mercoledì 24 maggio 2023

Gustav Mahler


KaliSte [Boemia] 7-VII-1860 - Vienna 18-V-1911

Secondo di dodici fratelli, era di famiglia poverissima, e trascorse la gioventù in ristrettezze che lasciarono un segno profondo sul suo carattere. Fu per breve tempo a Praga e poi poté studiare al Conservatorio di Vienna, dove frequentò anche per due anni l'Università. Nel 1880 inizia la carriera di direttore d'orchestra: passa da Bad Hall nell'Austria superiore a Lubiana, Olomouc, Kassel, Lipsia e infine a Budapest nel 1888, come direttore di quell'Opera Reale. Dal 1891 al '97, già nel pieno della maturità artistica, dirige all'Opera di Amburgo: nello stesso periodo si fa conoscere anche all'estero in lunghe e fortunate tournées concertistiche, e finalmente, nel 1897, passa a Vienna, dove in dieci anni di direzione porterà l'Opera a uno splendore sconosciuto prima d'allora, sia per la qualità eccezionale delle esecuzioni (Mahler ebbe a Vienna l'importanza che nello stesso periodo aveva in Italia Arturo Toscanini) ma anche per l'impostazione coraggiosa e sotto molti aspetti nuova dei programmi del teatro. Ma la sua salute risentì non poco dello sforzo titanico di quel decennio, e nel 1907, anche per contrasti sorti all'interno dell'Opera e nei riguardi della critica militante, rassegnò le dimissioni, passando a New York dove diresse al Metropolitan e alla Società Filarmonica, ritornando però ogni anno in Europa nel periodo estivo, che soleva dedicare alacremente alla composizione. Nel 1911 dovette interrompere la terza tournée statunitense per rientrare in Europa, dove la sua fibra cedeva poco dopo a un male inesorabile.

Sinfonia N. 10 in Fa diesis maggiore (incompiuta) (1910)
Di questa Sinfonia l'autore ha potuto realizzare compiutamente solo l"' Adagio" iniziale, che è quello che si esegue normalmente in sede di concerto (anche se dopo la morte di Mahler sono stati fatti diversi tentativi di portare a termine e di strumentare gli altri brani della Sinfonia, rimasti allo stato di abbozzo. In  particolare va citato quello, recentissimo, di D. Cooke, che ha incontrato discreta fortuna e rimane certamente fino ad oggi il più autorevole.) Comunque è sufficiente questo "Adagio" a darci la misura della potenza d'espressione a cui era arrivato Mahler al culmine della sua maturità. È un brano veramente apocalittico, formato a mosaico con elementi tematici che vanno dal nobile al banale e che pure si riscattano nella costruzione sinfonica su un livello di sconcertante unità espressiva. Vi sono momenti di intonazione
quasi " pastorale" frammisti a episodi tragici nella loro staticità, nella penetrante lacerazione di certi accordi che si direbbero affatto espressionistici. Dopo un inizio affidato alla viola solista, attacca il tema dell"' Adagio, " che in seguito va incontro agli sviluppi più impensati e sorprendenti. Si tratta di un brano tormentato, irrequieto e affascinante, addirittura profetico in certe soluzioni timbriche ed armoniche: Mahler ha concluso la sua parabola di creatore con un lavoro anticipatore, che solo diversi decenni dopo la sua morte è stato possibile comprendere e gustare in tutta la sua immensa e insospettata ricchezza espressiva. 

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