lunedì 5 giugno 2023

Capitolo 51: Il Ciocco, Modena, settembre 1966

Oggi siamo al Ciocco. Il Ciocco è un posto strano, immerso nella foresta della montagna toscana che confina con il modenese. La zona si chiama Garfagnana, e il paese principale è Barga. La mamma ci ha detto che da queste parti viveva il poeta Giovanni Pascoli, quello della cavallina storna per capirci. Il papà è stato invitato qui per una battuta di caccia da parte di una casa farmaceutica, e hanno invitato pure le famiglie.
Il viaggio in macchina è stato lungo, più di tre ore, siamo partiti ieri in mattinata, con calma, tanto la battuta di caccia a pernici, coturnici, caprioli, cinghiali e fagiani è prevista per questa mattina. Il papà ci ha sistemati dietro alla sua Lancia Fulvia Berlina grigio chiaro, io vicino al finestrino del passeggero che tengo sempre un po' aperto, se non sento l'aria sto male. 
Poco più di un'oretta per raggiungere Montefiorino, il papà ci ha informato che qui c'è una bella rocca, che da queste parti durante la seconda guerra mondiale ci sono stati molti combattimenti e i partigiani erano molto attivi, dopo un'altra oretta siamo arrivati al Passo delle Radici, qui eravamo molto in alto e l'aria era completamente diversa, molto ma molto più fredda, e dopo... tanta discesa. Il papà guidava piano, la strada era tutta curve e ripida, il panorama però era bellissimo, eravamo immersi nella natura che il sole penetrava a volte a fatica. Ogni tanto si fermava qualche minuto, mi ha detto che i freni si surriscaldano e per evitare guai preferiva farli raffreddare.  
Dopo un'altra oretta abbiamo raggiunto Castiglione di Garfagnana, il papà si è fermato per un caffè anche se ormai eravamo quasi arrivati. Non era stanco, anzi, forse era un po' eccitato per oggi, per la battuta di caccia. 
Il Ciocco è una casa grande, inizialmente non avevo capito dove fossero le stanze che dovevano alloggiare tutta la gente che stava arrivando, poi alla fine ho capito, ad ogni famiglia davano una casettina immersa nel bosco, meraviglioso. Solo il mangiare si fa nella casa principale. Ci hanno accompagnati in questa bella villettina arredata con gusto, dipinta di rosso bruciato, letteralmente immersa nel bosco, mai avuto la natura così vicino.

Abbiamo dormito benissimo, un po' freschetto, ma c'erano un sacco di coperte. Questa mattina il papà è uscito prestissimo, era ancora buio, sono venuti a prenderlo con una camionetta e lui è uscito tutto bardato con gambaloni, cartucciere e fucile in spalla. Noi abbiamo fatto con comodo, poi mentre raggiungevamo la macchina per andare a fare colazione, abbiamo cominciato a sentire in lontananza degli spari e dopo poco piovevano pallini, io e Giorgio ci siamo spaventati e la mamma ci ha portati via in tutta fretta.
Dopo colazione abbiamo fatto un giro e abbiamo trovato un laghetto, dove tutti stavano pescando. Io non ho la canna da pesca e non so nemmeno come si fa, allora per un po' ho guardato come facevano gli altri, poi ho trovato un ramo un po' lungo, ho scroccato in giro del filo e qualche amo, ho legato un capo del filo alla cima del ramo, alla fine ho messo due o tre piombini e un amo, ci ho infilzato un verme trovato lì attorno e ho messo amo ed esca in acqua, così, senza pretese. Dopo qualche minuto ho sentito che il ramo si muoveva, allora l'ho alzato piano piano e dall'acqua è uscita una trota attaccata al mio amo... felicità!
Nell'arco di un'oretta ne ho prese una decina, gli altri mi guardavano male, poi uno si è avvicinato e mi ha chiesto se conoscevo le regole della gara ... quale gara? ... Una gara per i figli dei cacciatori, dove chi prende più pesci alla sera potrà gustare quelli che ha pescato ... 

E adesso sono qui a cena con il papà che parla di caccia e intanto mangiamo trote alla mugnaia, le mie!

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