giovedì 29 settembre 2022

José Pablo Feinmann


(Buenos Aires, 29 marzo 1943 – 17 dicembre 2021)

Si è laureato in Filosofia all'Università di Buenos Aires (UBA) e vi è stato docente di tale materia durante i primi anni settanta, fino al 1974. Nel 1973 ha fondato il Centro de Estudios del Pensamiento Latinoamericano (Centro studi del pensiero latinoamericano), presso il Dipartimento di Filosofia della UBA. Ha collaborato con diversi periodici e attualmente tiene corsi di filosofia e scrive sul quotidiano Página/12 di Buenos Aires editoriali di attualità politica, letteratura e cinema.

Era uno di quegli scrittori torrenziali che, come ha detto in un elogio funebre Patricio Zunini, aveva bisogno di 35.000 caratteri solo per schiarirsi la gola. Oltre all’opera saggistica e politica, che percorre tutta la recente storia argentina, ci ha così lasciato una decina di romanzi che cercheremo ora di analizzare brevemente e che sono uniti, malgrado le differenze di cui si diceva, da un minimo comun denominatore, che è l’urgenza e la necessità. Possono essere più o meno riusciti, più o meno ben congegnati, ma non ce n’è uno, in altri termini, che sia superfluo.

Esordisce nel 1979 con Últimos días de la víctima (Gli ultimi giorni della vittima, Feltrinelli, 1993), un giallo decisamente sui generis,il cui titolo è diventato in Argentina una frase fatta per indicare i momenti cruciali dell’esistenza. Qui Feinmann parte da una situazione altamente convenzionale nel giallo classico, e più ancora nella sua variante hard boiled americana, quella cioè di un sicario, Mendizábal, che viene ingaggiato per eliminare qualcuno che sa troppo di qualcosa. La cornice gialla, come in tutti i polizieschi che si rispettino, offre a Feinmann l’opportunità di mostrare (e implicitamente denunciare) la violenza di un potere politico che, così come Mendizábal (Mendizábal ha un’assonanza con mentira, menzogna) ccetta di eliminare qualcuno senza sapere perché, stava sterminando migliaia di “sovversivi”, considerati colpevoli a priori di qualcosa. Non cittadini, non persone, ma semplicemente “sovversivi”, ai quali dunque sarebbe stata previamente tolta, come ai prigionieri dei campi di concentramenti nazisti, qualunque dignità umana. 

Ecco dunque che i suoi romanzi possono essere interpretati come veicoli di un’estrema resa dei conti. Con le altezze di un pensiero filosofico che non s’incarna più nella realtà degli uomini, da un lato, e dall’altro nei confronti di una patria sempre più impaurita e impoverita, man mano che la Storia la fa sprofondare in una nevrosi allucinata, senza via di scampo.


  • Gli ultimi giorni della vittima, Feltrinelli, 1993 (Últimos días de la víctima)
  • Il giorno della madre, Baldini Castoldi Dalai, 2005 (La crítica de las armas)
  • Il cadavere impossibile, Zanzibar, 1993, Marcos y Marcos, 2004 (El cadáver imposible)
  • Amaro, non troppo, Zanzibar, 1994, Giunti, 1999 (Ni el tiro del final)
  • Nero Tango, Marcos y Marcos (con Pino Ninfa)
  • Cinebrivido, Marcos y Marcos, 1998 (Los Crimenes de Van Gogh)
  • L'esercito di cenere, Giunti, 1995 (El ejército de ceniza)
  • L'ombra di Heidegger, Neri Pozza, 2007 (La sombra de Heidegger)

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