstein e Liszt e lo portò in molte città europee come uno dei migliori pianisti del tempo. Insegnante dal 1880 al
Conservatorio di Napoli, dal 1886 al 1902 direttore di quello di Bologna (dove fu anche maestro di cappella a San Petronio), e in seguito di quello di Napoli, non abbandonò per questo l'attività concertistica, facendosi applaudire anche come direttore d'orchestra.
Martucci è figura di un certo rilievo nel panorama musicale dell'Italia sullo scorcio del secolo scorso. In un'epoca in cui imperava il melodramma, egli rivolse la sua attenzione alla produzione sinfonica straniera, specie a quella tedesca, e contribuì per primo in Italia al risveglio dell'interesse per la musica
strumentale. Oltre alla "prima" italiana di Tristano e Isotta di Wagner (Bologna 1888), diresse in Italia altre musiche contemporanee tedesche, ed egli stesso come compositore può essere considerato un continuatore italiano della linea Beethoven-Brahms. Diede il meglio di sé nelle piccole forme, mentre nelle sinfonie e nel Concerto in si bemolle minore per pianoforte paga un tributo assai evidente alla tradizione germanica: e questo fu proprio il suo limite, il non sapere cioè proporre un rinnovamento della musica strumentale sulla base delle tradizioni nazionali.
Autore di musica sacra, di 2 sinfonie e musica da camera, scrisse molti pezzi pianistici che sono tra le sue cose migliori e da cui trasse dei pezzi orchestrali ancor oggi eseguiti.

Symphony No.1 in D minor, Op 75 (1888-95)
Per la grandiosità dell'impostazione, il carattere dei temi e degli sviluppi,
l'intensa perorazione di alcuni passaggi, questa composizione va considerata tra le più tipicamente derivate dalla tradizione sinfonica tedesca. Vi si avverte l'influsso di Brahms ma anche di Beethoven, e il contributo del compositore si limita ad alcune idee melodiche di conio peraltro assai personale (si veda quella iniziale del secondo tempo). Si tratta di una pagina nobile, infiammata da un vivo eloquio, e può rimanere ancor oggi a testimonianza dell'amore che il musicista campano portava per le grandi forme sinfoniche.
I tempi sono: " Allegro, " " Andante, " " Allegretto " (è una delle pagine più felici e personali della Sinfonia) e " MossoAllegro risoluto. "

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