sabato 20 luglio 2024

Leviathan: Heartquake / Redux, 2024

 

da metallus.it
recensione di Daniele Zago

Negli anni ’80 il prog rock aveva avuto una seconda vita col movimento, nato in Inghilterra, del cosiddetto New Prog, che rivisitava in chiave attualizzata (ovviamente rispetto ai tempi) la lezione dei seventies, producendo band che, in alcuni casi, sarebbero state particolarmente significative, durando anche nel tempo. Quel movimento musicale aveva avuto una sponda anche dalle nostre parti, vuoi per il fatto che da sempre l’Italia è stata ricettiva nei confronti del progressive, e dato non secondario, era stata a sua volta una fucina di band di assoluta eccellenza, oltretutto con un linguaggio proprio anche rispetto ai maestri inglesi. Una delle band di punta del new prog di casa nostra erano i romani Leviathan. Autori di un demo nell’85, stabilizzavano la formazione attorno ad Alex Brunori alla voce, Franco Pezzella alle tastiere (sostituito dal secondo album da Andrea Amici), Andrea Moneta alla batteria, Sandro Wildrek al basso e Rocco Paterna, poi sostituito da Giorgio Carana alla chitarra, il quale registrerà i primi due dischi. Questi musicisti nel 1988 facevano uscire un album, quello di debutto, chiamato “Heartquake”, che diventerà uno dei dischi più significativi del new prog made in Italy di quegli anni. 
Dopo aver partecipato al tributo a John Wetton “Celebrating The Dragon”, i nostri ridanno alle stampe il debutto, completamente risuonato, col titolo di “Heartquake/Redux”, prodotto dallo stesso Serra e pubblicato per AMS Records. 
Ascoltare la nuova versione di quel disco storico è bello e interessante, si avvertono gli umori del new prog dell’epoca, a concretizzare il linguaggio musicale della band, sfiorando talvolta il melodic rock. 

In tutto il disco quindi si possono avvertire le influenze più legate al passato, principalmente i Genesis, ma anche la maggior sintesi del new prog, di Marillion e Pendragon, e in dose ancora maggiore degli IQ, e non ultima, una certa tendenza melodica che da sempre caratterizza la via italiana al prog. Il tutto ovviamente filtrato dalla personalità della band e dalla sua sensibilità musicale che, allora come ora, non fa di “Earthquake” una semplice enciclopedia di citazioni, ma che anzi, è un ricchissimo insieme di chiaroscuri e sensazioni di altissimo livello. Ovviamente non si può non fare un paragone fra le due versioni dell’album. La band è più matura, il suono non è neppure paragonabile per potenza e pienezza, gli arrangiamenti sono attualizzati e di notevole livello. 

1. The Waterproof Grave
2. Hellishade of Heavenue 
3. Only Visiting This Planet 
4. Up We Go!
5. The Dream of the Cocoon
6. Heartquake

- Alex Brunori / vocals, backing vocals
- Andrea Monetta / drums & percussion
- Andrea Amici / keyboards
- Andrea Castelli / bass
- Fabio Serra / guitars

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recensione da arlequins.it di Alberto Nucci sulla prima versione di Heartquake

Il primo album del gruppo romano rappresentò uno dei primi segni della rinascita del Progressive nel nostro paese. Più specificatamente, rappresentò il primo tentativo da parte di un gruppo nostrano di proporre la musica che aveva come epigoni bands d'oltremanica come MARILLION, I.Q. e PENDRAGON. A suo tempo molte critiche piovvero sulle teste di Alex Brunori & soci, non tutte di carattere musicale, e riascoltare le vecchie tracce di "Heartquake" fa ritornare alla memoria molte vicende legate all'esistenza dei LEVIATHAN. Le critiche musicali imputavano al gruppo di proporre un sound freddo, senza emozioni e di proporre una serie di canzoni dalle ritmiche easy, pur a dispetto della lunghezza dei brani. Riascoltare a distanza di tempo quest'album mi fa invece rivalutare ciò che a suo tempo venne prodotto (anche se, già da allora, il disco non mi era certo dispiaciuto). Le produzioni LEVIATHAN, tutto sommato, erano piuttosto naif, frutto di un'infatuazione per il new Prog inglese e prive di riscontri immediati date da altre bands analoghe in Italia. Nell'occasione di questa ristampa, dopo 6 anni, e col senno di poi, possiamo affermare che non molti gruppi che si sono cimentati nello stesso genere nel nostro paese hanno saputo fare di meglio. Questo senza voler attribuire ai LEVIATHAN troppi meriti, se non quelli di precursori. Com'è d'uopo, all'edizione su CD è stato aggiunta una bonus-track, dal titolo "There's only watershade in the dream of up we quake!". I più attenti si saranno accorti che si tratta di un collage dei titoli delle originarie 7 canzoni, così come il pezzo in questione, che è stato registrato live in studio.

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