lunedì 19 aprile 2021

Il telefilm poliziesco

 Scritti e realizzati appositamente per la televisione, i telefilm, in genere autoconclusivi anche quando presentano personaggi fissi e caratteristiche costanti, sono brevi racconti (che durano venticinque-ventotto minuti oppure cinquanta e, in seguito, talvolta anche novanta minuti). Realizzati in genere, soprattutto inizialmente, a basso costo (ma negli anni Ottanta si arriverà ai tv movie, veri e propri film girati con grandi mezzi e talvolta immessi anche nel circuito cinematografico), i telefilm nascono nel 1948 negli Stati Uniti. Derivano da precedenti e affermate trasmissioni radiofoniche e puntano inizialmente sul rosa (le soap opera) e sui personaggi western (The Lone Ranger, Hopalong Cassidy, Gene Autry … ) per approdare

subito dopo al poliziesco con Suspense, Private Eye ed Ellery Queen. All'inizio degli anni Cinquanta "esplode" Dragnet, un serial poliziesco di impianto quasi documentaristico, che sarà seguito da numerose altre serie di successo tra le quali possiamo ricordare almeno Alfred Hitchcock presents, Perry Mason e Città controluce.

Gli anni Sessanta registrano il boom del genere ospedaliero e del fantastico, mentre nel genere poliziesco possiamo ricordare The Saint, Ironside. Gli anni Settanta puntano molto sul poliziesco, mentre nel decennio successivo vanno di moda le saghe familiari anche se non mancano alcune buone serie poliziesche o curiose che mescolano poliziesco e fantascienza. Negli anni Ottanta continua inoltre il successo di Colombo e "risorge" il Perry Mason interpretato da Raymond Burr. Per ciò che riguarda l'Italia, tanto per fare un solo esempio, si
è seguita soprattutto la strada del romanzo sceneggiata, realizzando peraltro veri capolavori anche nel filone poliziesco, come le inchieste del commissario Maigret (interpretato da Gino Cervi) e quelle di Nero Wolfe (interpretato da Tino Buazzelli) per arrivare al successo internazionale de La piovra, rinunciando peraltro, dopo qualche tentativo non particolarmente riuscito, alla "formula" telefilm.

Appuriamolo subito come nei telefilm del tenente Colombo dove l’assassino viene svelato alla prima scena: la risposta esatta non esiste. E il quesito è di quelli amletici, sta alla letteratura come il dubbio «È nato prima l’uovo o la gallina?» sta alla cosmogonia. Eccolo: il giallo è davvero solo una moda o sono le serie tv ad averne alimentato il successo cambiando il nostro modo di leggere e trasformandoci in bulimici della serialità?

«Il giallo nasce già seriale, penso ai racconti di Allan Poe, a quelli di Agatha Christie o a Sherlock Holmes: non c’era mica bisogno di Sky o di Netflix» dice il siciliano Gaetano Savatteri «Mi piacciono quelle sulla mafia di Pif e Narcos». Poi spiega: «È vero che oggi c’è un eccesso del genere giallo: 20 anni fa erano considerati libri di serie B, da stazione, a Sciascia e Fruttero e Lucentini il merito di aver intuito che il giallo consente di raccontare l’Italia».
Alessandro Robecchi: «L’abitudine ai serial aiuta anche i lettori, piace affezionarsi ai personaggi, ma il successo è dovuto alla scuola giallistica italiana, che ormai è eccellente e non ha nulla a che invidiare a quelle, ad esempio, del Nord Europa. I libri di Savatteri rivelano Palermo in modo straordinario. E in tv resto inchiodato davanti a Rocco Schiavone (tratto dai romanzi di Antonio Manzini, ndr) e all’ineguagliabile Montalbano: nessuno ancora l’ha superato».
Francesco Recami: «La loro moda va di pari passo: molte serie tv sono tratte dai romanzi, è vero, ma ci sono pure tanti romanzi scritti apposta per diventare serie tv». La sua preferita? «Fargo: perché non si tratta dei soliti episodi dove un poliziotto indaga mentre seduce una bella signora, Fargo ha una costruzione geniale, gli eventi li tratta su più piani, verticale e orizzontale».
Marco Malvaldi: «Sono come i libri illustrati per i bambini: aiutano la transizione, in questo caso verso il testo. Il lettore sa subito da che parte stare: da quella dell’investigatore». Sherlock Holmes, tra l’altro, è il suo sceneggiato preferito: «Ma quello con Benedict Cumberbatch. E poi, tra gli italiani, adoro i classici: Montalbano e Nero Wolfe di Tino Buazzelli».

Tra gli altri media vi sono la televisione e la radio. La tv, in particolare, ha inciso moltissimo nel rivoluzionare il giallo negli ultimi decenni, creando figure nuove, originali, che si sono imposte presso un vastissimo pubblico internazionale. Si tratta di telefilm che hanno riscosso successo in tutto il mondo, fortemente impregnati dall'atmosfera del giallo e dalle sue caratteristiche, ma che hanno sempre contribuito a rinnovare il genere e a proporlo a una massa di persone certamente più notevole rispetto a quella raggiungibile dai libri.

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