Policka [Boemia] 8-XII-1890 - Liestal [Svizzera] 28.VIII-1959
Allievo di Suk a Praga, fu a lungo insegnante nella città natale oltre che violinista nell'Orchestra Filarmonica Cecoslovacca. Nel 1923, stabilitosi a Parigi, vi conobbe Stravinski, Honegger e il " Groupe des Six," riprendendo gli studi con Roussel. A Parigi visse fino al 1940, stabilendosi poi negli Stati Uniti come insegnante e ritornando a Praga per un breve periodo dopo la guerra. Dal 1957 visse in Svizzera.
Dopo un periodo di crisi seguito all'incontro con le correnti musicali parigine negli anni posteriori alla prima guerra mondiale, Martinů individuò il proprio stile - che era stato inizialmente sotto l'influsso dei romantici tedeschi - nel senso di inserire su un ceppo culturale sostanzialmente boemo le esperienze più moderne, dal neoclassicismo al jazz. Nonostante il suo ideale fosse Mozart, la sua musica è caratterizzata da una notevole densità di scrittura, dove esperienze atonali e politonali si incrociano con spunti tratti dal folclore boemo.
Autore di una decina di opere teatrali e di alcuni balletti, Martinů è noto soprattutto per la produzione sinfonica e concertistica, ma ha composto anche molta musica da camera e pezzi per coro.
Sinfonia n. 5 (1946)
Molte esperienze della lunga parabola stilistica di Martinů convergono in questa Sinfonia, dove non è difficile notare una tendenza alla costruttività barocca accanto all'influenza del canto popolare e a una densità di armonie e di strumentazione che fa pensare a un influsso dei compositori tardo-romantici. Nel suo insieme comunque la partitura è intonata a una fondamentale serenità di atmosfera, pur oscillando tra momenti di intenso raccoglimento e altri più decisamente gioiosi.
Il primo tempo, "Adagio-Allegro," è in forma-sonata, e già l 'introduzione lenta contiene in germe i temi che verranno poi svolti nella parte centrale. Anche il " Larghetto," nonostante il suo carattere eminentemente lirico, è una pagina molto elaborata, varia nei ritmi e assai carica nello strumentale, mentre il terzo e ultimo tempo incomincia con un "Lento" affidato inizialmente ai soli archi e dalla linea melodica molto intensa, per sfociare in un "Allegro " vivido e abilmente giocato nello strumentale. Qui una parte centrale in tempo " Poco andante " riprende brevemente l'inizio del terzo tempo, ritornando poi al tempo rapido che conclude gioiosamente, con vaghe reminiscenze popolaresche, la composizione.
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