giovedì 22 dicembre 2022

Algernon Blackwood



(Shooter's Hill, 14 marzo 1869 – 10 dicembre 1951)

E' stato un narratore, giornalista, romanziere e scrittore di racconti inglesi e tra i più prolifici scrittori di storie di fantasmi nella storia del genere. Il critico letterario ST Joshi ha dichiarato: "Il suo lavoro è più costantemente meritorio di qualsiasi scrittore strano tranne quello di Dunsany" e che la sua raccolta di racconti Incredible Adventures (1914) "potrebbe essere la prima strana raccolta di questo o di qualsiasi altro secolo".

Blackwood è nato a Shooter's Hill (ora parte del sud-est di Londra, poi parte del nord-ovest del Kent). Tra il 1871 e il 1880 visse a Crayford Manor House, Crayford, e studiò al Wellington College. Suo padre, Stevenson Arthur Blackwood, era un amministratore di un ufficio postale; sua madre, Harriet Dobbs, era la vedova del VI duca di Manchester. Secondo Peter Penzoldt, suo padre, "sebbene non privo di genuina bontà di cuore, aveva idee religiose spaventosamente ristrette". Dopo aver letto il lavoro di un saggio indù lasciato a casa dei suoi genitori, sviluppò un interesse per Buddismo e altre filosofie orientali. Blackwood ha avuto una carriera variegata, lavorando come allevatore di latte in Canada, dove ha anche gestito un hotel per sei mesi, come giornalista di un giornale a New York City, barista, modello, giornalista per il New York Times, segretario privato, uomo d'affari e insegnante di violino.
Per tutta la sua vita adulta, è stato un saggista occasionale per periodici. Verso la fine dei trent'anni, tornò in Inghilterra e iniziò a scrivere storie sul soprannaturale. Ha avuto successo, scrivendo almeno dieci raccolte originali di racconti e poi raccontandole alla radio e alla televisione. Ha anche scritto 14 romanzi, diversi libri per bambini e una serie di opere teatrali, la maggior parte delle quali sono state prodotte, ma non pubblicate. Era un appassionato amante della natura e della vita all'aria aperta, come riflettono molte delle sue storie. Per soddisfare il suo interesse per il soprannaturale, si unì a The Ghost Club. Non si è mai sposato; secondo i suoi amici era una compagnia solitaria, ma anche allegra.

Jack Sullivan ha affermato che "la vita di Blackwood è parallela al suo lavoro in modo più preciso di quello forse di qualsiasi altro scrittore di storie di fantasmi. Come i suoi protagonisti solitari ma fondamentalmente ottimisti, era una combinazione di mistico e uomo all'aperto; quando non si stava immergendo nell'occultismo, incluso nel rosacrocianesimo, o buddismo, stesse sciando o scalando una montagna." Blackwood era un membro di una delle fazioni dell'Ordine Ermetico dell'Alba Dorata, così come il suo contemporaneo Arthur Machen. Temi cabalistici influenzano il suo romanzo The Human Chord.

Ideò un personaggio protagonista di diversi racconti, John Silence, esordito nel racconto John Silence, Physician Extraordinary del 1908; era una sorta di investigatore come Sherlock Holmes dotato di poteri come un medium. Il maestro acclamato della suspense, l'erede naturale di Edgar Allan Poe, l'ineguagliabile creatore di mondi nuovi e sorprendenti: ecco alcune delle maggiori credenziali di Blackwood, guadagnate sul campo grazie a uno stile avvolgente e affabulatore, una fantasia ipnotica e sottile e un grande successo di pubblico, mai venuto meno nel corso degli anni. Fedele alla lezione di Poe, è nel racconto che trova la dimensione naturale per fissare le sue incredibili vicende, popolate di fantasmi, demoni, presenze misteriose, inquietanti coincidenze, sconcertanti scoperte. Indimenticabile è la figura del primo detective dell'occulto della letteratura, John Silence, un barbuto medico sulla quarantina, la cui passione per il soprannaturale lo porta ad affrontare casi eccezionali tra occultismo, licantropia e presenze paranormali. John Silence è il precursore di un vastissimo immaginario pop, che va dalla serie televisiva Ai confini della realtà fino ai più recenti Dylan Dog e Dr House: un viaggio in una dimensione parallela in cui regna incontrastato l'incubo.



Le sue due storie più famose sono probabilmente "The Willows" e "The Wendigo". Scriveva spesso anche storie per giornali con breve preavviso, con il risultato che non era sicuro di quanti racconti avesse scritto e non c'è un totale sicuro. Sebbene Blackwood abbia scritto una serie di storie dell'orrore, il suo lavoro più tipico cerca meno di spaventare che di indurre un senso di stupore. Buoni esempi sono i romanzi The centaur, che raggiunge il culmine con la vista di un viaggiatore di un branco di creature mitiche; e Julius LeVallon e il suo seguito The Bright Messenger, che trattano della reincarnazione e della possibilità di una nuova evoluzione mistica della coscienza umana. In corrispondenza con Peter Penzoldt, Blackwood scrisse:
"Il mio interesse fondamentale, suppongo, sono segni e prove di altri poteri che giacciono nascosti in tutti noi; l'estensione, in altre parole, della facoltà umana. Molte delle mie storie, quindi, trattano dell'estensione della coscienza; trattamento speculativo e fantasioso di possibilità al di fuori della nostra normale gamma di coscienza... Inoltre, tutto ciò che accade nel nostro universo è naturale; secondo la legge; ma un'estensione della nostra coscienza normale così limitata può rivelare nuovi poteri straordinari ecc., e la parola "soprannaturale" sembra la parola migliore per trattarli nella finzione. Credo sia possibile che la nostra coscienza cambi e cresca, e che con questo cambiamento possiamo diventare consapevoli di un nuovo universo. Un "cambiamento" nella coscienza, nel suo tipo, intendo, è qualcosa di più di una semplice estensione di ciò che già possediamo e conosciamo."

Blackwood ha scritto un'autobiografia dei suoi primi anni, Episodes Before Thirty (1923), e c'è una biografia, Starlight Man, di Mike Ashley (ISBN 0-7867-0928-6).
E' morto dopo diversi ictus. Ufficialmente il 10 dicembre 1951 per trombosi cerebrale, con l'arteriosclerosi come fattore contribuente. Fu cremato al crematorio di Golders Green. Poche settimane dopo suo nipote portò le sue ceneri al Passo Saanenmöser, nelle Alpi svizzere, e le disperse sulle montagne che amava da più di quarant'anni.

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