Anton Blum spaccava la legna. Si era fatto quasi buio nell'ultimamezz'ora; la notte scendeva presto nelle foreste di Kònigswald; la breveradura coltivata da Joseph Mùller era circondata da alberi che apparivanoneri parecchio prima del tramonto, e quella sera in particolare il sole erainvisibile, si era levato un gran vento e gli alberi stormivano e gemevanosotto il suo soffio rude.Anton continuava infaticabile a spaccare legna: era tanto forte che non sistancava mai. Anna Blum gli aveva ordinato di spaccare legna, lui avrebbecontinuato a spaccarne finché non fosse uscita fuori a dirgli:— Via, Anton. Ora basta, vieni in casa.Una volta che Anna era stata fuori tutto il giorno, lo aveva ritrovato,tornando a casa, ancora intento a lavare il pavimento della cucina. Era statalei a dirgli di lavarlo e poi era uscita; e al suo ritorno aveva trovato Antonancora inginocchiato in terra. Ma il fatto era successo molto tempo prima,prima che loro venissero ad abitare nel Kònigswald. Ora la zia Anna stavabene attenta che una cosa simile non succedesse più.Anton continuava a spaccare legna. Nel villaggio dicevano: "Forte comeAnton Blum", come in altri posti si direbbe: "Forte come un toro". E aibimbi cattivi dicevano: "Sta' attento, se no viene Anton Blum a portartivia"; mentre uno scolaro negligente era ammonito così: "Sei più stupido diAnton Blum".Nessuno sapeva ciò che Anton pensasse di questi discorsi. Anton vivevacon Anna Blum che era sua zia e con Joseph Mùller, che era fratello diAnna. Questo lui lo sapeva: Anna era sua zia e Joseph era il fratello dellazia. Anna era anche vedova. Le parole zia e vedova appartenevano adAnna, e la parola fratello apparteneva a Joseph, Anton non sapeva altro.Da quando era stato ferito, nove o dieci anni prima, non aveva più parlato,non accettava ordini da Joseph e non andava mai nel villaggio, perché iragazzi gli tiravano le sassate. Ma faceva tutto ciò che Anna gli diceva difare.Continuava a spaccare legna. Se anche udiva il fremito della tempesta,nel vento che cresceva di violenza, non se ne preoccupava. Ammesso chepensasse, pensava soltanto al suo lavoro. Gli piaceva vedersi volareintorno le schegge di legno e gli piaceva maneggiare l'ascia. In realtà la suamente era molto simile alla radura nella quale si trovava: uno spazioaperto, circondato da tenebre. Nel mezzo dello spazio aperto c'era unafigura: la sua, quella di Anton Blum. Sapeva che questo era il suo nome esapeva di voler bene alla zia Anna, e di aver paura dei bimbi del villaggioe di tutte le facce sconosciute. Quando la zia Anna gli parlava la capivaabbastanza bene, ma con le persone nuove si confondeva facilmente eallora non sapeva più quello che volessero da lui.Anna Blum, una donna alta e robusta, molto pulita, uscì fuori sull'aia.— Basta, Anton! — gridò.— E Anton smise di spaccare e lasciò cadere l'accetta accanto allacatasta della legna. Anna si avvicinò.— Così no, Anton. L'accetta si arrugginisce. Raccoglila e mettila sotto latettoia.Parlava come si fa con i bambini, scandendo bene le parole.Anton obbedì, con la dolcezza e la docilità di un cane bene ammaestrato.Quando ebbe messo a posto l'accetta seguì Anna Blum in casa. Entrarononella cucina, una stanza calda e piena di un pungente odore di petrolio,perché il lume era stato acceso da poco e la calza era ancora bassa. Era unlume molto modesto, che aveva dietro un riflettore di latta, e gettava nellastanza un chiarore scialbo. Joseph Mùller era seduto sul suo seggioloneoccupato a sfilarsi gli stivali. Quando Anna alzò la calza del lume, laleggera somiglianza che esisteva fra loro fu più evidente; tutti e due eranoalti e forti, avevano gli stessi capelli castani, gli stessi occhi azzurri.Questa era la prima impressione che si riceveva guardandoli, ma la piegaaspra delle labbra di Joseph e il suo sguardo sfuggente, saltavano quasisubito agli occhi.Joseph gettò gli stivali in un angolo, con un gran tonfo.— Si prepara una bella burrasca.Anna voltò gli occhi verso la finestra, che aveva le imposte ancoraaperte.— Devo andare al villaggio a vedere Mary — disse.— Stupida! Che bisogno ha di te, Mary?Anna lo guardò al di sopra del lume, senza curarsi di nascondere il suodisprezzo, mentre rispondeva:— Che padre affezionato sei! Il tuo nipotino non ha ancoraquarantott'ore di vita e tu trovi stupido che io sia stata a vedere Mary ieri eche ci ritorni oggi. Tu naturalmente non ti scomoderesti per andarci, non èvero?Joseph si accigliò.— Quando una ragazza prende marito, ha chi pensa a lei — brontolò. —Che le hai portato ieri, e che cosa le porti oggi? Ecco quello che vorreisapere.— Ieri le ho portato un po' di latte e sei uova — rispose Anna senzascomporsi. — Oggi le porto il latte e domani le porterò di nuovo le uova.
martedì 5 novembre 2024
MONDADORI n.10 - Patricia Wentworth: Lo smemorato di Colonia
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